Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

lunedì 9 dicembre 2019

La strategia russa nel Mediterraneo

La Russia deve tenere fede alle sue ambizioni geopolitiche, per compensare alle distanze che Mosca ha nei confronti di USA e Cina in termini di potenza economica e peso politico internazionale. Putin ha da tempo imbastito una strategia di intervento in crisi regionali di interesse mondiale, che hanno riportato la Russia al centro dell’attenzione diplomatica. Il Cremlino ha individuato l’area del Mediterraneo come interesse primario nel qualeesplicare la propria azione. Una delle possibili ragioni è la debolezza politica dell’Europa e la sua alta ricattabilità, attraverso la gestione dei flussi migratori. Ma ancora prima diqueste ragioni vi è la necessità di una presenza militare, ritenuta essenziale fin dai tempi dell’Unione Sovietica all’interno del Mediterraneo, visto come fattore strategico per azioni di disturbo agli avversari americani. Un dei motivi iniziali dell’appoggio ad Assad, nella questione siriana, è stata la certezza di potere disporre del porto di Tartus, da anni base nel mediterraneo della marina russa. Il progressivo ritiro americano dal suo ruolo di prima potenza mondiale ha favorito l’ingresso in Siria delle truppe russe e l’esercizio della strategia di Putin di accreditare Mosca nel ruolo di grande potenza, anche senza avere tutte le prerogative del caso; tuttavia l’azione in Siria ha dato alla Russia solidi fondamenti per giocare un ruolo primario nella crisi mediorientale, spesso alternando azioni militari con iniziative diplomatiche e permettendo di conseguire l’obiettivo principale, che era il mantenimento al potere di Assad, ormai dipendente in tutto e per tutto dal Cremlino. Ciò ha permesso anche una vicinanza più stretta con l’Iran, basata sulla comune avversione agli Stati Uniti e sull’interesse reciproco di mantenere lo status quo in Siria.  Ora lil raggio di azione si sposta sulla Libia; da tempo l’influenza italiana è notevolmente ridotta, nel paese nordafricano è in corso una guerra civile, favorita anche dall’ambiguo comportamento francese, che ha da tempo, a sua volta, ambizioni sulle riserve petrolifere libiche: situazione che denota la presenza di interessi contrastanti all’interno dell’Unione Europea, con Bruxelles che non si adopera per dirimere la questione, ne per creare i presupposti di un intervento essenziale, sopratutto in materia di immigrazione. Un quadro dove la Russia individua delle opportunità per la sua politica estera. In pratica le modalità di Mosca per entrare sullo scenario libico assomigliano ad uno schema già collaudato: l’entrata sul campo di battaglia di mercenari senza insegne al fianco del governo non legittimo, per rovesciare l’esecutivo appoggiato dall’opinione pubblica internazionale. In un caso di sostanziale equilibrio l’ingresso dei mercenari russi, che non si muovono certo senza l’assenso del Cremlino, sbilancerebbe la situazione a sfavore del governo di Tripoli; in parallelo il ministro degli affari esteri russo ha intrapreso una azione diplomatica dove asserisce il contrario del potenziale risultato dell’intervento, attuando una classica tattica basata sull’ambiguità per consentire alle forze russe di agire indisturbate sullo scenario libico; si tratterebbe dell’obiettivo di guadagnare tempo per presentare all’opinione pubblica la nuova situazione ormai definita. Una influenza russa sulla sponda meridionale del Mediterraneo, sarebbe ancora più negativa per le ripercussioni sulla gestione dei flussi migratori, che sulla questione energetica. Potrebbe significare la presenza costante di navi  militari russe pericolosamente vicine alle basi dell’Alleanza Atlantica, oltre che una vicinanza troppo contigua con i paesi europei, nei confronti dei quali Mosca ha cercato di usare in maniera subdola la propria influenza, attraverso mezzi cibernetici in occasione di appuntamenti elettorali. L’immagine che Mosca fornisce di se, sul piano internazionale è una sostanziale conferma di un giocatore che non rispetta le regole e che si fa sempre più intraprendente nel cercare di entrare in zone abitualmente sotto l’influenza di altri stati. Questo aspetto non è da sottovalutare per potere prevedere e prevenire scenari futuri, un aspetto che arriva quasi sui confini europei e che dovrebbe provocare una adeguata risposta europea da parte di Bruxelles ed accelerare quei processi necessari a gestire in maniera immediata situazioni come questa; ma ancheper gli USA deve scattare un allarme da non sottovalutare: ripetere l’errore siriano significherebbe ridurre la credibilità di Washignton ed il suo peso specifico su ambiti regionali, che, in qualche modo erano controllati dalla potenza americana.  

