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martedì 5 marzo 2019

الولايات المتحدة قريبة من اتفاقية التجارة مع الصين ، ولكن نحو إدخال التعريفات الجمركية على الهند وتركيا

تقترب الولايات المتحدة أكثر فأكثر من إبرام اتفاقية مع الصين ، لكنها في الوقت نفسه تفتح صراعات جديدة مع الهند وتركيا. السؤال هو دائما عدم وجود المعاملة بالمثل من المعاملات التجارية. في الواقع ، تمتلك الهند معاملة تفضيلية تسمح لها بتصدير سلع بقيمة 5.6 مليار دولار ، معفاة كليًا من الرسوم التي تفرضها الإدارة الأمريكية. علاج مماثل لتلك التي تتمتع بها تركيا ، والتي من المقرر أن تنتهي بناء على طلب الرئيس ترامب. ضمن الأسباب التي سمحت لهذه الإعفاءات هناك اعتبارات استراتيجية، والتي أخذت بعين الاعتبار أهمية الهند وتركيا كحلفاء تعتبر هامة في مناطق جغرافية لكل منها وبهدف تحقيق التوازن في علاقات السلطة مع القوى الأخرى، مثل الصينية ، في الحالة الهندية. عدم النظر في ورقة رابحة لأسباب تتعلق بالسياسة الخارجية، لصالح المصالح التجارية والصناعية الأمريكية، والذي يعتبر بالغ الأهمية، وقد أثرت بالتأكيد هذه القرارات، ولكن يجب عليك أن تنظر أيضا تدهور في العلاقات بين واشنطن وتركيا، تعتبر دائما أقل موثوقية ، أيضا في إطار التحالف الأطلسي والرغبة في القيادة في البلد الهندي ، والذي تجلى مع طموحات الحكومة الجديدة التي لا تتماشى دائما مع الحكومة الأمريكية. حتى التقارب مع الصين قد أثرت على قرار دخول الواجبات الهند: التنافس التقليدي بين بكين ونيودلهي، والولايات المتحدة تسعى نوعا من تساوي البعد الذي يضحي التحالف السياسي مع الهند، صالح الربح في الميزان التجاري. علاوة على ذلك ، فإن هذا الجانب أساسي في سياسة ترامب ، ويعتبر تحقيق الاتفاق مع بكين ، شبه المؤكد الآن ، انتصارا من البيت الأبيض. كما يجب أن يلغي توقيع الاتفاق ، ولو جزئيا ، خيبة أمل قمة هانوي الأخيرة مع كيم جونغ أون ، والتي تمثل إخفاقًا للسياسة الخارجية الأمريكية. شروط اتفاقية التجارة بين الولايات المتحدة والصين يجب أن تشمل خفض بكين حصة من الرسوم المفروضة على المنتجات الأمريكية مثل فول الصويا والسيارات والمواد الكيميائية. بالإضافة إلى ذلك ، تعهدت بكين بشراء الغاز الطبيعي الأمريكي ابتداء من عام 2023 بمبلغ يصل إلى ثمانية عشر مليار دولار. تقوم النظيرة الأمريكية بتخفيض الرسوم الجمركية التي قدمها ترامب بقيمة مائتي مليار دولار من البضائع ، مما يسمح للمنتجات الصينية بدخول السوق الأمريكية مرة أخرى. إذا كان جزء من الإدارة الأمريكية غير متفائل بشأن نتائج اتفاق، داخل البيت الأبيض، وهناك أيضا المتشككين الذين يرون الأخطار الناشئة عن اتفاق، ونتيجة لضعف الضمانات بكين حول الموضوعات والقضايا ذات الصلة جدا مثل طلبات الإصلاحات الهيكلية في المجال التجاري المتعلقة بتبادل العملات وبالتالي السياسة المالية الصينية ، حتى الامتثال للأنظمة الدولية بشأن حقوق الملكية الفكرية والمساعدات الحكومية للشركات العاملة في الخارج. إن تقييم نتيجة المفاوضات ليس بسيطا بقدر ما هو الاعتقاد إذا حدثت نتيجة إيجابية. ويهدف ترامب في نتيجة فورية، والتي قد لا تأخذ في الاعتبار اعتراضات المشككين في البيت الأبيض، يمكن لنتيجة إيجابية في المدى القصير التخفيف من الجدل فيما يتعلق ببيانات النائب السابق لرئيس وولذلك، ربما، إلى الحصول على ميزة في الجبهة الداخلية ومع ذلك ، على المدى المتوسط ​​والبعيد ، إذا تم تأسيس مخاوف المتشككين ، فإن التأثيرات السلبية على الاقتصاد الأمريكي قد تؤثر على العلاقات مع الصين. ونتيجة لذلك، يمكن أن الهدف، مع الأخذ يست خفية جدا، لتهيئة الظروف لاتفاق بين القوتين العظميين، والتي تتجاوز القضايا التجارية، وتعزيز تطبيع العلاقات والتغلب على التوترات الجيوسياسية، يعانون من آثار سلبية. عندما يتعلق الأمر بالسياسة الدولية وترامب حدود الموضوع دائما غامض جدا كما ان الاتجاه قد يستغرق قرار الرئيس الأميركي هو متغير من الصعب التنبؤ بها وحتى ذلك الحين عن حلول ممكنة.

