Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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giovedì 7 novembre 2019
هزائم الجمهوريين تقلق ترامب
على الرغم من أن بعض استطلاعات الرأي قد أشارت إلى أن ترامب ، على المستوى الوطني ، يجمع نسبة 56 ٪ على إمكانية إعادة انتخابه رئيسا للولايات المتحدة ، سجلت المنافسات الفيدرالية الأخيرة هزائم ثقيلة للحزب الجمهوري. في ثلاثة انتخابات فيدرالية ، فاز حزب الرئيس فقط في ولاية ميسيسيبي ، حيث قدم الديمقراطيون مرشحًا يشغل مناصب شبيهة جدًا بمواقف الجمهوريين ، وهم ضد الإجهاض ولصالح الأسلحة. على العكس من ذلك ، كنتيجة لكنتاكي وفرجينيا ، حيث حقق الحزب الديمقراطي انتصارات مهمة وحتى رمزية ، لأنه توقف عن هيمنة جمهوريّة طويلة. وفقًا للمحللين ، تم الحصول على الانتصارات نظرًا لقدرة الديمقراطيين على مواجهة قضايا ملموسة لحياة المواطنين ، وفي الحقيقة كانت الصحة ، ومشكلة انتشار الأسلحة والمكافآت المتعلقة بالحد الأدنى للأجور ، هي الموضوعات الرئيسية التي تميزت الحملة الانتخابية في الولايات التي خسر فيها حزب ترامب. إن الهزيمة في ولاية ميسيسيبي تدل على كيفية استجابة الناخبين الديمقراطيين سلبًا لدعوة صناديق الاقتراع إذا كان هناك من يمثل مرشحًا أكثر حساسية لموضوعات الحزب المعارض. ويرجع ذلك إلى المسافة الأكبر بين الحزبين ، بسبب استقطاب المشهد السياسي الأمريكي ، والذي كان نتيجة لانتخاب ترامب بالذات. يمكن أن تُظهر الانتصارات في ولايتي كنتاكي وفرجينيا ، مع كل قيود درس الدولة مقارنة بالانتخابات الرئاسية ، أن الناخب الديمقراطي حساس ليس فقط للقضايا الملموسة ، ولكن أيضًا لقيمة المرشح ، الذي يجب عليه إثبات وجود شخص معين. الموثوقية. وهذا يؤكد سبب هزيمة كلينتون: كما تم تحديدها كممثل لجماعات السلطة المناهضة لمطالب الناخبين في ذلك الحزب السياسي. تتمثل الحقيقة ذات الصلة في المجالات الاجتماعية ، التي كانت حاسمة لتحقيق النصر الديمقراطي ، وتلك الضواحي والمناطق الغنية ، والتي تعتبر حاسمة لتحديد التأكيد في الانتخابات الرئاسية. من الواضح أن التصويت في ثلاث ولايات ليس عينة إرشادية تمامًا ، ولكن يمكن أن يبدأ في تقديم إشارات حول نوايا التصويت للعام المقبل. من ناحية أخرى ، كان نفس ترامب هو الذي حدد إشارة قبيحة عن هزيمة محتملة في كنتاكي ، ثم وصل في الموعد المحدد ، حتى لو كان مع وجود فجوة دنيا بين المرشحين. في هذه المرحلة ، يبدو أن مستأجر البيت الأبيض قد حدد انتخابات الولاية على أنها استطلاع على نفسه تقريبًا ، كما يتضح من الالتزام الشخصي ، خاصة في تلك الولايات التي حقق فيها أفضل النتائج ضد كلينتون ، للحفاظ على ذلك خزان انتخابي ساهم بطريقة محددة في النتيجة النهائية. في الواقع ، قام ترامب بحملة انتخابية في ولاية كنتاكي ، حيث حصل على ميزة بنسبة 30 ٪ على كلينتون وفي ولاية ميسيسيبي حيث حصل على 18 ٪ من الأصوات. في ولاية فرجينيا ، على عكس المكان الذي خسر فيه الانتخابات الرئاسية ، لم يقم الرئيس الأمريكي بحملة انتخابية. الموعد التالي في لويزيانا ، حيث فاز بنسبة أعلى من 20 ٪ ، سيشاهد ترامب مرة أخرى بشكل مباشر في حملة انتخابية ، والتي تعد صعبة لأن الاستطلاعات تمنح الديمقراطيين ميزة. جلبت هذه النتائج الأولى ميزة معتدلة بين الديمقراطيين ، ولكن جعل بعض التوقعات تبدو معقدة للغاية ، قبل كل شيء بالنسبة لتجربة المسابقة الانتخابية الأخيرة ، عندما فاز ترامب ضد كل التوقعات. ومع ذلك ، يبدو أنه لا جدال في أن اللحظة الحالية ليست هي الأكثر ملاءمة للرئيس في منصبه: بالإضافة إلى نتائج الانتخابات ، هناك قلق بشأن إجراءات الإطاحة المحتملة بسبب حالة الضغوط المزعومة من قبل الحكومة الأوكرانية للتحقيق في ابن المرشح الديمقراطي بايدن . هذا يمكن أن يؤثر على تصرفات ترامب المستقبلية وتصور الناخبين حول إعادة انتخابه.
mercoledì 6 novembre 2019
L'Iran contravviene all'accordo di Vienna
