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mercoledì 2 dicembre 2020

Il governo di Netanyahu verso la sfiducia

 Israele rischia di andare alle elezioni per la quarta volta in due anni: la preoccupante eventualità è dovuta alla decisione del leader del partito Blu Bianco, al governo, seppure controvoglia, con Netanyahu, di votare la sfiducia all’esecutivo, presentata dal partito di opposizione che si è formato dalla scissione del partito Blu Bianco proprio a causa della decisione di creare il governo di coalizione attualmente al potere. Sono passati appena sette mesi dall’insediamento dell’attuale esecutivo basato su equilibri troppo fragili e sul quale Netanyahu a costruito la sua ennesima tattica di sopravvivenza politica, con il chiaro intento di sfuggire alle imputazioni di frode, corruzione ed abuso di potere, che hanno generato ben tre distinte procedure giudiziarie. L’accusa politica a Netanyahu, che, invece, ha determinato il voto favorevole alla sfiducia, riguarda il mancato rispetto degli impegni concordati per mantenere in vita il governo di coalizione. Il leader del partito Bul Bianco, l’ex capo di stato maggiore israeliano, ha tuttavia lasciato una possibilità per evitare la caduta del governo: permettere di approvare la finanziaria nei tempi prestabiliti. Questa mossa rappresenta un vero e proprio ultimatum per Netanyahu, dato che la mancata approvazione entro il 23 dicembre del bilancio dello stato, provocherà lo scioglimento del parlamento israeliano. Il significato è quello di smascherare il capo del governo, mettendo in chiaro le sue reali intenzioni di procrastinare la durata del governo o optare per una nuova tornata elettorale in grado di rinviare i guai giudiziari. Il tentativo di Netanyahu, di mantenere in vita il governo è apparso un puro esercizio di retorica: appellandosi ai compiti da portare a termine, impossibili da completare in un clima elettorale, la sua volontà di mantenere in vita il governo non è apparsa del tutto convinta, d’altra parte già dall’ultima campagna elettorale la distanza tra i due schieramenti era molto ampia e solo la necessità di non apparire di fronte all’elettorato come formazioni politiche irresponsabili, aveva portato i partiti che formano l’esecutivo ad appoggiare un governo in cui non avevano creduto in maniera convinta. Netanyahu potrebbe cogliere anche una opportunità politica da nuove elezioni, soprattutto da quegli ambienti che vedono in modo positivo il suo attivismo in politica estera, capace di fare uscire Israele dall’isolamento regionale grazie agli accordi con gli stati arabi, non solo in funzione anti iraniana, ma anche con potenziali sviluppi commerciali capaci di aprire nuovi mercati alle esportazioni israeliane; occorrerà verificare, però, anche il peso della crescente opposizione a questi contatti ed il sempre attuale problema delle colonie. Il cambiamento che si verificherà nell’amministrazione americana, sarà un ulteriore fattore che potrebbe essere decisivo in un eventuale nuovo voto. Per l’attuale premier israeliano nuove elezioni sembrano comunque un azzardo, un rischio non proprio calcolato, perché il voto della sfiducia del principale partito del paese impedirebbe ulteriori alleanze politiche, seppure in un quadro elettorale che rischia di essere ancora una volta bloccato. Ci sono anche ragioni pratiche che impediscono il prosieguo della collaborazione: il partito Blu Bianco ha più volte sottolineato come il premier ha bloccato il rinnovo delle più alte cariche dello stato ed ha condotto le recenti azioni di politica estera, come l’incontro con il principe ereditario saudita, molto criticato in tutto il mondo per le sue azioni, senza avvertire gli alleati. Il comportamento di Netanyahu non è però nuovo e non sfugge ad una sua logica già applicata nei confronti dei palestinesi, fatta di rinvii funzionali e strategie di stop and go nelle trattative finalizzate a guadagnare tempo per approfittare di occasioni migliori. Anche questa volta il premier ha continuato con un comportamento analogo, impiegato però in politica interna, sottraendosi agli impegni presi con i partner di governo e confermando la totale inaffidabilità verso altri soggetti che non siano sé stesso; la principale congiuntura internazionale data dal cambio alla Casa Bianca, minaccia di essere l’ostacolo peggiore sul suo cammino, anche se è vero che è riuscito a sopravvivere ad Obama, dimostrando, alla fine la sua accortezza tattica. In un paese sempre più spaccato e con le inchieste giudiziarie in corso, la caduta del governo e le successive elezioni potrebbero mettere fine alla carriera politica di  Benyamin Netanyahu; sempre che non trovi l’ennesimo espediente per restare.

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