Due fatti sono venuti alla ribalta nella vicenda, che vede Israele impegnato nella lotta contro la popolazione palestinese di Gaza; si tratta di due fatti rilevanti sui quali l’opinione pubblica mondiale dovrebbe fare le dovute considerazione e trovare adeguate risposte verso Tel Aviv. La prima è la dichiarazione ufficiale delle Nazioni Unite, che ha dichiarato la presenza della carestia nella Striscia di Gaza, carestia che è la prima in un medio oriente, pur gravemente martoriato da catastrofi militari. Secondo le Nazioni Unite ben 514.000 persone, pari ad un quarto della popolazione, sta affrontando la mancanza alimentare, con un dato proiettato alla fine del mese di settembre che potrà arrivare a riguardare ben 641.000 persone. La particolarità della carestia di Gaza è che non è dovuta a cause metereologiche o sanitarie, ma interamente provocata dall’Uomo, cioè dall’azione compiuta e che sta compiendo l’esercito di Israele. Questo disastro umanitario era evitabile se Tel Aviv non avesse praticato l’ostruzionismo sistematico nei confronti degli aiuti inviati ai confini di Gaza. L’intenzionalità dell’azione israeliana è ancora più grave perché rientra in un piano preciso di indebolire i civili in quanto popolazione palestinese da estirpare con qualunque mezzo dal territorio della Striscia. La volontà del governo ebreo ultra ortodosso è quella di annettersi il territorio di Gaza, ed è, purtroppo, condivisa da gran parte dell’opinione pubblica di Israele. Nonostante la presenza di massicci carichi di cibo al confine il comportamento di Israele non cambia. L’Altro Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ritiene direttamente responsabile il governo di Israele, tanto da configurare le morti causate dalla fame, come crimini di guerra per omicidio volontario. Questa considerazione introduce il secondo fatto rilevante, che riguarda la questione. Secondo un rapporto segreto delle forze armate israeliane il numero delle vittime civili della guerra di Gaza è apri all’83% delle vittime totali: come si evince da questo dato il basso numero di vittime combattenti, autorizza ad interpretare una pianificazione studiata del genocidio dei palestinesi, tanto da poter essere paragonata ai massacri del Ruanda ed all’eccidio di Mariupol. La combinazione tra fame imposta e morti per attività militare qualifica in maniera netta quale siano state le intenzioni di Netanyahu e del suo governo nei riguardi dei palestinesi: annientarne il più possibile in modo da creare le condizioni di una deportazione dalla Striscia; del resto una recente statistica ha reso pubblico il dato che ben il 79% della popolazione israeliana è d’accordo circa la repressione indiscriminata della popolazione palestinese, che è considerata come occupante abusivo e neppure degno della dignità umana. Naturalmente Netanyahu smentisce questi dati o tutt’al più li giustifica con l’azione di Hamas contro i suoi stessi cittadini, tuttavia lo schema mentale del capo del governo israeliano è sempre lo stesso; mentire spudoratamente e guadagnare tempo per raggiungere i suoi scopi, ricorrendo costantemente ad accusare di anti semitismo chi lo contraddice e rifiutando ogni lettura diversa dalla sua e da quella del proprio governo. Ora aldilà della rispettiva visione politica ed al di fuori delle ovvie ragioni israeliane, l’assenza di reazione a questi crimini perpetrati a civili innocenti e di tutte le età resterà una macchia indelebile su tutti i paesi mondiali, ma ancora di più sulle democrazie occidentali, che si sono rivelate come entità vuote ed assenti quando è necessario difendere il diritto internazionale e popolazioni inermi dalla violenza più bieca, da qualunque parte essa provenga. Solo ultimamente sono arrivate condanne fine a se stesse ed anche il riconoscimento dello stato palestinese che si annuncia numeroso alla prossima assemblea delle Nazioni Unite è un esercizio privo di conseguenze pratiche. Israele va isolato sempre più, la sua violenza deve essere contenuta con ogni mezzo e l’inizio sono sanzioni pesanti che devono condizionare una economia che non dispone di risorse proprie, l’Europa deve fare almeno questo, cercando di innescare una reazione anche in altri paesi, soprattutto quelli arabi; certo questo implicherà una reazione di Trump, ma un blocco consistente capace di isolare Tel Aviv potrà essere un deterrente tardivo ma efficace.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
venerdì 22 agosto 2025
Gaza: United Nations says Israel is causing famine and Israeli army report says 83% of civilian casualties out of total
