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mercoledì 15 marzo 2017
La Cina non vuole una guerra commerciale contro gli USA
Il premier cinese Li Keqiang, numero due di Pechino, ha affermato, durante una conferenza stampa, di non volere una guerra commerciale con gli Stati Uniti; tuttavia, ha avvertito Washington delle pesanti conseguenze per l’economia americana, se questa contesa dovesse avere avvio. Il premier cinese è partito dalla considerazione, che gli investimenti della Cina negli USA hanno portato alla creazione di un milione di posti di lavoro e questo è anche uno degli effetti della globalizzazione che Trump vuole combattere, istituendo una chiusura dei mercati americani, con l’innalzamento di ulteriori barriere doganali ed il protezionismo a favore delle aziende statunitensi. Secondo il premier cinese, queste azioni porterebbero ad un peggioramento delle condizioni commerciali , non solo tra i due paesi, ma anche nel sistema globale più complesso, che va oltre il rapporto tra Cina e Stati Uniti. La percezione è che la Cina voglia fare pressione sulla volontà di Trump attraverso la propria disponibilità di liquidità e la capacità di erogarla anche all’estero. In sostanza Pechino potrebbe interrompere, diminuire se non cancellare gli investimenti negli Stati Uniti, provocando grossi problemi alla Casa Bianca. Certamente questa evoluzione non conviene a nessuno dei due attori, che vedrebbero compromesso il flusso commerciale in entrambi i sensi, con oggettive ricadute sulle rispettive economie. Dal punto di vista politico l’atteggiamento iniziale di Trump sembra già essere cambiato: se in campagna elettorale e nelle prime fasi del suo insediamento alla carica di presidente, la Cina era il bersaglio principale, ora l’approccio sembra essere segnato da maggiore cautela. Intanto Trump, dopo l’apprezzamento a Taiwan è tornato alla teoria, gradita da Pechino, di una sola Cina; più preoccupante potrebbe essere l’intenzione di posizionare lo scudo anti missile in Corea del Sud, non gradito alla Cina perchè potrebbe essere minacciata da queste installazioni militari, ma la posizione americana resta quella esclusivamente difensiva di Seul di fronte alle minacce nordcoreane. Questo fattore, per ora sta causando un progressivo peggioramento delle relazioni tra Corea del Sud e Cina, ma per quanto riguarda gli Stati Uniti la posizione sembra essere ritornata quella di Obama, comunque conflittuale con Pechino, con differenze di vedute profonde specialmente sulle isole contese da Pechino. La variabile che rischia di alterare lo scenario è il comportamento di del dittatore nordcoreano, che esaspera la tensione rischiando volutamente di provocare indirettamente un confronto tra i due paesi. Se il lato politico è dunque più stabile di come appare il confronto si sposta ancora sulle diatribe commerciali: siamo di fronte ad una situazione a parti invertite, dove la Cina gioca nel ruolo di difensore della globalizzazione, mentre gli USA ricoprono un ruolo più propenso al protezionismo. Questo scenario si riflette anche nei rapporti con l’Europa, snobbata ed auspicata divisa da Trump, dove Pechino propende per una Unione Europea come attore forte sul piano internazionale e molto integrata al suo interno. Si comprende che il vecchio continente unito è il mercato più ricco e quindi funzionale alla globalizzazione, fattore imprescindibile nel nostro tempo secondo la Cina, dove investire e commercializzare i prodotti. Dal lato commerciale siamo quindi di fronte a due posizioni contrapposte, in grado di innescare una guerra commerciale che la Cina teme molto, ma su cui anche gli Stati Uniti non paiono tranquilli. Pechino ha voluto rassicurare la scena internazionale tramite la crescita del suo prodotto interno lordo, prevista ancora intorno al 6,5% e quantificata in circa 10 miliardi di euro, una posizione che è parsa molto responsabile, sopratutto alle dichiarazioni di Trump, tipica di una grande potenza economica, che deve garantire le ricadute positive sull’economia globale dei suoi tassi di produzione. Al netto dei problemi di corruzione e del rispetto dei diritti umani, dove, malgrado Trump, gli USA sono ancora molto più avanti, la Cina si presenta, a chi condivide la globalizzazione, senz’altro più affidabile, mentre chi è contrario non può certo riconoscersi nella nuova amministrazione americana. La previsione è che i due paesi troveranno un punto di incontro conveniente per entrambi, anche se non immediatamente, perchè non possono sostenere, nessuno dei due, una guerra commerciale, che comporterebbe più costi che vantaggi.