Il ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano da parte degli USA, ha provocato le sanzioni economiche a cui è sottoposta Teheran e che hanno provocato l’aggravamento di una crisi economica già in atto nel paese iraniano. Le ragioni dell’accordo, osteggiato dalla destra americana, punto di forza della politica estera di Obama, risiedevano nel controllo dei progressi nucleari dell’Iran e nella volontà di instaurare un clima più disteso tra i due paesi, attraverso il miglioramento economico del paese sciita. L’avvento di Trump nella massima carica statunitense ha sovvertito questo schema: la nuova politica della Casa Bianca ha avversato l’accordo fino al ritiro, pretendendo di fare rientrare nei termini dell’accordo stesso la limitazione dei progetti balistici rigurdanti i razzi iraniani. Ciò, in parte è dovuto al riavvicinamento di Washington a Ryad e Tel Aviv, che continuano a vedere l’Iran come il nemico principale. Per l’Arabia Saudita si tratta di contrastare le ambizioni regionali iraniane, mentre per Israele il problema è la minaccia che Teheran porta fino sulle frontiere israeliane, attraverso le milizie sciite presenti in Libano. In questo quadro di alleanze gli USA, con l’attuale presidente, hanno scelto di non mantenere la parola data incrinando la propria credibilità internazionale, anche di fronte agli altri firmatari dell’accordo: Unione Europea, Russia, Cina, Francia, Regno Unito Uniti e Germania. L’atteggiamento iraniano, se ci si limita ad un’analisi che riguarda soltanto la materia dell’accordo è stato, fino ad ora di dura contestazione diplomatica verso gli Stati Uniti ed, in parte, anche verso gli altri firmatari dell’accordo, che, secondo Teheran, non hanno fatto abbastanza perchè Washington mantenesse quanto sottoscritto. Tuttavia, nonostante l’economia iraniana abbia subito gravi danni dall’embargo petrolifero a cui è stata sottoposta, l’Iran non ha finora contravvenuto a quanto firmato nell’accordo del 2015. Al contrario la decisione di questi giorni segna un cambiamento nell’atteggiamento iraniano circa il trattamento dell’uranio, che può prefigurare anche usi oltre quelli civili. Teheran parla di una decisione reversibile in qualunque momento, se gli USA allenteranno la pressione sul divieto di vendita del petrolio a cui è sottoposto l’Iran. La prima intenzione del governo iraniano è quella di effettuare una pressione sui paesi firmatari dell’accordo, in modo che possano uscire dalla passività con la quale hanno accettato la decisione americana. Deve essere ricordato come Washington abbia esercitato una pressione anche sulle aziende dei paesi firmatari, sopratutto europei, con il divieto esplicito di commerciare con l’Iran, costringendo le imprese di questi paesi a rinunciare ad accordi commerciali già firmati, pena l’interdizione dal mercato statunitense. Se si guarda alla questione da un punto di vista più ampio, la decisione iraniana rischia di innescare una proliferazione nucleare nella regione, creando le condizioni che il trattato doveva scongiurare. Il rischio più immediato è che l’Arabia Saudita cerchi di diventare una potenza nucleare contrapposta all’Iran, in una situazione di forte contrasto tra i due paesi, con Ryad che si è dimostrata totalmente inaffidabile verso gli stessi alleati americani, sopratutto per la gestione della questione dello Stato islamico. Dei paesi europei, per ora, si è pronunciata solo la Francia accusando l’Iran di non rispettare l’accordo di Vienna, tuttavia, anche se pericolosa, la decisione iraniana può essere comprensibile di fronte al ritiro unilaterale americano ed all’immobilismo degli altri paesi firmatari, che tacitamente non hanno contrastato la Casa Bianca. Diversa la posizione di Mosca, che h assunto un atteggiamento comprensivo verso Teheran, considerata vittima del comportamento americano. Mosca può sfruttare a suo vantaggio, anche se per ora in maniera