Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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lunedì 20 aprile 2015
في جميع أنحاء العالم، لا يزال هناك مليار شخص في فقر مدقع
ووفقا لرئيس البنك الدولي، ما يقرب من مليار شخص يعيشون في فقر مدقع. ونحن نشهد وجود خلل في توزيع الدخل، والتي تأخذ في البلدان الفقيرة حجم ضخم. سواء
في الدول الغنية عدم تماثله للتوزيع الثروة يخلق التفاوت الاجتماعي مع
انخفاض خطير في زيادة نوعية الحياة في آسيا وأفريقيا وينعكس المشكلة على
فرص حقيقية للبقاء على قيد الحياة، ويجري تفاقمت بسبب ضعف المؤسسات
السياسية والفساد المتوطنة وقادرة على استنزاف جميع الموارد، بما في ذلك تلك التي تهدف للحرب ضد الجوع. وصفة جيم يونغ كيم، رقم واحد للبنك الدولي، هي تعزيز النمو المرتفع بإعلان الحرب على نحو فعال على الفقر. والهدف
هو رفع مستوى حياة الأخير من الدوري الثروة: على بليون شخص، والتي يجب
إزالتها من الفقر المدقع بحلول عام 2030، وهو الموعد النهائي الذي حدده
المجتمع الدولي. انها، مع ذلك، لنرى كيف هذا النمو يجب أن يفهم، من خلال ما يعني وفيما يتعلق التي تصل القيم. بالتأكيد
أي شيء تقريبا هو أفضل من البؤس، ولكن عندما يكون النمو النطق مصرفي كما
وصفة للتغلب على الفقر، لا يمكن إلا أن يكون لها بعض الشكوك. إذا
تم النظر إلى النمو إلى الاستثمار في تدريب الناس على المهارات اللازمة
لخلق التنمية المتناغمة مع البيئة واحترام حقوق الإنسان، أن مجرد نقص في
البلدان الفقيرة يساعد على تهيئة الظروف من الفقر، ثم يمكنك الحكم بشكل
إيجابي الغرض من النمو. على
العكس من ذلك رفع قليلا شريط للحالة الإنسانية الآن هذا، لزيادة الاستغلال
والحرمان المستمر للحقوق هو مقياس تعتزم أن تصبح نتائج عكسية. إذا
لم يكن هناك صيغة عامة لجميع البلدان الفقيرة، لرفع لهم حتى من الفقر،
وذلك بسبب حالات غريبة ووحدات، هناك، ومع ذلك، القيم المطلقة التي للإشارة،
تتمثل في احترام الناس ووضع معايير معينة للنمو مستدامة، تستجيب لمعايير تضمن أن التقدم الاقتصادي يسير جنبا إلى جنب مع الاجتماعية والمدنية. الحقول حيث هو الأكثر إلحاحا لوضع الأولويات والرعاية الصحية، والحماية من الكوارث الطبيعية والمجاعات. يمكن أن يتحدث مباشرة في هذه الجوانب تهيئة الظروف بدءا لضمان التنمية الاقتصادية موثوق ودائم. هذا هو لأنه لا يمكن إنشاؤها على الأوضاع الهيكلية على أساسها التنمية وبالتالي النمو. إذا
آسيا هي القارة التي لديها أكبر عدد من الناس في فقر وأفريقيا ويمسك
التمييز مشكوك فيها أعلى معدل للفقر في ما يتعلق السكان، وهذا يعني أن
القارة الأفريقية هناك نسبة أعلى من سيئة للغاية، ويمثل هذا الرقم التطور الطبيعي الفرامل، ومنذ يتطلب العمل على زيادة نسبة المشاهدين. في
كلتا الحالتين، واستغلال المواد الخام لا توزع وفاقمت شروط التمويل
العالمي حالات خطر بالفعل مما حال دون تخطيط ضد الفقر من خلال خطط التنمية
مع نظرة تتجاوز مجرد المساعدة. في الواقع برامج السلبي حصرا الرفاه هي على وجه التحديد للتعامل فقط مع الاحتياجات الأكثر إلحاحا دون يترتب على ذلك من التنمية. ومرة أخرى، ما لاحظت هو عدم وجود التنسيق بين الدول الغنية، وتشارك في البرامج حيث يوجد العائد الاقتصادي إلى الجهة المانحة. هذا
الرأي يكشف عن قصر النظر ضخمة على المستوى السياسي، لأنه لا يأخذ بعين
الاعتبار عواقب الفقر المتزايد، أولا وقبل كل استخدام الهجرة غير المنظمة
إلى الدول الغربية، والتي يكون لها آثار جانبية مثل تلك المواد الغذائية
الاتجار غير المشروع والمنظمات الإجرامية إرهابي. حتى
من دون الرغبة في تعكير صفو روح نكران الذات والمسؤولية التي يجب أن تهم
دول أخرى والاستعمار السابق، ومكافحة الفقر لا تزال كبيرة للاستثمار، قادرة
على خلق والأمن الدوليين في المستقبل، أيضا أسواق جديدة.