China does not want a trade war against the US
Chinese
Premier Li Keqiang, the number two in Beijing, said at a press
conference, you do not want a trade war with the United States; However, Washington has warned of dire consequences for the US economy, if this dispute were to have started. Chinese
Premier started from the consideration that China's investment in the
US have led to the creation of one million jobs and this is also one of
the effects of globalization that Trump wants to fight, setting up a
closure of US markets, with ' raising of additional trade barriers and protectionism in favor of US companies. According
to the Chinese premier, these actions would lead to a worsening of
terms of trade, not only between the two countries, but also in the
global system more complex, that goes beyond the relationship between
China and the United States. The
perception is that China wants to put pressure on the will of Trump
through its availability of liquidity and the ability to deliver its
power abroad. In
Beijing substance may stop, reduce if not erase the investments in the
United States, causing big problems for the White House. Certainly
this development does not suit any of the two actors, who would see
compromise the flow of trade in both directions, with objective effects
on their economies. From
the political point of view the Trump initial attitude already seems to
have changed: if during the election campaign and in the early stages
of his inauguration as president, China was the main target, the
approach now seems to be marked by greater caution. Meanwhile, Trump, the appreciation in Taiwan came back to the theory, welcome to Beijing, One China; more
worrying would be the intention to place the missile shield in South
Korea, not pleasing to China because it could be threatened by these
military installations, but the US position remains that only defensive
Seoul in the face of North Korean threats. This
factor, for now is causing a progressive deterioration of South Korea
between China relations, but what about the US position seems to be back
to Obama, however, conflicted with Beijing, with deep differences in
views, especially on disputed islands from Beijing. The
variable that is likely to alter the scenario is the behavior of the
North Korean dictator, which exacerbates the tension deliberately
risking indirectly provoke a confrontation between the two countries. If
the political side is therefore more stable than it looks the
comparison still moves on commercial disputes: we are facing a situation
with roles reversed, where China plays in the role of defender of
globalization, while the US play a role more inclined to protectionism. This
scenario is also reflected in relations with Europe, snubbed and hoped
uniform Trump, where Beijing favors a European Union as a strong player
on the international and very integrated plan inside. It
is understood that the old man united continent is the richest market
and therefore functional to globalization, an essential factor in our
time according to China, where to invest and market their products. From
the commercial side we are therefore faced with two opposing positions,
which could trigger a trade war that China fears a lot, but on which
even the US does not seem easy. Beijing
wanted to reassure the international scene through the growth of its
gross domestic product, still expected at around 6.5% and quantified at
around 10 billion euro, a position that seemed very responsible,
especially at the Trump statement, typical of a major economic power, which must ensure the positive effects on the global economy of its production rates. Net
of issues of corruption and respect for human rights, where, despite
Trump, the US is still far ahead, China is presented to those who share
globalization, certainly more reliable, while those who oppose certainly
can not recognize the new US administration. The
forecast is that the two countries will find a convenient meeting point
for both, even if not immediately, because they can not afford, either,
a trade war, which would entail more costs than benefits.
China no quiere una guerra comercial contra los EE.UU.
