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martedì 29 ottobre 2019

Rischio attentati dopo la morte del leader dello Stato islamico

Secondo il presidente degli Stati Uniti, con la morte del  leader dello Stato islamico, il mondo dovrebbe essere più sicuro; tuttavia dallo scenario internazionale appare preoccupazione per le possibili ritorsioni e rapprresaglie del Califfato. Nei paesi occidentali il livelo di allerta è tra i più elevati, proprio per il timore di attentati che potrebbero vendicare il capo dello Stato islamico, ucciso nel raid americano. Infatti, se una risposta militare di tipo classico appare poco probabile, a causa della sconfitta sul campo delle forze del califfato, la possibilità di attentati è valutata in maniera molto seria. La tattica dello Stato islamico, che si è sviluppata parallelamente al presidio militare del territorio occupato, è stata quella di favorire una internazionalizzazione della jihad per esportarla fuori dai confini del califfato ed, allo stesso tempo, di semplificare le modalità dell’azione terroristica e facilitando l’immedesimazione con i soldati dello Stato islamico. Si è assistito a modalità terroristiche, che al di fuori della consuetudine, hanno utilizzato armi improprie come strumenti atti ad offendere e, quindi, più facilmente reperibili rispetto ad armi tradizionali o esplosivi. Inoltre la propaganda dal califfato ha favorito l’arruolamento a posteriori, permettendo a chiunque avesse compiuto un atto terroristico nel nome della jihad ad essere riconosciuto come un soldato dello Stato islamico. Per tutti questi motivi il livello di attenzione è elevato, proprio perchè il pericolo di atti ostili provenienti da singoli, e quindi impossibili da prevenire con la normale azione di intelligence, è una possibile reazione conseguenza emotiva dell’uccisione de leader del califfato. Anche le parole niente affatto sobrie e di dubbio gusto del presidente americano potrebbero favorire il risentimento contro gli occidentali, intesi come obiettivo di vendetta. Il pericolo di azioni singole è ritenuto più elevato rispetto ad una azione proveniente direttamente dal califfato, grazie alle maggiori informazioni a disposizione sulla struttura dello Stato islamico, inteso come formazione  ufficiale e non in un senso più ampio, comprendente anche gli aderenti non ufficiali e sconosciuti; anche perchè, in questa fase, il califfato potrebbe privilegiare una azione che abbia come obiettivo immediato la sicurezza dell’organizzazione, rispetto alla ritorsione. Dal punto di vista internazionale l’azione che ha portato alla eliminazione del leader del califfato è stata coordinata con la partecipazione di forze militari anche in contrasto tra di loro, come nel caso di turchi e curdi, entrambi ringraziati pubblicamente da Trump. Oltre ai curdi siriani anche gli iraniani ed appunto i turchi dicono di avere collaborato con le forze statunitensi; in special modo il ministro degli esteri di Ankara ha sottolineato come il ruolo turco sia stato importante per la riuscita dell’operazione. Le dichiarazioni ufficiale del rappresentante del governo turco, in coincidenza con le operazioni contro i curdi, sembrano mirare ad ottenere un riconoscimento internazionale in un momento di condanna quasi unanime della platea diplomatica. Un’altra ragione può essere la ricerca di un accredito, sopratutto americano, nel confronto che la Turchia ha portato avanti con la Siria e di cui necessita il sostegno in un momento di scontro con le forze di Assad intervenute nel quadro della nuova alleanza con i curdi. Occorre anche ricordare che la zona delle operazioni contro il leader del califfato e dove è morto anche il portavoce dello Stato islamico ricade in un territorio presidiato dalle milizie islamiste siriane, che sono sostenute dalla Turchia, sopratutto in funzione anti curda. Quanto dichiarato e rimarcato  dal ministro degli esteri turco potrebbe essere ance un tentativo di non accreditare ad Ankara la protezione dei terroristi dello Stato islamico, che la Turchia ha favorito ed usato contro Assad e le milizie curde.

