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venerdì 6 dicembre 2019

大西洋同盟のサミットに残された質問

最近のアトランティックアライアンスサミットでは、メンバー間の意見の相違がいくつか強調され、複数の問題が保留されています。一方で、米国が経済的側面に焦点を当て続け、戦略的および地政学的な問題を有罪にした場合、他のメンバーは同盟の本当の機能性、フランス、または興味があまりにも特有な側面に反対しているようです独身、トルコ、または旧ソビエト圏の国々のように、まだあまりにも自然に特有です。欠けていたのは、国際情勢の新たな要求に応えることができる共通のビジョンであり、したがってフランスの何らかの理由で、共通の利益に集中できる共通の方向性を引き受けることができました。テロリズムの危険性を一般的に敵として定義することは、対立するものでさえあるいくつかの実例が該当することで、ますます広まっている世界の不安定性と中国の出現である実際の危険に対する共通の行動には十分ではないようです。とりわけ、客観的な考慮事項のため、北京に対してより慎重な態度を採用すべきである。ワシントンは、危機の解決に国連をますます関与させたいという北京のアプローチを共有していませんが、特にトランプ大統領の立場で、孤立を選択しましたが、それはもはやそれを国際情勢の中心に置きません。これは、彼が経済的優先権のある道で中国を追い求め、気晴らしを引き起こした商戦に従事したかったためであり、これも彼の国際的な役割によって望まれた。これにより、中国に非常に広い機動性の余地が残され、その流動性のおかげで、大西洋同盟諸国との緊密な接触の機会を活用し、機会を創出することができました。原則として、国際的な危機管理に国連を関与させる意図を共有できる場合、中国の対談者は民主主義ではないが、中国のイスラム教徒との行動が示すように、常に留意する必要があります最も困難な独裁。残念なことに、中国のモデルはさまざまな西側の政治指導者を魅了しています。民主的な削減は、政府のより大きな自由を可能にし、制限が少ないため、より鋭い政治行動を可能にします。さらに、政治的権利の放棄と引き換えに、人々は財へのより大きなアクセスと、保証された安全保障を提供されます。これは経済界と金融界が共有する機能的なテーマです。この方向は、非民主的政治システムにおける世界的な抗議行動によって示されるように、不安定性を支持するだけであり、まさにこの理由で、大西洋同盟では、まずトルコやポーランドのような自身のメンバーに対しても反対すべきです。さらに、政治的プロジェクトがないために欧州連合が自らを追いやったという限界条件は、大西洋同盟内で必要なガイダンスを提供できる必要な議論を支持しません。フランス大統領だけが、すべての過ちを抱えて、ルールのさらなる統合と尊重を求めて同盟を揺るがそうとしました(彼がトルコに対してしたように、クルド人、闘争で西側の同盟国を襲ったと非難しました)イスラム国家に対して)。ロンドンのサミットは曖昧に終わり、本質的には何もなかったが、同盟の将来について多くの疑問を残した。戦略地政学。もちろん、軍事力は必要なままですが、将来的にだけでなく、何よりも現在の西側の理想においても、それは投影する宇宙プロジェクトなしでは小さなことです。アトランティックアライアンスの内部にはあまりにも多くの人がおり、互いに対立していることが多いため、利益について話すことはできません。平和を維持することを主な目的とした、西洋の価値と真のコラボレーションに基づく戦略的ビジョン。その結果、他のすべてが結果としてもたらされます。