El
premier chino, Li Keqiang, el número dos en Beijing, dijo en una
conferencia de prensa, que no quiere una guerra comercial con Estados
Unidos; Sin
embargo, Washington ha advertido de las consecuencias nefastas para la
economía de Estados Unidos, si esta diferencia era haber comenzado. El
primer ministro chino comenzó a partir de la consideración de que la
inversión de China en los EE.UU. han llevado a la creación de un millón
de puestos de trabajo y este es también uno de los efectos de la
globalización que Trump quiere pelear, la creación de un cierre de los
mercados estadounidenses, con ' aumento de los obstáculos comerciales adicionales y el proteccionismo en favor de las empresas estadounidenses. De
acuerdo con el primer ministro chino, estas acciones podrían conducir a
un empeoramiento de los términos de intercambio, no sólo entre los dos
países, sino también en el sistema global más compleja, que va más allá
de la relación entre China y Estados Unidos. La
percepción es que China quiere ejercer presión sobre la voluntad de
Trump a través de su disponibilidad de liquidez y la capacidad de
entregar su poder extranjero. En
Beijing sustancia puede detener, reducir, si no eliminar las
inversiones en los Estados Unidos, causando grandes problemas para la
Casa Blanca. Ciertamente,
este desarrollo no se ajusta a ninguno de los dos actores, que verían
en peligro el flujo de comercio en ambas direcciones, con efectos
objetivos en sus economías. Desde
el punto de vista político la actitud inicial Trump ya parece haber
cambiado: si durante la campaña electoral y en las primeras etapas de su
toma de posesión como presidente, China fue el principal objetivo, el
enfoque ahora parece estar marcada por una mayor cautela. Mientras tanto, Trump, la apreciación en Taiwán regresó a la teoría, la bienvenida a Beijing, de una sola China; más
preocupante sería la intención de colocar el escudo de misiles en Corea
del Sur, no agrada a China, ya que podría verse amenazada por estas
instalaciones militares, pero la posición de Estados Unidos sigue siendo
que sólo defensiva Seúl, en vista de las amenazas de Corea del Norte. Este
factor, por ahora está causando un deterioro progresivo de las
relaciones entre Corea del Sur de China, pero ¿qué pasa con la posición
de Estados Unidos parece estar de vuelta a Obama, sin embargo, en
conflicto con Pekín, con profundas diferencias en puntos de vista,
especialmente en las islas en disputa desde Pekín. La
variable que es probable que se altere el escenario es el
comportamiento del dictador de Corea del Norte, lo que agrava la tensión
arriesgar deliberadamente indirectamente provocar una confrontación
entre los dos países. Si
el punto de vista político, por tanto, es más estable de lo que parece
la comparación aún se mueve en controversias comerciales: estamos frente
a una situación con papeles invertidos, en los que China desempeña en
el papel de defensor de la globalización, mientras que los EE.UU.
desempeñar un papel más inclinados a proteccionismo. Este
escenario se refleja también en las relaciones con Europa, desairado y
esperaba uniforme Trump, donde Pekín a favor de una Unión Europea como
un fuerte jugador en el plan internacional y muy integrada en el
interior. Se
entiende que el viejo continente unido es el mercado más rico y por lo
tanto funcional a la globalización, un factor esencial en nuestro tiempo
según China, dónde invertir y comercializar sus productos. Desde
el lado comercial, por tanto, estamos ante dos posiciones opuestas, lo
que podría desencadenar una guerra comercial que China teme mucho, pero
en el que incluso los EE.UU. no parece fácil. Beijing
quiso tranquilizar a la escena internacional a través del crecimiento
de su producto interno bruto, todavía se espera en torno al 6,5%, y se
cuantifica en torno al 10 mil millones de euros una posición que parecía
muy responsable, especialmente en el estado de Trump, típico de una gran potencia económica, que debe garantizar los efectos positivos sobre la economía global de sus tasas de producción. Neto
de los problemas de la corrupción y el respeto de los derechos humanos,
en los que, a pesar del triunfo, los EE.UU. sigue siendo muy por
delante, China se presenta a aquellos que comparten la globalización,
sin duda, más fiable, mientras que aquellos que se oponen luego, no
puede reconocer la nueva administración de Estados Unidos. La
previsión es que los dos países van a encontrar un punto de encuentro,
tanto para, aunque no de forma inmediata, ya que no pueden permitirse,
ya sea, una guerra comercial, lo que implicaría más costos que
beneficios.