Two facts have come to the forefront in the ongoing conflict between Israel and the Palestinian population of Gaza. These are two significant facts that global public opinion should take due account of and seek appropriate responses toward Tel Aviv. The first is the official United Nations declaration of famine in the Gaza Strip, the first in the Middle East, despite its severe history of military disasters. According to the United Nations, as many as 514,000 people, a quarter of the population, are facing food shortages, with the figure projected to reach as many as 641,000 by the end of September. The unique feature of the Gaza famine is that it is not due to meteorological or health factors, but entirely man-made, namely, the actions of the Israeli army. This humanitarian disaster could have been avoided if Tel Aviv had not systematically obstructed aid sent to Gaza's borders. The Israeli action is even more serious because it is part of a precise plan to weaken civilians, as the Palestinian population must be eradicated by any means from the Strip. The ultra-Orthodox Jewish government's desire to annex Gaza is, unfortunately, shared by much of the Israeli public. Despite the presence of massive food shipments at the border, Israel's behavior remains unchanged. The United Nations High Commissioner for Human Rights holds the Israeli government directly responsible, classifying starvation deaths as war crimes of voluntary manslaughter. This consideration introduces the second relevant fact, which concerns the issue. According to a secret report by the Israeli military, the number of civilian victims of the Gaza war is 83% of the total. As can be seen from this data, the low number of combatant casualties suggests a deliberate planning of the Palestinian genocide, so much so that it can be compared to the massacres in Rwanda and the Mariupol massacre. The combination of enforced starvation and deaths from military activity clearly defines the intentions of Netanyahu and his government regarding the Palestinians: to annihilate as many of them as possible in order to create the conditions for their deportation from the Strip. Moreover, a recent survey revealed that a full 79% of the Israeli population supports the indiscriminate repression of the Palestinian population, whom they consider an abusive occupier unworthy of human dignity. Netanyahu, of course, denies these data, or at most justifies them by citing Hamas's actions against his own citizens. However, the Israeli prime minister's mindset remains the same: to lie shamelessly and buy time to achieve his goals, constantly accusing anyone who contradicts him of being anti-Semitic and rejecting any interpretation different from his own and that of his government. Regardless of political views and obvious Israeli motivations, the lack of response to these crimes perpetrated against innocent civilians of all ages will remain an indelible stain on every country in the world, but even more so on Western democracies, which have revealed themselves as empty and absent when it comes to defending international law and defenseless populations from the most abhorrent violence, from whatever side it comes. Only recently have condemnations arrived, for their own sake, and even the recognition of the Palestinian state, which is expected to be in large numbers at the next United Nations General Assembly, is an exercise devoid of practical consequences. Israel must be increasingly isolated, its violence must be contained by all means, and the start is heavy sanctions that must affect an economy lacking its own resources. Europe must do at least this, trying to trigger a reaction in other countries as well, especially Arab ones. Certainly, this will require a reaction from Trump, but a consistent blockade capable of isolating Tel Aviv could be a belated but effective deterrent.
Gaza: Naciones Unidas dice que Israel está causando hambruna y un informe del ejército israelí dice que el 83% de las víctimas civiles del total
Dos hechos han cobrado protagonismo en el conflicto actual entre Israel y la población palestina de Gaza. Se trata de dos hechos significativos que la opinión pública mundial debería tener debidamente en cuenta y buscar respuestas adecuadas hacia Tel Aviv. El primero es la declaración oficial de hambruna en la Franja de Gaza por parte de las Naciones Unidas, la primera en Oriente Medio, a pesar de su grave historial de desastres militares. Según las Naciones Unidas, hasta 514.000 personas, una cuarta parte de la población, se enfrentan a la escasez de alimentos, y se prevé que la cifra alcance las 641.000 para finales de septiembre. La singularidad de la hambruna en Gaza reside en que no se debe a factores meteorológicos ni sanitarios, sino a causas totalmente humanas, concretamente a las acciones del ejército israelí. Este desastre humanitario podría haberse evitado si Tel Aviv no hubiera obstruido sistemáticamente el envío de ayuda a las fronteras de Gaza. La acción israelí es aún más grave porque forma parte de un plan preciso para debilitar a la población civil, ya que la población palestina debe ser erradicada por cualquier medio de la Franja. Lamentablemente, el deseo del gobierno judío ultraortodoxo de anexionarse Gaza es compartido por gran parte de la población israelí. A pesar de la presencia