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mercoledì 8 gennaio 2020

لم يعد بإمكان أوروبا أن تقتصر على العمل الدبلوماسي على الساحة الدولية

إن العمل العسكري الأمريكي الأخير ، على الأراضي العراقية ، لا يمثل سوى الحلقة الأخيرة من التطور العالمي للسياسة الدولية ، والذي ينتقل من الاستخدام البارز للمرحلة الدبلوماسية إلى المرحلة العسكرية ، وهو نتيجة منطقية للتخلي عن رؤية ، في الواقع ، فوق الوطنية وخاصة على حل الأزمة. لقد انتقل تأكيد المصالح الخاصة على المصالح العامة من التطبيق إلى السياسة الداخلية ، وقبل كل شيء بفضل الرؤى السياسية ذات السيادة والمتعلقة بحقائق محددة يمكن تحديدها جيدًا على المستوى الإقليمي ، والسياسة الخارجية مع طرائق حل النزاعات من خلال المصالح الخاصة للبلدان الثالثة فيما يتعلق بالمصالح الخاصة لكيانات الدولة الفردية ، التي ليس لديها إمكانية حل مستقل للمشكلة الطارئة. القضية الأكثر وضوحا ، من بين العديد من الحاضرين على الساحة الدولية ، كانت القضية السورية حيث تمكنت الحكومة في السلطة ، على الرغم من التعبير عن الديكتاتورية ، من حل مشاكلها بفضل دعم روسيا وإيران ، التي تدخلت لحماية المصالح الجيوسياسية الخاصة. وأحدث وأحدث الحالات هي حالة ليبيا ، حيث يتم دعم الفصيلين المتحاربين من قبل أطراف خارجية ، من خلال استخدام القوة ، استبدلوا عملياً الدول المرجعية ، لأن هذه كانت تقتصر على عمل دبلوماسي ، غير كافية ضد التدخلات العسكرية. يبدو أن التوجه نحو هذه الحلول والتدخلات هو طريق تسلكه القوى العظمى ، فهو الآن موقف عالمي تقريبًا يجب الاعتراف به دون تأخير ، إذا كنت لا تزال ترغب في الحصول على دور ذي صلة في السيناريو الدولي. هذا صحيح بالنسبة للمنظمات التي تتجاوز الحدود الوطنية مثل الاتحاد الأوروبي والمنظمات الدولية مثل الأمم المتحدة. فيما يتعلق بأوروبا ، من الواضح أنه لم يعد كافياً السعي لتصدير نموذج ديمقراطي من خلال قيم الفرد ومع الممارسة الدبلوماسية فقط ، وهذا غير كافٍ أيضًا لحماية مصالح الفرد على الساحة الدولية ، وكذلك لتجنب الأزمات. الإنسانية. لدى الدول الأوروبية ، بشكل فردي ، قوة مساومة منخفضة للغاية ، من بين أشياء أخرى ، هذا هدف رئيسي للحلفاء والولايات المتحدة الأمريكية والمعارضين ، وروسيا ، ولا حتى الدول الأكثر أهمية مثل ألمانيا وفرنسا يمكنها معارضة إستراتيجية صالحة لهذه الحالة إذا يتصرفون وحدهم. إن الافتقار إلى الأهداف المشتركة ، في إطار تنظيمي غير كافٍ ، يضع الاتحاد الأوروبي في حالة من الدونية فيما يتعلق بالتحديات الحالية وفي موقف الدونية فيما يتعلق بالجهات الفاعلة الدولية التي اجتازت المرحلة الدبلوماسية لحل الأزمات. غياب السياسة الخارجية المشتركة هو أول نقطة ضعف استمرت لسنوات دون حلها. الوضع الحالي لم يأت فجأة ، لكنه تطور بمرور الوقت ، والذي تسارع فقط بطريقة يمكن التنبؤ بها. إن حقيقة أن أعضاء الاتحاد منقسمون بشأن المسائل الأساسية وأن بروكسل لا تملك الأدوات اللازمة لاتخاذ إجراءات حازمة ، مثل الجيش الأوروبي المشترك ، يدل فقط على عدم كفاية عمليات صنع القرار ، وهو الآن غير مناسب وبطيء للغاية في الاستجابة لاحتياجات سيناريو العالم. لم تعد القوة الاقتصادية وحدها تبرر دورًا دبلوماسيًا بارزًا ، وفي الواقع ، الأدوات والمهارات اللازمة لممارسة الصلاحيات التي يفتقر إليها اللاعبون الدوليون ، فالقطاع الاقتصادي هو الذي يسجل الخسائر الأكثر إلحاحًا. في سياق يكون فيه إمداد الطاقة أحد أهم السيناريوهات ، لكن حيث تكون مسألة الترحيل خاضعة أيضًا للتحكم والابتزاز ، فإن عدم القدرة على الادعاء بأن دورها العالمي يسبب انتكاسة للأهمية والأهمية ، التي لا يمكن أن تفشل لتعكس أسباب تغيير الأرصدة الداخلية. لذلك ، يتعين على أوروبا أن تستعجل لاستعادة الأرض المفقودة ، تاركًا الدول والحكومات المتشككة جانباً ، وكذلك البدء في التفكير في دستور ذي تكامل متغير قائم على أهداف مشتركة ، دون إضاعة الوقت والموارد مع أعضاء غير مقتنعين و تعاونية حول تكامل أكبر ، حتى تخيل معايير العضوية المتغيرة بعمق ، وتحديداً في تلبية الاحتياجات الدولية الجديدة. العمل الدبلوماسي وحده لا يضمن ، في الوقت الحالي ولمن يعرف مقدار الأهمية الدولية الكافية ، من ناحية أخرى حتى منظمات مثل حلف الأطلسي ، عفا عليها الزمن في هذه اللحظة: هناك حاجة إلى حكم ذاتي قاري يبدو ضروريًا بشكل متزايد لممارسة تذهب إلى ما وراء الحدود فقط لحمايتهم.