The Russian strategy in the Mediterranean

Russia must live up to its geopolitical ambitions, to compensate for the distances that Moscow has towards the USA and China in terms of economic power and international political weight. Putin has for a long time set up an intervention strategy in regional crises of global interest, which have brought Russia back to the center of diplomatic attention. The Kremlin has identified the Mediterranean area as a primary interest in which to explain its action. One of the possible reasons is the political weakness of Europe and its high blackmail, through the management of migratory flows. But even before these reasons there is the need for a military presence, considered essential since the times of the Soviet Union within the Mediterranean, seen as a strategic factor for disturbing actions to American adversaries. One of the initial reasons for supporting Assad, in the Syrian issue, was the certainty of being able to dispose of the port of Tartus, for years based in the Mediterranean of the Russian navy. The progressive American withdrawal from its role as the first world power has favored the entry of Russian troops into Syria and the exercise of Putin's strategy of accrediting Moscow in the role of great power, even without having all the prerogatives of the case; however the action in Syria has given Russia solid foundations to play a primary role in the Middle East crisis, often alternating military actions with diplomatic initiatives and allowing to achieve the main objective, which was the maintenance of Assad, now dependent in all and for everything from the Kremlin. This also allowed a closer proximity to Iran, based on a common aversion to the United States and a mutual interest in maintaining the status quo in Syria. Now the range of action shifts to Libya; for some time the Italian influence has been greatly reduced, in the North African country a civil war is underway, also favored by the ambiguous French behavior, which has long had ambitions in Libyan oil reserves: a situation that denotes the presence of interests conflicting within the European Union, with Brussels not working to settle the issue, nor to create the conditions for an essential intervention, especially in the field of immigration. A framework where Russia identifies opportunities for its foreign policy. In practice, Moscow's ways of entering the Libyan scenario resemble an already proven scheme: the entry of mercenaries without insignia onto the battlefield alongside the non-legitimate government, to overthrow the executive supported by international public opinion. In a case of substantial equilibrium the entry of Russian mercenaries, who certainly do not move without the agreement of the Kremlin, would unbalance the situation against the Tripoli government; in parallel the Russian foreign minister undertook a diplomatic action where he asserts the opposite of the potential result of the intervention, implementing a classic tactic based on ambiguity to allow Russian forces to act undisturbed on the Libyan scenario; this would be the objective of gaining time to present the new situation now defined to the public. A Russian influence on the southern shore of the Mediterranean would be even more negative for the repercussions on the management of migration flows than on the energy issue. It could mean the constant presence of Russian military ships dangerously close to the bases of the Atlantic Alliance, as well as a proximity too contiguous with European countries, against which Moscow has tried to use its influence subtly, through cybernetic means on the occasion of electoral appointments. The image that Moscow provides of itself, internationally, is a substantial confirmation of a player who does not respect the rules and who becomes more and more enterprising in trying to enter areas usually under the influence of other states. This aspect should not be underestimated in order to be able to foresee and prevent future scenarios, an aspect that reaches almost the European borders and that should provoke an adequate European response from Brussels and accelerate those processes necessary to immediately manage situations like this; but also for the USA an alarm should be triggered that should not be underestimated: repeating the Syrian mistake would reduce the credibility of Washignton and its specific weight on regional areas, which, in some way, were controlled by American power.