non troppo accentuata, la posizione americana irresponsabile nel quadro regionale perchè potrebbe favorire la proliferazione nucleare. La mossa iraniana obbliga Washington ad una risposta: se la Casa Bianca accentuerà le sanzioni Teheran si sentirà autorizzata a procedere con l’arricchimento dell’uranio, aprendo ad una serie di sviluppi negativi nello scenario diplomatico, viceveversa un atteggiamento più incline alla trattativa potrebbe aprire sviluppi più positivi ancheoltre il perimetro dell’area regionale. Per Trump una nuova sfida alla vigilia della campagna elettorale per il rinnovo presidenziale.
Iran contravenes the Vienna agreement
The unilateral withdrawal from the agreement on the Iranian nuclear issue by the US has caused the economic sanctions to which Tehran is subjected and which have caused the aggravation of an economic crisis already underway in the Iranian country. The reasons for the agreement, opposed by the American right, the strength of Obama's foreign policy, lay in controlling Iran's nuclear progress and in the desire to establish a more relaxed climate between the two countries, through the economic improvement of the Shiite country . The advent of Trump in the maximum US position has subverted this scheme: the new White House policy has opposed the agreement until the withdrawal, claiming to bring within the terms of the agreement the limitation of ballistic projects concerning Iranian rockets. This is partly due to Washington's rapprochement with Ryad and Tel Aviv, which continue to see Iran as the main enemy. For Saudi Arabia it is a question of countering Iran's regional ambitions, while for Israel the problem is the threat that Tehran brings to the Israeli borders, through the Shiite militias present in Lebanon. In this framework of alliances the USA, with the current president, have chosen not to keep their word given by undermining their international credibility, even in front of the other signatories of the agreement: European Union, Russia, China, France, United Kingdom United and Germany. The Iranian attitude, if we limit ourselves to an analysis that concerns only the matter of the agreement, has been, until now, a tough diplomatic challenge to the United States and, in part, also to the other signatories of the agreement, which , according to Tehran, they have not done enough to keep Washington underwritten. However, despite the Iranian economy has suffered serious damage from the oil embargo to which it was subjected, Iran has so far not contravened what was signed in the 2015 agreement. On the contrary, the decision of these days marks a change in attitude Iranian about the treatment of uranium, which can also prefigure uses beyond the civil ones. Tehran speaks of a reversible decision at any time, if the US will ease the pressure on the ban on the sale of oil to which Iran is subjected. The first intention of the Iranian government is to put pressure on the signatory countries of the agreement, so that they can get out of the passivity with which they accepted the American decision. It must be remembered that Washington also exerted pressure on companies in the signatory countries, especially European ones, with the explicit prohibition of trading with Iran, forcing companies in these countries to renounce already signed commercial agreements, on pain of disqualification from the market US. If we look at the issue from a broader point of view, the Iranian decision risks triggering nuclear proliferation in the region, creating the conditions that the treaty had to avert. The most immediate risk is