martedì 7 gennaio 2020

La politica sconsiderata di Trump

L’attentato al generale iraniano, se inquadrato nella azione politica di Trump, pur nella sua evidente gravità, può senz’altro rientrare nelle modalità anomale di gestione del potere che sono state avviate dalla elezione dell’attuale inquilino della Casa Bianca. La presidenza Trump si è distinta per avere infranto tutti gli schemi che la gestione del potere della più importante potenza mondiale ha richiesto nella sua storia. Se è vero che l’azione iraniana stava diventando sempre più invadente e spregiudicata è altrettanto vero, che la scelta per contrastarla non è stata quella diplomatica, abbandonata da subito con il ritiro unilaterale dal trattato sul nucleare iraniano, ma con una scelta di campo che è stata troppo condizionata da Israele e dagli alleati inaffidabili delle monarchie saudite. Il confronto tra USA ed Iran stava procedendo nella dimensione di un conflitto a bassa intensità e di tipo asimmetrico, cioè mai affidato in modo chiaro e nominale ad elementi dei rispettivi stati. La decisione di infrangere le norme del diritto internazionale, colpendo un esponente ufficiale del paese iraniano sul territorio di una nazione terza, senza avvertire le istituzioni irakene, rappresenta un atto di guerra non solo verso Teheran ma ancheuna palese violazione contro Bagdad. Se il  diritto internazionale è stato violato con le modalità tipiche di una entità dittatoriale, dal punto di vista politico ancora peggio sono state le minacce di colpire i siti culturali, evidenziando la mancanza di conoscenza della normativa stabilita dalla Convenzione dell’Aja sui crimini di guerra: un elemento non irrilevante per chi ricopre la carica di presidente degli Stati Uniti. Occorre poi rilevare lo sgarbo verso gli alleati, con la mancata comunicazione dell’azione, che, oltre ad avere un alto valore politico, potrebbe avere anche un effetto pratico in caso di ritorsione immediata, che fortunatamente non c’è stata, verso gli alleati degli Stati Uniti.  La prima conseguenza è quella di avere vanificato anni di impegno in Irak: come richiesto dal parlamento irakeno le truppe americane e le loro basi non sono più bene accettate  ciòlascia campo libero a Teheran, ma anche ad una ripresa del terrorismo grazie alla presenza latente dello Stato islamico, mai del tutto sconfitto. Come potrà evolvere la situazione? Teheran ha già deciso di dotarsi dell’arma nucleare e l’attentato al suo generale gli fornisce il via libera per rivendicare apertamente questa intenzione, verso cui il paese iraniano era già stato indirizzato a causa delle sanzioni americane. Sul fronte interno, l’atto americano è riuscito a sopire i contrasti interni, annullando, di fatto, i malumori economici e le dimostrazioni di piazza e rendendo, quindi, impraticablie la strada dell’appoggio alle opposizioni. Dal punto di vista militarela Repubblica Islamica  è costretta ad un atto di ritorsione per non dimostrarsi come soggetto debole, sopratutto nell’ottica del mantenimento del prestigio come potenza regionale.  A questo proposito l’intenzione dichiarata dalla guida suprema del paese è che le rappresaglie siano compiute da forze regolari iraniane e non da milizie fiancheggiatrici, se questo proposito dovesse essere attuato l’escalation che ne conseguirà potrebbe portare veramente ad un nuovo conflitto mondiale. Comunque vada a finire la tattica di Trump si è rivelata un fallimento, come ogni volta che si compie un uso così sconsiderato della violenza. Appare anche importante analizzare, seppure sommariamente, le possibili ragioni di un atto così sconsiderato: la vicinanza delle elezioni presidenziali, unite al procedimento di messa in stato di accusa del presidente americano, potrebbero avere provocato l’attuazione di una strategia estrema, che mette in evidenza, oltre al fatto dell’assoluta inadeguatezza nel ruolo della massima carica americana, anche la totale confusione e, forse, disperazione, di una personalità dove il culto per se stesso ha travisato ogni possibile ragionevolezza. Il corpo elettorale americano avrà prossimamente la possibilità di non vedere ricadere su se stesso una responsabilità terribile. Nel frattempo è necessario che tutte le diplomazie mondiali, non conatagiate dalla follia e dalla falsa onnipotenza si adoperino per evitare la catastrofe.