venerdì 17 aprile 2015
Le Nazioni Unite chiedono il cessate il fuoco nello Yemen
Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto il cessate il fuoco a tutte le parti coinvolte nel conflitto dello Yemen per favorire la creazione di corridoi umanitari; infatti nel paese yemenita la situazione sanitaria è diventata di emergenza, soprattutto per la popolazione civile e vi è il concreto timore che si possa ripetere la crisi umanitaria presente in Siria. D’altra parte vi sono analogie con il conflitto siriano, che è degenerato da guerra civile a conflitto terroristico e a cui è dipesa la profonda destabilizzazione regionale. Proprio per evitare una possibile alterazione di un paese strategico come quello che si estende sulla penisola yemenita, è scaturito l’impegno diretto dell’Arabia Saudita. Le Nazioni Unite hanno intrapreso una azione diplomatica, con l’intenzione dichiarata di evitare una guerra in una zona nevralgica anche per il passaggio delle navi commerciali dirette al canale di Suez e per gli equilibri regionali, ma il processo diplomatico portato avanti dal mediatore dell’ONU, Benomar, non ha avuto gli esiti sperati, tanto che l’inviato ha annunciato le proprie dimissioni. Il fallimento non è però recente, dato che l’avvio della transizione politica risale al 2011; al centro di questo programma vi era l’intenzione di fare arrivare ad un accordo le parti in causa per rinforzare le istituzioni del paese e determinare la fine del disordine politico. Tuttavia la tattica dell’inviato dell’ONU è stata giudicata troppo conciliante con i ribelli sciiti, perché avrebbe lasciato troppo spazio all’iniziativa della minoranza religiosa; questo fatto è individuato come una della cause principali che hanno provocato l’intervento dei sauditi. Per la sostituzione di Benomar viene fatto il nome del mauritano Ould Cheikh Ahmed Ismail, che nel suo curriculum vanta la posizione di coordinatore dello sviluppo delle Nazioni Unite in Siria e nello stesso Yemen. Il compito che attende il successore di Benomar sembra molto difficile e la sola arma della diplomazia non pare sufficiente, se non sostenuta dall’appoggio di nazioni politicamente molto forti ed alleate dei paesi sunniti. L’identikit corrisponderebbe agli Stati Uniti, ma occorrerà verificare se Washington avrà voglia di impegnarsi in prima persona a dirimere una questione dove i principali avversari sono Arabia Saudita ed Iran. Certamente questa potrebbe rivelarsi una occasione per portare ad un negoziato i due grandi nemici in nome della divisione religiosa ed incominciare a ricercare la soluzione di un confronto che minaccia di diventare sempre più acuto. Questa visione appare però soltanto una ipotesi remota, per la profonda avversione che i sauditi hanno maturato sia contro Teheran, che contro Washington, dopo che è stato firmato l’accordo di Losanna. Anzi proprio il raggiungimento di quell’accordo costituisce un’altra ragione per la quale l’Arabia Saudita ha deciso di impiegare i propri militari contro i ribelli Huthi. Per raggiungere un cessate il fuoco si dovrà sperare nella collaborazione di tutti e nella disponibilità ad affrontare un percorso istituzionale che consenta un certo grado di autonomia alla minoranza sciita, pur nel controllo dei sunniti e dell’Arabia che non intende cedere all’influenza sul paese yemenita. L’Iran, da parte sua, dovrà tenere un atteggiamento più distaccato, perché da una parte ha appena conquistato la firma di Losanna e sta attendendo l’attenuazione delle sanzioni e perché, dall’altra, la minoranza sciita dello Yemen è sempre stata piuttosto distaccata da Teheran e l’Iran non deve fornire il pretesto di volere difendere la popolazione sciita su base religiosa, quando in realtà vuole estendere la sua influenza sul paese yemenita. L’ONU, quindi, dovrà convincere tutti a compiere un passo indietro, impresa che resta non facile.