that Saudi Arabia tries to become a nuclear power as opposed to Iran, in a situation of strong contrast between the two countries, with Ryad that has proved to be totally unreliable towards the same American allies, especially for the management of the question of the Islamic State. Of the European countries, for now, only France has spoken, accusing Iran of not respecting the Vienna agreement, however, even if dangerous, the Iranian decision can be understandable in the face of the unilateral American withdrawal and the immobility of the others signatory countries, which tacitly did not oppose the White House. Moscow's position is different, as it has taken a sympathetic attitude towards Tehran, considered a victim of American behavior. Moscow can take advantage of the irresponsible American position in the regional framework to its advantage, even if for the moment in a not too accentuated way, because it could favor nuclear proliferation. The Iranian move forces Washington to respond: if the White House accentuates the sanctions Tehran will feel authorized to proceed with the enrichment of uranium, opening up to a series of negative developments in the diplomatic scenario, vice versa a more inclined attitude to negotiation could open more positive developments also beyond the perimeter of the regional area. For Trump a new challenge on the eve of the presidential renewal campaign.
Irán contraviene el acuerdo de Viena
La retirada unilateral del acuerdo sobre el tema nuclear iraní por parte de Estados Unidos ha provocado las sanciones económicas a las que está sometido Teherán y que han agravado la crisis económica que ya está en curso en el país iraní. Los motivos del acuerdo, con la oposición de la derecha estadounidense, la fuerza de la política exterior de Obama, radica en controlar el progreso nuclear de Irán y en el deseo de establecer un clima más relajado entre los dos países, a través de la mejora económica del país chiíta. . El advenimiento de Trump en la posición máxima de Estados Unidos ha subvertido este esquema: la nueva política de la Casa Blanca se ha opuesto al acuerdo hasta la retirada, alegando que incluye los términos del acuerdo de la limitación de los proyectos balísticos relacionados con los cohetes iraníes. Esto se debe en parte al acercamiento de Washington con Ryad y Tel Aviv, que continúan viendo a Irán como el principal enemigo. Para Arabia Saudita se trata de contrarrestar las ambiciones regionales de Irán, mientras que para Israel el problema es la amenaza que Teherán lleva a las fronteras israelíes, a través de las milicias chiítas presentes en el Líbano. En este marco de alianzas, los EE. UU., Con el actual presidente, han optado por no cumplir su palabra al socavar su credibilidad internacional, incluso frente a los otros signatarios del acuerdo: Unión Europea, Rusia, China, Francia, Reino Unido. y Alemania La actitud iraní, si nos limitamos a un análisis que se refiere solo al asunto del acuerdo, ha sido, hasta ahora, un duro desafío diplomático para los Estados Unidos y, en parte, también para los otros signatarios del acuerdo, que , según Teherán, no han hecho lo suficiente para mantener a Washington suscrito. Sin embargo, a pesar de que la economía iraní ha sufrido daños graves por el embargo petrolero al que fue sometido, Irán hasta ahora no ha infringido lo que se firmó en el acuerdo de 2015. Por el contrario, la decisión de estos días marca un cambio de actitud Iraní sobre el tratamiento del uranio, que también puede prefigurar usos más allá de los civiles. Teherán habla de una decisión reversible en