Trump's reckless policy

The attack on the Iranian general, if framed in Trump's political action, despite its evident gravity, can certainly fall within the anomalous ways of managing power that have been initiated since the election of the current tenant of the White House. The Trump presidency has distinguished itself for having broken all the schemes that the management of power by the most important world power has required in its history. If it is true that Iranian action was becoming increasingly intrusive and open-minded it is equally true, that the choice to counter it was not the diplomatic one, abandoned immediately with the unilateral withdrawal from the Iranian nuclear treaty, but with a field choice that it has been too conditioned by Israel and the unreliable allies of the Saudi monarchies. The confrontation between the USA and Iran was proceeding in the dimension of a low intensity and asymmetric conflict, that is, never entrusted in a clear and nominal way to elements of the respective states. The decision to break the rules of international law, striking an official of the Iranian country on the territory of a third country, without warning the Iraqi institutions, represents an act of war not only towards Tehran but also a blatant violation against Baghdad. If international law has been violated in the manner typical of a dictatorial entity, from a political point of view, threats to hit cultural sites have been even worse, highlighting the lack of knowledge of the legislation established by the Hague Convention on war crimes : a not insignificant element for those who hold the position of President of the United States. It is also necessary to point out the disgrace towards the allies, with the failure to communicate the action, which, in addition to having a high political value, could also have a practical effect in case of immediate retaliation, which fortunately did not exist, towards the allies of the United States. The first consequence is that of having wiped out years of commitment in Iraq: as requested by the Iraqi parliament, American troops and their bases are no longer well accepted, which leaves Tehran free field, but also to a resumption of terrorism thanks to the latent presence of the state Islamic, never completely defeated. How will the situation evolve? Tehran has already decided to equip itself with the nuclear weapon and the attack on its general gives him the go-ahead to openly claim this intention, to which the Iranian country had already been directed due to the American sanctions. On the domestic front, the American act managed to quell internal conflicts, effectively canceling the economic discontents and street demonstrations and thus making the way of support for the opposition impracticable. From a military point of view, the Islamic Republic is forced to retaliate in order not to prove itself as a weak subject, especially with a view to maintaining prestige as a regional power. In this regard, the intention declared by the country's supreme leader is that the reprisals are carried out by regular Iranian forces and not by flanking militias, if this aim were to be implemented the escalation that will ensue could truly lead to a new world conflict. Whatever happens, Trump's tactic has proven to be a failure, as every time such reckless use of violence is made. It is also important to analyze, albeit briefly, the possible reasons for such a reckless act: the proximity of the presidential elections, combined with the accusation of the American president, could have led to the implementation of an extreme strategy, which puts evidence, in addition to the fact of the absolute inadequacy in the role of the highest American office, also the total confusion and, perhaps, desperation, of a personality where the cult for itself has distorted every possible reasonableness. The American electoral body will soon have the possibility of not seeing a terrible responsibility fall on itself. In the meantime, it is necessary that all world diplomacies, not affected by madness and false omnipotence, work to avoid catastrophe.