Risk of attacks after the death of the Islamic state leader

According to the president of the United States, with the death of the leader of the Islamic State, the world should be safer; however, the international scenario appears to be a concern for the possible reprisals and retaliations of the Caliphate. In western countries the level of alert is among the highest, precisely because of the fear of attacks that could avenge the head of the Islamic State, killed in the American raid. In fact, if a classic military response seems unlikely, due to the defeat on the field of caliphate forces, the possibility of attacks is assessed very seriously. The tactic of the Islamic State, which developed in parallel with the military garrison of the occupied territory, was to promote an internationalization of the jihad to export it outside the confines of the caliphate and, at the same time, to simplify the methods of terrorist action and facilitating the identification with the soldiers of the Islamic State. We have witnessed terrorist modalities, which outside of custom, have used improper weapons as instruments to offend and, therefore, more readily available than traditional or explosive weapons. Furthermore, the propaganda from the caliphate has encouraged the recruitment a posteriori, allowing anyone who had committed a terrorist act in the name of the jihad to be recognized as a soldier of the Islamic State. For all these reasons the level of attention is high, precisely because the danger of hostile acts coming from individuals, and therefore impossible to prevent with the normal intelligence action, is a possible consequent emotional reaction to the killing of leaders of the caliphate. Even the words in no way sober and in the slightest taste of the American president could favor resentment against Westerners, intended as a goal of revenge. The danger of individual actions is considered higher than an action coming directly from the caliphate, thanks to more information available on the structure of the Islamic State, understood as official training and not in a broader sense, including also unofficial and unknown adherents ; also because, in this phase, the caliphate could privilege an action that has as immediate objective the safety of the organization, with respect to the retaliation. From the international point of view the action that led to the elimination of the caliphate leader was coordinated with the participation of military forces also in conflict with each other, as in the case of Turks and Kurds, both publicly thanked by Trump. In addition to the Syrian Kurds also the Iranians and precisely the Turks say they have collaborated with US forces; in particular, the foreign minister of Ankara underlined that the Turkish role was important for the success of the operation. The official statements of the representative of the Turkish government, coinciding with the operations against the Kurds, seem to aim at obtaining international recognition at a time of almost unanimous condemnation of the diplomatic audience. Another reason may be the search for an accreditation, above all American, in the confrontation that Turkey has carried out with Syria and which needs support in a moment of confrontation with Assad's forces intervened in the framework of the new alliance with the Kurds. It should also be remembered that the area of ​​operations against the leader of the caliphate and where the spokesman of the Islamic State also died falls within a territory presided over by the Islamist Syrian militias, which are supported by Turkey, especially in its anti-Kurdish function. What the Turkish foreign minister declared and remarked could also be an attempt not to credit Ankara with protecting the Islamic state terrorists, which Turkey favored and used against Assad and the Kurdish militias.

Riesgo de ataques tras la muerte del líder del estado islámico.

