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giovedì 22 marzo 2012
Al Qaeda esorta alla ribellione gli afghani
L'esortazione del capo di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, affinchè gli afghani si ribellino agli americani, segue uno schema preciso, che sfrutta l'inadeguatezza e l'impreparazione, non tanto militare quanto sociale, dei soldati USA ad affrontare situazioni di guerra in paesi di religione musulmana. Nè le due guerre combattute in Iraq, nè l'occupazione in Afghanistan è riuscita ad inculcare, nella totalità del personale militare USA, quel rispetto che dovrebbe essere la prima misura di prevenzione per loro stessi e la maggiore fonte per evitare di pregiudicare missioni tanto pericolose. Gli episodi del più grande mancato rispetto verso i musulmani avvenuti recentemente, come avere urinato sui cadaveri dei combattenti talebani ed il rogo dei corani, che sono soltanto il seguito dei vari casi di umiliazione dei prigionieri nelle carceri militari americane, sono il peggiore fattore di destabilizzazione del programma del governo USA in Afghanistan, ed anche in Iraq, e non possono che portare all'insuccesso di campagne militari costate un gran numero di caduti ed una ingente spesa economica. Questi episodi segnalano anche, oltre la mancanza della necessaria sensibilità per operare in determinati teatri di guerra, anche un disagio sempre crescente dei militari americani, con il quale si evidenzia, purtroppo, l'assenza di contromisure. Con tali premesse risulta facile presentare i "crociati" invasori come odiati invasori, ed ottenere dalla popolazione quella sfiducia necessaria verso chi doveva affrancarli da l'integralismo, per riguadagnare il consenso perduto. Eppure nelle intenzioni di Obama, al fianco dello strumento militare, in Afghanistan doveva svilupparsi una operazione sociale, concretizzata nella costruzione di scuole ed ospedali, che aveva come scopo proprio guadagnare il consenso della società civile. Ma se un esercito che, si proclama, deve esportare democrazia non ha al suo interno la necessaria sensibilità per capire i costumi del luogo nel quale opera, resta soltanto una macchina da guerra, che non può andare oltre l'esclusivo compito militare che ha avuto in affidamento. Le crescenti difficoltà americane in Afghanistan si comprendono bene con questi episodi, che tra l'altro ridanno fiato ad una organizzazione che, almeno militarmente, sembrava molto indebolita. Tuttavia gli argomenti del capo di Al-Qaeda, gli permettono di riprendere, senz'altro dal punto di vista politico, una visibiltà che era molto diminuita. Con la crescente avversione in Afghanistan alle truppe USA, questo elemento non è da sottovalutare, l'incitazione alla sollevazione dei talebani contro gli americani, costituisce, per i combattenti integralisti, un ulteriore motivo di pericolosità per i militari, anche quelli di tutte le altre nazioni, di stanza nel paese asiatico. Il tutto si inquadra nella peggiorata situazione complessiva della missione afghana, sia dal punto di vista militare, con una situazione di stallo che appare senza sbocco, sia dal punto di vista politico diplomatico, con Karzai stretto in una morsa apparentemente senza via di uscita tra i talebani e gli stessi USA. Per l'Afghanistan il destino pare segnato: è probabile che i talebani con l'abbandono delle truppe USA, riprendano il potere, vanificando tutti gli sforzi fatti per creare una democrazia.
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