La estrategia rusa en el mediterráneo

Rusia debe estar a la altura de sus ambiciones geopolíticas, para compensar las distancias que Moscú tiene hacia Estados Unidos y China en términos de poder económico y peso político internacional. Putin ha establecido durante mucho tiempo una estrategia de intervención en crisis regionales de interés mundial, que han llevado a Rusia de nuevo al centro de la atención diplomática. El Kremlin ha identificado el área mediterránea como un interés primario para explicar su acción. Una de las posibles razones es la debilidad política de Europa y su alto chantaje, a través de la gestión de los flujos migratorios. Pero incluso antes de estas razones existe la necesidad de una presencia militar, considerada esencial desde los tiempos de la Unión Soviética dentro del Mediterráneo, vista como un factor estratégico para acciones perturbadoras contra los adversarios estadounidenses. Una de las razones iniciales para apoyar a Assad, en el tema sirio, fue la certeza de poder disponer del puerto de Tartus, durante años con base en el Mediterráneo de la armada rusa. La progresiva retirada estadounidense de su papel como primera potencia mundial ha favorecido la entrada de tropas rusas en Siria y el ejercicio de la estrategia de Putin de acreditar a Moscú en el papel de gran poder, incluso sin tener todas las prerrogativas del caso; Sin embargo, la acción en Siria ha dado a Rusia bases sólidas para desempeñar un papel principal en la crisis de Oriente Medio, alternando a menudo las acciones militares con iniciativas diplomáticas y permitiendo alcanzar el objetivo principal, que era el mantenimiento de Assad, ahora dependiente de todos. y para todo desde el Kremlin. Esto también permitió una proximidad más cercana a Irán, basada en una aversión común a los Estados Unidos y un interés mutuo en mantener el status quo en Siria. Ahora el rango de acción cambia a Libia; Durante algún tiempo, la influencia italiana se ha reducido considerablemente, en el país del norte de África está en marcha una guerra civil, también favorecida por el comportamiento ambiguo francés, que durante mucho tiempo ha tenido ambiciones en las reservas de petróleo de Libia: una situación que denota la presencia de intereses. en conflicto dentro de la Unión Europea, con Bruselas no trabajando para resolver el problema, ni para crear las condiciones para una intervención esencial, especialmente en el campo de la inmigración. Un marco donde Rusia identifica oportunidades para su política exterior. En la práctica, las formas de Moscú de entrar en el escenario libio se asemejan a un esquema ya probado: la entrada de mercenarios sin insignia en el campo de batalla junto con el gobierno no legítimo, para derrocar al ejecutivo apoyado por la opinión pública internacional. En un caso de equilibrio sustancial, la entrada de mercenarios rusos, que ciertamente no se mueven sin el acuerdo del Kremlin, desequilibraría la situación contra el gobierno de Trípoli; Paralelamente, el canciller ruso emprendió una acción diplomática en la que afirma lo contrario del resultado potencial de la intervención, implementando una táctica clásica basada en la ambigüedad para permitir que las fuerzas rusas actúen sin perturbaciones en el escenario libio; este sería el objetivo de ganar tiempo para presentar la nueva situación ahora definida al público. Una influencia rusa en la costa sur del Mediterráneo sería aún más negativa por las repercusiones en la gestión de los flujos migratorios que en el tema de la energía. Podría significar la presencia constante de barcos militares rusos peligrosamente cerca de las bases de la Alianza Atlántica, así como una proximidad demasiado contigua a los países europeos, contra los cuales Moscú ha tratado de usar su influencia sutilmente, a través de medios cibernéticos en la ocasión. de nombramientos electorales. La imagen que Moscú proporciona de sí misma, internacionalmente, es una confirmación sustancial de un jugador que no respeta las reglas y que se vuelve cada vez más emprendedor al tratar de ingresar a áreas generalmente bajo la influencia de otros estados. Este aspecto no debe subestimarse para poder prever y prevenir escenarios futuros, un aspecto que llega casi a las fronteras europeas y que debe provocar una respuesta europea adecuada de Bruselas y acelerar los procesos necesarios para gestionar inmediatamente situaciones como esta; pero también para los EE. UU. se debe activar una alarma que no se debe subestimar: repetir el error sirio reduciría la credibilidad de Washignton y su peso específico en las áreas regionales, que, de alguna manera, estaban controladas por el poder estadounidense.