La política imprudente de Trump

El ataque contra el general iraní, si se enmarca en la acción política de Trump, a pesar de su evidente gravedad, ciertamente puede caer dentro de las formas anómalas de gestión del poder que se han iniciado desde la elección del actual inquilino de la Casa Blanca. La presidencia de Trump se ha distinguido por haber roto todos los esquemas que la gestión del poder por parte de la potencia mundial más importante ha requerido en su historia. Si es cierto que la acción iraní se estaba volviendo cada vez más intrusiva y de mente abierta, es igualmente cierto, que la opción de contrarrestarla no fue la diplomática, abandonada inmediatamente con la retirada unilateral del tratado nuclear iraní, sino con una elección de campo que ha sido demasiado condicionado por Israel y los aliados poco confiables de las monarquías sauditas. La confrontación entre EE. UU. E Irán se desarrollaba en la dimensión de un conflicto asimétrico y de baja intensidad, es decir, nunca se confiaba de manera clara y nominal a elementos de los respectivos estados. La decisión de romper las reglas del derecho internacional, golpear a un funcionario del país iraní en el territorio de un tercer país, sin advertir a las instituciones iraquíes, representa un acto de guerra no solo contra Teherán, sino también una violación flagrante contra Bagdad. Si el derecho internacional ha sido violado de la manera típica de una entidad dictatorial, desde un punto de vista político, las amenazas de golpear sitios culturales han sido aún peores, lo que pone de relieve la falta de conocimiento de la legislación establecida por la Convención de La Haya sobre crímenes de guerra : un elemento no insignificante para quienes ocupan el cargo de Presidente de los Estados Unidos. También es necesario señalar la desgracia hacia los aliados, con la falta de comunicación de la acción, que, además de tener un alto valor político, también podría tener un efecto práctico en caso de represalias inmediatas, que afortunadamente no existieron, hacia los aliados. de los Estados Unidos La primera consecuencia es la de haber anulado años de compromiso en Irak: como lo solicitó el parlamento iraquí, las tropas estadounidenses y sus bases ya no son bien aceptadas, lo que deja a Teherán en libertad, sino también a la reanudación del terrorismo gracias a la presencia latente del Estado. Islámico, nunca completamente derrotado. ¿Cómo evolucionará la situación? Teherán ya ha decidido equiparse con el arma nuclear y el ataque a su general le da el visto bueno para reclamar abiertamente esta intención, a lo que el país iraní ya había sido dirigido debido a las sanciones estadounidenses. En el frente interno, la ley estadounidense logró sofocar los conflictos internos, cancelando efectivamente los descontentos económicos y las manifestaciones callejeras y haciendo que el camino de apoyo a la oposición sea impracticable. Desde el punto de vista militar, la República Islámica se ve obligada a tomar represalias para no demostrar ser un sujeto débil, especialmente con el fin de mantener el prestigio como potencia regional. En este sentido, la intención declarada por el líder supremo del país es que las represalias sean llevadas a cabo por las fuerzas iraníes regulares y no por las milicias que lo flanquean, si este objetivo se implementara, la escalada que se produciría realmente podría conducir a un nuevo conflicto mundial. Pase lo que pase, la táctica de Trump ha demostrado ser un fracaso, ya que cada vez que se hace un uso tan imprudente de la violencia. También es importante analizar, aunque sea brevemente, las posibles razones de un acto tan temerario: la proximidad de las elecciones presidenciales, combinada con la acusación del presidente estadounidense, podría haber llevado a la implementación de una estrategia extrema, que pone evidencia, además del hecho de la insuficiencia absoluta en el papel del más alto cargo estadounidense, también la confusión total y, tal vez, la desesperación, de una personalidad en la que el culto en sí ha distorsionado toda razonabilidad posible. El cuerpo electoral estadounidense pronto tendrá la posibilidad de no ver caer una terrible responsabilidad sobre sí mismo. Mientras tanto, es necesario que todas las diplomacias mundiales, no afectadas por la locura y la falsa omnipotencia, trabajen para evitar una catástrofe.