Según el presidente de los Estados Unidos, con la muerte del líder del Estado Islámico, el mundo debería estar más seguro; Sin embargo, el escenario internacional parece ser una preocupación por las posibles represalias y represalias del Califato. En los países occidentales, el nivel de alerta se encuentra entre los más altos, precisamente por el miedo a los ataques que podrían vengar al jefe del Estado Islámico, asesinado en la redada estadounidense. De hecho, si una respuesta militar clásica parece poco probable, debido a la derrota en el campo de las fuerzas del califato, la posibilidad de ataques se evalúa muy en serio. La táctica del Estado Islámico, que se desarrolló en paralelo con la guarnición militar del territorio ocupado, era promover una internacionalización de la yihad para exportarla fuera de los límites del califato y, al mismo tiempo, simplificar los métodos de acción terrorista y facilitar La identificación con los soldados del Estado Islámico. Hemos sido testigos de modalidades terroristas, que fuera de la costumbre, han utilizado armas inapropiadas como instrumentos para ofender y, por lo tanto, están más disponibles que las armas tradicionales o explosivas. Además, la propaganda del califato ha alentado el reclutamiento a posteriori, permitiendo que cualquiera que haya cometido un acto terrorista en nombre de la yihad sea reconocido como un soldado del Estado Islámico. Por todas estas razones, el nivel de atención es alto, precisamente porque el peligro de actos hostiles provenientes de individuos y, por lo tanto, imposible de prevenir con la acción de inteligencia normal, es una posible reacción emocional consecuente al asesinato de líderes del califato. Incluso las palabras de ninguna manera sobrias y con el más mínimo gusto del presidente estadounidense podrían favorecer el resentimiento contra los occidentales, con la intención de vengarse. El peligro de las acciones individuales se considera mayor que una acción que proviene directamente del califato, gracias a la mayor información disponible sobre la estructura del Estado Islámico, entendida como entrenamiento oficial y no en un sentido más amplio, incluyendo también adherentes no oficiales y desconocidos. ; también porque, en esta fase, el califato podría privilegiar una acción que tiene como objetivo inmediato la seguridad de la organización, con respecto a las represalias. Desde el punto de vista internacional, la acción que condujo a la eliminación del líder del califato se coordinó con la participación de las fuerzas militares también en conflicto entre sí, como en el caso de los turcos y los kurdos, ambos públicamente agradecidos por Trump. Además de los kurdos sirios, también los iraníes y precisamente los turcos dicen que han colaborado con las fuerzas estadounidenses; En particular, el ministro de Asuntos Exteriores de Ankara subrayó que el papel de Turquía era importante para el éxito de la operación. Las declaraciones oficiales del representante del gobierno turco, coincidiendo con las operaciones contra los kurdos, parecen apuntar a obtener el reconocimiento internacional en un momento de condena casi unánime de la audiencia diplomática. Otra razón puede ser la búsqueda de una acreditación, sobre todo estadounidense, en la confrontación que Turquía ha llevado a cabo con Siria y que necesita apoyo en un momento de confrontación con las fuerzas de Assad intervenidas en el marco de la nueva alianza con el kurdos. También debe recordarse que el área de operaciones contra el líder del califato y donde también murió el portavoz del Estado Islámico cae dentro de un territorio presidido por las milicias sirias islamistas, que cuentan con el apoyo de Turquía, especialmente en su función anti-kurda. Lo que el ministro de Asuntos Exteriores turco declaró y comentó también podría ser un intento de no acreditar a Ankara con la protección de los terroristas del estado islámico, que Turquía favoreció y usó contra Assad y las milicias kurdas.