The United Nations calling for a ceasefire in Yemen
The Secretary-General of the United Nations called for a ceasefire to all parties to the conflict in Yemen to encourage the creation of humanitarian corridors; In fact, in the country of Yemen the health situation has become an emergency, especially for the civilian population and there is a real fear that we can repeat the present humanitarian crisis in Syria. On the other hand, there are similarities with the Syrian conflict, which escalated into civil war in the terrorist conflict and which depended the deep regional destabilization. Just to avoid a possible alteration of a strategic country as that which stretches on the peninsula of Yemen, has sprung the direct commitment of Saudi Arabia. The United Nations has undertaken a diplomatic action, with the declared intention to avoid a war in a strategically well for the passage of commercial ships direct to the Suez Canal and the regional balance, but the diplomatic process led by the mediator of ' UN, Benomar, has not had the desired results, so that the envoy has announced his resignation. Failure is not, however, recently, since the start of the political transition dates back to 2011; the focus of this program there was the intention to do to reach an agreement the parties concerned to strengthen the institutions of the country and determine the end of the political turmoil. However, the UN envoy tactic was judged too conciliatory with the Shiite rebels, because he would leave too much space to the initiative of the religious minority; this fact is identified as one of the main causes that led to the intervention of the Saudis. For replacing Benomar is done the name of Mauritanian Ould Cheikh Ahmed Ismail, who in his resume boasts the position of coordinator of the United Nations Development in Syria and Yemen in the same. The task that awaits the successor Benomar seems very difficult and the only weapon of diplomacy does not seem sufficient, if not aided by the nations politically very strong and allied countries Sunnis. The identikit correspond to the United States, but it will be necessary to see whether Washington will want to commit themselves to resolve an issue where the main opponents are Saudi Arabia and Iran. Certainly this could be a chance to lead to a negotiated two great enemies in the name of religious division and begin to search for the solution of a conflict that threatens to become increasingly acute. This view, however, appears only a remote possibility, for the deep aversion that the Saudis have matured both against Tehran, than against Washington, after the agreement was signed in Lausanne. In fact just the drafting of this is another reason why Saudi Arabia has decided to use its military against the rebels Huthi. To achieve a ceasefire will have hope in the collaboration of all in readiness to face an institutional process that allows a certain degree of autonomy to the Shiite minority, while in the control of Sunni and Arabia that it will not stand up to the country Yemeni. Iran, for its part, will have to take a more detached attitude, because on one hand has just earned the signing of Lausanne and is awaiting the easing of sanctions and because, on the other, the Shiite minority in Yemen has always been rather detached from Tehran and Iran should not provide the pretext of wanting to defend the Shia population based on religion, when in fact wants to extend its influence on the country of Yemen. The UN, therefore, will have to convince everyone to take a step back, a company which is not easy.
Las Naciones Unidas pidiendo un alto el fuego en Yemen
El Secretario General de las Naciones Unidas pidió un alto el fuego a todas las partes en el conflicto en Yemen para fomentar la creación de corredores humanitarios; De hecho, en el país de Yemen la situación de salud se ha convertido en una emergencia, especialmente para la población civil y hay un temor real de que podemos repetir la actual crisis humanitaria en Siria. Por otro lado, hay similitudes con el conflicto sirio, que degeneró en una guerra civil en el conflicto terrorista y que dependía de la profunda desestabilización regional. Sólo para evitar una posible alteración de un país estratégico como la que se extiende en la península de Yemen, ha surgido el compromiso directo de Arabia Saudita. Las Naciones Unidas han emprendido una acción diplomática, con la declarada intención de evitar una guerra en una forma estratégica bien para el paso de los barcos comerciales directo al Canal de Suez y el equilibrio regional, pero el proceso diplomático conducido por el mediador de ' ONU, Benomar, no ha tenido los resultados deseados, por lo que el enviado ha anunciado su dimisión. El fracaso no es, sin embargo, hace poco, desde el inicio de la transición política se remonta a 2011; el enfoque de este programa hubo la intención de hacer llegar a un acuerdo las partes interesadas para fortalecer las instituciones del país y determinar el final de la agitación