Die russische Strategie im Mittelmeerraum

Russland muss seinen geopolitischen Ambitionen gerecht werden, um die Distanz zu den USA und China in Bezug auf Wirtschaftskraft und internationales politisches Gewicht zu kompensieren. Putin hat seit einiger Zeit eine Interventionsstrategie für regionale Krisen von globalem Interesse ausgearbeitet, die Russland wieder in den Mittelpunkt der diplomatischen Aufmerksamkeit gerückt hat. Der Kreml hat den Mittelmeerraum als ein Hauptinteresse identifiziert, um seine Aktion zu erklären. Einer der möglichen Gründe ist die politische Schwäche Europas und seine starke Erpressung durch die Steuerung der Migrationsströme. Aber schon vor diesen Gründen besteht die Notwendigkeit einer militärischen Präsenz, die seit den Zeiten der Sowjetunion im Mittelmeerraum als ein strategischer Faktor für die Beeinträchtigung amerikanischer Gegner angesehen wird. Einer der ersten Gründe, Assad in der syrischen Frage zu unterstützen, war die Gewissheit, den Hafen von Tartus, der jahrelang im Mittelmeer der russischen Marine stationiert war, veräußern zu können. Der fortschreitende Rückzug der USA aus ihrer Rolle als erste Weltmacht hat den Einmarsch russischer Truppen in Syrien und die Ausübung der Strategie Putins begünstigt, Moskau als Großmacht zu bezeichnen, auch ohne alle Befugnisse des Falls zu haben. Die Aktion in Syrien hat Russland jedoch ein solides Fundament gegeben, um eine wichtige Rolle in der Nahostkrise zu spielen. Oft wechselten Militäraktionen mit diplomatischen Initiativen und ermöglichten es, das Hauptziel zu erreichen, nämlich die Aufrechterhaltung von Assad, das nun in allen Ländern abhängig ist und für alles aus dem Kreml. Dies ermöglichte auch eine engere Nähe zum Iran, die auf einer gemeinsamen Abneigung gegen die Vereinigten Staaten und einem gegenseitigen Interesse an der Aufrechterhaltung des Status quo in Syrien beruhte. Jetzt verlagert sich das Aktionsspektrum nach Libyen. seit einiger Zeit ist der italienische Einfluss stark zurückgegangen, im nordafrikanischen Land ist ein Bürgerkrieg im Gange, der auch durch das mehrdeutige französische Verhalten begünstigt wird, das seit langem Ambitionen in libyschen Ölreserven hat: eine Situation, die das Vorhandensein von Interessen anzeigt Konflikte innerhalb der Europäischen Union, wobei Brüssel weder daran arbeitet, das Problem zu lösen, noch die Bedingungen für ein wesentliches Eingreifen zu schaffen, insbesondere im Bereich der Einwanderung. Ein Rahmen, in dem Russland Chancen für seine Außenpolitik identifiziert. In der Praxis ähnelt die Art und Weise, wie Moskau in das libysche Szenario eintritt, einem bereits bewährten Schema: Der Eintritt von Söldnern ohne Insignien auf das Schlachtfeld neben der nicht legitimen Regierung, um die von der internationalen Öffentlichkeit unterstützte Exekutive zu stürzen. Im Falle eines erheblichen Gleichgewichts würde der Zutritt russischer Söldner, die sich ohne Zustimmung des Kremls sicherlich nicht bewegen, die Lage gegenüber der Regierung von Tripolis aus dem Gleichgewicht bringen. Parallel dazu unternahm der russische Außenminister eine diplomatische Aktion, in der er das Gegenteil des potenziellen Ergebnisses der Intervention geltend machte und eine klassische Taktik umsetzte, die auf Zweideutigkeiten beruhte, damit die russischen Streitkräfte ungestört auf das libysche Szenario einwirken konnten. dies wäre das Ziel, Zeit zu gewinnen, um der Öffentlichkeit die jetzt definierte neue Situation vorzustellen. Ein russischer Einfluss auf die südliche Mittelmeerküste wäre für die Steuerung der Migrationsströme noch negativer als für die Energiefrage. Dies könnte die ständige Präsenz russischer Militärschiffe in gefährlicher Nähe der Stützpunkte des Atlantischen Bündnisses sowie eine zu enge Nachbarschaft zu europäischen Ländern bedeuten, gegen die Moskau versucht hat, seinen Einfluss auf subtile Weise mit kybernetischen Mitteln geltend zu machen von Wahlterminen. Das Bild, das Moskau von sich selbst auf internationaler Ebene vermittelt, ist eine wesentliche Bestätigung für einen Spieler, der die Regeln nicht einhält und immer unternehmerischer versucht, Gebiete zu betreten, die normalerweise unter dem Einfluss anderer Staaten stehen. Dieser Aspekt sollte nicht unterschätzt werden, um zukünftige Szenarien voraussehen und verhindern zu können, ein Aspekt, der fast an die europäischen Grenzen reicht und der eine angemessene europäische Reaktion aus Brüssel hervorrufen und die Prozesse beschleunigen sollte, die zur sofortigen Bewältigung solcher Situationen erforderlich sind. aber auch für die USA sollte ein nicht zu unterschätzender Alarm ausgelöst werden: Die Wiederholung des syrischen Fehlers würde die Glaubwürdigkeit von Washignton und sein spezifisches Gewicht für regionale Gebiete, die in gewisser Weise von der amerikanischen Macht kontrolliert wurden, verringern.