de masivos cargamentos de alimentos en la frontera, el comportamiento de Israel permanece inalterado. El Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos responsabiliza directamente al gobierno israelí, clasificando las muertes por inanición como crímenes de guerra por homicidio voluntario. Esta consideración introduce el segundo hecho relevante, que afecta al asunto. Según un informe secreto del ejército israelí, el número de víctimas civiles de la guerra de Gaza representa el 83% del total. Como se desprende de estos datos, el bajo número de bajas entre combatientes sugiere una planificación deliberada del genocidio palestino, hasta el punto de que puede compararse con las masacres de Ruanda y la masacre de Mariupol. La combinación de inanición forzada y muertes por actividad militar define claramente las intenciones de Netanyahu y su gobierno respecto a los palestinos: aniquilar al mayor número posible de ellos para crear las condiciones para su deportación de la Franja. Además, una encuesta reciente reveló que el 79% de la población israelí apoya la represión indiscriminada de la población palestina, a la que considera un ocupante abusivo e indigno de la dignidad humana. Netanyahu, por supuesto, niega estos datos, o como mucho los justifica citando las acciones de Hamás contra sus propios ciudadanos. Sin embargo, la mentalidad del primer ministro israelí sigue siendo la misma: mentir descaradamente y ganar tiempo para lograr sus objetivos, acusando constantemente de antisemita a quien lo contradiga y rechazando cualquier interpretación diferente a la suya y a la de su gobierno. Independientemente de las opiniones políticas y las obvias motivaciones israelíes, la falta de respuesta a estos crímenes perpetrados contra civiles inocentes de todas las edades seguirá siendo una mancha indeleble en todos los países del mundo, pero aún más en las democracias occidentales, que se han mostrado vacías y ausentes a la hora de defender el derecho internacional y a las poblaciones indefensas de la violencia más abominable, venga de donde venga. Solo recientemente han llegado las condenas, por sí mismas, e incluso el reconocimiento del Estado palestino, que se espera sea masivo en la próxima Asamblea General de las Naciones Unidas, es un ejercicio sin consecuencias prácticas. Israel debe ser cada vez más aislado, su violencia debe ser contenida por todos los medios, y el comienzo son fuertes sanciones que deben afectar a una economía que carece de recursos propios. Europa debe hacer al menos esto, intentando provocar también una reacción en otros países, especialmente en los árabes. Ciertamente, esto requerirá una reacción de Trump, pero un bloqueo constante capaz de aislar a Tel Aviv podría ser un elemento disuasorio tardío pero eficaz.
Gaza: Die Vereinten Nationen sagen, Israel verursache eine Hungersnot, und ein Bericht der israelischen Armee spricht von 83 % zivilen Opfern
Im anhaltenden Konflikt zwischen Israel und der palästinensischen Bevölkerung des Gazastreifens sind zwei Tatsachen deutlich geworden. Diese beiden wichtigen Tatsachen sollten die Weltöffentlichkeit gebührend berücksichtigen und angemessene Reaktionen gegenüber Tel Aviv einfordern. Erstens ist die offizielle Erklärung der Vereinten Nationen über eine Hungersnot im Gazastreifen die erste im Nahen Osten, trotz der schweren militärischen Katastrophen in der Geschichte des Gazastreifens. Nach Angaben der Vereinten Nationen sind bis zu 514.000 Menschen, ein Viertel der Bevölkerung, von Nahrungsmittelknappheit betroffen. Bis Ende September wird diese Zahl voraussichtlich auf bis zu 641.000 ansteigen. Das Besondere an der Hungersnot im Gazastreifen ist, dass sie nicht auf meteorologische oder gesundheitliche Faktoren zurückzuführen ist, sondern ausschließlich von Menschen verursacht wird, nämlich durch das Vorgehen der israelischen Armee. Diese humanitäre Katastrophe hätte vermieden werden können, wenn Tel Aviv die Hilfslieferungen an die Grenzen des Gazastreifens nicht systematisch blockiert hätte. Das israelische Vorgehen ist umso schwerwiegender, da es Teil eines präzisen Plans zur Schwächung der Zivilbevölkerung ist, da die palästinensische Bevölkerung mit allen Mitteln aus dem Gazastreifen vertrieben werden muss. Der Wunsch der ultraorthodoxen jüdischen Regierung, Gaza zu annektieren, wird leider von einem Großteil der israelischen Öffentlichkeit geteilt. Trotz massiver Lebensmittellieferungen an der Grenze bleibt Israels Verhalten unverändert. Das Hohe Kommissar der Vereinten Nationen für Menschenrechte macht die israelische Regierung direkt verantwortlich und stuft Hungertote als Kriegsverbrechen des Totschlags ein. Diese Überlegung führt zum zweiten relevanten Sachverhalt, der das Thema betrifft. Einem geheimen Bericht des israelischen Militärs zufolge beträgt die Zahl der zivilen Opfer des Gaza-Krieges 83 % der Gesamtzahl. Wie aus diesen Daten hervorgeht, deutet die geringe Zahl der Kampfopfer auf eine