Trumps rücksichtslose Politik

Der Angriff auf den iranischen General, wenn er trotz seiner offensichtlichen Schwere in Trumps politischem Handeln verankert ist, kann sicherlich in die ungewöhnlichen Formen der Machtverwaltung fallen, die seit der Wahl des derzeitigen Pächters des Weißen Hauses eingeleitet wurden. Die Trump-Präsidentschaft hat sich durch die Aufhebung aller Pläne auszeichnet, die die Verwaltung der Macht durch die wichtigste Weltmacht in ihrer Geschichte erforderlich gemacht hat. Wenn es wahr ist, dass das iranische Vorgehen immer aufdringlicher und aufgeschlossener wurde, ist es ebenso wahr, dass die Entscheidung, dem entgegenzuwirken, nicht die diplomatische Entscheidung war, die sofort mit dem einseitigen Rückzug aus dem iranischen Atomvertrag aufgegeben wurde, sondern mit einer vor Ort getroffenen Entscheidung es wurde von Israel und den unzuverlässigen Verbündeten der saudischen Monarchien zu konditioniert. Die Konfrontation zwischen den USA und dem Iran vollzog sich in der Dimension eines schwachen und asymmetrischen Konflikts, der nie in eindeutiger und nomineller Weise Elementen der jeweiligen Staaten anvertraut wurde. Die Entscheidung, gegen die Regeln des Völkerrechts zu verstoßen und einen Beamten des iranischen Staates auf dem Territorium eines Drittstaates zu schlagen, ohne die irakischen Institutionen zu warnen, stellt nicht nur einen Kriegsakt gegen Teheran dar, sondern auch einen offensichtlichen Verstoß gegen Bagdad. Wurde das Völkerrecht in der aus politischer Sicht für eine diktatorische Einheit typischen Weise verletzt, waren die Bedrohungen für Kulturstätten noch größer, was auf die mangelnde Kenntnis der Gesetzgebung der Haager Konvention zu Kriegsverbrechen hinweist : ein nicht unerhebliches Element für diejenigen, die die Position des Präsidenten der Vereinigten Staaten innehaben. Es ist auch notwendig, auf die Schande gegenüber den Verbündeten hinzuweisen, die darin besteht, dass die Aktion nicht kommuniziert wird, was nicht nur einen hohen politischen Wert hat, sondern auch praktische Auswirkungen auf die Verbündeten haben kann, wenn es sofort Vergeltungsmaßnahmen gibt, die glücklicherweise nicht bestanden haben der Vereinigten Staaten. Die erste Konsequenz ist, dass das jahrelange Engagement im Irak ausgelöscht wurde: Wie vom irakischen Parlament gefordert, werden die amerikanischen Truppen und ihre Stützpunkte nicht mehr gut angenommen, was Teherans Freiraum, sondern auch eine Wiederaufnahme des Terrorismus dank der latenten Präsenz des Staates zur Folge hat Islamisch, nie ganz besiegt. Wie wird sich die Situation entwickeln? Teheran hat bereits beschlossen, sich mit der Atomwaffe auszustatten, und der Angriff auf seinen General gibt ihm die Erlaubnis, diese Absicht, auf die das iranische Land aufgrund der amerikanischen Sanktionen bereits verwiesen worden war, offen zu vertreten. Im Inland gelang es dem amerikanischen Akt, interne Konflikte zu unterdrücken, die wirtschaftlichen Unzufriedenheiten und Straßendemonstrationen effektiv zu beseitigen und so die Unterstützung der Opposition unmöglich zu machen. Aus militärischer Sicht ist die Islamische Republik gezwungen, sich zu rächen, um sich nicht als schwaches Thema zu erweisen, insbesondere um das Ansehen als Regionalmacht zu erhalten. In diesem Zusammenhang hat der oberste Führer des Landes erklärt, dass die Repressalien von regulären iranischen Streitkräften und nicht von flankierenden Milizen durchgeführt werden, falls dieses Ziel umgesetzt werden sollte, könnte die Eskalation, die folgen wird, tatsächlich zu einem neuen Weltkonflikt führen. Was auch immer passiert, Trumps Taktik hat sich als Misserfolg erwiesen, da jedes Mal solch rücksichtsloser Gebrauch von Gewalt gemacht wird. Es ist auch wichtig, kurz die möglichen Gründe für ein derart rücksichtsloses Vorgehen zu analysieren: Die Nähe der Präsidentschaftswahlen in Verbindung mit der Anschuldigung des amerikanischen Präsidenten hätte zur Umsetzung einer extremen Strategie führen können, die dies impliziert Neben der Tatsache der absoluten Unzulänglichkeit in der Rolle des höchsten amerikanischen Amtes zeigt sich auch die völlige Verwirrung und möglicherweise Verzweiflung einer Persönlichkeit, in der der Kult für sich jede mögliche Zumutbarkeit verzerrt hat. Das amerikanische Wahlgremium wird bald die Möglichkeit haben, nicht zu sehen, dass eine schreckliche Verantwortung auf sich selbst fällt. In der Zwischenzeit ist es notwendig, dass alle Weltdiplomatien, die nicht von Wahnsinn und falscher Allmacht betroffen sind, daran arbeiten, eine Katastrophe zu vermeiden.