venerdì 1 marzo 2019

Le Nazioni Unite accusano Israele di crimini di guerra

La Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, istituita per indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani da parte dei soldati israeliani in occasione delle manifestazioni dei palestinesi per la Marcia del ritorno, ha presentato le sue conclusioni. All’origine dell’indagine ci sono state le repressioni dei militari di Tel Aviv nei confronti delle proteste tenute tra la frontiera israeliana e quella della Striscia di gaza, iniziate il 30 marzo del 2018 e durate per sei settimane,per sostenere la richiesta dei discendenti dei rifugiati per riavere i propri beni, abitazioni e terreni, che persero nel 1948 a seguito dell’occupazione israeliana. Il fenomeno riguardò circa 750.00 persone, a cui furono sottratti tutti i loro beni e costrette a trasferirsi a Gaza. Nel 1948 una risoluzione delle Nazioni Unite, la numero 194, prevedeva la possibilità del ritorno dei proprietari nello loro case, ma lo stato di Israele ha sempre negato questa possibilità, perchè un rimpatrio di una ampia quantità di palestinesi  potrebbe compromettere la natura ebraica della nazione, un sentimento che è diventato legge nazionale sancendo, appunto, la natura essenzialmente ebraica del paese israeliano. Le vittime dei soldati israeliani, tra cui è sicura la presenza di cecchini, sono state ben 189, tra cui 35 bambini, due giornalisti e tre paramedici impegnati nei soccorsi. Sulla base di questi dati la Commissione delle Nazioni Unite ha ritenuto di avere individuato violazioni del diritto umanitario, dei diritti umani ed anche casi che possono essere configurati come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La giurisdizione su queste violazioni è di Israele, che dovrebbe effettuare prooprie indagini ed eventualmente porre sotto giudizio i responsabili. La risposta di Tel Aviv segue uno schema consueto, che prevede il discredito dell’indagine della Commissione delle Nazioni Unite, considerando come false le notizie riportate, oltre alle solite definizioni di ostilità e prevenzione, che riguardano ogni rapporto contrario agli interessi israeliani. Tuttavia la risonanza mondiale che un’indagine delle Nazioni Unite può avere, non costituisce la ulteriore conferma dell’isolamento di gran parte della comunità internazionale, anche se i recenti sviluppi di politica internazionale hanno silenziato la questione palestinese a favore del riavvicinamento tra Tel Aviv e Washington, grazie alla presidenza Trump, e per l’alleanza ufficiosa tra Israele e le Monarchie del Golfo in funzione anti iraniana. Uno dei risultati della Commissione potrebbe, però, essere una nuova attenzione verso la questione palestinese, anche in concomitanza dell’avvicinarsi delle elezioni israeliane.  La questione fondamentale è se la comunità internazionale può ancora permettere che uno stato possa agire al di fuori della legge: se deve essere riconosciuta la responsabilità di attacchi verso le forze israeliane da parte di palestinesi, per i quali va considerato, però, lo stato di segregazione in cui vivono nella Striscia di Gaza, sottoposta da un embargo pressoché totale del 2007, dall’altra parte occorre evidenziare la sproporzione della risposta, esclusivamente militare operata contro dei civili. Le ragioni di autodifesa che Israele produce possono essere valide in presenza di attacchi compiuti con mezzi militari non con le modalità operate da chi voleva compiere una marcia di protesta. La ragione profonda è sempre la mancanza di una definizione della questione palestinese, della mancata attuazione della politica dei due stati, con la creazione di uno stato palestinese e del mancato rispetto degli accordi firmati da Israele, più volte non rispettati, anche attraverso gli insediamenti illegali in territorio palestinese. La politica degli ultimi governi israeliani, condizionati da una eccessiva presenza di estremisti, è andata nella direzione di eludere la creazione di uno stato palestinese, procrastinando la soluzione con ogni mezzo ed esasperando la rabbia dei palestinesi a cui è stata impedita ogni possibilità di sviluppo. Malgrado la situazione contingente non sia favorevole, la comunità internazionale ha il dovere di rimettere al centro dell'attenzione la questione palestinese per arrivare ad una definizione soddisfacente per entrambe le parti, dove i colpevoli  degli abusi siano messi di fronte alle proprie responsabilità.