bewusste Planung des palästinensischen Völkermords hin, der sogar mit den Massakern in Ruanda und dem Massaker von Mariupol vergleichbar ist. Die Kombination aus erzwungenem Hunger und Todesfällen durch militärische Aktionen verdeutlicht die Absichten Netanjahus und seiner Regierung in Bezug auf die Palästinenser: möglichst viele von ihnen zu vernichten, um die Voraussetzungen für ihre Deportation aus dem Gazastreifen zu schaffen. Darüber hinaus ergab eine aktuelle Umfrage, dass ganze 79 % der israelischen Bevölkerung die wahllose Unterdrückung der palästinensischen Bevölkerung befürworten, die sie als einen menschenunwürdigen, missbräuchlichen Besatzer betrachten. Netanjahu bestreitet diese Daten natürlich oder rechtfertigt sie allenfalls mit dem Vorgehen der Hamas gegen seine eigenen Bürger. Die Denkweise des israelischen Premierministers bleibt jedoch dieselbe: Er lügt schamlos und gewinnt Zeit, um seine Ziele zu erreichen. Er beschuldigt jeden, der ihm widerspricht, ständig des Antisemitismus und lehnt jede andere Interpretation als seine eigene und die seiner Regierung ab. Unabhängig von politischen Ansichten und offensichtlichen israelischen Motiven wird die fehlende Reaktion auf diese Verbrechen an unschuldigen Zivilisten jeden Alters ein unauslöschlicher Makel für jedes Land der Welt bleiben, insbesondere aber für die westlichen Demokratien, die sich als leer und abwesend erwiesen haben, wenn es darum geht, das Völkerrecht und wehrlose Bevölkerungen vor der abscheulichsten Gewalt zu verteidigen, von welcher Seite sie auch kommen mag. Erst kürzlich erfolgten Verurteilungen um ihrer selbst willen, und selbst die Anerkennung des palästinensischen Staates, der bei der nächsten Generalversammlung der Vereinten Nationen in großer Zahl vertreten sein dürfte, ist ein Manöver ohne praktische Konsequenzen. Israel muss zunehmend isoliert werden, seine Gewalt muss mit allen Mitteln eingedämmt werden, und der Anfang sind harte Sanktionen, die eine Wirtschaft ohne eigene Ressourcen treffen müssen. Europa muss zumindest dies tun und versuchen, auch in anderen Ländern, insbesondere in den arabischen, eine Reaktion auszulösen. Sicherlich wird dies eine Reaktion von Trump erfordern, aber eine konsequente Blockade, die Tel Aviv isolieren könnte, könnte eine späte, aber wirksame Abschreckung sein.
Gaza : les Nations Unies affirment qu'Israël est à l'origine de la famine et un rapport de l'armée israélienne indique que 83 % des victimes civiles sont des civils.
Deux faits sont apparus au premier plan du conflit actuel entre Israël et la population palestinienne de Gaza. Ce sont deux faits importants que l'opinion publique mondiale devrait prendre en compte et rechercher des réponses appropriées à l'égard de Tel-Aviv. Le premier est la déclaration officielle de famine dans la bande de Gaza par les Nations Unies, la première au Moyen-Orient, malgré son lourd passé de catastrophes militaires. Selon les Nations Unies, pas moins de 514 000 personnes, soit un quart de la population, sont confrontées à des pénuries alimentaires, et ce chiffre devrait atteindre 641 000 d'ici fin septembre. La famine à Gaza se distingue par le fait qu'elle n'est pas due à des facteurs météorologiques ou sanitaires, mais entièrement provoquée par l'homme, à savoir les actions de l'armée israélienne. Cette catastrophe humanitaire aurait pu être évitée si Tel-Aviv n'avait pas systématiquement bloqué l'aide humanitaire aux frontières de Gaza. L'action israélienne est d'autant plus grave qu'elle s'inscrit dans un plan précis visant à affaiblir les civils, la population palestinienne devant être éradiquée de la bande par tous les moyens. Le désir du gouvernement juif ultra-orthodoxe d'annexer Gaza est malheureusement partagé par une grande partie de l'opinion publique israélienne. Malgré la présence d'importantes cargaisons de nourriture à la frontière, le comportement d'Israël demeure inchangé. Le Haut-Commissaire des Nations Unies aux droits de l'homme tient le gouvernement israélien pour directement responsable, qualifiant les morts par inanition de crimes de guerre d'homicide volontaire. Cette considération introduit un deuxième fait pertinent, qui concerne la question. Selon un rapport secret de l'armée israélienne, le nombre de victimes civiles de la guerre de Gaza s'élève à 83 % du total. Comme le montrent ces données, le faible nombre de victimes parmi les combattants suggère une planification délibérée du génocide palestinien, à tel point qu'il peut être comparé aux massacres du Rwanda et de Marioupol. La combinaison de la famine forcée et des décès dus aux activités militaires définit clairement les intentions de Netanyahou et de son gouvernement à l'égard des Palestiniens : anéantir le plus grand nombre possible d'entre eux afin de créer les conditions de leur expulsion de la bande de Gaza. De plus, un récent sondage a révélé que 79 % de la population israélienne soutient la répression aveugle de la population