الأسئلة المتبقية في قمة الحلف الأطلسي

سلطت قمة حلف الأطلسي الأخيرة الضوء على العديد من الاختلافات في الرأي بين الأعضاء وتركت أكثر من قضية واحدة معلقة. إذا استمرت الولايات المتحدة ، من ناحية ، في التركيز على الجانب الاقتصادي ، تاركة القضايا الإستراتيجية والجيوسياسية بطريقة مذنبة ، يبدو أن الأعضاء الآخرين منخرطون في وصف للوظيفة الحقيقية للتحالف ، فرنسا ، أو على الجوانب التي لا يمكن الاهتمام بها واحدة ، تركيا ، أو ، لا تزال غريبة للغاية في الطبيعة ، مثل بلدان الكتلة السوفيتية السابقة. ما كان مفقودًا هو رؤية مشتركة قادرة على الاستجابة لمتطلبات المشهد الدولي المتجددة ، وبالتالي مع بعض الأسباب الفرنسية ، واتخاذ اتجاه مشترك قادر على التركيز على المصالح المشتركة. إن تعريف خطر الإرهاب بشكل عام كعدو ، والذي تقع بموجبه عدة حالات ، حتى تلك التي تعارضها ، لا يبدو كافيًا لاتخاذ إجراء مشترك ضد الأخطار الحقيقية ، وهي عدم الاستقرار العالمي المتزايد الانتشار وظهور الصين. قبل كل شيء ، يجب اعتماد موقف أكثر حذراً تجاه بكين بسبب الاعتبارات الموضوعية. لا تشارك واشنطن مقاربة بكين المتمثلة في الرغبة في إشراك الأمم المتحدة بشكل متزايد في حل الأزمات ، ولكن ، مع رئاسة ترامب بشكل خاص ، اختارت العزلة ، التي لم تعد تضعها في قلب الساحة الدولية. هذا لأنه أراد متابعة الصين على طريق المصالح الاقتصادية ذات الأولوية ، والمشاركة في معارك تجارية ، والتي تسببت في الهاء ، والمطلوب أيضًا من خلال دوره الدولي. وقد ترك هذا الأمر هامشًا واسعًا للغاية للمناورة للصين ، والتي بفضل السيولة تمكنت من استغلال وخلق فرص للاتصال الوثيق مع دول الحلف الأطلسي. إذا كان من الممكن ، من حيث المبدأ ، تقاسم النوايا لإشراك الأمم المتحدة بشكل أكبر في إدارة الأزمات الدولية ، فيجب دائمًا أن نضع في اعتبارنا أن المحاور الصيني ليس ديمقراطية ، ولكن كما يتضح من السلوك مع المسلمين الصينيين ، دكتاتورية الأصعب. لسوء الحظ ، يسحر النموذج الصيني مختلف الزعماء السياسيين الغربيين: فالخفض الديمقراطي يسمح بحرية أكبر للحكومة ويسمح بإجراء سياسي أكثر شمولية لأنه أقل محدودية. علاوة على ذلك ، في مقابل التخلي عن الحقوق السياسية ، يُتاح للسكان إمكانية أكبر للوصول إلى السلع وأيضًا ضمان أكثر أمانًا ، وهي مواضيع وظيفية تشترك فيها الأوساط الاقتصادية والمالية. هذا الاتجاه ، كما يتضح من الاحتجاجات العالمية في الأنظمة السياسية غير الديمقراطية ، لا يحبذ سوى عدم الاستقرار ، ولهذا السبب بالتحديد يجب معارضته في حلف الأطلسي ، أولاً ضد أعضاءه مثل تركيا وبولندا أيضًا. بالإضافة إلى ذلك ، فإن الحالة الهامشية التي هبط بها الاتحاد الأوروبي ، بسبب عدم وجود مشروع سياسي ، لا تؤيد إجراء نقاش ضروري قادر على توفير التوجيه اللازم داخل الحلف الأطلسي. فقط الرئيس الفرنسي ، بكل أخطائه ، حاول أن يهز التحالف من خلال المطالبة بمزيد من التكامل واحترام أكبر للقواعد (كما فعل ضد تركيا ، والذي يُنحى عليه باللائمة في ضرب الأكراد وحلفاء الغرب في الصراع. ضد الدولة الإسلامية). لقد انتهت قمة لندن بشكل لا لبس فيه ، وبصورة أساسية ، بلا شيء ، وتركت الكثير من الأسئلة حول مستقبل التحالف الذي فقد بلا شك الكثير من قدرته على المناورة ، أولاً وقبل كل شيء سياسي ، ولكن أيضًا الجيواستراتيجي. تبقى القوة العسكرية ضرورية ، بالطبع ، لكن هذا ليس بالأمر القليل بدون مشروع فضائي للتخطيط ، ليس فقط في المستقبل ، ولكن قبل كل شيء في المثل الغربية الحالية. لا يمكننا التحدث عن المصالح لأن هناك الكثير داخل التحالف الأطلسي وغالبًا ما يتعارضون مع بعضهم البعض وعلى وجه التحديد ، يجب أن تقوم عملية حقيقية لإعادة النظر في نفس المعاهدة على رؤية استراتيجية تقوم على القيم الغربية والتعاون الحقيقي ، مع الهدف الرئيسي المتمثل في الحفاظ على السلام. كل شيء آخر يمكن أن يأتي نتيجة لذلك.

