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lunedì 3 febbraio 2020

シリアとトルコの対立は危険な拡大のリスク

今回はダマスカスとアンカラの間のシリア紛争は、国際シナリオの中心に戻ります。対立は、正式にシリアの州内の両国の正規軍の間であり、そこにはまだアルカイダ民兵が集中しています。アサドの軍隊の行動は4人のトルコ人兵士と9人の負傷者の死を引き起こしたであろうが、何よりも、それは約40人のシリアの位置に対するアンカラの軍事航空の報復を引き起こし、シリアの将校の間で少なくとも6人の死を引き起こした、トルコ大統領は報復で30〜35人の兵士が死亡したと主張しています。衝突の場面は、トルコ国境にあるシリア北西部で、アルカイダとアンカラの他の準軍事的同盟国の存在は依然として強い。トルコの関心は、クルド人国家を防ぐために国境の地域を管理することです。ロシア軍の存在により、モスクワ軍とアンカラ軍との共存を確立することが必要になり、前者はこの地域でいくつかの軍事的地位を維持することができました。ロシアはダマスカスの同盟国であり、これらの地位の機能は、正確に地域のアサドに代わってチェックを行うことでした。トルコ人とロシア人の間に事件はありませんでしたが、この共存はシリア軍の活動によって損なわれたようです。シリア軍の活動は、シリア国家での領土の再征服と正式なものでさえ、その会議です。シリア軍はすでにこの地域で2番目に大きい都市を征服しており、通信のために戦略的な重要な道路ノードを奪取しようとしています。トルコはダマスカスに対抗するために、アサドに対抗するために援軍を送り、エルドアンはロシア軍と通信し、モスクワ軍は標的に含まれていないが、両国の関係は回復不能になるリスクがあると述べた。これは間違いなく、ロシアとトルコの間の協定を、プーチンとの関係の強さで破り、ロシアの軍事的および国際的な重みを公然とトルコに負わせようとするダマスカス独裁者の戦略です。公然と宣言されていませんが、軍事対立と主権国家の領土での外国軍の存在の両方のために、シリアとトルコの間で戦争が進行中であることは明らかです。しかし、最大の危険は依然としてロシアの関与の可能性であり、ロシアの存在とロシアの外交政策の基本的な目的であるアサドの権力の永続性を考慮しています。ロシアと大西洋同盟の唯一のイスラム教徒の国との間の武力紛争は、しかし、クレムリンの長官によって認められた偶然ではありません:アンカラとブリュッセルの間、アンカラとワシントンの間の関係の冷却にもかかわらず、トルコの呼び出しは遊びに戻すことができますまた、この地域のイランの政治とのより効果的な対比を視野に入れた、シリアの土壌における米国。この予測は、特に今後の選挙キャンペーンでは危険に思えるかもしれませんが、トランプは大統領選に投資するアメリカの偉大さの新たな気持ちを好むかもしれません。一方、プーチン大統領は潜在的な紛争で多くを失う必要があり、それはまた、アンカラの拡張主義に敏感であると証明された同胞の好みでエルドアンが彼の立場を強化するのに役立つでしょう。クレムリンにとって、外交的解決策が最善の方法ですが、最大の問題は、失われた領土を回復する瞬間を利用したい同盟国アサドを封じ込めることであるようです。シリア政府の長は、あらゆる可能性を最大限に活用し、あらゆる可能性に対して自分の立場を維持することにより、優れたスキルを発揮しました。アサドは今や悪徳な方法で敗北の危機にgameして再びゲームをプレイします。しかし、おそらくそれは、イランの支援を受けた2つの間でうまく組み合わされた戦略です。