La politique téméraire de Trump

L'attaque contre le général iranien, si elle s'inscrit dans l'action politique de Trump, malgré sa gravité évidente, peut certainement s'inscrire dans les modes anormaux de gestion du pouvoir qui ont été lancés depuis l'élection de l'actuel locataire de la Maison Blanche. La présidence Trump s'est distinguée pour avoir brisé tous les schémas que la gestion du pouvoir par la plus grande puissance mondiale a exigés de son histoire. S'il est vrai que l'action iranienne devenait de plus en plus intrusive et ouverte d'esprit, il est également vrai que le choix de la contrer n'était pas le choix diplomatique, abandonné immédiatement avec le retrait unilatéral du traité nucléaire iranien, mais avec un choix de terrain qui elle a été trop conditionnée par Israël et les alliés peu fiables des monarchies saoudiennes. La confrontation entre les États-Unis et l'Iran se déroulait dans la dimension d'un conflit de faible intensité et asymétrique, c'est-à-dire jamais confié de manière claire et nominale à des éléments des États respectifs. La décision de violer les règles du droit international, frappant un responsable du pays iranien sur le territoire d'un pays tiers, sans avertir les institutions irakiennes, représente un acte de guerre non seulement à l'égard de Téhéran, mais également une violation flagrante contre Bagdad. Si le droit international a été violé de la manière typique d'une entité dictatoriale, d'un point de vue politique, les menaces de frapper des sites culturels ont été encore pires, mettant en évidence le manque de connaissance de la législation établie par la Convention de La Haye sur les crimes de guerre : un élément non négligeable pour ceux qui occupent le poste de président des États-Unis. Il faut également signaler la disgrâce envers les alliés, avec le défaut de communiquer l'action, qui, en plus d'avoir une grande valeur politique, pourrait également avoir un effet pratique en cas de représailles immédiates, qui heureusement n'existaient pas, envers les alliés des États-Unis. La première conséquence est celle d'avoir anéanti des années d'engagement en Irak: comme demandé par le parlement irakien, les troupes américaines et leurs bases ne sont plus bien acceptées, ce qui laisse Téhéran libre, mais aussi à une reprise du terrorisme grâce à la présence latente de l'Etat Islamique, jamais complètement vaincu. Comment va évoluer la situation? Téhéran a déjà décidé de se doter de l'arme nucléaire et l'attaque de son général lui donne le feu vert pour revendiquer ouvertement cette intention, à laquelle le pays iranien avait déjà été orienté en raison des sanctions américaines. Sur le plan intérieur, l'acte américain a réussi à apaiser les conflits internes, annulant efficacement les mécontentements économiques et les manifestations de rue et rendant ainsi impraticable le chemin du soutien à l'opposition. D'un point de vue militaire, la République islamique est contrainte de riposter pour ne pas se révéler un sujet faible, notamment en vue de maintenir son prestige de puissance régionale. À cet égard, l'intention déclarée par le chef suprême du pays est que les représailles soient exercées par les forces iraniennes régulières et non par des milices flanquantes, si cet objectif devait être mis en œuvre, l'escalade qui s'ensuivrait pourrait véritablement conduire à un nouveau conflit mondial. Quoi qu'il arrive, la tactique de Trump s'est avérée être un échec, car chaque fois qu'une telle utilisation imprudente de la violence est faite. Il est également important d'analyser, quoique brièvement, les raisons possibles d'un tel acte imprudent: la proximité des élections présidentielles, combinée à la procédure d'accusation du président américain, aurait pu conduire à la mise en œuvre d'une stratégie extrême, qui met preuve, en plus du fait de l'insuffisance absolue du rôle du plus haut bureau américain, également de la confusion totale et, peut-être, du désespoir, d'une personnalité où le culte pour lui-même a déformé tous les raisonnements possibles. Le corps électoral américain aura bientôt la possibilité de ne pas voir une terrible responsabilité s'abattre sur lui-même. En attendant, il faut que toutes les diplomaties mondiales, non affectées par la folie et la fausse toute-puissance, œuvrent pour éviter la catastrophe.