política. Sin embargo, la táctica enviado de la ONU fue juzgado demasiado conciliador con los rebeldes chiítas, porque dejaría demasiado espacio a la iniciativa de la minoría religiosa; este hecho se identifica como una de las principales causas que llevaron a la intervención de los saudíes. Para sustituir Benomar se hace el nombre de mauritano Ould Cheikh Ahmed Ismail, quien en su currículum cuenta con el cargo de coordinador del Desarrollo de las Naciones Unidas en Siria y Yemen en la misma. La tarea que le espera al sucesor Benomar parece muy difícil y la única arma de la diplomacia no parece suficiente, si no es con la ayuda de las naciones políticamente muy fuertes y países aliados sunitas. El identikit corresponden a los Estados Unidos, pero será necesario ver si Washington querrá comprometerse a resolver un problema por el que los principales opositores son Arabia Saudita e Irán. Ciertamente, esto podría ser una oportunidad de llevar a una solución negociada de dos grandes enemigos en el nombre de la división religiosa y empezar a buscar la solución de un conflicto que amenaza con convertirse en cada vez más aguda. Este punto de vista, sin embargo, sólo aparece una posibilidad remota, para la profunda aversión que los saudíes han madurado tanto contra Teherán, que en contra de Washington, después de la firma del acuerdo en Lausana. De hecho sólo la redacción de esta es otra razón por la Arabia Saudita ha decidido utilizar sus fuerzas militares contra los rebeldes huthis. Para lograr un alto el fuego tendrá esperanza en la colaboración de todos en la preparación para hacer frente a un proceso institucional que permite un cierto grado de autonomía para la minoría chiíta, mientras que en el control de los sunitas y Arabia que no se pondrán de pie al país yemení. Irán, por su parte, tendrá que tomar una actitud más independiente, porque por un lado acaba de obtener la firma de Lausana y está en espera de la flexibilización de las sanciones y porque, por otra parte, la minoría chiíta en Yemen ha sido siempre más bien separado de Teherán e Irán no debe proporcionar el pretexto de querer defender a la población chiíta basada en la religión, cuando en realidad quiere extender su influencia en el país de Yemen. La ONU, por lo tanto, tendrá que convencer a todos a dar un paso atrás, una empresa que no es fácil.
Die Vereinten Nationen fordern einen Waffenstillstand in Jemen
Der Generalsekretär der Vereinten Nationen zu einem Waffenstillstand auf alle Konfliktparteien im Jemen, die Schaffung von humanitären Korridoren fördern genannt; In der Tat, im Land des Jemen die Gesundheitssituation hat sich zu einem Notfall, vor allem für die Zivilbevölkerung, und es steht zu befürchten, dass wir die gegenwärtige humanitäre Krise in Syrien zu wiederholen. Auf der anderen Seite gibt es Ähnlichkeiten mit dem syrischen Konflikt, der in der terroristischen Konflikt in einen Bürgerkrieg eskalierte und welche die tiefe regionale Destabilisierung abhing. Nur um eine mögliche Änderung einer strategischen Land zu vermeiden wie die, die auf der Halbinsel Jemen erstreckt, hat das direkte Engagement von Saudi-Arabien entstanden. Die Vereinten Nationen haben eine diplomatische Aktion durchgeführt, mit der erklärten Absicht, einen Krieg in einem strategisch gut für den Durchgang von Handelsschiffen direkt an den Suezkanal und das regionale Gleichgewicht, aber die diplomatischen Prozess durch den Vermittler der führte zu vermeiden " UN, Benomar hat nicht den gewünschten Erfolg hatte, so dass der Gesandte hat seinen Rücktritt angekündigt. Das Scheitern ist jedoch nicht vor kurzem, seit Beginn des politischen Übergangs stammt aus 2011; der Schwerpunkt dieses Programms war die Absicht zu tun, um eine Einigung zu erzielen die Betroffenen ihr die Institutionen des Landes stärken und bestimmen das Ende der politischen Unruhen Parteien. Allerdings war der UN-Gesandte Taktik als zu versöhnlich mit den schiitischen Rebellen, weil er zu viel Platz, um die Initiative der religiösen Minderheit verlassen würde; diese Tatsache wird als eine der Hauptursachen, die zum Eingreifen der Saudis führte identifiziert. Zum Austausch Benomar wird den Namen des mauretanischen Ould Cheikh Ahmed Ismail, der in seinem Lebenslauf bietet die Position des Koordinators der Entwicklung der Vereinten Nationen in Syrien und Jemen auf die gleiche getan. Die Aufgabe, die die Nachfolger Benomar erwartet scheint sehr schwierig und die einzige Waffe der Diplomatie scheint nicht ausreichend, wenn auch nicht von den Nationen politisch sehr stark und verbündeten Ländern Sunniten unterstützt. Das Phantombild entsprechen den Vereinigten Staaten, aber wird es notwendig sein, um zu sehen, ob Washington wollen sich verpflichten, ein Problem, wo die wichtigsten Gegner sind Saudi-Arabien und dem Iran zu lösen. Sicherlich könnte dies eine Chance, um eine Verhandlungs zwei großen Feinde im Namen der Glaubensspaltung führen und beginnen, für die Lösung eines Konflikts, die immer akuter werden droht zu suchen. Diese