The United Nations accuses Israel of war crimes

The UN Commission of Inquiry, set up to investigate alleged human rights violations by Israeli soldiers at the Palestinian demonstrations for the Return March, presented its findings. At the origin of the investigation there were the repressions of the Tel Aviv military against the protests held between the Israeli border and the Gaza Strip, which began on March 30, 2018 and lasted for six weeks, to support the descendants' request. refugees to get their property, homes and land, which they lost in 1948 as a result of the Israeli occupation. The phenomenon involved about 750,000 people, who were subtracted all their assets and forced to move to Gaza. In 1948 a UN resolution, number 194, provided for the possibility of the owners returning to their homes, but the state of Israel has always denied this possibility, because a repatriation of a large number of Palestinians could jeopardize the Jewish nature of the nation , a feeling that has become a national law sanctioning, in fact, the essentially Jewish nature of the Israeli country. The victims of Israeli soldiers, including the presence of snipers, were 189, including 35 children, two journalists and three paramedics involved in relief efforts. On the basis of these data the United Nations Commission has deemed to have detected violations of humanitarian law, human rights and even cases that can be configured as war crimes and crimes against humanity. The jurisdiction over these violations is Israel, which should carry out investigations and possibly bring the perpetrators to court. Tel Aviv's response follows a customary scheme, which provides for the discrediting of the UN Commission's investigation, considering false the reported news, in addition to the usual definitions of hostility and prevention, which affect any relationship contrary to Israeli interests. However, the global resonance that a UN investigation may have does not constitute a further confirmation of the isolation of much of the international community, even if recent developments in international politics have silenced the Palestinian question in favor of the rapprochement between Tel Aviv and Washington, thanks to the Trump presidency, and for the unofficial alliance between Israel and the Gulf Monarchies as an anti-Iranian function. One of the results of the Commission could, however, be a new focus on the Palestinian question, also in parallel with the approach of the Israeli elections. The fundamental question is whether the international community can still allow a state to act outside the law: if the responsibility for attacks on Israeli forces by Palestinians is to be recognized, for which the status of segregation in which they live in the Gaza Strip, subjected by an almost total embargo of 2007, on the other hand it is necessary to highlight the disproportion of the response, exclusively military operated against civilians. The reasons for self-defense that Israel produces can be valid in the presence of attacks carried out by military means not with the modalities operated by those who wanted to make a protest march. The profound reason is always the lack of a definition of the Palestinian question, the lack of implementation of the two-state policy, the creation of a Palestinian state and the non-compliance with the agreements signed by Israel, repeatedly disregarded, also through illegal settlements in Palestinian territory. The policy of the last Israeli governments, conditioned by an excessive presence of extremists, has gone in the direction of evading the creation of a Palestinian state, procrastinating the solution by all means and exasperating the anger of the Palestinians who have been prevented from any possibility of development. Despite the contingent situation is not favorable, the international community has a duty to put the Palestinian question at the center of attention to arrive at a satisfactory definition for both parties, where the perpetrators of abuses are faced with their responsibilities.

