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domenica 13 maggio 2012
Pyongyang favorisce l'intesa tra Cina, Corea del Sud e Giappone.
La volontà Nord-Coreana di effettuare un terzo test nucleare, fatto che sarebbe addirittura imminente, sta diventando il motivo principale di una nuova alleanza che si sta delineando ad oriente. Infatti Cina, Corea del Nord e Giappone ritengono all'unanimità inacettabile questa determinazione di Pyongyang. Il possibile test nucleare della Corea del Nord è ritenuto dai tre paesi una provocazione inacettabile, densa di conseguenze negative per la ditattura nord coreana. Si tratta dell'ennesima azione incomprensibile del paese asiatico, dove la popolazione è allo stremo per la mancanza di generi alimentari e dove il recente passaggio di potere non ha portato alcuna novità. Malgrado le speranze, il nuovo inquilino della residenza presidenziale nord coreana non devia dalla linea governativa precedente e si pone nel solco già tracciato da nonno e padre. In realtà questa volontà di effettuare un nuovo test atomico potrebbe essere la prova definitiva che il potere è esercitato dall'elitè militare, come più volte sospettato. Questo aspetto costituirebbe la maggiore preoccupazione della Cina, l'unico alleato della Corea del Nord, che teme le iniziative, sempre più imprevedibili di Pyongyang, come fattore destabilizzante per l'area, capaci di alzare l'attenzione americana su richiesta di Corea del Sud e Giappone e mettere in pericolo le vie marittimo commerciali, sfruttate anche dal colosso cinese. In un momento di grande difficoltà economica ogni via deve essere libera per l'incremento dei commerci e non deve esserci alcun elemento di preoccupazione per la stabilità dell'area. Nonostante la situazione di tensione il fatto che Pechino, Seul e Tokyo abbiano trovato un terreno d'intesa comune, rappresenta una situazione favorevole per la diplomazia mondiale ed un terreno da coltivare in vista del superamento delle reciproche diffidenze. La zona rappresenta attualemte uno dei punti più caldi del pianeta, sia per i confronti tra le due Coree, che tra Corea del Nord e Giappone e quest'ultimo con la Cina. Pechino nei confronti del problema regionale ha sempre tenuto un atteggiamento responsabile, utilizzando tutta la sua forza di pressione nei confronti di Pyongyang, ma il cambio al potere, forse più nominale che reale e la sempre più difficile situazione economica del paese nord coreano, stanno determinando una azione politica tutt'altro che lineare da parte di Pyongyang. Sia la Corea del Sud, che la Cina temono anche che le migrazioni del popolo nord coreano, dovute alla carenza dei generi alimentari, possano mettere in difficoltà le proprie rispettive zone al confine con la Corea settentrionale. Altre sanzioni ancora più restrittive potrebbero portare il paese al collasso, una sorta di implosione interna dovuta più che alle condizioni politiche e civili alla fame ed alla denutrizione che potrebbe concretizzarsi, non con una ribellione armata ma con una fuga di proporzioni bibliche. Tuttavia la Cina, che ha in mano il pallino della decisione, non ha ancora deciso sa fare cadere il governo nord coreano, infatti se da un lato una Corea del Sud alle prese con i costi di una eventuale riunificazione del paese, sarebbe un avversario economico indebolito, ma anche una area di notevole espansione per i prodotti cinesi, Pechino, con la caduta di Pyongyang, perderebbe un alleato politico che per ora gli sta consentendo di controllare, seppure da lontano, una parte di territorio di importanza strategica. Non si tratta quindi di una decisione facile, che sarà presa urgentemente, ma comunque non troppo rimandabile. Intanto la situazione favorisce la collaborazione tra tre paesi solitamente diffidenti l'uno verso l'altro per motivi politici, strategici ed economici.
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