المواجهة بين سوريا وتركيا تخاطر بتوسيع خطير

يعود الصراع السوري ، هذه المرة بين دمشق وأنقرة ، إلى مركز السيناريو الدولي. كانت المواجهة بين الجيشين النظاميين للبلدين ، داخل المحافظة السورية الرسمية ، حيث لا يزال هناك تركيز لميليشيات القاعدة. كان من شأن عمل القوات المسلحة للأسد أن يتسبب في مقتل أربعة جنود أتراك وحوالي تسعة جرحى ، لكنه قبل كل شيء تسبب في انتقام الطيران العسكري لأنقرة ضد حوالي 40 موقعًا سوريًا ، مما تسبب في مقتل ستة أشخاص على الأقل بين الضباط السوريين ، على الرغم من أن الرئيس التركي قد ادعى أن ما بين 30 و 35 جنديًا ماتوا انتقامًا. مشهد الاشتباك هو المنطقة الشمالية الغربية السورية على الحدود التركية ، حيث لا يزال وجود تنظيم القاعدة وغيره من الحلفاء شبه العسكريين في أنقرة قويًا. مصلحة تركيا هي السيطرة على المناطق على حدودها لمنع قيام دولة كردية. مع وجود الجيش الروسي ، أصبح من الضروري إقامة تعايش بين جيش موسكو وأنقرة ، والذي سمح للأولى بالحفاظ على بعض المواقع العسكرية في المنطقة. روسيا حليفة لدمشق وكانت وظيفة هذه المواقف هي بالتحديد إجراء فحص نيابة عن الأسد في المنطقة. لم تقع أية حوادث بين الأتراك والروس ، لكن يبدو أن هذا التعايش تعرض للخطر بسبب نشاط الجيش السوري ، والذي كان هدفه إعادة احتلال الأرض ولقائه ، حتى رسميًا ، في الدولة السورية. احتلت القوات العسكرية السورية بالفعل ثاني أكبر مدينة في المنطقة وتحاول أيضًا أن تأخذ عقدة طريق مهمة واستراتيجية للاتصالات. لقد أرسلت تركيا ، لمواجهة دمشق ، تعزيزات لمواجهة الأسد وأردوغان تواصلت مع الأوامر الروسية ، قائلة إن قوات موسكو ليست من بين الأهداف ، ومع ذلك فإن العلاقة بين البلدين تخاطر بأن تصبح غير قابلة للاسترداد ؛ هذه هي بلا شك استراتيجية ديكتاتور دمشق ، الذي يسعى لكسر الاتفاقات بين الروس والأتراك ، حول قوة علاقته مع بوتين ، لجلب وزن روسيا العسكري والعالمي إلى الوقوف علنًا ضد تركيا. على الرغم من عدم إعلانها صراحة ، فمن الواضح أن الحرب تدور بين سوريا وتركيا ، سواء بالنسبة للمواجهة العسكرية أو لوجود قوات أجنبية على أراضي دولة ذات سيادة. ومع ذلك ، يظل الخطر الأكبر هو تورط روسيا المحتمل ، الذي يعتبر وجودها في سوريا ودوام الأسد في السلطة ، هدفًا أساسيًا لسياستها الخارجية. ومع ذلك ، فإن النزاع المسلح بين روسيا والدولة الإسلامية الوحيدة في الحلف الأطلسي ليس بالأمر الذي يحظى بتقدير رئيس الكرملين: على الرغم من تهدئة العلاقات بين أنقرة وبروكسل وبين أنقرة وواشنطن ، فإن الدعوة التركية قد تعيد إلى الأذهان الولايات المتحدة على الأراضي السورية ، وكذلك بهدف تباين أكثر فعالية مع السياسة الإيرانية في المنطقة. قد يبدو هذا التنبؤ محفوفًا بالمخاطر ، خاصةً مع الحملة الانتخابية المقبلة ، لكن ترامب قد يرغب في تحويل مصلحته إلى شعور متجدد بالعظمة الأمريكية للاستثمار في المنافسة الرئاسية. من ناحية أخرى ، سيكون على بوتين أن يخسر الكثير في نزاع محتمل ، الأمر الذي سيساعد أيضًا أردوغان على تعزيز موقفه في خدمة مواطنيه ، الذين أثبتوا أنهم حساسون للتوسعية في أنقرة. بالنسبة للكرملين ، فإن الحل الدبلوماسي هو أفضل طريقة ، لكن المشكلة الأكبر هي احتواء الأسد الحليف ، الذي يريد الاستفادة من اللحظة لاستعادة الأراضي المفقودة. لقد أظهر رئيس الحكومة السورية مهارة كبيرة من خلال إدارته لاستغلال كل فرصة ممكنة لصالحه وإدارته للبقاء في مكانه رغم كل الصعاب. يلعب الأسد الآن لعبة مرة أخرى بطريقة لا ضمير لها وعلى شفا الهزيمة ، وهو أمر لا يمكن إصلاحه ، ويبحث عن مقامرة يمكن أن تثبت أنها خطيرة للغاية: استعداء بوتين. لكن ربما تكون هذه استراتيجية مجتمعة جيدًا بين الاثنين بدعم إيراني.