Angriffsgefahr nach dem Tod des islamischen Staatsoberhauptes

Laut dem Präsidenten der Vereinigten Staaten sollte die Welt nach dem Tod des Führers des Islamischen Staates sicherer sein. Das internationale Szenario scheint jedoch Bedenken hinsichtlich möglicher Repressalien und Vergeltungsmaßnahmen für das Kalifat zu bereiten. In westlichen Ländern gehört die Alarmstufe zu den höchsten, gerade aus Angst vor Angriffen, die das Oberhaupt des islamischen Staates rächen könnten, der bei der amerikanischen Razzia getötet wurde. Wenn eine klassische militärische Reaktion aufgrund der Niederlage auf dem Gebiet der Kalifenstreitkräfte unwahrscheinlich erscheint, wird die Möglichkeit von Angriffen sehr ernsthaft eingeschätzt. Die Taktik des Islamischen Staates, die sich parallel zur militärischen Besatzung des besetzten Gebiets entwickelte, bestand darin, eine Internationalisierung des Dschihad zu fördern, um ihn außerhalb der Grenzen des Kalifats zu exportieren und gleichzeitig die Methoden der terroristischen Aktion zu vereinfachen und zu erleichtern die Identifikation mit den Soldaten des Islamischen Staates. Wir haben terroristische Modalitäten erlebt, die außerhalb der Sitte unsachgemäße Waffen als Instrumente zur Beleidigung eingesetzt haben und daher leichter verfügbar sind als traditionelle oder explosive Waffen. Darüber hinaus hat die Propaganda des Kalifats die Rekrutierung im Nachhinein gefördert und ermöglicht, dass jeder, der im Namen des Dschihad eine terroristische Handlung begangen hatte, als Soldat des Islamischen Staates anerkannt wird. Aus all diesen Gründen ist das Aufmerksamkeitsniveau hoch, gerade weil die Gefahr feindlicher Handlungen von Einzelpersonen ausgeht und daher mit der normalen nachrichtendienstlichen Aktion nicht zu verhindern ist, dass die Führer des Kalifats getötet werden. Sogar die Worte, die keineswegs nüchtern und im geringsten nach dem Geschmack des amerikanischen Präsidenten sind, könnten einen Groll gegen die Westler begünstigen, der als Ziel der Rache gedacht ist. Die Gefahr von Einzelaktionen wird als höher eingeschätzt als eine Aktion, die direkt vom Kalifat ausgeht, da mehr Informationen über die Struktur des islamischen Staates verfügbar sind, die als offizielle Ausbildung und nicht im weiteren Sinne verstanden werden, einschließlich inoffizieller und unbekannter Anhänger ; auch, weil das Kalifat in dieser Phase eine Aktion privilegieren könnte, die als unmittelbares Ziel die Sicherheit der Organisation in Bezug auf die Vergeltung hat. Aus internationaler Sicht wurde die Aktion, die zur Beseitigung des Kalifatsführers führte, unter Beteiligung von Streitkräften koordiniert, die auch im Konflikt miteinander standen, wie im Fall der Türken und Kurden, denen Trump öffentlich gedankt hatte. Neben den syrischen Kurden sagen auch die Iraner und genau die Türken, dass sie mit US-Streitkräften zusammengearbeitet haben; Insbesondere unterstrich der Außenminister von Ankara, dass die türkische Rolle für den Erfolg der Operation wichtig sei. Die offiziellen Erklärungen des Vertreters der türkischen Regierung, die mit den Operationen gegen die Kurden zusammenfallen, scheinen darauf abzuzielen, internationale Anerkennung in einer Zeit zu erlangen, in der das diplomatische Publikum fast einstimmig verurteilt wird. Ein weiterer Grund könnte die Suche nach einer vor allem amerikanischen Akkreditierung für die Konfrontation sein, die die Türkei mit Syrien geführt hat und die in einem Moment der Konfrontation mit Assads Streitkräften, die im Rahmen des neuen Bündnisses mit der Türkei intervenierten, Unterstützung benötigt Kurden. Es sei auch daran erinnert, dass das Gebiet der Operationen gegen den Führer des Kalifats, in dem auch der Sprecher des Islamischen Staates starb, in ein Gebiet fällt, das von den islamistischen syrischen Milizen geleitet wird, die von der Türkei insbesondere in ihrer antikurdischen Funktion unterstützt werden. Was der türkische Außenminister erklärte und bemerkte, könnte auch ein Versuch sein, Ankara nicht den Schutz der islamischen Staatsterroristen zuzuschreiben, die die Türkei gegen Assad und die kurdischen Milizen favorisierte und einsetzte.

Risque d'attaques après la mort du chef de l'Etat islamique

Selon le président des États-Unis, avec la mort du chef de l'État islamique, le monde devrait être plus en sécurité; Cependant, le scénario international semble préoccuper les représailles et représailles possibles du califat. Dans les pays occidentaux, le niveau d'alerte est parmi les plus élevés, précisément à cause de la peur d'attaques qui pourraient venger le chef de l'État islamique, tué lors du raid américain. En fait, si une réponse militaire classique semble peu probable, en raison de la défaite sur le terrain des forces du califat, la possibilité d'attaques est évaluée très sérieusement. La tactique de l'État islamique, qui s'est développée parallèlement à la garnison militaire du territoire occupé, consistait à promouvoir l'internationalisation du djihad afin de l'exporter hors des limites du califat et, dans le même temps, de simplifier les méthodes d'action terroriste et de faciliter les opérations terroristes. l'identification avec les soldats de l'Etat islamique. Nous avons été témoins de modalités terroristes qui, en dehors de la coutume, ont utilisé des armes inappropriées pour offenser et, par conséquent, plus facilement disponibles que les armes traditionnelles ou explosives. En outre, la propagande du califat a encouragé le recrutement a posteriori, permettant à quiconque ayant commis un acte terroriste au nom du djihad d'être reconnu comme soldat de l'État islamique. Pour toutes ces raisons, le niveau d'attention est élevé, précisément parce que le danger d'actes hostiles émanant d'individus, et donc impossible à empêcher avec l'action de renseignement normale, est une réaction émotionnelle consécutive au meurtre de dirigeants du califat. Même les mots, en aucune manière sobres et dans le moindre goût du président américain, pourraient favoriser le ressentiment contre les Occidentaux, destiné à être un objectif de vengeance. Le danger des actions individuelles est considéré comme plus élevé qu'une action venant directement du califat, grâce à plus d'informations disponibles sur la structure de l'Etat islamique, entendue comme un entraînement officiel et non dans un sens plus large, incluant également des adhérents non officiels et inconnus. ; également parce que, dans cette phase, le califat pourrait privilégier une action ayant pour objectif immédiat la sécurité de l'organisation, en ce qui concerne les représailles. Sur le plan international, l’action qui a conduit à l’élimination du dirigeant du califat a été coordonnée avec la participation de forces militaires également en conflit, comme dans le cas des Turcs et des Kurdes, tous deux remerciés publiquement par Trump. Outre les Kurdes syriens, les Iraniens et précisément les Turcs affirment avoir collaboré avec les forces américaines; En particulier, le ministre des Affaires étrangères d'Ankara a souligné que le rôle de la Turquie était important pour le succès de l'opération. Les déclarations officielles du représentant du gouvernement turc, qui coïncident avec les opérations contre les Kurdes, semblent viser à obtenir une reconnaissance internationale à un moment de condamnation presque unanime du public diplomatique. Une autre raison peut être la recherche d’une accréditation, avant tout américaine, dans la confrontation que la Turquie a eue avec la Syrie et qui a besoin d’être soutenue dans une confrontation avec les forces d’Assad intervenues dans le cadre de la nouvelle alliance avec le Kurdes. Il faut aussi rappeler que la zone d'opérations contre le chef du califat et où le porte-parole de l'État islamique est décédé tombe également sur un territoire présidé par les milices islamistes syriennes, soutenues par la Turquie, notamment dans sa fonction anti-kurde. Ce que le ministre turc des Affaires étrangères a déclaré et a fait remarquer pourrait également être une tentative de ne pas créditer Ankara de la protection des terroristes de l'État islamique, ce que la Turquie a favorisé et utilisé contre Assad et les milices kurdes.