Las Naciones Unidas acusan a Israel de crímenes de guerra

La Comisión de Investigación de la ONU, creada para investigar presuntas violaciones de derechos humanos cometidas por soldados israelíes en las manifestaciones palestinas para el mes de retorno, presentó sus conclusiones. En el origen de la investigación hubo represiones del ejército de Tel Aviv contra las protestas celebradas entre la frontera israelí y la Franja de Gaza, que comenzaron el 30 de marzo de 2018 y duraron seis semanas, para apoyar la solicitud de los descendientes. refugiados para obtener sus propiedades, hogares y tierras, que perdieron en 1948 como resultado de la ocupación israelí. El fenómeno involucró a unas 750,000 personas, quienes fueron sustraídas de sus activos y obligadas a mudarse a Gaza. En 1948, una resolución de la ONU, número 194, preveía la posibilidad de que los propietarios regresaran a sus hogares, pero el estado de Israel siempre ha negado esta posibilidad, porque la repatriación de un gran número de palestinos podría poner en peligro la naturaleza judía de la nación. , un sentimiento que se ha convertido en una ley nacional que sanciona, de hecho, la naturaleza esencialmente judía del país israelí. Las víctimas de los soldados israelíes, incluida la presencia de francotiradores, fueron 189, incluidos 35 niños, dos periodistas y tres paramédicos involucrados en los esfuerzos de socorro. Sobre la base de estos datos, la Comisión de las Naciones Unidas ha detectado que ha detectado violaciones del derecho humanitario, los derechos humanos e incluso casos que pueden configurarse como crímenes de guerra y crímenes de lesa humanidad. La jurisdicción sobre estas violaciones es Israel, que debería llevar a cabo investigaciones y posiblemente llevar a los perpetradores a los tribunales. La respuesta de Tel Aviv sigue un esquema tradicional, que prevé desacreditar la investigación de la Comisión de la ONU, considerando falsas las noticias publicadas, además de las definiciones habituales de hostilidad y prevención, que afectan cualquier relación contraria a los intereses israelíes. Sin embargo, la resonancia global que puede tener una investigación de la ONU no constituye una confirmación más del aislamiento de gran parte de la comunidad internacional, incluso si los acontecimientos recientes en la política internacional han silenciado la cuestión palestina a favor del acercamiento entre Tel Aviv y Washington, gracias a la presidencia de Trump, y por la alianza no oficial entre Israel y las monarquías del Golfo como una función anti-iraní. Sin embargo, uno de los resultados de la Comisión podría ser un nuevo enfoque en la cuestión palestina, también en paralelo con el enfoque de las elecciones israelíes. La pregunta fundamental es si la comunidad internacional todavía puede permitir que un estado actúe fuera de la ley: si se debe reconocer la responsabilidad de los ataques de las fuerzas israelíes por parte de los palestinos, para lo cual el estado de La segregación en la que viven en la Franja de Gaza, sujeta a un embargo casi total de 2007, por otro lado, es necesario resaltar la desproporción de la respuesta, exclusivamente militar operada contra civiles. Las razones para la autodefensa que produce Israel pueden ser válidas en presencia de ataques llevados a cabo por medios militares, no con las modalidades operadas por aquellos que querían hacer una marcha de protesta. La razón profunda es siempre la falta de una definición de la cuestión palestina, la falta de implementación de la política de dos estados, la creación de un estado palestino y el incumplimiento de los acuerdos firmados por Israel, repetidamente ignorados, también a través de asentamientos ilegales. en territorio palestino. La política de los últimos gobiernos israelíes, condicionada por una presencia excesiva de extremistas, ha ido en la dirección de evadir la creación de un estado palestino, postergando la solución por todos los medios y exasperando la ira de los palestinos a quienes se les ha impedido cualquier posibilidad de desarrollo. A pesar de que la situación contingente no es favorable, la comunidad internacional tiene el deber de poner la cuestión palestina en el centro de la atención para llegar a una definición satisfactoria para ambas partes, donde los responsables de los abusos se enfrentan a sus responsabilidades.

