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venerdì 29 dicembre 2017
Russia e Cina, problemi per Trump
Ci sono due fatti rilevanti per gli Stati Uniti, accaduti in questi giorni. Il primo riguarda un articolo scritto da Rex Tillerson, il Segretario di Stato astatunitense in carica, comparso su ”The New York Times”. Il Segretario di stato, in un passaggio dello scritto afferma che gli USA non sono in buoni rapporti con Mosca, con la quale deve, tuttavia, collaborare sulle questioni di interesse comune, per la politica espansionistica russa, che ha invaso la Georgia e l’Ucraina e, sopratutto, ha cercato di violare la sovranità degli stati occidentali cercando di influenzare “le nostre lezioni” (testuale) e quele delle altre nazioni. Si tratta di una ammissione pubblica clamorosa, che nei prossimi giorni non potrà non essere oggetto di analisi e valutazioni molto approfondite. Tillerson scrivendo ciò (scripta manent) contraddice Trump, che aveva detto pubblicamente di fidarsi delle affermazioni di Putin, che negava l’intromissione russa nelle presidenziali americane. Si viene, quindi, a creare un dualismo non certo convergente tra il massimo potere monocratico USA ed il massimo rappresentante della politica estera americana. Ciò cosa può significare? Se l’azione è concordata, a causa di un eventuale ripensamento del presidente, quello che dobbiamo attenderci è un ulteriore peggioramento delle relazioni bilaterali tra USA e Russia e questo in spregio a quanto si proponeva Trump in campagna elettorale. La questione potrebbe riportare ad un inasprimento del confronto tra Est ed Ovest, che coinvolgerebbe anche i relativi alleati, con tutte le sue conseguenze. Potrebbe essere un indirizzo al quale Trump potrebbe essere obbligato dai militari e dai politici di professione, che non hanno mai visto bene un avvicinamento di Washington con Mosca, proprio a causa della tutela degli interessi americani, messi in pericolo dalla politica estera aggressiva della Russia. In questo caso l’autonomia di Trump nel ruolo presidenziale sarebbe notevolmente ridotta. Se, però, quanto affermato da Tillerson è stato un atto volutamente in contrasto con Trump, quello che c’è da attendersi è una guerra interna al potere americano, con la fazione anti Trump affiancata dagli inquirenti che indagano sul convolgimento della Russia nell’elezione del presidente in carica. Se una parte dell’establishment americano, che appoggia Trump, dovesse iniziare a cambiare idea sulle modlaità della sua elezione, la soluzione dell’impeachement comincerebbe a diventare sempre meno remota. In entrambi i casi appare chairo che Trump rischi in modo consistente un notevole indebolimento della sua figura, sopratutto sul piano interno ed anche tra chi, pubblicamente lo affianca e lo appoggia. Il secondo caso di rilievo è la scoperta dei rifornimenti di petrolio che la Cina ha fatto alla Corea del Nord. Si tratta, certo, di una scoperta per modo di dire: l’economia di Pyongyang è allo stremo, sia per la sua struttura, che per le sanzioni a cui è sottoposta e senza aiuti esterni il paese sarebbe già fallito. Allo stesso modo era evidente che tra chi violava le sanzioni non poteva non esserci la Cina, malgrado le dichiarazioni di prammatica. La sorpresa di Trump è quindi finta (se non lo fosse saremmo davanti a troppo dilettantismo), ma la vicenda sottolinea come gli Stati Uniti, in questa fase della poltica mondiale, siano sempre più isolati, anche dagli alleati storici dell’Alleanza Atlantica. La questione della Corea del Nord riguarda la sicurezza mondiale, ma per gli americani rappresenta una minaccia al loro paese e la Casa Bianca appare sempre più lontana da chi può fare delle pressioni per raffreddare la situazione. Se a Washington prendessero atto che l’unione tra le due Coree è impossibile perchè contraria agli interessi cinesi ed impostassero una politica di rapporti più distesi con Pechino, forse il problema potrebbe avviarsi ad una soluzione. Al contrario un presidente come Trump, sembra un bersaglio troppo facile per la Cina e la Russia, per continuare le loro politiche tese a raggiungere i loro esclusivi obiettivi. Ancora una volta Trump dimostra tutta la sua inadeguatezza e la sua inesperienza politica, sia sul fronte interno chein quello internazionale. Quando sarà il momento di analizzare questo periodo dal punto di vista storico, il giudizio non potrà che essere uno dei peggiori dell’intera storia americana.
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