Ansicht scheint jedoch nur eine entfernte Möglichkeit, für die tiefe Abneigung, dass die Saudis haben sowohl gegen Teheran gereift, als gegen Washington, nachdem der Vertrag wurde in Lausanne unterzeichnet. In der Tat nur der Entwurf das ist ein weiterer Grund, warum Saudi-Arabien hat beschlossen, ihre Militär gegen die Rebellen Huthi verwenden. , Einen Waffenstillstand zu erreichen, wird die Hoffnung in der Zusammenarbeit aller in der Bereitschaft, einen institutionellen Prozess, der ein gewisses Maß an Autonomie für die schiitische Minderheit ermöglicht stellen müssen, während bei der Kontrolle der Sunniten und Arabien, dass sie nicht aufstehen, um dem Land Jemen. Iran, ihrerseits müssen eine distanzierte Haltung zu nehmen, weil auf der einen Seite hat gerade die Unterzeichnung Lausanne verdient und wartet auf die Lockerung der Sanktionen und weil zum anderen die schiitische Minderheit im Jemen schon immer eher gewesen losgelöst von Teheran und Iran sollte nicht den Vorwand, um die schiitische Bevölkerung aufgrund der Religion zu verteidigen, wenn in der Tat will seinen Einfluss auf das Land des Jemen zu erweitern. Die UN daher müssen alle davon zu überzeugen, einen Schritt zurück, ein Unternehmen, das nicht leicht zu nehmen.
L'Organisation des Nations unies appelant à un cessez le feu au Yémen
Le Secrétaire général des Nations Unies a appelé à un cessez-le feu à toutes les parties au conflit au Yémen pour encourager la création de couloirs humanitaires; En fait, dans le pays du Yémen la situation sanitaire est devenue une urgence, surtout pour la population civile et il ya une crainte réelle que nous pouvons répéter la présente crise humanitaire en Syrie. D'autre part, il ya des similitudes avec le conflit syrien, qui a dégénéré en guerre civile dans le conflit terroriste et qui dépendait de la déstabilisation régionale profonde. Juste pour éviter une éventuelle modification d'un pays stratégique que celle qui se étend sur la péninsule du Yémen, a surgi l'engagement direct de l'Arabie saoudite. Les Nations Unies ont entrepris une action diplomatique, avec l'intention déclarée d'éviter une guerre dans un stratégiquement bien pour le passage des navires commerciaux diriger vers le canal de Suez et l'équilibre régional, mais le processus diplomatique menée par le médiateur de la ' Nations Unies, Benomar, n'a pas eu les résultats escomptés, de sorte que l'envoyé a annoncé sa démission. L'échec ne est pas, cependant, récemment, depuis le début de la transition politique remonte à 2011; l'objectif de ce programme il y avait l'intention de faire pour parvenir à un accord, les parties concernées à renforcer les institutions du pays et déterminer la fin de la crise politique. Cependant, la tactique de émissaire de l'ONU a été jugé trop conciliant avec les rebelles chiites, parce qu'il laisserait trop de place à l'initiative de la minorité religieuse; ce fait est identifié comme l'une des principales causes qui ont conduit à l'intervention des Saoudiens. Pour remplacer Benomar est fait le nom du mauritanien Ould Cheikh Ahmed Ismail, qui, dans son CV possède le poste de coordonnateur du développement des Nations Unies en Syrie et au Yémen dans le même. La tâche qui attend le successeur Benomar semble très difficile et la seule arme de la diplomatie ne semble pas suffisant, si ce ne est aidé par les nations politiquement très forts et pays alliés sunnites. Le robot correspond aux États-Unis, mais il sera nécessaire de voir si Washington va vouloir se engager à résoudre un problème où les principaux adversaires sont l'Arabie saoudite et l'Iran. Certes, ce pourrait être une chance d'aboutir à une solution négociée de deux grands ennemis au nom de la division religieuse et de commencer à chercher la solution d'un conflit qui menace de devenir de plus en plus aiguë. Ce point de vue, cependant, apparaît seulement une possibilité à distance, pour la profonde aversion que les Saoudiens ont mûri à la fois contre Téhéran, que contre Washington, après l'accord a été signé à Lausanne. En fait, juste la rédaction de ce est une autre raison pour laquelle l'Arabie saoudite a décidé d'utiliser son armée contre les rebelles Houthi. Pour parvenir à un cessez-le feu va avoir de l'espoir dans la collaboration de tous prêts à faire face à un processus institutionnel qui permet à un certain degré d'autonomie à la minorité chiite, alors que dans le contrôle de saoudite sunnite et qu'il ne résiste pas au pays yéménite. Iran, pour sa part, devra adopter une attitude plus détachée, car d'une part vient gagné la signature de Lausanne et est en attente de l'assouplissement des sanctions et parce que, de l'autre, la minorité chiite au Yémen a toujours été plutôt détaché de Téhéran et l'Iran ne doit pas fournir le prétexte de vouloir défendre la population chiite fondée sur la religion, alors qu'en fait, veut étendre son influence sur le pays du Yémen. L'ONU, par conséquent, devra convaincre tout le monde de prendre un peu de recul, une société qui ne est pas facile.