China keinen Handelskrieg gegen die USA wollen
Der
chinesische Premierminister Li Keqiang, die Nummer zwei in Peking,
sagte auf einer Pressekonferenz, die Sie nicht einen Handelskrieg mit
den Vereinigten Staaten wollen; Doch Washington hat sich für die US-Wirtschaft von schlimmen Folgen gewarnt, wenn dieser Streit begonnen zu haben waren. Der
chinesische Premierminister begann von der Überlegung aus, dass Chinas
Investitionen in den USA zur Schaffung von einer Million neuer
Arbeitsplätze geführt haben, und das ist auch eine der Auswirkungen der
Globalisierung, die Trump kämpfen will, die Einrichtung einer Schließung
der US-Märkte, die mit ' Anhebung der zusätzlichen Handelsbarrieren und Protektionismus zugunsten von US-Unternehmen. Nach
dem chinesischen Premier, diese Maßnahmen zu einer Verschlechterung der
Handelsbedingungen führen würde, nicht nur zwischen den beiden Ländern,
sondern auch im globalen System komplexer, geht das über die
Beziehungen zwischen China und den Vereinigten Staaten. Die
Wahrnehmung ist, dass China will durch seine Verfügbarkeit von
Liquidität Druck auf den Willen des Trump zu setzen und die Fähigkeit,
seine Leistung im Ausland zu liefern. In
Peking kann Substanz zu stoppen, reduzieren, wenn nicht die
Investitionen in den Vereinigten Staaten zu löschen, große Probleme für
das Weiße Haus zu verursachen. Sicherlich
ist diese Entwicklung keine der beiden Schauspieler passen, die die
Handelsströme in beide Richtungen sehen gefährden würde, mit objektiven
Auswirkungen auf ihre Volkswirtschaften. Aus
politischer Sicht scheint die Trump anfängliche Einstellung bereits
geändert zu haben: wenn während der Wahlkampagne und in den frühen
Phasen seiner Amtseinführung als Präsident, China das Hauptziel war,
scheint der Ansatz nun durch größere Vorsicht geprägt. Inzwischen Trump, die Anerkennung in Taiwan zurück in die Theorie kam, begrüßen zu Peking, Eine China; beunruhigender
die Absicht wäre, den Raketenschild in Südkorea, nicht angenehm für
China zu platzieren, weil sie durch diese militärischen Anlagen
gefährdet werden könnte, aber die US-Position bleibt, dass nur defensive
Seoul angesichts der nordkoreanischen Bedrohungen. Dieser
Faktor, denn jetzt ist eine progressive Verschlechterung der Südkorea
zwischen China Beziehungen zu verursachen, aber was ist mit der
US-Position scheint zurück zu Obama jedoch in Konflikt mit Peking, mit
tiefen Unterschiede in den Ansichten, vor allem auf umstrittenen Inseln
zu sein von Peking. Die
Variable, die das Szenario zu ändern, ist wahrscheinlich, ist das
Verhalten des nordkoreanischen Diktators, die die Spannung verschärft
bewusst eine Konfrontation zwischen den beiden Ländern indirekt
provozieren zu riskieren. Wenn
die politische Seite ist daher stabiler ist als es der Vergleich sieht
immer noch auf Handelsstreitigkeiten bewegt: wir eine Situation, mit
vertauschten Rollen konfrontiert sind, wo China in der Rolle des
Verteidigers der Globalisierung spielt, während die USA eine Rolle
spielen eher geneigt zu Protektionismus. Dieses
Szenario spiegelt sich auch in den Beziehungen zu Europa, den Kopf
gestoßen und hoffte Uniform Trump, wo Peking innerhalb einer
Europäischen Union als starker Akteur auf der internationalen und sehr
integrierten Plan begünstigt. Es
versteht sich, dass der alte Mann vereint Kontinent der reichste Markt
ist und damit funktionell auf die Globalisierung, ein wesentlicher
Faktor in unserer Zeit nach China, wo sie ihre Produkte zu investieren
und zu vermarkten. Von
der kommerziellen Seite sind wir deshalb mit zwei gegensätzlichen
Positionen gegenüber, die einen Handelskrieg auslösen könnte, dass China
viel befürchtet, aber an dem auch die USA scheint nicht einfach. Peking
wollte die internationale Szene durch das Wachstum des
Bruttoinlandsprodukts zu beruhigen, immer noch bei rund 6,5% erwartet
und bei rund € 10000000000 quantifiziert, eine Position, die sehr
verantwortlich schien, vor allem im Trump Aussage, die typisch für eine große Wirtschaftsmacht, die die positiven Auswirkungen auf die Weltwirtschaft ihre Produktionsraten gewährleisten müssen. Net
von Fragen der Korruption und die Achtung der Menschenrechte, wo trotz
Trump, die USA immer noch weit voraus ist, ist China für diejenigen
vorgestellt, die Globalisierung zu teilen, sicherlich zuverlässiger,
während diejenigen, die sicherlich entgegenstellen kann nicht die neue US-Regierung erkennen. Die
Prognose ist, dass die beiden Länder einen geeigneten Treffpunkt für
beide finden, wenn auch nicht sofort, weil sie sich nicht leisten
können, sei es, ein Handelskrieg, die mehr Kosten als Nutzen bringen
würde.