giovedì 23 gennaio 2020

Le Nazioni Unite sanciscono il diritto dei migranti climatici

Il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha sottolineato come la questione delle migrazioni climatiche abbia una rilevanza giuridica tale da sollecitare i governi mondiali a considerare l’emergenza climatica come fattore giuridico in grado di diventare la causa di una possibile concessione dell’asilo a questi specifici migranti. Si tratta di una novità considerevole all’interno del diritto internazionale, perchè prende atto delle conseguenze del cambiamento climatico sui problemi relativi all’ambiente ed alle cause che costituiscono pericolo per la vita delle persone. Implictamente si tratta del riconoscimento giuridico per la categoria dei rifugiati climatici, ovvero coloro che, a causa di eventi naturali causati, ad esempio dal riscaldamento globale, vedono ridursi il terreno a loro disposizione, come per gli effetti dell’innalzamento delle acque dei mari, con la conseguenza di difficoltà abitative, problemi alle coltivazioni ed all’approvigionamento idrico. La classificazione delle conseguenze dannose del cambiamento cliamtico si articola, sostanzialmente, in due tipologie: i danni dovuti ad effetti prolungati nel tempo, come l’aumento della percentuale salina dei terreni, l’innalzamento marino  o la desertificazione ed i danni dovuti ad eventi improvvisi e non previsti come le inondazioni. Si comprende come queste calamità naturali possano costringere parti anche consistenti della popolazione a varcare i confini nazionali per trovare riparo in altre nazioni. Secondo il comitato dei diritti umani della Nazioni Unite, l’assenza di politiche nazionali ed internazionali volte a contrastre gli effetti del cambiamento climatico, giustificano il diritto dei migranti climatici a non essere respinti. Se questo pronunciamento, per certi versi rivoluzionario, anche se è fondamentalmente soltanto una presa d’atto di un problema conclamato, porta una novità nel diritto internazionale, apre contemporaneamente una vasta gamma di eccezioni ed obiezioni, sulle quali i legislatori nazionali proveranno senz’altro a regolamentare i loro ordinamenti. Una delle prime ciriticità da risolvere sono i modi ed i tempi di accoglienza, dato che, si possono presupporre, almeno in certi casi, il ripristino delle condizioni antecedenti agli eventi disastrosi. Più difficile la gestione di situazioni dove si verifichino condizioni irrimediabili, in questi casi sarebbero auspicabili forme di accordi preventivi tra gli stati, in grado di gestire i fenomeni migratori, attraverso una collocazione preordinata e con una accoglienza non limitata al primo soccorso, ma improntata ad una integrazione reale e definitiva da parte dei paesi di accoglienza. Le questioni climatiche hanno, senza dubbio, un effetto diretto sulle risorse alimentari e della disponibilità di acqua potabile, legate in maniera indissolubile alle carestie, all’impossibilità di irrrigazione e quindi della produzione agricola e zootecnica, fino ad arrivare a compromettere le normali condizioni igieniche e quindi causa di malattie a larga diffusione. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sicuramente responsabili di queste casistiche indirette di fenomeni migratori, che non rientrano direttamente nelle due casistische climatiche stilate dal comitato dei diritti umani. Tuttavia non pare possibile scindere, dal punto della gravità e delle cause generatrici del fenomeno, i migranti climatici dai migranti per mancanza di cibo e di acqua; quindi anche per coloro che sono costretti ad abbandonare i loro paesi per assenza cronica di risorse alimentari dovrebbe essere pensata una soluzione preventiva, mediante accordi internazionali da sottoscrivere da parte dei singoli stati, magari con una coordinazione delle Nazioni Unite. Ma in tempo di sovranismi ed egoismi nazionali ciò appare molto difficile, anche se la situazione contingente appare già complicata non si nota alcuno sforzo per prevenire le conseguenze del cambiamento climatico, che anzi, viene negato, e senza cambiamenti di atteggiamento la pressione migratoria è destinata ad accentuarsi. L’importanza della decisione del comitato dei diritti umani non risolve il problema pratico dell’accoglienza e neppure quello del cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale, ma apre una discussone sulla legittimità di rifiutare i migranti che diventano tali per cause a loro esterne e, spesso, dovute proprio ai paesi che li rifiutano.