Die Vereinten Nationen werfen Israel Kriegsverbrechen vor

Die Untersuchungskommission der Vereinten Nationen, die gegen die mutmaßlichen Menschenrechtsverletzungen israelischer Soldaten bei den palästinensischen Demonstrationen für den Rückmarsch vorgehen sollte, stellte ihre Ergebnisse vor. Am Anfang der Ermittlungen standen die Unterdrückung des Tel Aviv-Militärs gegen die Proteste zwischen der israelischen Grenze und dem Gazastreifen, die am 30. März 2018 begannen und sechs Wochen dauerten, um den Antrag der Nachkommen zu unterstützen. Flüchtlinge erhalten ihr Eigentum, ihre Häuser und ihr Land, die sie 1948 infolge der israelischen Besatzung verloren haben. Das Phänomen betraf etwa 750.000 Menschen, die ihr gesamtes Vermögen abgezogen und gezwungen waren, nach Gaza zu ziehen. 1948 sah die UN-Resolution Nr. 194 die Möglichkeit vor, dass die Eigentümer in ihre Häuser zurückkehren, aber der Staat Israel hat diese Möglichkeit immer geleugnet, da eine Rückführung einer großen Anzahl Palästinenser die jüdische Natur der Nation gefährden könnte ein Gefühl, das zu einem nationalen Gesetz geworden ist, das tatsächlich die im Wesentlichen jüdische Natur des israelischen Landes sanktioniert. Die Opfer israelischer Soldaten, einschließlich der Anwesenheit von Scharfschützen, waren 189, darunter 35 Kinder, zwei Journalisten und drei Sanitäter, die an Hilfsaktionen beteiligt waren. Auf der Grundlage dieser Daten hat die Kommission der Vereinten Nationen Verstöße gegen das humanitäre Völkerrecht, die Menschenrechte und sogar Fälle festgestellt, die als Kriegsverbrechen und Verbrechen gegen die Menschlichkeit eingestuft werden können. Der Gerichtsstand für diese Verstöße ist Israel, das Ermittlungen durchführen und die Täter möglicherweise vor Gericht bringen sollte. Die Antwort von Tel Aviv folgt einem üblichen Schema, das eine Diskreditierung der Ermittlungen der UN-Kommission vorsieht, wobei die gemeldeten Nachrichten als falsch betrachtet werden, zusätzlich zu den üblichen Definitionen von Feindseligkeit und Prävention, die sich auf Beziehungen auswirken, die den israelischen Interessen zuwiderlaufen. Die globale Resonanz, die eine Untersuchung der Vereinten Nationen haben könnte, ist jedoch keine weitere Bestätigung für die Isolation eines Großteils der internationalen Gemeinschaft, auch wenn die jüngsten Entwicklungen der internationalen Politik die palästinensische Frage zugunsten der Annäherung zwischen Tel Aviv und Paris zum Schweigen gebracht haben Washington, dank der Trump-Präsidentschaft und für das inoffizielle Bündnis zwischen Israel und den Golfmonarchien als anti-iranische Funktion. Eines der Ergebnisse der Kommission könnte jedoch ein neuer Fokus auf die Palästinenserfrage sein, auch parallel zu dem Ansatz der israelischen Wahlen. Die grundlegende Frage ist, ob die internationale Gemeinschaft einem Staat noch erlauben kann, außerhalb des Gesetzes zu handeln: ob die Verantwortung für Angriffe israelischer Streitkräfte durch Palästinenser anerkannt wird, für die der Status von Die Rassentrennung, in der sie im Gaza-Streifen leben, unterliegt einem fast vollständigen Embargo von 2007. Andererseits muss das Missverhältnis der Reaktion hervorgehoben werden, die ausschließlich militärisch gegen Zivilisten betrieben wird. Die Gründe für die Selbstverteidigung, die Israel hervorbringt, können bei Angriffen mit militärischen Mitteln gelten, nicht mit den Modalitäten derjenigen, die einen Protestmarsch durchführen wollten. Der tiefste Grund ist immer das Fehlen einer Definition der Palästinenserfrage, die mangelnde Umsetzung der Zwei-Staaten-Politik, die Schaffung eines palästinensischen Staates und die Nichteinhaltung der von Israel unterzeichneten Abkommen, die wiederholt missachtet werden, auch durch illegale Siedlungen auf palästinensischem Gebiet. Die Politik der letzten israelischen Regierungen, die durch eine übermäßige Präsenz von Extremisten bedingt ist, ist in die Richtung gegangen, der Schaffung eines palästinensischen Staates zu entgehen, die Lösung mit allen Mitteln zu zögern und den Ärger der Palästinenser zu ärgern, die von jeder Entwicklungsmöglichkeit ausgeschlossen wurden. Obwohl die kontingente Situation nicht günstig ist, hat die internationale Gemeinschaft die Aufgabe, die Palästinenserfrage in den Mittelpunkt zu stellen, um eine befriedigende Definition für beide Parteien zu erreichen, bei der die Missetäter mit ihrer Verantwortung konfrontiert werden.