venerdì 22 novembre 2019

Le possibili conseguenze internazionali della crisi di Hong Kong

L’evoluzione delle proteste di Hong Kong porta direttamente ad una crisi tra Stati Uniti e Cina, peggiorando i rapporti bilaterali, con possibili conseguenze dirette sul piano commerciale. Il parlamento americano, infatti, è in procinto di approvare una legge relativa al rispetto dei diritti umani nell’ex colonia britannica. Senza la garanzia del rispetto dei diritti umani gli USA sanzioneranno Hong Kong e la sua economia che gode di uno status speciale con Washington. Questa legge prevede, infatti, una revisione periodica di questo status particolare, connesso a vantaggi economici, nel caso della violazione di diritti umani ed anche sanzioni contro le autorità di Hong Kong e della Cina, oltre al divieto di vendita da parte di aziende statunitensi di prodotti che possano essere usati nella repressione delle manifestazioni, come proiettili di gomma o pistole elettriche. Pechino ha reagito a parole in modo molto duro all’eventualità che questa legge entri in vigore,  ma nella pratica la minaccia si è limitata a non meglio precisate sanzioni, dimostrando di non avere previsto l’intensità dell’iniziativa americana. La Cina ha già da tempo accusato gli americani di fomentare le proteste di Hong Kong, ma una simile intromissione nella propria politica interna non è mai avvenuta e nonostante l’impreparazione iniziale Pechino non si può limitare a subire passivamente l’azione di Washington; tuttavia il governo cinese si trova in situazione molto scomoda, Hong Kong ha una ribalta mediatica che non può consentire impunemente le repressioni che la Cina ha inflitto ai musulmani cinesi, anche se l’intenzione di risolvere la questione andrebbe in quel senso. Per la Cina è senz’altro una situazione nuova, perchè non ha la piena libertà d’azione su di un territorio, che, seppure con un diverso ordinamento, fa parte della sua sovranità. Appare impossibile non rilevare come Pechino abbia gestito male la situazione prima delle proteste oltre che nella fase attuale, segno di una improvvisazione che denota una reale incapacità di muoversi al di fuori dei confini della Cina continentale, protetti dalle regole del sistema dittatoriale vigente. La situazione potrebbe essere risolta soltanto con il dialogo, ma ciò significherebbe una sorta di cedimento del governo centrale di fronte agli altri oppositori presenti nel continente e potrebbe aprire concrete possibilità perfino l’area della dissidenza. Poi c’è la questione economica, che finora è stata il primo pensiero dei governanti cinesi: il loro dilemma è se sacrificare la crescita economica alla solidità politica o viceversa. Se l’occidente, che è la parte ricca delpianeta, ha finora non troppo contestato le repressioni dei musulmani, con Hong Kong non potrà avere un atteggiamento analogo e la spirale negativa che rischia di innescarsi, come conseguenza delle sanzioni e della censura contro la Cina, potrà porre il problema per Pechino verso quale parte orientarsi. Può essere credibile la situazione di una Cina che mantiene il suo ordine su Hong Kong, attraverso repressioni violente, ma che nel  contempo non è sanzionata nell’aspetto economico? Questa situazione sembra impossibile, anche perchè è impossibile che gli Stati Uniti non sfruttino una tale occasione dove Pechino si è infilata da sola. Comunque agisca la Cina perderà qualcosa ed a Washignton ne sono ben consapevoli: per gli USA, la vicenda di Hong Kong può essere un modo per un ridimensionamento della Cina, sopratutto in Occidente, dove Pechino, tramite investimenti massicci, sta tentando di insidiare l’influenza americana. D’altro canto è pure vero che le democrazie occidentali prendano atto che la controparte cinese è governata da un sistema totalmente incompatibile con i loro valori e soprassedere su una repressione in un territorio che fino a poco tempo prima  era una democrazia deve indurre a ragionamenti e riflessioni che possono oltrepassare la convenienza economica. Attraverso questi temi gli Stati Uniti potranno fare pressione sugli stati occidentali e specialmente europei per operare una strategia di contrasto alla Cina a livello internazionale. Per questo Hong Kong significherà molto per gli equilibri globali.