The United Nations establishes the right of climate migrants

The United Nations Human Rights Committee stressed that the issue of climate migration has a legal relevance that urges world governments to consider the climate emergency as a legal factor capable of becoming the cause of a possible granting of asylum to these specific migrants. This is a considerable innovation within international law, because it takes note of the consequences of climate change on problems relating to the environment and the causes that pose a danger to people's lives. Implicitly it is the legal recognition for the category of climate refugees, that is those who, due to natural events caused, for example by global warming, see the soil available to them to be reduced, as for the effects of rising sea waters, with the consequence of housing difficulties, problems with crops and water supply. The classification of the harmful consequences of the cliamtic change is divided substantially into two types: the damage due to prolonged effects over time, such as the increase in the saline percentage of the soils, the sea rise or desertification and the damage due to sudden events and not as expected as floods. It is understood how these natural disasters can force even large parts of the population to cross national borders to find shelter in other nations. According to the United Nations Human Rights Committee, the absence of national and international policies aimed at countering the effects of climate change justifies the right of climate migrants not to be rejected. If this pronouncement, in some ways revolutionary, even if it is basically only an acknowledgment of a claimed problem, brings a novelty in international law, it simultaneously opens a wide range of exceptions and objections, on which the national legislators will certainly try to regulate their systems. One of the first circumstances to be resolved are the methods and times of reception, given that, at least in certain cases, the restoration of the conditions prior to the disastrous events can be assumed. It is more difficult to manage situations where irremediable conditions occur, in these cases forms of preventive agreements between states would be desirable, capable of managing migratory phenomena, through a preordained location and with a reception not limited to first aid, but marked by a real and definitive integration by the host countries. Climate issues undoubtedly have a direct effect on food resources and the availability of drinking water, inextricably linked to famines, the impossibility of irrigation and therefore of agricultural and livestock production, up to compromising normal hygiene conditions and therefore the cause of widespread diseases. The effects of climate change are certainly responsible for these indirect cases of migratory phenomena, which do not fall directly into the two climatic cases drawn up by the Human Rights Committee. However, it does not seem possible to separate, from the point of gravity and the causes that generate the phenomenon, climate migrants from migrants for lack of food and water; therefore even for those who are forced to abandon their countries due to the chronic absence of food resources, a preventive solution should be designed, through international agreements to be signed by individual states, perhaps with a coordination of the United Nations. But in times of national sovereignties and selfishness this appears very difficult, even if the contingent situation already appears complicated, no effort is noted to prevent the consequences of climate change, which is indeed denied, and without changes in attitude the migratory pressure is destined to accentuate. The importance of the decision of the human rights committee does not solve the practical problem of reception or even that of climate change due to global warming, but opens a discussion on the legitimacy of rejecting migrants who become migrants for causes external to them and, often , due precisely to the countries that reject them.