La stratégie russe en Méditerranée

La Russie doit être à la hauteur de ses ambitions géopolitiques, pour compenser les distances que Moscou a avec les États-Unis et la Chine en termes de puissance économique et de poids politique international. Poutine a depuis longtemps mis en place une stratégie d'intervention dans les crises régionales d'intérêt mondial qui ont ramené la Russie au centre de l'attention diplomatique. Le Kremlin a identifié la région méditerranéenne comme un intérêt primordial pour expliquer son action. L'une des raisons possibles est la faiblesse politique de l'Europe et son fort chantage, à travers la gestion des flux migratoires. Mais même avant ces raisons, il y a la nécessité d'une présence militaire, considérée comme essentielle depuis l'époque de l'Union soviétique en Méditerranée, considérée comme un facteur stratégique pour perturber les actions des adversaires américains. L'une des premières raisons de soutenir Assad, dans le dossier syrien, était la certitude de pouvoir disposer du port de Tartous, pendant des années basé dans la Méditerranée de la marine russe. Le retrait progressif américain de son rôle de première puissance mondiale a favorisé l'entrée des troupes russes en Syrie et l'exercice de la stratégie de Poutine d'accréditer Moscou dans le rôle de grande puissance, même sans avoir toutes les prérogatives de l'affaire; mais l'action en Syrie a donné à la Russie des bases solides pour jouer un rôle primordial dans la crise du Moyen-Orient, alternant souvent actions militaires et initiatives diplomatiques et permettant d'atteindre l'objectif principal, qui était le maintien d'Assad, désormais dépendant de tous et pour tout depuis le Kremlin. Cela a également permis une proximité plus étroite avec l'Iran, fondée sur une aversion commune pour les États-Unis et un intérêt mutuel à maintenir le statu quo en Syrie. Désormais, le champ d'action se déplace vers la Libye; depuis quelque temps l'influence italienne s'est fortement réduite, dans le pays d'Afrique du Nord une guerre civile est en cours, également favorisée par le comportement ambigu de la France, qui a depuis longtemps des ambitions dans les réserves pétrolières libyennes: une situation qui dénote la présence d'intérêts conflictuelle au sein de l'Union européenne, Bruxelles ne travaillant pas à régler le problème, ni à créer les conditions d'une intervention essentielle, notamment dans le domaine de l'immigration. Un cadre où la Russie identifie les opportunités de sa politique étrangère. Dans la pratique, les moyens utilisés par Moscou pour entrer dans le scénario libyen ressemblent à un schéma déjà éprouvé: l'entrée de mercenaires sans insigne sur le champ de bataille aux côtés du gouvernement non légitime, pour renverser l'exécutif soutenu par l'opinion publique internationale. Dans un cas d'équilibre substantiel, l'entrée de mercenaires russes, qui ne se déplacent certainement pas sans l'accord du Kremlin, déséquilibrerait la situation contre le gouvernement de Tripoli; en parallèle, le ministre russe des Affaires étrangères a engagé une action diplomatique dans laquelle il affirme le contraire du résultat potentiel de l'intervention, mettant en œuvre une tactique classique basée sur l'ambiguïté pour permettre aux forces russes d'agir en toute tranquillité sur le scénario libyen; ce serait l'objectif de gagner du temps pour présenter au public la nouvelle situation désormais définie. Une influence russe sur la rive sud de la Méditerranée serait encore plus négative pour les répercussions sur la gestion des flux migratoires que sur la question énergétique. Cela pourrait signifier la présence constante de navires militaires russes dangereusement proches des bases de l'Alliance atlantique, ainsi qu'une proximité trop contiguë avec les pays européens, contre laquelle Moscou a tenté d'exercer subtilement son influence, par des moyens cybernétiques à l'occasion des nominations électorales. L'image que Moscou se donne d'elle-même, au niveau international, est une confirmation substantielle d'un joueur qui ne respecte pas les règles et qui devient de plus en plus entreprenant en essayant d'entrer dans des zones généralement sous l'influence d'autres États. Cet aspect ne doit pas être sous-estimé afin de pouvoir prévoir et empêcher de futurs scénarios, un aspect qui atteint presque les frontières européennes et qui devrait provoquer une réponse européenne adéquate de Bruxelles et accélérer les processus nécessaires pour gérer immédiatement des situations comme celle-ci; mais aussi pour les États-Unis, une alarme doit être déclenchée qui ne doit pas être sous-estimée: la répétition de l'erreur syrienne réduirait la crédibilité de Washignton et son poids spécifique sur les zones régionales, qui, en quelque sorte, étaient contrôlées par la puissance américaine.