cualquier momento, si Estados Unidos aliviará la presión sobre la prohibición de la venta de petróleo a la que Irán está sometido. La primera intención del gobierno iraní es presionar a los países signatarios del acuerdo, para que puedan salir de la pasividad con la que aceptaron la decisión estadounidense. Debe recordarse que Washington también ejerció presión sobre las empresas de los países signatarios, especialmente los europeos, con la prohibición explícita de comerciar con Irán, obligando a las empresas de estos países a renunciar a acuerdos comerciales ya firmados, bajo pena de descalificación del mercado. Estados Unidos. Si miramos el tema desde un punto de vista más amplio, la decisión iraní corre el riesgo de desencadenar la proliferación nuclear en la región, creando las condiciones que el tratado tenía que evitar. El riesgo más inmediato es que Arabia Saudita intente convertirse en una potencia nuclear en lugar de Irán, en una situación de fuerte contraste entre los dos países, con Ryad que ha demostrado ser totalmente poco confiable para los mismos aliados estadounidenses, especialmente para la administración. de la cuestión del Estado Islámico. De los países europeos, por ahora, solo Francia ha hablado, acusando a Irán de no respetar el acuerdo de Viena, sin embargo, incluso si es peligroso, la decisión iraní puede ser comprensible frente a la retirada unilateral estadounidense y la inmovilidad de los demás. países signatarios, que tácitamente no se opusieron a la Casa Blanca. La posición de Moscú es diferente, ya que ha adoptado una actitud comprensiva hacia Teherán, considerada una víctima del comportamiento estadounidense. Moscú puede aprovechar la posición irresponsable de Estados Unidos en el marco regional en su beneficio, incluso por el momento de una manera no demasiado acentuada, porque podría favorecer la proliferación nuclear. La medida iraní obliga a Washington a responder: si la Casa Blanca acentúa las sanciones, Teherán se sentirá autorizado para proceder al enriquecimiento de uranio, abriendo una serie de acontecimientos negativos en el escenario diplomático, y viceversa, podría abrirse una actitud más inclinada hacia la negociación. desarrollos más positivos también más allá del perímetro del área regional. Para Trump, un nuevo desafío en la víspera de la campaña de renovación presidencial.
Der Iran verstößt gegen das Wiener Abkommen
Der einseitige Rückzug der USA aus dem iranischen Atomabkommen hat die Wirtschaftssanktionen ausgelöst, denen Teheran unterworfen ist und die die Verschärfung einer Wirtschaftskrise verursacht haben, die im iranischen Land bereits im Gange ist. Die Gründe für das Abkommen, das von der amerikanischen Rechten und der Stärke von Obamas Außenpolitik abgelehnt wurde, lagen in der Kontrolle des iranischen Nuklearfortschritts und im Wunsch, durch die wirtschaftliche Verbesserung des schiitischen Landes ein entspannteres Klima zwischen den beiden Ländern zu schaffen . Das Aufkommen von Trump in der maximalen Position der USA hat dieses Schema untergraben: Die neue Politik des Weißen Hauses hat das Abkommen bis zum Rückzug abgelehnt und behauptet, die Beschränkung ballistischer Projekte in Bezug auf iranische Raketen in den Geltungsbereich des Abkommens zu bringen. Dies ist zum Teil auf die Annäherung Washingtons an Ryad und Tel Aviv zurückzuführen, die den Iran weiterhin als Hauptfeind betrachten. Für Saudi-Arabien geht es darum, den regionalen Ambitionen des Iran entgegenzuwirken, während für Israel das Problem die Bedrohung ist, die Teheran durch die im Libanon anwesenden schiitischen