Las Naciones Unidas establecen el derecho de los migrantes climáticos

El Comité de Derechos Humanos de las Naciones Unidas enfatizó que el tema de la migración climática tiene una relevancia legal que insta a los gobiernos mundiales a considerar la emergencia climática como un factor legal capaz de convertirse en la causa de una posible concesión de asilo a estos migrantes específicos. Esta es una innovación considerable dentro del derecho internacional, porque toma nota de las consecuencias del cambio climático en los problemas relacionados con el medio ambiente y las causas que representan un peligro para la vida de las personas. Implícitamente es el reconocimiento legal de la categoría de refugiados climáticos, es decir, aquellos que, debido a eventos naturales causados, por ejemplo, por el calentamiento global, ven que se reduce el suelo disponible para ellos, en cuanto a los efectos del aumento de las aguas del mar, con la consecuencia de dificultades de vivienda, problemas con los cultivos y el suministro de agua. La clasificación de las consecuencias nocivas del cambio cliamático se divide sustancialmente en dos tipos: el daño debido a los efectos prolongados en el tiempo, como el aumento en el porcentaje de solución salina de los suelos, la subida del mar o la desertificación y el daño debido a eventos repentinos y no tan esperado como las inundaciones. Se entiende que estos desastres naturales pueden obligar incluso a grandes partes de la población a cruzar las fronteras nacionales para buscar refugio en otras naciones. Según el Comité de Derechos Humanos de las Naciones Unidas, la ausencia de políticas nacionales e internacionales destinadas a contrarrestar los efectos del cambio climático justifica el derecho de los migrantes climáticos a no ser rechazados. Si este pronunciamiento, de alguna manera revolucionario, incluso si es básicamente solo un reconocimiento de un problema reclamado, trae una novedad en el derecho internacional, simultáneamente abre una amplia gama de excepciones y objeciones, en las cuales los legisladores nacionales ciertamente intentarán para regular sus sistemas. Una de las primeras circunstancias a resolver son los métodos y los tiempos de recepción, dado que, al menos en ciertos casos, se puede asumir la restauración de las condiciones previas a los eventos desastrosos. Es más difícil manejar situaciones donde ocurren condiciones irremediables, en estos casos serían convenientes formas de acuerdos preventivos entre estados, capaces de manejar fenómenos migratorios, a través de una ubicación predeterminada y con una recepción no limitada a primeros auxilios, sino marcada por Una integración real y definitiva por parte de los países anfitriones. Los problemas climáticos indudablemente tienen un efecto directo sobre los recursos alimenticios y la disponibilidad de agua potable, indisolublemente vinculada a las hambrunas, la imposibilidad de riego y, por lo tanto, de la producción agrícola y ganadera, hasta comprometer las condiciones normales de higiene. y, por lo tanto, la causa de enfermedades generalizadas. Los efectos del cambio climático son sin duda responsables de estos casos indirectos de fenómenos migratorios, que no caen directamente en los dos casos climáticos elaborados por el Comité de Derechos Humanos. Sin embargo, no parece posible separar, desde el punto de gravedad y las causas que generan el fenómeno, los migrantes climáticos de los migrantes por falta de alimentos y agua; por lo tanto, incluso para aquellos que se ven obligados a abandonar sus países debido a la ausencia crónica de recursos alimentarios, se debe diseñar una solución preventiva, a través de acuerdos internacionales que deben firmar los estados individuales, tal vez con una coordinación de las Naciones Unidas. Pero en tiempos de soberanías nacionales y egoísmo, esto parece muy difícil, incluso si la situación contingente ya parece complicada, no se observa ningún esfuerzo para evitar las consecuencias del cambio climático, que de hecho se niega, y sin cambios de actitud, la presión migratoria está destinada acentuar La importancia de la decisión del comité de derechos humanos no resuelve el problema práctico de recepción o incluso el del cambio climático debido al calentamiento global, pero abre una discusión sobre la legitimidad de rechazar a los migrantes que se convierten en migrantes por causas externas a ellos y, a menudo , debido precisamente a los países que los rechazan.