A estratégia russa no Mediterrâneo

A Rússia deve cumprir suas ambições geopolíticas, para compensar as distâncias que Moscou tem em relação aos EUA e à China em termos de poder econômico e peso político internacional. Durante muito tempo, Putin estabeleceu uma estratégia de intervenção em crises regionais de interesse global, que trouxeram a Rússia de volta ao centro das atenções diplomáticas. O Kremlin identificou a área do Mediterrâneo como um interesse primário para explicar sua ação. Uma das razões possíveis é a fraqueza política da Europa e sua alta chantagem, através da gestão dos fluxos migratórios. Mas, mesmo diante desses motivos, é necessária a presença militar, considerada essencial desde os tempos da União Soviética no Mediterrâneo, vista como um fator estratégico para perturbar as ações dos adversários americanos. Uma das razões iniciais para apoiar Assad, na questão síria, foi a certeza de poder descartar o porto de Tartus, por anos sediados no Mediterrâneo da marinha russa. A progressiva retirada americana de seu papel como primeira potência mundial favoreceu a entrada de tropas russas na Síria e o exercício da estratégia de Putin de creditar Moscou no papel de grande potência, mesmo sem todas as prerrogativas do caso; no entanto, a ação na Síria deu à Rússia bases sólidas para desempenhar um papel primordial na crise do Oriente Médio, alternando frequentemente ações militares com iniciativas diplomáticas e permitindo alcançar o objetivo principal, que era a manutenção de Assad, agora dependente de todas as e por tudo, desde o Kremlin. Isso também permitiu uma maior proximidade com o Irã, com base em uma aversão comum aos Estados Unidos e um interesse mútuo em manter o status quo na Síria. Agora, o leque de ações muda para a Líbia; por algum tempo a influência italiana foi bastante reduzida, no país do norte da África está em andamento uma guerra civil, também favorecida pelo comportamento ambíguo da França, que há muito tem ambições nas reservas de petróleo da Líbia: uma situação que denota a presença de interesses conflitantes na União Europeia, com Bruxelas não trabalhando para resolver o problema, nem para criar as condições para uma intervenção essencial, especialmente no campo da imigração. Uma estrutura em que a Rússia identifica oportunidades para sua política externa. Na prática, as maneiras de Moscou de entrar no cenário líbio se assemelham a um esquema já testado e comprovado: a entrada de mercenários sem insígnias no campo de batalha ao lado do governo não legítimo, para derrubar o executivo apoiado pela opinião pública internacional. Em um caso de equilíbrio substancial, a entrada de mercenários russos, que certamente não se mudam sem o acordo do Kremlin, desequilibraria a situação contra o governo de Trípoli; paralelamente, o ministro das Relações Exteriores russo empreendeu uma ação diplomática em que afirma o oposto do resultado potencial da intervenção, implementando uma tática clássica baseada na ambiguidade para permitir que as forças russas atuem imperturbáveis ​​no cenário líbio; esse seria o objetivo de ganhar tempo para apresentar a nova situação agora definida ao público. Uma influência russa na costa sul do Mediterrâneo seria ainda mais negativa pelas repercussões na gestão dos fluxos migratórios do que na questão energética. Isso poderia significar a presença constante de navios militares russos perigosamente próximos às bases da Aliança Atlântica, bem como uma proximidade muito contígua com os países europeus, contra os quais Moscou tentou usar sua influência sutilmente, por meios cibernéticos na ocasião. de nomeações eleitorais. A imagem que Moscou fornece de si mesma, internacionalmente, é uma confirmação substancial de um jogador que não respeita as regras e que se torna cada vez mais empreendedor ao tentar entrar em áreas geralmente sob a influência de outros estados. Esse aspecto não deve ser subestimado para prever e evitar cenários futuros, um aspecto que chega quase nas fronteiras europeias e que deve provocar uma resposta européia adequada de Bruxelas e acelerar os processos necessários para gerenciar imediatamente situações como essa; mas também para os EUA deve ser acionado um alarme que não deve ser subestimado: repetir o erro sírio reduziria a credibilidade de Washignton e seu peso específico em áreas regionais, que de alguma forma eram controladas pelo poder americano.