As Nações Unidas pedindo um cessar-fogo no Iêmen
O Secretário-Geral das Nações Unidas apelou para um cessar-fogo a todas as partes envolvidas no conflito no Iêmen para incentivar a criação de corredores humanitários; De fato, no país do Iêmen a situação da saúde tornou-se uma situação de emergência, especialmente para a população civil e há um medo real de que podemos repetir a presente crise humanitária na Síria. Por outro lado, há semelhanças com o conflito sírio, que conduziram à guerra civil no conflito terrorista e que dependiam da desestabilização regional profunda. Apenas para evitar uma possível alteração de um país estratégico como o que se estende na península do Iêmen, surgiu o compromisso direto da Arábia Saudita. A Organização das Nações Unidas realizou uma ação diplomática, com a intenção declarada de evitar uma guerra em um estrategicamente bem para a passagem de navios de comércio direto para o canal de Suez eo equilíbrio regional, mas o processo diplomático liderado pelo mediador de ' ONU, Benomar, não teve os resultados desejados, de modo que o enviado anunciou a sua demissão. O fracasso não é, no entanto, recentemente, desde o início da transição política remonta a 2011; o foco deste programa, houve a intenção de fazer para chegar a um acordo, as partes interessadas para fortalecer as instituições do país e determinar o fim da turbulência política. No entanto, a tática enviado da ONU foi julgado demasiado conciliatória com os rebeldes xiitas, porque ele iria deixar muito espaço para a iniciativa da minoria religiosa; este fato é identificado como uma das principais causas que levaram à intervenção dos sauditas. Para substituir Benomar é feito o nome de mauritano Ould Cheikh Ahmed Ismail, que em seu currículo ostenta o cargo de coordenador de Desenvolvimento das Nações Unidas na Síria e no Iêmen na mesma. A tarefa que aguarda o sucessor Benomar parece muito difícil ea única arma da diplomacia não parece suficiente, se não for ajudada pelas nações politicamente muito fortes e países aliados sunitas. O identikit correspondem aos Estados Unidos, mas que será necessário para ver se Washington vai querer comprometer-se a resolver um problema em que os principais adversários são Arábia Saudita e Irã. Certamente, essa poderia ser uma chance de levar a uma solução negociada dois grandes inimigos em nome da divisão religiosa e começar a procurar a solução de um conflito que ameaça tornar-se cada vez mais aguda. Este ponto de vista, no entanto, aparece apenas uma possibilidade remota, para a profunda aversão que os sauditas têm amadurecido tanto contra Teerã, que contra Washington, depois que o acordo foi assinado em Lausanne. Na verdade, apenas a elaboração de esta é outra razão pela qual a Arábia Saudita decidiu usar sua força militar contra os rebeldes Huthi. Para alcançar um cessar-fogo terá esperança na colaboração de todos em prontidão para enfrentar um processo institucional que permite um certo grau de autonomia para a minoria xiita, enquanto no controle de sunitas e Saudita que ele não vai se levantar para o país iemenita. O Irã, por sua vez, terá que tomar uma atitude mais distanciada, porque por um lado ganhou apenas a assinatura de Lausanne e aguarda a flexibilização das sanções e porque, por outro lado, a minoria xiita no Iêmen tem sido sempre bastante independente de Teerã e Irã não deve fornecer o pretexto de querer defender a população xiita com base na religião, quando na verdade quer estender sua influência sobre o país do Iêmen. A ONU, por isso, terá que convencer todos a dar um passo atrás, uma empresa que não é fácil.
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