La Chine ne veut pas d'une guerre commerciale contre les Etats-Unis
Le
Premier ministre chinois Li Keqiang, le numéro deux à Pékin, lors d'une
conférence de presse, vous ne voulez pas une guerre commerciale avec
les États-Unis; Cependant,
Washington a mis en garde contre des conséquences désastreuses pour
l'économie américaine, si ce différend devait avoir commencé. Le
Premier ministre chinois a commencé à partir de la considération que
les investissements chinois aux Etats-Unis ont conduit à la création
d'un million d'emplois, ce qui est également l'un des effets de la
mondialisation que Trump veut se battre, la mise en place d'une
fermeture des marchés américains, avec ' levée des barrières commerciales supplémentaires et le protectionnisme en faveur des entreprises américaines. Selon
le Premier ministre chinois, ces actions conduirait à une aggravation
des termes de l'échange, non seulement entre les deux pays, mais aussi
dans le système mondial plus complexe, qui va au-delà de la relation
entre la Chine et les Etats-Unis. La
perception est que la Chine veut mettre la pression sur la volonté de
Trump par sa disponibilité de liquidités et la capacité à délivrer sa
puissance à l'étranger. A
Pékin substance peut arrêter, réduire, sinon d'effacer les
investissements aux États-Unis, ce qui provoque de gros problèmes pour
la Maison Blanche. Certes,
cette évolution ne convient pas à l'un des deux acteurs, qui verraient
compromettre le flux des échanges dans les deux sens, avec des effets
objectifs sur leurs économies. Du
point de vue politique l'attitude initiale Trump semble déjà avoir
changé: si, au cours de la campagne électorale et dans les premiers
stades de son investiture en tant que président, la Chine a été la cible
principale, l'approche semble maintenant être marquée par une plus
grande prudence. Pendant ce temps, Trump, l'appréciation de Taiwan est revenue à la théorie, bienvenue à Beijing, une seule Chine; plus
inquiétant serait l'intention de placer le bouclier anti-missile en
Corée du Sud, ne plaît pas à la Chine parce qu'elle pourrait être
menacée par ces installations militaires, mais la position américaine
reste que Séoul ne défensive face aux menaces nord-coréennes. Ce
facteur, pour l'instant est à l'origine d'une détérioration progressive
de la Corée du Sud entre les relations Chine, mais qu'en est-il de la
position des États-Unis semble être de retour à Obama, cependant, en
conflit avec Pékin, avec des différences profondes dans les vues, en
particulier sur les îles contestées de beijing. La
variable qui est susceptible de modifier le scénario est le
comportement du dictateur nord-coréen, ce qui aggrave la tension risquer
délibérément provoquer indirectement une confrontation entre les deux
pays. Si
le côté politique est donc plus stable qu'il regarde la comparaison se
déplace toujours sur les litiges commerciaux: nous sommes confrontés à
une situation avec des rôles inversés, où la Chine joue dans le rôle de
défenseur de la mondialisation, alors que les Etats-Unis jouent un rôle
plus enclin à le protectionnisme. Ce
scénario se reflète également dans les relations avec l'Europe, rabroué
et espère uniforme Trump, où Pékin est favorable à une Union européenne
en tant qu'acteur important sur le plan international et très intégrée à
l'intérieur. Il
est entendu que le vieil homme continent uni est le marché le plus
riche et donc fonctionnel à la mondialisation, un facteur essentiel de
notre temps selon la Chine, où investir et commercialiser leurs
produits. Du
côté commercial, nous sommes donc confrontés à deux positions opposées,
ce qui pourrait déclencher une guerre commerciale que la Chine craint
beaucoup, mais sur lequel même les États-Unis ne semble pas facile. Pékin
voulait rassurer la scène internationale grâce à la croissance de son
produit intérieur brut, toujours attendu à environ 6,5% et quantifiée à
environ 10 milliards d'euros, une position qui semblait très
responsable, en particulier à la déclaration Trump, typique d'un grande puissance économique, qui doit assurer les effets positifs sur l'économie mondiale de ses cadences de production. Net
des problèmes de corruption et de respect des droits de l'homme, où,
malgré Trump, les Etats-Unis est encore loin, la Chine est présentée à
ceux qui partagent la mondialisation, certainement plus fiable, tandis
que ceux qui s'y opposent ne peut certainement pas reconnaître la nouvelle administration américaine. La
prévision est que les deux pays vont trouver un point de rencontre
idéal pour les deux, même si pas immédiatement, parce qu'ils ne peuvent
pas se permettre, non plus, une guerre commerciale, ce qui entraînerait
des coûts plus élevés que d'avantages.