Die Vereinten Nationen begründen das Recht der Klimamigranten

Der Menschenrechtsausschuss der Vereinten Nationen betonte, dass das Thema Klimamigration eine rechtliche Relevanz habe, die die Regierungen der Welt nachdrücklich auffordere, den Klimanotfall als Rechtsfaktor zu betrachten, der die Ursache für eine mögliche Gewährung von Asyl für diese Staaten werden könne bestimmte Migranten. Dies ist eine erhebliche Neuerung im Völkerrecht, da es die Folgen des Klimawandels für Umweltprobleme und die lebensbedrohlichen Ursachen berücksichtigt. Implizit ist es die rechtliche Anerkennung der Kategorie der Klimaflüchtlinge, dh derjenigen, die aufgrund von Naturereignissen, die zum Beispiel durch die globale Erwärmung verursacht werden, eine Verringerung des ihnen zur Verfügung stehenden Bodens erwarten, ebenso wie die Auswirkungen des Anstiegs des Meerwassers. mit der Konsequenz von Wohnproblemen, Problemen mit der Ernte und der Wasserversorgung. Die Klassifizierung der schädlichen Folgen der Klimaänderung gliedert sich im Wesentlichen in zwei Arten: die Schäden aufgrund längerer Auswirkungen im Laufe der Zeit, wie der Anstieg des Salzgehalts der Böden, der Meeresspiegelanstieg oder die Wüstenbildung und die Schäden aufgrund plötzlicher Ereignisse und nicht wie erwartet wie Überschwemmungen. Es versteht sich, dass diese Naturkatastrophen auch große Teile der Bevölkerung zwingen können, nationale Grenzen zu überschreiten, um in anderen Nationen Schutz zu finden. Dem Menschenrechtsausschuss der Vereinten Nationen zufolge rechtfertigt das Fehlen einer nationalen und internationalen Politik zur Bekämpfung der Auswirkungen des Klimawandels das Recht von Klimamigranten, nicht abgelehnt zu werden. Wenn diese in gewisser Weise revolutionäre Äußerung, auch wenn sie im Grunde nur die Anerkennung eines behaupteten Problems ist, eine Neuheit im Völkerrecht darstellt, eröffnet sie gleichzeitig eine Vielzahl von Ausnahmen und Einwänden, die die nationalen Gesetzgeber mit Sicherheit prüfen werden ihre Systeme zu regulieren. Einer der ersten Umstände, die gelöst werden müssen, sind die Empfangsmethoden und -zeiten, da zumindest in bestimmten Fällen davon ausgegangen werden kann, dass die Bedingungen vor den katastrophalen Ereignissen wiederhergestellt sind. Es ist schwieriger, Situationen zu bewältigen, in denen unheilbare Zustände eintreten. In diesen Fällen wären Formen vorbeugender Vereinbarungen zwischen Staaten wünschenswert, die in der Lage sind, Migrationsphänomene durch einen vorherbestimmten Ort und mit einem Empfang zu bewältigen, der nicht auf Erste Hilfe beschränkt ist, sondern durch gekennzeichnet ist eine echte und endgültige Integration durch die Gastländer. Zweifellos wirken sich Klimaprobleme direkt auf die Nahrungsressourcen und die Verfügbarkeit von Trinkwasser aus, die untrennbar mit Hungersnöten verbunden sind, die Unmöglichkeit der Bewässerung und damit der landwirtschaftlichen und tierischen Erzeugung bis hin zur Beeinträchtigung der normalen Hygienebedingungen und damit die Ursache für Volkskrankheiten. Die Auswirkungen des Klimawandels sind sicherlich für diese indirekten Fälle von Migrationsphänomenen verantwortlich, die nicht direkt in die beiden vom Menschenrechtsausschuss erarbeiteten Klimafälle fallen. Es scheint jedoch nicht möglich zu sein, Klimamigranten aus Mangel an Nahrung und Wasser vom Schwerkraftpunkt und den Ursachen, die das Phänomen hervorrufen, zu trennen. Daher sollte auch für diejenigen, die aufgrund des chronischen Mangels an Nahrungsmitteln gezwungen sind, ihr Land zu verlassen, eine vorbeugende Lösung entwickelt werden, indem internationale Abkommen von einzelnen Staaten unterzeichnet werden, möglicherweise unter Koordination der Vereinten Nationen. In Zeiten nationaler Souveränitäten und Egoismen erscheint dies jedoch sehr schwierig, auch wenn die bedingte Situation bereits kompliziert erscheint, es werden keine Anstrengungen unternommen, um die Folgen des Klimawandels zu verhindern, der in der Tat geleugnet wird, und ohne Einstellungsänderungen ist der Migrationsdruck bestimmt akzentuieren. Die Bedeutung der Entscheidung des Menschenrechtsausschusses löst nicht das praktische Problem der Rezeption oder gar des Klimawandels aufgrund der globalen Erwärmung, sondern eröffnet eine Diskussion über die Rechtmäßigkeit der Ablehnung von Migranten, die zu Migranten werden, aus Gründen, die außerhalb von und häufig liegen Dies liegt genau an den Ländern, die sie ablehnen.