Milizen an die israelischen Grenzen bringt. In diesem Rahmen von Allianzen haben die USA mit dem derzeitigen Präsidenten beschlossen, ihr Wort nicht zu halten, indem sie ihre internationale Glaubwürdigkeit untergraben, selbst vor den anderen Unterzeichnern des Abkommens: Europäische Union, Russland, China, Frankreich, Vereinigtes Königreich und Deutschland. Wenn wir uns auf eine Analyse beschränken, die nur die Frage des Abkommens betrifft, war die Haltung des Iran bisher eine schwierige diplomatische Herausforderung für die Vereinigten Staaten und zum Teil auch für die anderen Unterzeichner des Abkommens, die Teheran zufolge haben sie nicht genug getan, um Washington unter Vertrag zu halten. Obwohl die iranische Wirtschaft durch das von ihr verhängte Ölembargo schwer geschädigt wurde, hat der Iran bisher nicht gegen das Abkommen von 2015 verstoßen, im Gegenteil, die heutige Entscheidung ist ein Umdenken Iraner über die Behandlung von Uran, die auch Verwendungen jenseits der zivilen vorzeichnen kann. Teheran spricht von einer jederzeit umkehrbaren Entscheidung, ob die USA den Druck auf das Verbot des Verkaufs von Öl, dem der Iran unterliegt, lindern werden. Die erste Absicht der iranischen Regierung ist es, Druck auf die Unterzeichnerländer des Abkommens auszuüben, damit sie aus der Passivität herauskommen, mit der sie die amerikanische Entscheidung akzeptiert haben. Es muss daran erinnert werden, dass Washington mit dem ausdrücklichen Verbot des Handels mit dem Iran auch Druck auf Unternehmen in den Unterzeichnerländern ausübte, insbesondere in den europäischen Ländern, was die Unternehmen in diesen Ländern dazu zwang, auf bereits unterzeichnete Handelsabkommen zu verzichten, da sie sonst vom Markt ausgeschlossen würden US. Wenn wir das Problem aus einem breiteren Blickwinkel betrachten, könnte die iranische Entscheidung die Verbreitung von Atomwaffen in der Region auslösen und die Bedingungen schaffen, die der Vertrag abwenden musste. Das unmittelbarste Risiko besteht darin, dass Saudi-Arabien im Gegensatz zum Iran versucht, eine Atommacht zu werden, und zwar in einer Situation starker Gegensätze zwischen den beiden Ländern, wobei sich Ryad gegenüber denselben amerikanischen Verbündeten als völlig unzuverlässig erwiesen hat, insbesondere im Hinblick auf das Management der Frage des Islamischen Staates. Von den europäischen Ländern hat vorerst nur Frankreich gesprochen und den Iran beschuldigt, das Wiener Abkommen nicht eingehalten zu haben. Die iranische Entscheidung kann jedoch angesichts des einseitigen amerikanischen Rückzugs und der Unbeweglichkeit der anderen nachvollziehbar sein, auch wenn sie gefährlich ist Unterzeichnerstaaten, die sich stillschweigend nicht gegen das Weiße Haus aussprachen. Die Haltung Moskaus ist anders, da es eine sympathische Haltung gegenüber Teheran eingenommen hat, das als Opfer amerikanischen Verhaltens gilt. Moskau kann die unverantwortliche amerikanische Position im regionalen Rahmen zu seinem Vorteil nutzen, auch wenn dies vorerst nicht zu akzentuiert ist, weil es die Verbreitung von Atomwaffen fördern könnte. Der iranische Schritt zwingt Washington zu einer Reaktion: Wenn das Weiße Haus die Sanktionen verschärft, wird Teheran sich berechtigt fühlen, mit der Anreicherung von Uran fortzufahren, was zu einer Reihe negativer Entwicklungen im diplomatischen Szenario führt, und umgekehrt könnte sich eine tendenziellere Haltung gegenüber Verhandlungen ergeben positivere Entwicklungen auch über den regionalen Rahmen hinaus. Für Trump eine neue Herausforderung am Vorabend der Präsidentschaftserneuerungskampagne.
