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domenica 8 gennaio 2012
La pochezza degli argomenti dei candidati repubblicani specchio della società USA
Mentre la sfida elettorale che dovrà designare lo sfidante di Obama si sta intensificando, si assiste ad una ben triste sfilata di propositi, sempre più esasperati, per raccogliere il consenso dell'elettorato repubblicano. Siamo in una fase prevalentemente rivolta a quell'elettorato non certo moderato, che sicuramente non farà mancare il suo appoggio al partito che sfida il presidente in carica. Ma per chi analizza la politica non è una perdita di tempo: l'estremismo e la violenza dei propositi di chi si sfida per comptere con Obama, non può che risultare preoccupante, sia all'uomo della strada che ai governanti degli altri paesi, forzatamente alla finestra in attesa degli eventi. Cercare di convincere potenziali elettori ancora sparlando dei gay, assicurando il bombardamento dell'Iran e promettendo di non pagare i debiti degli europei segnala un livello talmente basso della politica americana che non può non essere sottolineato. Infatti per Obama, nonostante le tante promesse non mantenute ed i tanti errori compiuti nel cammino della sua presidenza, non dovrebbe poi essere tanto difficile ottenere la rielezione. Tuttavia non si può che fermarsi a riflettere sulle conseguenze se questo non dovesse succedere; cosa cioè aspetterebbe al mondo intero se uno di questi pazzi impreparati dovesse diventare il presidente degli Stati Uniti. E' pur vero che il dire ed il fare vi è un abisso, nemmeno il presidente USA, alla fine può decidere singolarmente il bombardamento di Teheran, ma quello che viene detto in campagna elettorale è il chiaro sintomo di una mancata crescita della nazione statunitense, che aldilà delle eccellenze dei grnadi centri, è ancora formata da un ceto sociale arretrato, anzi ancora più arretrato grazie alla globalizzazione che ne ha, di fatto, provocato l'isolamento; un isolamento in cui si è chiusa come in un rifugio stagno ed impermabile alle nuove necessità e tensioni sociali. Del resto anche quella che doveva essere l'illuminata amministrazione Obama ha represso, anche con brutale violenza, i moti di chi chiedeva maggiore equità contro lo strapotere finanziario. Ma questi rivoltosi, un vero e proprio pericolo per la coscienza americana, erano e sono comunque una minoranza informata che non può bastare a bilanciare le grandi masse arretrate, pilotate facilmente da televisione e predicatori, che riescono ad indirizzarle nel solco del più bieco americanismo, fatto di dimostrazione di muscoli e mancanza di rispetto per le minoranze. Per il mondo l'esistenza di questa arretratezza fatta di ignoranza e povertà all'interno della nazione più potente del pianeta è un pericolo sempre maggiore, perchè vi sono sempre meno argini per contenerla. Ed è forse questo l'errore più grosso di Obama fatto nella sua presidenza, non avere fatto poi molto per intaccare questo stato di cose: se il presidente in carica allungherà il suo mandato sarà il caso di ripensare tutto il rapporto con quella che viene comunemente definita l'America profonda.
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