The possible international consequences of the Hong Kong crisis

The evolution of the Hong Kong protests leads directly to a crisis between the United States and China, worsening bilateral relations, with possible direct commercial consequences. The American parliament, in fact, is in the process of approving a law concerning respect for human rights in the former British colony. Without the guarantee of respect for human rights, the US will sanction Hong Kong and its economy which enjoys a special status with Washington. This law provides, in fact, a periodic review of this particular status, connected to economic advantages, in the case of the violation of human rights and also sanctions against the authorities of Hong Kong and China, in addition to the prohibition of sales by US companies of products that can be used in repression of demonstrations, such as rubber bullets or electric guns. Beijing reacted in words very hard to the eventuality that this law comes into force, but in practice the threat has been limited to unspecified sanctions, showing that it did not foresee the intensity of the American initiative. China has long accused the Americans of fomenting the protests in Hong Kong, but such an interference in their domestic politics has never happened and despite the initial lack of preparation, Beijing cannot be limited to passively suffer Washington's action; however, the Chinese government is in a very uncomfortable situation, Hong Kong has a media spotlight that cannot allow the repression that China has inflicted on Chinese Muslims with impunity, even if the intention to resolve the issue would be in that sense. For China it is undoubtedly a new situation, because it does not have full freedom of action on a territory, which, although with a different order, is part of its sovereignty. It seems impossible not to notice how Beijing has badly managed the situation before the protests as well as in the current phase, a sign of an improvisation that denotes a real inability to move outside the borders of mainland China, protected by the rules of the current dictatorial system. The situation could only be resolved through dialogue, but this would mean a sort of collapse of the central government in the face of other opponents present on the continent and could even open concrete possibilities for the area of ​​dissidence. Then there is the economic question, which until now has been the first thought of the Chinese rulers: their dilemma is whether to sacrifice economic growth to political solidity or vice versa. If the West, which is the rich part of the planet, has so far not too disputed the repressions of the Muslims, with Hong Kong it will not be able to have a similar attitude and the negative spiral that risks triggering, as a result of sanctions and censorship against China , will be able to pose the problem for Beijing towards which side to orientate. Can the situation of a China that maintains its order on Hong Kong, through violent repression, but at the same time not be sanctioned in the economic aspect be credible? This situation seems impossible, also because it is impossible for the United States not to take advantage of such an occasion where Beijing has slipped by itself. However China is acting, it will lose something and in Washignton they are well aware of it: for the USA, the story of Hong Kong can be a way of reducing China, especially in the West, where Beijing, through massive investments, is trying to undermine the American influence. On the other hand, it is also true that the Western democracies take note that the Chinese counterpart is governed by a system totally incompatible with their values ​​and postpone a repression in a territory that until recently was a democracy must lead to reasoning and reflections that can go beyond economic convenience. Through these themes, the United States will be able to put pressure on Western and especially European states to implement a strategy to combat China internationally. This is why Hong Kong will mean a lot to global balances.