L'Iran contrevient à l'accord de Vienne
Le retrait unilatéral de l'accord sur le dossier nucléaire iranien par les États-Unis a entraîné les sanctions économiques auxquelles Téhéran est soumis et qui ont aggravé la crise économique déjà en cours dans le pays iranien. Les raisons de cet accord, contrées par la droite américaine et par la force de la politique étrangère d'Obama, résidaient dans le contrôle du progrès nucléaire iranien et dans la volonté d'instaurer un climat plus détendu entre les deux pays, grâce à l'amélioration économique du pays chiite. . L'avènement de Trump dans la position américaine maximale a renversé ce stratagème: la nouvelle politique de la Maison Blanche s'est opposée à l'accord jusqu'au retrait, prétendant intégrer dans les termes de l'accord la limitation des projets balistiques concernant les fusées iraniennes. Cela est en partie dû au rapprochement de Washington avec Ryad et Tel Aviv, qui continuent de considérer l'Iran comme son principal ennemi. Pour l'Arabie saoudite, il s'agit de contrer les ambitions régionales de l'Iran, tandis que pour Israël, le problème est la menace que Téhéran fait peser sur les frontières israéliennes, par le biais des milices chiites présentes au Liban. Dans ce cadre d'alliances, les États-Unis et l'actuel président ont choisi de ne pas tenir parole, sapant ainsi leur crédibilité internationale, même devant les autres signataires de l'accord: Union européenne, Russie, Chine, France, Royaume-Uni et en Allemagne. L’attitude iranienne, si nous nous limitons à une analyse qui ne concerne que la question de l’accord, a été jusqu’à présent un défi diplomatique ardu pour les États-Unis et, en partie, pour les autres signataires de l’accord, qui , selon Téhéran, ils n’ont pas fait assez pour garder Washington souscrit. Toutefois, malgré l'embargo pétrolier auquel il a été soumis, l'économie iranienne a subi de graves dommages, mais jusqu'à présent, l'Iran n'a pas contrevenu à ce qui avait été signé dans l'accord de 2015. Au contraire, la décision de ces jours marque un changement d'attitude. Iranien à propos du traitement de l'uranium, qui peut aussi préfigurer des utilisations autres que civiles. Téhéran parle d’une décision réversible à tout moment si les États-Unis allègent la pression sur l’interdiction de la vente de pétrole à laquelle l’Iran est soumis. La première intention du gouvernement iranien est de faire pression sur les pays signataires de l'accord, afin qu'ils puissent sortir de la passivité avec laquelle ils ont accepté la décision américaine. Il faut se rappeler que Washington a également exercé des pressions sur les entreprises des pays signataires, en particulier les pays européens, en interdisant explicitement les échanges commerciaux avec l'Iran, obligeant les entreprises de ces pays à renoncer aux accords commerciaux déjà signés, sous peine de déchéance du marché. États-Unis. Si nous examinons la question d’un point de vue plus général, la décision iranienne risque de déclencher la prolifération nucléaire dans la région, créant ainsi les conditions que le traité devait éviter. Le risque le plus immédiat est que l’Arabie saoudite essaie de devenir une puissance nucléaire par opposition à l’Iran, dans une situation de fort contraste entre les deux pays, avec Ryad qui s’est avéré totalement peu fiable envers les mêmes alliés américains, en particulier pour la direction. de la question de l'Etat islamique. Pour le moment, seule la France a parlé, accusant l'Iran de ne pas respecter l'accord de Vienne. Cependant, même si elle est dangereuse, la décision iranienne peut être compréhensible face au retrait unilatéral des États-Unis et à l'immobilité des autres. pays signataires, qui ne se sont pas opposés tacitement à la Maison-Blanche. La position de Moscou est différente, car elle a adopté une attitude compatissante envers Téhéran, considéré comme une victime du comportement américain. Moscou peut tirer parti de la position irresponsable de l'Amérique dans le cadre régional, même si, pour le moment, de manière pas trop accentuée, cela pourrait favoriser la prolifération nucléaire. Le mouvement iranien oblige Washington à réagir: si la Maison-Blanche accentue les sanctions, Téhéran se sentira autorisé à procéder à l'enrichissement de l'uranium, ouvrant une série d'évolutions négatives dans le scénario diplomatique, et inversement une attitude plus encline à la négociation pourrait s'ouvrir des développements plus positifs également au-delà du périmètre de la région. Pour Trump, un nouveau défi à la veille de la campagne de renouvellement du président.