A China não quer uma guerra comercial contra os EUA
O
premier chinês Li Keqiang, o número dois em Pequim, disse em
conferência de imprensa, você não quer uma guerra comercial com os
Estados Unidos; No entanto, Washington alertou para consequências desastrosas para a economia dos EUA, se essa disputa era para ter começado. Premier
chinês começou a partir da consideração de que o investimento da China
em os EUA levaram à criação de um milhão de postos de trabalho e este é
também um dos efeitos da globalização que Trump quer lutar, a criação de
um fechamento de US mercados, com ' criação de barreiras comerciais adicionais e protecionismo em favor das empresas dos EUA. De
acordo com o primeiro-ministro chinês, essas ações levaria a um
agravamento dos termos de troca, não só entre os dois países, mas também
no sistema global mais complexo, que vai além da relação entre a China e
os Estados Unidos. A
percepção é de que a China quer colocar pressão sobre a vontade de
Trump através da sua disponibilidade de liquidez ea capacidade de
fornecer sua potência no exterior. Em
Pequim substância pode parar, reduzir, se não eliminar os investimentos
nos Estados Unidos, causando grandes problemas para a Casa Branca. Certamente
este desenvolvimento não se adequa a qualquer um dos dois atores, que
veriam comprometer o fluxo de comércio nos dois sentidos, com efeitos
objetivos sobre suas economias. Do
ponto de vista político, a atitude inicial Trump já parece ter mudado:
se durante a campanha eleitoral e nos primeiros estágios de sua posse
como presidente, a China foi o principal alvo, a abordagem parece agora
ser marcada por maior cautela. Enquanto isso, Trump, a valorização em Taiwan voltou para a teoria, bem-vindo a Pequim, Uma China; mais
preocupante seria a intenção de colocar o escudo de mísseis na Coréia
do Sul, não agrada a China, pois poderia ser ameaçada por essas
instalações militares, mas a posição dos Estados Unidos é que a única
defesa Seul, em face de ameaças da Coreia do Norte. Este
fator, pois agora está causando uma deterioração progressiva da Coreia
do Sul entre as relações China, mas que sobre a posição dos EUA parece
estar de volta a Obama, no entanto, entrou em conflito com Pequim, com
diferenças profundas em vista, especialmente em ilhas em disputa de Beijing. A
variável que é susceptível de alterar o cenário é o comportamento do
ditador norte-coreano, o que agrava a tensão deliberadamente arriscando
indiretamente provocar um confronto entre os dois países. Se
o lado político é, portanto, mais estável do que parece a comparação
ainda se move em disputas comerciais: estamos diante de uma situação com
papéis invertidos, onde a China desempenha no papel de defensor da
globalização, enquanto os EUA desempenham um papel mais inclinados a protecionismo. Este
cenário também se reflete nas relações com a Europa, desprezado e
esperava Trump uniforme, onde Pequim favorece a União Europeia como um
jogador forte no plano internacional e muito integrada dentro. Entende-se
que o homem unido velho continente é o mercado mais rico e, portanto,
funcional para a globalização, um factor essencial para o nosso tempo de
acordo com a China, onde investir e comercializar os seus produtos. Do
lado comercial, estamos, portanto, confrontados com duas posições
opostas, o que poderia desencadear uma guerra comercial que a China teme
muito, mas em que, mesmo os EUA não parece fácil. Pequim
queria tranquilizar a cena internacional através do crescimento de seu
produto interno bruto, ainda esperado em cerca de 6,5% e quantificado em
cerca de 10 milhões de euros, uma posição que parecia muito
responsável, especialmente para a declaração de Trump, típico de um grande potência económica, o que deve garantir os efeitos positivos sobre a economia global das suas taxas de produção. Net
de questões de corrupção e respeito pelos direitos humanos, onde,
apesar de Trump, os EUA ainda está muito à frente, a China é apresentado
para aqueles que compartilham a globalização, certamente mais
confiável, enquanto que aqueles que se opõem certamente não pode reconhecer a nova administração dos Estados Unidos. A
previsão é de que os dois países vai encontrar um ponto de encontro
conveniente para ambos, mesmo se não imediatamente, porque eles não
podem pagar, também, uma guerra comercial, o que implicaria mais custos
do que benefícios.