Las posibles consecuencias internacionales de la crisis de Hong Kong

La evolución de las protestas de Hong Kong conduce directamente a una crisis entre Estados Unidos y China, empeorando las relaciones bilaterales, con posibles consecuencias comerciales directas. El parlamento estadounidense, de hecho, está en proceso de aprobar una ley sobre el respeto de los derechos humanos en la antigua colonia británica. Sin la garantía del respeto de los derechos humanos, Estados Unidos sancionará a Hong Kong y su economía, que goza de un estatus especial con Washington. Esta ley proporciona, de hecho, una revisión periódica de este estado particular, relacionado con las ventajas económicas, en el caso de la violación de los derechos humanos y también sanciones contra las autoridades de Hong Kong y China, además de la prohibición de ventas por parte de compañías estadounidenses de Productos que pueden utilizarse para la represión de manifestaciones, como balas de goma o pistolas eléctricas. Beijing reaccionó con palabras muy duras ante la eventualidad de que esta ley entre en vigor, pero en la práctica la amenaza se ha limitado a sanciones no especificadas, lo que demuestra que no preveía la intensidad de la iniciativa estadounidense. China ha acusado durante mucho tiempo a los estadounidenses de fomentar las protestas en Hong Kong, pero tal interferencia en su política interna nunca ha sucedido y, a pesar de la falta inicial de preparación, Beijing no puede limitarse a sufrir pasivamente la acción de Washington; sin embargo, el gobierno chino se encuentra en una situación muy incómoda, Hong Kong tiene una atención mediática que no puede permitir la represión que China ha infligido a los musulmanes chinos con impunidad, incluso si la intención de resolver el problema fuera en ese sentido. Para China, sin duda, es una situación nueva, porque no tiene plena libertad de acción en un territorio que, aunque con un orden diferente, es parte de su soberanía. Parece imposible no darse cuenta de cómo Beijing ha manejado mal la situación antes de las protestas, así como en la fase actual, una señal de una improvisación que denota una incapacidad real para salir de las fronteras de China continental, protegida por las reglas del sistema dictatorial actual. La situación solo podría resolverse mediante el diálogo, pero esto significaría una especie de colapso del gobierno central frente a otros opositores presentes en el continente e incluso podría abrir posibilidades concretas para el área de disidencia. Luego está la cuestión económica, que hasta ahora ha sido el primer pensamiento de los gobernantes chinos: su dilema es si sacrificar el crecimiento económico a la solidez política o viceversa. Si Occidente, que es la parte rica del planeta, hasta ahora no ha disputado demasiado las represiones de los musulmanes, con Hong Kong no podrá tener una actitud similar y la espiral negativa que corre el riesgo de desencadenarse, como resultado de las sanciones y la censura contra China , será capaz de plantear el problema para Beijing hacia qué lado orientarse. ¿Puede la situación de una China que mantiene su orden en Hong Kong, a través de la represión violenta, pero al mismo tiempo no ser sancionada en el aspecto económico ser creíble? Esta situación parece imposible, también porque es imposible que Estados Unidos no aproveche una ocasión en la que Beijing se ha resbalado por sí misma. Sin embargo, China está actuando, perderá algo y en Washignton lo saben: para Estados Unidos, la historia de Hong Kong puede ser una forma de reducir el tamaño de China, especialmente en Occidente, donde Beijing, a través de inversiones masivas, está tratando de socavar Influencia americana. Por otro lado, también es cierto que las democracias occidentales toman nota de que la contraparte china se rige por un sistema totalmente incompatible con sus valores y pospone una represión en un territorio que hasta hace poco era una democracia que debe conducir al razonamiento y reflexiones que pueden ir más allá de la conveniencia económica. A través de estos temas, Estados Unidos podrá presionar a los estados occidentales y especialmente a los europeos para que implementen una estrategia para combatir a China internacionalmente. Es por eso que Hong Kong significará mucho para los equilibrios globales.