Risco de ataques após a morte do líder estatal islâmico

Segundo o presidente dos Estados Unidos, com a morte do líder do Estado Islâmico, o mundo deveria estar mais seguro; no entanto, o cenário internacional parece ser uma preocupação pelas possíveis represálias e retaliações do califado. Nos países ocidentais, o nível de alerta está entre os mais altos, precisamente por causa do medo de ataques que possam vingar o chefe do Estado Islâmico, morto no ataque americano. De fato, se uma resposta militar clássica parece improvável, devido à derrota no campo de forças do califado, a possibilidade de ataques é avaliada com muita seriedade. A tática do Estado Islâmico, que se desenvolveu paralelamente à guarnição militar do território ocupado, era promover uma internacionalização da jihad para exportá-la para fora dos limites do califado e, ao mesmo tempo, simplificar os métodos de ação terrorista e facilitar a identificação com os soldados do Estado Islâmico. Testemunhamos modalidades terroristas que, fora do costume, usavam armas impróprias como instrumentos para ofender e, portanto, mais prontamente disponíveis do que armas tradicionais ou explosivas. Além disso, a propaganda do califado incentivou o recrutamento a posteriori, permitindo que qualquer pessoa que tivesse cometido um ato terrorista em nome da jihad fosse reconhecida como um soldado do Estado Islâmico. Por todas essas razões, o nível de atenção é alto, justamente porque o perigo de atos hostis vindos de indivíduos e, portanto, impossível de impedir com a ação normal da inteligência, é uma possível reação emocional conseqüente à morte de líderes do califado. Mesmo as palavras de forma alguma sóbrias e com o menor gosto do presidente americano poderiam favorecer ressentimentos contra os ocidentais, destinados como um objetivo de vingança. O perigo de ações individuais é considerado maior do que uma ação vinda diretamente do califado, graças a mais informações disponíveis sobre a estrutura do Estado Islâmico, entendidas como treinamento oficial e não em um sentido mais amplo, incluindo também adeptos não oficiais e desconhecidos ; também porque, nessa fase, o califado poderia privilegiar uma ação que tenha como objetivo imediato a segurança da organização, com relação à retaliação. Do ponto de vista internacional, a ação que levou à eliminação do líder do califado foi coordenada com a participação de forças militares também em conflito entre si, como no caso de turcos e curdos, ambos agradecidos publicamente por Trump. Além dos curdos sírios, também os iranianos e precisamente os turcos dizem que colaboraram com as forças americanas; em particular, o ministro das Relações Exteriores de Ancara sublinhou que o papel da Turquia era importante para o sucesso da operação. As declarações oficiais do representante do governo turco, coincidindo com as operações contra os curdos, parecem ter como objetivo obter reconhecimento internacional em um momento de condenação quase unânime da audiência diplomática. Outro motivo pode ser a busca de um credenciamento, sobretudo americano, no confronto que a Turquia realizou com a Síria e que precisa de apoio em um momento de confronto com as forças de Assad que intervieram no quadro da nova aliança com a Síria. curdos. Também deve ser lembrado que a área de operações contra o líder do califado e onde o porta-voz do Estado Islâmico também morreu se enquadra em um território presidido pelas milícias islâmicas da Síria, apoiadas pela Turquia, especialmente em sua função anti-curda. O que o ministro das Relações Exteriores turco declarou e observou também poderia ser uma tentativa de não creditar Ancara à proteção dos terroristas do Estado islâmico, que a Turquia favoreceu e usou contra Assad e as milícias curdas.

