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mercoledì 26 settembre 2012
La necessità di una maggiore presenza araba nell'ONU
Barack Obama, in quello che potrebbe essere il suo ultimo discorso alle Nazioni Unite e che è certamente quello conclusivo di questo mandato, ha affermato che gli attacchi alle missioni diplomatiche, di cui gli USA sono il paese maggiormente vittima, sono profondamente contrari ai principi su cui si basa l'ONU. La considerazione è certamente vera ed apre una seria riflessione sul ruolo e la funzione stessa della più importante organizzazione sovranazionale. Del resto, a complemento di questa riflessione, anche l'opinione espressa da Ban Ki-moon, che ha affermato che "La libertà di espressione e di riunione sono fondamentali, ma nessuno di loro è una licenza per incitare o commettere violenza", apre degli interrogativi importanti sull'uso distorto della libertà di opinione e di espressione, tramutati in pura intolleranza, che sono stati alla base della violazione del diritto internazionale in diversi paesi islamici. L'aspetto più rilevante è che vi è una diversa percezione delle Nazioni Unite nel mondo occidentale ed in quello arabo; nei paesi occidentali, pur con diverse distinzioni, l'ONU è percepito come una possibile occasione di unione tra le nazioni, che possa permettere una discussione generale su problemi comuni, un organismo essenziale, seppure datato e quindi da riformare, ancora di più che nel passato a causa dell'avvento della globalizzazione. Nei paesi arabi, al contrario, specialmente nella popolazione, le Nazioni Unite, sono viste come una emanazione, quasi colonialistica, dello stesso occidente ed in particolare degli USA, che spesso sono accusati di usare l'ONU a proprio uso e consumo. In realtà ciò non è del tutto vero, a causa del meccanismo che permette di esercitare il diritto di veto ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza, che annoverando tra essi, la Cina e la Russia, che sono sovente contrarie agli indirizzi che Washington vorrebbe imprimere all'azione del Palazzo di vetro. La mancanza di uno stato arabo come membro permanente, potrebbe, forse, attenuare questa diffidenza del mondo musulmano verso le Nazioni Unite. Del resto la necessità di una riforma che trasformi radicalmente l'ONU è ormai sempre più urgente: i mutati equilibri di potere ed i diversi assetti mondiali impongono una non rinviabile revisione di quello che è l'unico ente esistente che permette una sorta di continuo confronto tra tutte le nazioni del mondo. Ciò può essere un punto di partenza valido per consentire un maggiore rispetto del diritto internazionale, ormai sempre più spesso violato. La deriva che è conseguita a queste continue infrazioni, sia chiaro praticate da tutte le parti, sta rischiando di portare il mondo verso stati di sempre maggiore instabilità, dove la pace globale viene sempre più spesso messa a repentaglio. Il funzionamento dell'ONU deve essere più inclusivo per permettere di partecipare alle decisioni importanti l'intero consesso degli stati; non è un compito normativamente facile, perchè dovrà coniugare la velocità di decisione e la sua applicabilità con il maggiore consenso possibile, tenendo conto del fattore tempo, sempre più decisivo di fronte, in special modo a quelle crisi di tipo umanitario che necessitano di soluzioni rapide. Certamente l'estenuante balletto delle discussioni inutili e bloccate del Consiglio di sicurezza deve essere abolito. Un altro dei motivi di diffidenza nei confronti dell'ONU è proprio questa incapacità a trovare soluzioni ai problemi di cui è investito, anche a prescindere dal fattore temporale. Troppo spesso le Nazioni Unite hanno superato le percezioni trasformandole in certezze, riguardo alla loro inutilità causata da sfiancanti discussioni che hanno lasciato le nazioni sulle rispettive posizioni, con la problematica in questione di fatto irrisolta. Senza un maggiore coinvolgimento attraverso una condivisione convinta da parte degli stati arabi, che sono maggiormente rappresentativi della religione islamica, l'ONU è destinato a sgretolarsi per mancanza dei suoi stessi presupposti costitutivi. Se una guerra ha determinato la morte della Società delle Nazioni, tanti contrasti di differenti dimensioni, stanno facendo venire meno l'autorevolezza delle Nazioni Unite; ma una loro fine priverebbe il mondo dell'unico strumento esistente capace di aggregare i vari stati in una qualche forma. In questo momento particolare della storia vi è la necessità di una organizzazione sovranazionale che sappia dialogare in maniera fattiva con gli stati arabi, le cui forme di governo sono state oggetto di trasformazione, più che procedere in ordine sparso, come cercano di fare le principali potenze mondiali. Ma, è chiaro, che l'ONU nella sua forma attuale, non riesce ad essere l'interlocutore di cui si sente il bisogno, d'altro canto, se è vero che la situazione contingente è arrivata in maniera praticamente inaspettata, è altrettanto vero che il gruppo dirigente delle Nazioni Unite non si è fatto trovare pronto, mancando di lungimiranza, aspetto che riflette, comunque, la gran parte dei paesi dell'occidente. Tuttavia si potrebbe recuperare il tempo perduto avviando nel minor tempo possibile quella revisione da tanti auspicata, ma che sia capace di recepire le istanze di chi non è sufficientemente rappresentato.
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