Les Nations Unies accusent Israël de crimes de guerre

La commission d'enquête des Nations unies, créée pour enquêter sur les allégations de violations des droits de l'homme commises par des soldats israéliens lors des manifestations palestiniennes pour la marche du retour, a présenté ses conclusions. À l'origine de l'enquête, il y avait eu la répression de l'armée de Tel Aviv contre les manifestations organisées entre la frontière israélienne et la bande de Gaza, qui ont débuté le 30 mars 2018 et ont duré six semaines, pour appuyer la demande des descendants. les réfugiés à obtenir leurs biens, leurs maisons et leurs terres, qu’ils ont perdues en 1948 à la suite de l’occupation israélienne. Le phénomène a touché environ 750 000 personnes, qui ont été soustraites de tous leurs avoirs et forcées de s'installer à Gaza. En 1948, une résolution des Nations Unies, numéro 194, prévoyait la possibilité pour les propriétaires de rentrer chez eux, mais l'État d'Israël a toujours nié cette possibilité, car le rapatriement d'un grand nombre de Palestiniens pourrait compromettre le caractère juif de la nation. , un sentiment qui est devenu une loi nationale sanctionnant, en fait, le caractère essentiellement juif du pays israélien. Parmi les victimes des soldats israéliens, y compris la présence de tireurs d'élite, se trouvaient 189 personnes, dont 35 enfants, deux journalistes et trois ambulanciers paramédicaux participant aux efforts de secours. Sur la base de ces données, la Commission des Nations Unies a estimé avoir détecté des violations du droit humanitaire, des droits de l'homme et même des cas pouvant être qualifiés de crimes de guerre et de crimes contre l'humanité. Israël est responsable de ces violations et devrait mener des enquêtes et éventuellement traduire les responsables en justice. La réponse de Tel Aviv suit un schéma coutumier, qui prévoit de discréditer l'enquête de la Commission de l'ONU, en considérant comme fausse les nouvelles rapportées, en plus des définitions habituelles d'hostilité et de prévention, qui affectent toute relation contraire aux intérêts israéliens. Toutefois, le retentissement mondial qu'une enquête de l'ONU pourrait avoir ne constitue pas une confirmation supplémentaire de l'isolement d'une grande partie de la communauté internationale, même si l'évolution récente de la politique internationale a fait taire la question palestinienne en faveur du rapprochement entre Tel-Aviv et Israël. Washington, grâce à la présidence Trump, et à l’alliance non officielle entre Israël et les monarchies du Golfe en tant que fonction anti-iranienne. L’un des résultats de la Commission pourrait toutefois être un nouvel accent mis sur la question palestinienne, parallèlement à l’approche des élections israéliennes. La question fondamentale est de savoir si la communauté internationale peut toujours autoriser un État à agir en dehors de la loi: si la responsabilité des attaques perpétrées contre des forces israéliennes par des Palestiniens est reconnue, pour lequel le statut de la ségrégation dans laquelle ils vivent dans la bande de Gaza, soumis à un embargo presque total de 2007, il faut en revanche souligner la disproportion de la riposte, exclusivement militaire opérée contre des civils. Les raisons de légitime défense que produit Israël peuvent être valables en présence d’attaques menées par des moyens militaires, mais pas selon les modalités opérées par ceux qui souhaitaient manifester. La raison profonde est toujours l'absence de définition de la question palestinienne, la non-application de la politique des deux États, la création d'un État palestinien et le non-respect des accords signés par Israël, maintes fois méconnus, y compris par le biais de colonies de peuplement illégales. en territoire palestinien. La politique des derniers gouvernements israéliens, conditionnée par une présence excessive d’extrémistes, a eu pour but d’éviter la création d’un État palestinien, de tergiverser par tous les moyens et d’exaspérer la colère des Palestiniens empêchés de tout développement. Bien que la situation de contingence ne soit pas favorable, la communauté internationale a le devoir de placer la question palestinienne au centre de l’attention afin de parvenir à une définition satisfaisante pour les deux parties, où les auteurs d’abus sont confrontés à leurs responsabilités.