Китай не хочет торговой войны против США
Китайский
премьер Ли Кэцян, номер два в Пекине, заявил на пресс-конференции, вы
не хотите торговую войну с Соединенными Штатами; Однако Вашингтон предупредил о губительные последствия для экономики США, если этот спор должны были уже начались. Китайский
премьер начал с рассмотрения, что инвестиции Китая в США привели к
созданию одного миллиона рабочих мест, и это также является одним из
последствий глобализации, что Трамп хочет бороться, настраивая закрытия
рынков США, с ' повышение дополнительных торговых барьеров и протекционизма в пользу американских компаний. По
словам китайского премьера, эти действия приведут к ухудшению условий
торговли, а не только между двумя странами, но и в глобальной системе
более сложным, что выходит за рамки отношений между Китаем и
Соединенными Штатами. Восприятие
в том, что Китай хочет, чтобы оказать давление на волю Трампом через
его доступности ликвидности и способности поставить свою власть за
рубежом. В
Пекине вещество может остановиться, уменьшить, если не стереть
инвестиции в Соединенных Штатах, в результате чего большие проблемы для
Белого дома. Конечно,
такое развитие событий не устраивает какой-либо из двух актеров,
которые видели бы поставить под угрозу поток торговли в обоих
направлениях, с объективными последствиями для их экономики. С
политической точки зрения первоначальное отношение Трампа уже, кажется,
изменились: если во время избирательной кампании и на ранних этапах
своей инаугурации в качестве президента, Китай был главным объектом,
подход теперь, похоже, характеризующийся большей осторожностью. В то же время, Козырь, удорожание на Тайване вернулся к теории, добро пожаловать в Пекин, Китай Один; более
тревожным было бы намерение разместить ракетный щит в Южной Корее, не
угодны Китая, потому что это может оказаться под угрозой этих военных
объектов, но позиция США остается фактом, что только оборонительный Сеул
в лице Северной Кореи угрозы. Этот
фактор, в настоящее время вызывает прогрессирующее ухудшение Южной
Кореи между Китаем отношений, но как насчет позиции США, кажется, назад к
Обаме, однако, конфликтующим с Пекином, с глубокими различиями во
взглядах, особенно на спорных островах из Пекин. Переменная,
которая может изменить сценарий является поведение северокорейского
диктатора, который усугубляет напряженность сознательно рискуя косвенно
спровоцировать конфронтацию между двумя странами. Если
политическая сторона, следовательно, более стабильна, чем она выглядит
сравнение по-прежнему движется по коммерческим спорам: мы столкнулись с
ситуацией, с ролями меняются местами, где Китай играет в роли защитника
глобализации, в то время как США играют роль более склонны к протекционизм. Этот
сценарий также находит свое отражение в отношениях с Европой,
пренебрежительно и выразил надежду на равномерное Трампа, где Пекин
отдает предпочтение Европейский Союз в качестве сильного игрока на
международном и очень комплексный план внутри. Понятно,
что старик объединяет континент является самым богатым рынком и,
следовательно, функциональной глобализации, является существенным
фактором в наше время в соответствии с Китаем, куда вложить деньги и
продавать свою продукцию. С
коммерческой стороны мы, таким образом, сталкиваются с двумя
противоположными позициями, которые могут спровоцировать торговую войну,
что Китай опасается много, но на которых даже США не так просто. Пекин
хотел бы заверить международную арену за счет роста валового
внутреннего продукта, по-прежнему ожидается на уровне около 6,5% и
количественно на уровне около 10 млрд евро, позиция, которая казалась
очень ответственный, особенно в заявлении Трампа, которое характерно для
всех крупная
экономическая держава, которая должна обеспечить положительное влияние
на мировую экономику своих производственных темпов. Net
вопросов коррупции и соблюдения прав человека, где, несмотря на Трампа,
США все еще далеко впереди, Китай представляется тем, кто разделяет
глобализация, безусловно, более надежны, в то время как те, кто
выступает против, конечно, не может признать новую администрацию США. Ожидается,
что обе страны найдут удобным местом встречи для обоих, даже если не
сразу, потому что они не могут позволить себе, либо, торговая война, что
повлечет за собой больше затрат, чем пользы.
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