palestinienne, qu'elle considère comme un occupant abusif et indigne de la dignité humaine. Netanyahou, bien sûr, nie ces données, ou tout au plus les justifie en citant les actions du Hamas contre ses propres citoyens. Cependant, la mentalité du Premier ministre israélien reste la même : mentir sans vergogne et gagner du temps pour parvenir à ses fins, accusant constamment quiconque le contredit d'antisémite et rejetant toute interprétation différente de la sienne et de celle de son gouvernement. Quelles que soient les opinions politiques et les motivations évidentes d'Israël, l'absence de réponse à ces crimes perpétrés contre des civils innocents de tous âges restera une tache indélébile pour tous les pays du monde, et plus encore pour les démocraties occidentales, qui se sont révélées vides et absentes lorsqu'il s'agit de défendre le droit international et les populations sans défense contre les violences les plus abjectes, d'où qu'elles viennent. Ce n'est que récemment que les condamnations sont arrivées, pour leur propre bien, et même la reconnaissance de l'État palestinien, attendue en grand nombre lors de la prochaine Assemblée générale des Nations Unies, est un exercice dénué de conséquences pratiques. Israël doit être de plus en plus isolé, sa violence doit être contenue par tous les moyens, et le début de cette démarche passe par de lourdes sanctions qui doivent affecter une économie dépourvue de ressources propres. L'Europe doit au moins faire cela, en s'efforçant de susciter une réaction dans d'autres pays, notamment arabes. Certes, cela nécessitera une réaction de Trump, mais un blocus persistant capable d'isoler Tel-Aviv pourrait constituer un moyen de dissuasion tardif mais efficace.
Gaza: Nações Unidas dizem que Israel está causando fome e relatório do exército israelense diz que 83% das vítimas civis do total
Dois fatos vieram à tona no conflito em curso entre Israel e a população palestina de Gaza. São dois fatos significativos que a opinião pública global deve levar em conta e buscar respostas adequadas para Tel Aviv. O primeiro é a declaração oficial das Nações Unidas de fome na Faixa de Gaza, a primeira no Oriente Médio, apesar de seu grave histórico de desastres militares. Segundo as Nações Unidas, cerca de 514.000 pessoas, um quarto da população, enfrentam escassez de alimentos, com projeção de que o número chegue a 641.000 até o final de setembro. A característica singular da fome em Gaza é que ela não se deve a fatores meteorológicos ou de saúde, mas inteiramente causada pelo homem, ou seja, pelas ações do exército israelense. Esse desastre humanitário poderia ter sido evitado se Tel Aviv não tivesse obstruído sistematicamente o envio de ajuda às fronteiras de Gaza. A ação israelense é ainda mais grave porque faz parte de um plano preciso para enfraquecer os civis, já que a população palestina deve ser erradicada da Faixa por qualquer meio. O desejo do governo judeu ultraortodoxo de anexar Gaza é, infelizmente, compartilhado por grande parte da opinião pública israelense. Apesar da presença de enormes carregamentos de alimentos na fronteira, o comportamento de Israel permanece inalterado. O Alto Comissariado das Nações Unidas para os Direitos Humanos responsabiliza diretamente o governo israelense, classificando as mortes por fome como crimes de guerra de homicídio culposo voluntário. Essa consideração introduz o segundo fato relevante, que diz respeito à questão. De acordo com um relatório secreto do exército israelense, o número de vítimas civis da guerra de Gaza é de 83% do total. Como se pode observar a partir desses dados, o baixo número de baixas entre os combatentes sugere um planejamento deliberado do genocídio palestino, a ponto de ser comparável aos massacres em Ruanda e ao massacre de Mariupol. A combinação de fome forçada e mortes por atividade militar define claramente as intenções de Netanyahu e seu governo em relação aos palestinos: aniquilar o maior número possível deles a fim de criar as condições para sua deportação da Faixa de Gaza. Além disso, uma pesquisa recente revelou que 79% da população israelense apoia a repressão indiscriminada da população palestina, que consideram um ocupante abusivo e indigno da dignidade humana. Netanyahu, é claro, nega esses dados ou, no máximo, os justifica citando as ações do Hamas contra seus próprios cidadãos. No entanto, a mentalidade do primeiro-ministro israelense permanece a mesma: mentir descaradamente e ganhar tempo para atingir seus objetivos, acusando constantemente de antissemita qualquer um que o contradiga e rejeitando qualquer interpretação diferente da sua e da de seu governo. Independentemente das visões políticas e das óbvias motivações israelenses, a falta de resposta a esses crimes perpetrados contra civis inocentes de todas as idades permanecerá uma mancha indelével em todos os países do mundo, mas ainda mais nas democracias ocidentais, que se revelaram vazias e ausentes quando se