Риск нападений после смерти лидера исламского государства

По мнению президента США, со смертью лидера Исламского государства мир должен стать более безопасным; однако международный сценарий, как представляется, вызывает обеспокоенность по поводу возможных репрессий и мести Халифата. В западных странах уровень боевой готовности является одним из самых высоких именно из-за боязни нападений, которые могут отомстить главе исламского государства, убитому в ходе американского рейда. На самом деле, если классический военный ответ кажется маловероятным из-за поражения на поле сил халифата, возможность атак оценивается очень серьезно. Тактика Исламского государства, которая развивалась параллельно с военным гарнизоном на оккупированной территории, заключалась в том, чтобы содействовать интернационализации джихада с целью вывоза его за пределы Халифата и в то же время упростить методы террористических действий и содействовать идентификация с солдатами исламского государства. Мы были свидетелями террористических формальностей, которые вне обычая использовали неподходящее оружие в качестве инструментов для оскорбления и, следовательно, более доступны, чем традиционное или взрывное оружие. Кроме того, пропаганда со стороны халифата поощряла вербовку апостериорно, позволяя любому, кто совершил террористический акт во имя джихада, быть признанным солдатом Исламского государства. По всем этим причинам уровень внимания высок, именно потому, что опасность враждебных действий, исходящих от отдельных лиц, и, следовательно, их невозможно предотвратить с помощью обычных интеллектуальных действий, является возможной последующей эмоциональной реакцией на убийство лидеров халифата. Даже слова, ни в коем случае не трезвые и ни в малейшем вкусе американского президента, могут способствовать негодованию против жителей Запада, которые преследуют цель мести. Опасность отдельных действий считается более высокой, чем действия, исходящие непосредственно от халифата, благодаря большему количеству информации о структуре Исламского государства, понимаемой как официальная подготовка, а не в более широком смысле, включая также неофициальных и неизвестных сторонников. ; также потому, что на этом этапе халифат мог бы отдать предпочтение действиям, имеющим в качестве непосредственной цели безопасность организации, в отношении мести. С международной точки зрения действия, которые привели к устранению лидера халифата, координировались с участием военных сил, также находящихся в конфликте друг с другом, как в случае с турками и курдами, оба публично поблагодарили Трампа. В дополнение к сирийским курдам иранцы и именно турки говорят, что они сотрудничали с силами США; в частности, министр иностранных дел Анкары подчеркнул, что роль Турции важна для успеха операции. Официальные заявления представителя турецкого правительства, совпадающие с операциями против курдов, по-видимому, направлены на получение международного признания во время практически единодушного осуждения дипломатической аудитории. Другой причиной может быть поиск аккредитации, прежде всего американской, в противостоянии, которое Турция провела с Сирией и которое нуждается в поддержке в момент конфронтации с силами Асада, вмешивающимися в рамках нового альянса с курды. Следует также помнить, что район операций против лидера халифата, где также погиб представитель Исламского государства, находится на территории, контролируемой исламистскими сирийскими ополченцами, которые поддерживаются Турцией, особенно в ее антикурдской функции. То, что министр иностранных дел Турции объявил и отметил, также может быть попыткой не приписывать Анкаре защиту исламских государственных террористов, которых Турция поддержала и использовала против Асада и курдских ополченцев.