Política imprudente de Trump

O ataque ao general iraniano, se enquadrado na ação política de Trump, apesar de sua evidente gravidade, pode certamente estar nas formas anômalas de gerenciar o poder que foram iniciadas desde a eleição do atual inquilino da Casa Branca. A presidência de Trump se destacou por quebrar todos os esquemas que a gestão do poder pela mais importante potência mundial exigiu em sua história. Se é verdade que a ação iraniana estava se tornando cada vez mais intrusiva e de mente aberta, é igualmente verdade que a escolha de combatê-la não foi a diplomática, abandonada imediatamente com a retirada unilateral do tratado nuclear iraniano, mas com uma escolha de campo que foi condicionado demais por Israel e pelos aliados não confiáveis ​​das monarquias sauditas. O confronto entre os EUA e o Irã prosseguia na dimensão de baixa intensidade e conflito assimétrico, ou seja, nunca confiado de forma clara e nominal a elementos dos respectivos estados. A decisão de quebrar as regras do direito internacional, atingindo um funcionário do país iraniano no território de uma terceira nação, sem avisar as instituições iraquianas, representa um ato de guerra não apenas contra Teerã, mas também uma flagrante violação contra Bagdá. Se o direito internacional foi violado da maneira típica de uma entidade ditatorial, do ponto de vista político, as ameaças a locais culturais foram ainda piores, destacando o desconhecimento da legislação estabelecida pela Convenção de Haia sobre crimes de guerra. : um elemento não insignificante para quem ocupa o cargo de Presidente dos Estados Unidos. Também é necessário apontar a grosseria em relação aos aliados, com a falta de comunicação da ação que, além de ter um alto valor político, também poderia ter um efeito prático em caso de retaliação imediata, que felizmente não existia, em relação aos aliados. dos Estados Unidos. A primeira conseqüência é a extinção de anos de compromisso no Iraque: conforme solicitado pelo parlamento iraquiano, as tropas americanas e suas bases não são mais bem aceitas, o que deixa o campo livre de Teerã, mas também a uma retomada do terrorismo graças à presença latente do Estado. Islâmico, nunca completamente derrotado. Como a situação evoluirá? Teerã já decidiu se equipar com a arma nuclear e o ataque a seu general lhe dá o aval para reivindicar abertamente essa intenção, à qual o país iraniano já havia sido direcionado devido a sanções americanas. No âmbito doméstico, o ato americano conseguiu reprimir os conflitos internos, cancelando efetivamente os descontentamentos econômicos e as manifestações de rua, tornando impraticável o caminho de apoio à oposição. Do ponto de vista militar, a República Islâmica é forçada a retaliar a fim de não se provar um sujeito fraco, especialmente com o objetivo de manter o prestígio como potência regional. Nesse sentido, a intenção declarada pelo líder supremo do país é que as represálias sejam realizadas pelas forças iranianas regulares e não pelas milícias de flanco, se esse objetivo for implementado, a escalada que se seguirá poderá realmente levar a um novo conflito mundial. Aconteça o que acontecer, a tática de Trump provou ser um fracasso, pois toda vez que esse uso imprudente de violência é feito. Também é importante analisar, ainda que brevemente, as possíveis razões para um ato tão imprudente: a proximidade das eleições presidenciais, combinada com o processo de acusação do presidente dos EUA, poderia ter levado à implementação de uma estratégia extrema, que coloca evidência, além do fato da absoluta inadequação no papel do mais alto cargo americano, também a total confusão e, talvez, o desespero, de uma personalidade em que o culto por si próprio distorceu toda razoabilidade possível. O corpo eleitoral americano em breve terá a possibilidade de não ver uma responsabilidade terrível recair sobre si. Enquanto isso, é necessário que todas as diplomatas do mundo, não afetadas pela loucura e pela onipotência falsa, trabalhem para evitar a catástrofe.