Irã viola o acordo de Viena
A retirada unilateral do acordo sobre a questão nuclear iraniana pelos EUA causou as sanções econômicas às quais Teerã está sujeito e causou o agravamento de uma crise econômica já em andamento no país iraniano. As razões do acordo, opostas à direita americana, a força da política externa de Obama, residem no controle do progresso nuclear do Irã e no desejo de estabelecer um clima mais descontraído entre os dois países, através da melhoria econômica do país xiita. . O advento de Trump na posição máxima dos EUA subverteu esse esquema: a nova política da Casa Branca se opôs ao acordo até a retirada, alegando trazer nos termos do acordo a limitação de projetos balísticos sobre foguetes iranianos. Isso se deve em parte à reaproximação de Washington com Ryad e Tel Aviv, que continuam a ver o Irã como o principal inimigo. Para a Arábia Saudita, trata-se de combater as ambições regionais do Irã, enquanto para Israel o problema é a ameaça que Teerã traz para as fronteiras de Israel, por meio das milícias xiitas presentes no Líbano. Nesse quadro de alianças, os EUA, com o atual presidente, optaram por não manter a palavra dada, comprometendo sua credibilidade internacional, mesmo diante de outros signatários do acordo: União Europeia, Rússia, China, França, Reino Unido. e Alemanha. A atitude iraniana, se nos limitarmos a uma análise que se refere apenas à questão do acordo, tem sido, até agora, um duro desafio diplomático para os Estados Unidos e, em parte, também para os outros signatários do acordo, que , segundo Teerã, eles não fizeram o suficiente para manter Washington subscrito. No entanto, apesar da economia iraniana ter sofrido sérios danos devido ao embargo de petróleo a que foi submetido, o Irã até agora não violou o que foi assinado no acordo de 2015. Pelo contrário, a decisão desses dias marca uma mudança de atitude Iranianos sobre o tratamento de urânio, que também pode prefigurar usos além dos civis. Teerã fala de uma decisão reversível a qualquer momento, se os EUA aliviarem a pressão sobre a proibição da venda de petróleo a que o Irã está sujeito. A primeira intenção do governo iraniano é pressionar os países signatários do acordo, para que eles possam sair da passividade com que aceitaram a decisão americana. Deve-se lembrar que Washington também exerceu pressão sobre empresas nos países signatários, especialmente os europeus, com a proibição explícita de negociar com o Irã, forçando empresas nesses países a renunciarem a acordos comerciais já assinados, sob pena de desqualificação do mercado. EUA. Se olharmos para a questão de um ponto de vista mais amplo, a decisão iraniana corre o risco de desencadear a proliferação nuclear na região, criando as condições que o tratado precisava evitar. O risco mais imediato é que a Arábia Saudita tente se tornar uma potência nuclear em oposição ao Irã, em uma situação de forte contraste entre os dois países, com Ryad que se mostrou totalmente não confiável para os mesmos aliados americanos, especialmente para a administração. da questão do Estado Islâmico. Dos países europeus, por enquanto, apenas a França falou, acusando o Irã de não respeitar o acordo de Viena; no entanto, mesmo que perigosa, a decisão iraniana pode ser compreensível diante da retirada unilateral dos EUA e da imobilidade dos outros. países signatários, que tacitamente não se opunham à Casa Branca. A posição de Moscou é diferente, pois adotou uma atitude solidária em relação a Teerã, considerada vítima do comportamento americano. Moscou pode tirar proveito da posição americana irresponsável na estrutura regional a seu favor, mesmo que por enquanto de maneira não muito acentuada, porque poderia favorecer a proliferação nuclear. O movimento iraniano força Washington a responder: se a Casa Branca acentuar as sanções que Teerã se sentirá autorizada a prosseguir com o enriquecimento de urânio, abrindo uma série de desenvolvimentos negativos no cenário diplomático, vice-versa, uma atitude mais inclinada à negociação poderia abrir desenvolvimentos mais positivos também além do perímetro da área regional. Para Trump, um novo desafio às vésperas da campanha de renovação presidencial.
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