Die möglichen internationalen Folgen der Hongkong-Krise

Die Entwicklung der Proteste in Hongkong führt unmittelbar zu einer Krise zwischen den Vereinigten Staaten und China, die die bilateralen Beziehungen verschlechtert und möglicherweise unmittelbare wirtschaftliche Folgen hat. Das amerikanische Parlament ist in der Tat dabei, ein Gesetz über die Achtung der Menschenrechte in der ehemaligen britischen Kolonie zu verabschieden. Ohne die Garantie der Achtung der Menschenrechte werden die USA Hongkong und seine Wirtschaft sanktionieren, die in Washington einen Sonderstatus genießt. Dieses Gesetz sieht in der Tat eine regelmäßige Überprüfung dieses besonderen Status vor, die mit wirtschaftlichen Vorteilen im Falle der Verletzung der Menschenrechte und auch mit Sanktionen gegen die Behörden von Hongkong und China verbunden ist, zusätzlich zum Verkaufsverbot von US - amerikanischen Unternehmen Produkte, die zur Unterdrückung von Demonstrationen verwendet werden können, wie Gummigeschosse oder Elektrogewehre. Peking reagierte mit Worten sehr heftig auf den Fall, dass dieses Gesetz in Kraft treten würde, aber in der Praxis beschränkte sich die Bedrohung auf nicht näher festgelegte Sanktionen und zeigte, dass die Intensität der amerikanischen Initiative nicht vorhergesehen wurde. China hat die Amerikaner lange Zeit beschuldigt, die Proteste in Hongkong angefacht zu haben, aber eine solche Einmischung in ihre Innenpolitik ist nie eingetreten, und Peking kann trotz anfänglicher mangelnder Vorbereitung nicht darauf beschränkt werden, Washingtons Aktionen passiv zu erleiden. Die chinesische Regierung befindet sich jedoch in einer sehr unangenehmen Situation. Hongkong verfügt über ein Medienrampenlicht, das die Unterdrückung, die China den chinesischen Muslimen ungestraft auferlegt hat, nicht zulässt, selbst wenn die Absicht, das Problem zu lösen, in diesem Sinne wäre. Für China ist es zweifellos eine neue Situation, da es nicht die volle Handlungsfreiheit auf einem Territorium hat, das, obwohl es eine andere Ordnung hat, Teil seiner Souveränität ist. Es scheint unmöglich, nicht zu bemerken, wie schlecht Peking die Situation vor den Protesten und in der gegenwärtigen Phase gemeistert hat, ein Zeichen einer Improvisation, die eine echte Unfähigkeit anzeigt, sich außerhalb der Grenzen des chinesischen Festlandes zu bewegen, geschützt durch die Regeln des gegenwärtigen diktatorischen Systems. Die Situation könnte nur durch einen Dialog gelöst werden, aber dies würde eine Art Zusammenbruch der Zentralregierung gegenüber anderen auf dem Kontinent anwesenden Gegnern bedeuten und könnte sogar konkrete Möglichkeiten für den Bereich der Meinungsverschiedenheiten eröffnen. Dann ist da die wirtschaftliche Frage, an die die chinesischen Machthaber bis jetzt als erstes gedacht haben: Ihr Dilemma ist, ob das Wirtschaftswachstum der politischen Solidität geopfert werden soll oder umgekehrt. Wenn der Westen, der der reiche Teil des Planeten ist, die Repressionen der Muslime bisher nicht zu bestritten hat, wird er mit Hongkong keine ähnliche Haltung und die negative Spirale haben können, die durch Sanktionen und Zensur gegen China ausgelöst werden könnte , wird in der Lage sein, Peking vor das Problem zu stellen, auf welche Seite es sich zu richten gilt. Kann die Situation eines China glaubwürdig sein, das durch gewaltsame Unterdrückung seine Ordnung in Hongkong aufrechterhält, aber gleichzeitig wirtschaftlich nicht sanktioniert werden kann? Diese Situation scheint unmöglich, auch weil es für die Vereinigten Staaten unmöglich ist, einen solchen Anlass, bei dem Peking von selbst ausgerutscht ist, nicht zu nutzen. Wie auch immer China handelt, es wird etwas verlieren und in Washignton sind sie sich dessen bewusst: Für die USA kann die Geschichte von Hongkong ein Weg sein, China zu verkleinern, insbesondere im Westen, wo Peking durch massive Investitionen versucht, das zu untergraben Amerikanischer Einfluss. Andererseits stimmt es auch, dass die westlichen Demokratien zur Kenntnis nehmen, dass das chinesische Gegenstück von einem System regiert wird, das mit ihren Werten völlig unvereinbar ist, und eine Unterdrückung in einem Gebiet aufschieben, das bis vor kurzem eine Demokratie gewesen ist, die zu Überlegungen führen muss und Überlegungen, die über die wirtschaftliche Zweckmäßigkeit hinausgehen können. Durch diese Themen werden die Vereinigten Staaten in der Lage sein, Druck auf westliche und insbesondere europäische Staaten auszuüben, um eine Strategie zur internationalen Bekämpfung Chinas umzusetzen. Aus diesem Grund wird Hongkong für die globalen Bilanzen eine Menge bedeuten.