trata de defender o direito internacional e as populações indefesas da violência mais abominável, venha de onde vier. Só recentemente as condenações chegaram, por si só, e mesmo o reconhecimento do Estado palestino, que se espera em grande número na próxima Assembleia Geral das Nações Unidas, é um exercício sem consequências práticas. Israel deve ser cada vez mais isolado, sua violência deve ser contida por todos os meios, e o início são sanções pesadas que devem afetar uma economia carente de recursos próprios. A Europa deve fazer pelo menos isso, tentando desencadear uma reação também em outros países, especialmente os árabes. Certamente, isso exigirá uma reação de Trump, mas um bloqueio consistente capaz de isolar Tel Aviv pode ser um impedimento tardio, mas eficaz.
Газа: ООН заявляет, что Израиль является причиной голода, а в отчете израильской армии говорится, что 83% жертв среди мирного населения
В продолжающемся конфликте между Израилем и палестинским населением Газы на первый план вышли два факта. Это два важных факта, которые мировое общественное мнение должно должным образом учесть и найти адекватную реакцию в отношении Тель-Авива. Первый – это официальное объявление ООН о голоде в секторе Газа, первом на Ближнем Востоке, несмотря на тяжелую историю военных катастроф. По данным ООН, около 514 000 человек, то есть четверть населения, испытывают нехватку продовольствия, и, по прогнозам, к концу сентября эта цифра достигнет 641 000 человек. Уникальность голода в Газе заключается в том, что он вызван не метеорологическими или медицинскими факторами, а исключительно антропогенными причинами, а именно действиями израильской армии. Этой гуманитарной катастрофы можно было бы избежать, если бы Тель-Авив не препятствовал систематическим поставкам гуманитарной помощи к границам Газы. Действия Израиля ещё более серьёзны, поскольку являются частью чёткого плана по ослаблению гражданского населения, поскольку палестинское население должно быть любыми средствами искоренено из сектора. К сожалению, стремление ультраортодоксального еврейского правительства аннексировать Газу разделяет значительная часть израильской общественности. Несмотря на наличие крупных партий продовольствия на границе, поведение Израиля остаётся неизменным. Верховный комиссар ООН по правам человека возлагает прямую ответственность на израильское правительство, классифицируя смерть от голода как военное преступление, связанное с преднамеренным убийством. Это соображение подводит нас ко второму важному факту, касающемуся данного вопроса. Согласно секретному докладу израильских военных, число жертв войны в Газе среди гражданского населения составляет 83% от общего числа погибших. Как видно из этих данных, низкое число потерь среди комбатантов свидетельствует о преднамеренном планировании геноцида палестинцев, настолько, что его можно сравнить с резнёй в Руанде и Мариупольской резнёй. Сочетание принудительного голода и гибели людей в результате военных действий чётко определяет намерения Нетаньяху и его правительства в отношении палестинцев: уничтожить как можно большее их число, чтобы создать условия для их депортации из сектора Газа. Более того, недавний опрос показал, что целых 79% населения Израиля поддерживают беспорядочные репрессии против палестинского населения, считая его жестоким оккупантом, недостойным человеческого достоинства. Нетаньяху, конечно же, отрицает эти данные или, в лучшем случае, оправдывает их, ссылаясь на действия ХАМАС против собственных граждан. Однако менталитет израильского премьер-министра остаётся прежним: бесстыдно лгать и выигрывать время для достижения своих целей, постоянно обвиняя любого, кто ему противоречит, в антисемитизме и отвергая любую интерпретацию, отличную от его собственной и позиции его правительства. Независимо от политических взглядов и очевидных мотивов Израиля, отсутствие реакции на эти преступления, совершённые против невинных мирных жителей всех возрастов, останется несмываемым пятном на всех странах мира, но ещё больше – на западных демократиях, которые продемонстрировали свою беспомощность и безразличие в вопросах защиты международного права и беззащитного населения от самого отвратительного насилия, с какой бы стороны оно ни исходило. Лишь недавно раздались осуждение, само по себе, и даже признание палестинского государства, которое, как ожидается, будет в большом количестве представлено на следующей Генеральной Ассамблее ООН, – это мероприятие, лишенное практических последствий. Израиль должен быть всё больше изолирован, его насилие должно быть сдержано всеми средствами, и начать нужно с жёстких санкций, которые должны повлиять на экономику, испытывающую нехватку собственных ресурсов. Европа должна сделать хотя бы это, пытаясь вызвать реакцию и в других странах, особенно арабских. Конечно, это потребует реакции со стороны Трампа, но последовательная блокада, способная изолировать Тель-Авив, могла бы стать запоздалым, но эффективным сдерживающим фактором.