Русская стратегия в Средиземноморье

Россия должна соответствовать своим геополитическим амбициям, чтобы компенсировать расстояния, которые Москва имеет по отношению к США и Китаю, с точки зрения экономической мощи и международного политического веса. Путин давно разработал стратегию вмешательства в региональные кризисы, представляющие глобальный интерес, которые вернули Россию в центр дипломатического внимания. Кремль определил район Средиземноморья в качестве основного интереса для объяснения своих действий. Одна из возможных причин - политическая слабость Европы и ее высокий шантаж из-за управления миграционными потоками. Но даже до этих причин существует необходимость в военном присутствии, которое считается существенным со времен Советского Союза в Средиземноморье и рассматривается как стратегический фактор, мешающий действиям американских противников. Одной из первоначальных причин поддержки Асада в сирийском вопросе была уверенность в возможности распоряжаться портом Тартус в течение многих лет, базирующихся в Средиземном море российского флота. Постепенное прекращение американской роли первой мировой державы способствовало вводу российских войск в Сирию и осуществлению путинской стратегии по аккредитации Москвы на роль великой державы, даже не имея всех прерогатив этого случая; однако действия в Сирии дали России прочную основу для того, чтобы играть первостепенную роль в ближневосточном кризисе, часто чередуя военные действия с дипломатическими инициативами и позволяя достичь главной цели, которая заключалась в поддержании Асада, который теперь зависит от всех. и за все из кремля. Это также позволило приблизиться к Ирану на основе общей неприязни к Соединенным Штатам и взаимной заинтересованности в сохранении статус-кво в Сирии. Теперь диапазон действия перемещается в Ливию; в течение некоторого времени итальянское влияние значительно уменьшилось, в северноафриканской стране идет гражданская война, чему также способствует неоднозначное поведение Франции, которое давно имеет амбиции в ливийских нефтяных запасах: ситуация, которая обозначает наличие интересов конфликт в рамках Европейского союза, с Брюсселем, не работающим ни для решения проблемы, ни для создания условий для существенного вмешательства, особенно в области иммиграции. Рамки, в которых Россия определяет возможности для своей внешней политики. На практике московские способы вступления в ливийский сценарий напоминают уже опробованную и проверенную схему: выход наемников без знаков различия на поле боя рядом с нелегитимным правительством, чтобы свергнуть исполнительную власть, поддерживаемую международным общественным мнением. В случае существенного равновесия вступление российских наемников, которые, конечно, не двигаются без согласия Кремля, приведет к дисбалансу ситуации против правительства Триполи; параллельно российский министр иностранных дел предпринял дипломатическую акцию, в которой он утверждает противоположность потенциального результата интервенции, применяя классическую тактику, основанную на двусмысленности, чтобы позволить российским силам действовать беспрепятственно по ливийскому сценарию; это было бы целью выиграть время, чтобы представить новую ситуацию, которая сейчас определена для общественности. Влияние России на южном берегу Средиземного моря будет даже более негативным для последствий для управления миграционными потоками, чем для энергетического вопроса. Это может означать постоянное присутствие российских военных кораблей в опасной близости от баз Атлантического альянса, а также слишком близкое соседство с европейскими странами, против которых Москва пыталась тонко использовать свое влияние, используя при этом кибернетические средства. предвыборных назначений. Представление, которое Москва создает для себя на международном уровне, является существенным подтверждением игрока, который не уважает правила и который становится все более и более предприимчивым в попытке проникнуть в районы, обычно находящиеся под влиянием других государств. Этот аспект не следует недооценивать, чтобы иметь возможность предвидеть и предотвращать будущие сценарии, аспект, который достигает почти европейских границ и который должен спровоцировать адекватный европейский ответ из Брюсселя и ускорить те процессы, которые необходимы для немедленного управления такими ситуациями; но также и для США должна быть вызвана тревога, которую нельзя недооценивать: повторение сирийской ошибки уменьшит доверие к Вашингтону и его удельному весу в региональных регионах, которые, в некотором роде, контролируются американской властью.