Les conséquences internationales possibles de la crise de Hong Kong

L'évolution des manifestations à Hong Kong conduit directement à une crise entre les États-Unis et la Chine, qui détériore les relations bilatérales et peut avoir des conséquences commerciales directes. En fait, le parlement américain est en train d’approuver une loi sur le respect des droits de l’homme dans l’ancienne colonie britannique. Sans la garantie du respect des droits de l'homme, les États-Unis sanctionneront Hong Kong et son économie, qui jouit d'un statut spécial avec Washington. Cette loi prévoit en effet un réexamen périodique de ce statut particulier, lié à des avantages économiques, en cas de violation des droits de l'homme, ainsi que des sanctions à l'encontre des autorités de Hong Kong et de la Chine, ainsi que l'interdiction de vente par des sociétés américaines. des produits pouvant être utilisés pour la répression de manifestations, tels que des balles en caoutchouc ou des pistolets électriques. Beijing a très mal réagi à l'éventualité de l'entrée en vigueur de cette loi, mais dans la pratique, la menace s'est limitée à des sanctions indéterminées, ce qui montre qu'elle ne prévoyait pas l'intensité de l'initiative américaine. La Chine a longtemps accusé les Américains d'avoir fomenté les manifestations à Hong Kong, mais une telle ingérence dans leur politique intérieure n'a jamais eu lieu et malgré le manque de préparation initial, Pékin ne peut se limiter à subir passivement l'action de Washington; Cependant, le gouvernement chinois est dans une situation très inconfortable. Hong Kong a une lumière médiatique qui ne peut permettre la répression que la Chine inflige impunément aux musulmans chinois, même si l'intention de résoudre le problème serait dans ce sens. Pour la Chine, il s'agit sans aucun doute d'une situation nouvelle, car elle ne jouit pas d'une totale liberté d'action sur un territoire qui, bien que d'un ordre différent, fait partie de sa souveraineté. Il semble impossible de ne pas remarquer à quel point Pékin a mal géré la situation avant les manifestations ainsi que dans la phase actuelle, signe d'une improvisation dénotant une réelle incapacité à sortir des frontières de la Chine continentale, protégée par les règles du système dictatorial actuel. La situation ne pourrait être résolue que par le dialogue, mais cela signifierait une sorte d'effondrement du gouvernement central face aux autres opposants présents sur le continent et pourrait même ouvrir des possibilités concrètes pour la zone de dissidence. Vient ensuite la question économique, qui jusqu’à présent a été la première pensée des dirigeants chinois: leur dilemme est de savoir si la croissance économique doit être sacrifiée à la solidité politique ou inversement. Si l'Occident, qui est la partie la plus riche de la planète, n'a pas jusqu'à présent trop contesté les répressions contre les musulmans, il ne sera pas possible à Hong Kong d'avoir une attitude similaire et la spirale négative qui risque de déclencher, à la suite de sanctions et de censure contre la Chine , sera en mesure de poser le problème pour Beijing vers quel côté orienter. La situation d'une Chine qui maintient son ordre sur Hong Kong par le biais d'une répression violente sans pour autant être sanctionnée du point de vue économique peut-elle être crédible? Cette situation semble impossible, notamment parce qu'il est impossible pour les États-Unis de ne pas profiter d'une telle occasion où Pékin a échoué. Quelque soit l’action de la Chine, elle perdra quelque chose et elle est bien consciente à Washignton: pour les États-Unis, l’histoire de Hong Kong peut être un moyen de réduire la taille de la Chine, en particulier dans les pays occidentaux, où Pékin tente, par des investissements massifs, de saper le Influence américaine. D'autre part, il est également vrai que les démocraties occidentales constatent que la contrepartie chinoise est régie par un système totalement incompatible avec leurs valeurs et reportent une répression sur un territoire qui était jusque-là une démocratie doit conduire à des raisonnements des réflexions qui peuvent aller au-delà de la commodité économique. Grâce à ces thèmes, les États-Unis pourront faire pression sur les États occidentaux, et en particulier européens, pour qu'ils mettent en œuvre une stratégie de lutte contre la Chine à l'échelle internationale. C’est pourquoi Hong Kong aura une grande incidence sur les équilibres mondiaux.