加薩:聯合國稱以色列造成飢荒,以色列軍方報告平民傷亡佔總傷亡人數的 83%
在以色列與加薩巴勒斯坦人民之間持續不斷的衝突中,有兩個事實凸顯出來。全球輿論應該充分重視這兩個重要事實,並尋求對特拉維夫做出適當的回應。首先,聯合國正式宣布加薩走廊發生飢荒,這是中東地區首次發生飢荒,儘管該地區歷史上曾遭受嚴重的軍事災難。根據聯合國統計,多達51.4萬人(佔該地區總人口的四分之一)面臨糧食短缺,預計到9月底,這一數字將達到64.1萬人。加薩飢荒的獨特之處在於,它並非由氣像或健康因素造成,而是完全人為的,即以色列軍隊的行動。如果特拉維夫沒有系統性地阻撓向加薩邊境運送援助,這場人道災難本來可以避免。以色列的行動更加嚴重,因為它是削弱平民的精確計劃的一部分,因為必須不惜一切代價將巴勒斯坦人從加薩走廊清除出去。不幸的是,極端正統猶太政府吞併加薩的願望得到了大多數以色列民眾的認同。儘管邊境有大量糧食運輸,以色列的行為卻依然如故。聯合國人權事務高級專員認為以色列政府應對此負直接責任,並將餓死者定為故意殺人罪的戰爭罪。這項考慮引出了與此問題相關的第二個相關事實。根據以色列軍方的秘密報告,加薩戰爭的平民受害者人數佔總受害者人數的83%。從這些數據可以看出,戰鬥人員傷亡人數之低表明巴勒斯坦種族滅絕是經過精心策劃的,其程度之深甚至可與盧安達大屠殺和馬裡烏波爾大屠殺相提並論。強制飢餓加上軍事行動造成的死亡,清楚地表明了內塔尼亞胡及其政府對巴勒斯坦人的意圖:盡可能消滅他們,以便為將他們驅逐出加薩地帶創造條件。此外,最近的一項調查顯示,高達79%的以色列民眾支持對巴勒斯坦人民進行無差別鎮壓,他們認為巴勒斯坦人民是殘暴的佔領者,不配擁有人類尊嚴。當然,內塔尼亞胡否認了這些數據,或至多以哈馬斯針對其本國公民的行為為其辯護。然而,以色列總理的心態依然如故:厚顏無恥地撒謊,拖延時間以實現其目標,不斷指責任何反對他的人是反猶太主義者,並拒絕任何與他本人及其政府不同的解讀。無論以色列的政治觀點和明顯的動機如何,對這些針對各年齡段無辜平民的罪行缺乏回應,都將在世界各國留下不可磨滅的污點,尤其是在西方民主國家,它們在捍衛國際法和保護手無寸鐵的民眾免受最令人髮指的暴力侵害方面顯得毫無作為,無論暴力來自何方。直到最近,譴責才開始出現,而且是出於自身利益的譴責,甚至承認巴勒斯坦國(預計在下屆聯合國大會上會有大批巴勒斯坦代表)也是一種缺乏實際後果的做法。以色列必須日益孤立,其暴力行為必須被遏制,而第一步就是實施嚴厲制裁,這些制裁必須影響缺乏自身資源的經濟體。歐洲至少必須這樣做,並試圖引發其他國家,尤其是阿拉伯國家的反應。當然,這需要川普做出回應,但持續的封鎖能夠孤立特拉維夫,這可能是一種遲來的但有效的威懾。
ガザ:国連はイスラエルが飢きんを引き起こしているとし、イスラエル軍の報告書では民間人の死傷者総数の83%が
イスラエルとガザ地区のパレスチナ住民との間の紛争が続く中、二つの事実が浮き彫りになっている。国際世論はこれら二つの重要な事実を正当に考慮し、テルアビブに対し適切な対応を求めるべきだ。一つ目は、ガザ地区における飢饉の公式宣言である。これは、深刻な軍事的惨事の歴史を抱える中東において、初めての宣言となる。国連によると、ガザ地区の人口の4分の1にあたる51万4千人が食糧不足に直面しており、その数は9月末までに64万1千人にまで達すると予測されている。ガザ地区の飢饉の特徴は、気象や衛生上の要因ではなく、完全に人為的なもの、すなわちイスラエル軍の行動によるものである点である。テルアビブがガザ国境への援助物資の輸送を組織的に阻止していなければ、この人道的災害は避けられた可能性がある。