Les Nations Unies établissent le droit des migrants climatiques

Le Comité des droits de l'homme des Nations Unies a souligné que la question de la migration climatique a une pertinence juridique qui exhorte les gouvernements du monde à considérer l'urgence climatique comme un facteur juridique susceptible de devenir la cause d'une éventuelle octroi de l'asile à ces personnes. certains migrants. Il s'agit d'une innovation considérable dans le droit international, car elle prend note des conséquences du changement climatique sur les problèmes liés à l'environnement et les causes qui mettent en danger la vie des gens. Implicitement, c'est la reconnaissance juridique de la catégorie des réfugiés climatiques, c'est-à-dire ceux qui, en raison d'événements naturels provoqués, par exemple par le réchauffement climatique, voient le sol à leur disposition être réduit, comme pour les effets de la montée des eaux marines, avec pour conséquence des difficultés de logement, des problèmes de cultures et d'approvisionnement en eau. La classification des conséquences néfastes du changement climatique est divisée essentiellement en deux types: les dommages dus à des effets prolongés dans le temps, tels que l'augmentation du pourcentage salin des sols, la montée de la mer ou la désertification et les dommages dus à des événements soudains et pas aussi attendu que les inondations. On comprend comment ces catastrophes naturelles peuvent forcer même une grande partie de la population à traverser les frontières nationales pour trouver refuge dans d'autres pays. Selon le Comité des droits de l'homme des Nations Unies, l'absence de politiques nationales et internationales visant à contrer les effets du changement climatique justifie le droit des migrants climatiques à ne pas être rejeté. Si cette déclaration, révolutionnaire à certains égards, même si elle n'est fondamentalement qu'une reconnaissance d'un problème revendiqué, apporte une nouveauté en droit international, elle ouvre simultanément un large éventail d'exceptions et d'objections, sur lesquelles les législateurs nationaux vont certainement essayer pour réguler leurs systèmes. L'une des premières circonstances à résoudre est la méthode et l'heure de réception, étant donné que, du moins dans certains cas, le rétablissement des conditions préalables aux événements désastreux peut être supposé. Il est plus difficile de gérer des situations où des conditions irrémédiables se produisent, dans ces cas des formes d'accords préventifs entre États seraient souhaitables, capables de gérer les phénomènes migratoires, à travers un lieu prédéterminé et avec un accueil non limité aux premiers secours, mais marqué par une intégration réelle et définitive des pays d'accueil. Les enjeux climatiques ont sans aucun doute un effet direct sur les ressources alimentaires et la disponibilité de l'eau potable, inextricablement liée aux famines, à l'impossibilité de l'irrigation et donc de la production agricole et animale, jusqu'à compromettre les conditions d'hygiène normales et donc la cause de maladies répandues. Les effets du changement climatique sont certainement responsables de ces cas indirects de phénomènes migratoires, qui ne relèvent pas directement des deux cas climatiques élaborés par le Comité des droits de l'homme. Cependant, il ne semble pas possible de séparer, du point de gravité et des causes qui génèrent le phénomène, les migrants climatiques des migrants par manque de nourriture et d'eau; par conséquent, même pour ceux qui sont contraints d'abandonner leur pays en raison de l'absence chronique de ressources alimentaires, une solution préventive devrait être conçue, par le biais d'accords internationaux devant être signés par chaque État, peut-être avec une coordination des Nations Unies. Mais en période de souveraineté nationale et d'égoïsme cela semble très difficile, même si la situation contingente apparaît déjà compliquée, aucun effort n'est noté pour prévenir les conséquences du changement climatique, qui est en effet nié, et sans changement d'attitude la pression migratoire est destinée accentuer. L'importance de la décision du comité des droits de l'homme ne résout pas le problème pratique de l'accueil ou même celui du changement climatique dû au réchauffement climatique, mais ouvre un débat sur la légitimité du rejet des migrants qui deviennent migrants pour des causes extérieures à eux et, souvent , précisément en raison des pays qui les rejettent.