As Nações Unidas acusam Israel de crimes de guerra

A Comissão de Inquérito da ONU, criada para investigar as alegadas violações dos direitos humanos por parte de soldados israelitas nas manifestações palestinianas para a marcha de regresso, apresentou as suas conclusões. Na origem da investigação, houve a repressão dos militares de Tel Aviv contra os protestos realizados entre a fronteira israelense e a Faixa de Gaza, que começou em 30 de março de 2018 e durou seis semanas, para apoiar o pedido dos descendentes. refugiados para obter suas propriedades, casas e terras, que perderam em 1948, como resultado da ocupação israelense. O fenômeno envolveu cerca de 750.000 pessoas, que foram subtraídas de todos os seus ativos e forçadas a se mudar para Gaza. Em 1948 uma resolução das Nações Unidas, o número 194, prevê a possibilidade do retorno dos proprietários em suas casas, mas o estado de Israel sempre negou essa possibilidade, porque a repatriação de um grande número de palestinos poderiam minar a natureza judaica da nação , um sentimento que se tornou uma lei nacional sancionando, na verdade, a natureza essencialmente judaica do país israelense. As vítimas dos soldados israelenses, incluindo a presença de franco-atiradores, foram 189, incluindo 35 crianças, dois jornalistas e três paramédicos envolvidos nos esforços de ajuda humanitária. Com base nesses dados, a Comissão das Nações Unidas considerou ter detectado violações do direito humanitário, direitos humanos e até casos que podem ser configurados como crimes de guerra e crimes contra a humanidade. A jurisdição sobre essas violações é Israel, que deve realizar investigações e, possivelmente, levar os perpetradores a tribunal. A resposta de Tel Aviv segue um esquema costumeiro, que prevê o descrédito da investigação da Comissão da ONU, considerando falsas as notícias relatadas, além das habituais definições de hostilidade e prevenção, que afetam qualquer relação contrária aos interesses israelenses. No entanto, a ressonância global que uma investigação da ONU pode ter não constitui uma confirmação adicional do isolamento de grande parte da comunidade internacional, mesmo se recentes desenvolvimentos na política internacional tenham silenciado a questão palestina em favor da aproximação entre Tel Aviv e Israel. Washington, graças à presidência de Trump, e pela aliança não oficial entre Israel e as Monarquias do Golfo como uma função anti-iraniana. Um dos resultados da Comissão poderia, no entanto, ser um novo enfoque na questão palestiniana, também em paralelo com a abordagem das eleições israelitas. A questão fundamental é se a comunidade internacional ainda pode permitir que um Estado aja fora da lei: se a responsabilidade pelos ataques às forças israelenses pelos palestinos deve ser reconhecida, para o qual o status de Segregação em que vivem na Faixa de Gaza, sujeita a um embargo quase total de 2007, por outro lado, é necessário destacar a desproporção da resposta, exclusivamente militares operados contra civis. As razões para a autodefesa que Israel produz podem ser válidas na presença de ataques realizados por meios militares, não com as modalidades operadas por aqueles que queriam fazer uma marcha de protesto. A razão profunda é sempre a falta de uma definição da questão palestina, a falta de implementação da política de dois estados, a criação de um Estado palestino e o não cumprimento dos acordos assinados por Israel, repetidamente desconsiderados, também por meio de assentamentos ilegais. em território palestino. A política dos governos israelenses recentes, limitado por uma presença excessiva de extremistas, ela foi na direção de evitar a criação de um Estado palestino, atrasando a solução por qualquer meio e exacerbando a ira dos palestinos que foram impedidos qualquer possibilidade de desenvolvimento. Apesar de a situação contingente não ser favorável, a comunidade internacional tem o dever de colocar a questão palestina no centro das atenções para chegar a uma definição satisfatória para ambas as partes, onde os perpetradores de abusos são confrontados com suas responsabilidades.