イスラエルの行動は、パレスチナ人をいかなる手段を用いてもガザ地区から排除しなければならないという、民間人を弱体化させるための綿密な計画の一環であるため、さらに深刻である。超正統派ユダヤ教政府のガザ併合への願望は、残念ながらイスラエル国民の多くに共有されている。国境に大量の食糧が輸送されているにもかかわらず、イスラエルの行動は変わらない。国連人権高等弁務官は、飢餓による死を故意の殺人という戦争犯罪に分類し、イスラエル政府に直接の責任があるとしている。この考察は、この問題に関わる2つ目の関連事実を提示する。イスラエル軍の秘密報告書によると、ガザ戦争における民間人の犠牲者は全体の83%に上る。このデータからわかるように、戦闘員の犠牲者数の少なさは、パレスチナ人虐殺がルワンダの虐殺やマリウポリの虐殺に匹敵するほど、計画的に行われたことを示唆している。強制的な飢餓と軍事行動による死の組み合わせは、ネタニヤフ首相とその政権のパレスチナ人に対する意図を明確に示している。それは、彼らを可能な限り多く殲滅させ、ガザ地区から追放するための条件を整えることである。さらに、最近の調査では、イスラエル国民の79%がパレスチナ人に対する無差別弾圧を支持していることが明らかになった。彼らはパレスチナ人を人間の尊厳に値しない虐待的な占領者と見なしているのだ。もちろんネタニヤフ首相はこれらのデータを否定するか、せいぜいハマスによる自国民への行為を挙げて正当化するにとどまっている。しかし、イスラエル首相の考え方は変わらない。恥知らずにも嘘をつき、目的達成のために時間を稼ぎ、自分に反論する者を反ユダヤ主義者と絶えず非難し、自分や政府の解釈と異なる解釈を拒否するのだ。政治的見解やイスラエルの明白な動機に関わらず、あらゆる年齢層の無実の民間人に対するこれらの犯罪への対応の欠如は、世界のあらゆる国にとって消えることのない汚点となるでしょう。しかし、西側諸国の民主主義国家は、いかなる側からもたらされる最も忌まわしい暴力からも国際法と無防備な人々を守ることに関して、自らの空虚さと不在を露呈しています。非難の声はつい最近になってようやく上がり、次回の国連総会に多数の賛成が見込まれるパレスチナ国家の承認でさえ、実質的な効果を伴わない行為です。イスラエルはますます孤立させ、その暴力はあらゆる手段を講じて抑制しなければなりません。その第一歩は、自国資源のない経済に影響を与える厳しい制裁です。ヨーロッパは少なくともこれを実行し、他の国々、特にアラブ諸国の反応を誘発しようと努めなければなりません。もちろん、これにはトランプ大統領の反応が必要になるでしょうが、テルアビブを孤立させるような一貫した封鎖は、遅まきながら効果的な抑止力となる可能性があります。
غزة: الأمم المتحدة تقول إن إسرائيل تسبب المجاعة وتقرير الجيش الإسرائيلي يقول إن 83% من الضحايا المدنيين من إجمالي الضحايا
برزت حقيقتان بارزتان في الصراع الدائر بين إسرائيل والسكان الفلسطينيين في غزة. هاتان حقيقتان هامتان ينبغي على الرأي العام العالمي مراعاتهما والسعي إلى ردود فعل مناسبة تجاه تل أبيب. الأولى هي إعلان الأمم المتحدة رسميًا عن مجاعة في قطاع غزة، وهي الأولى من نوعها في الشرق الأوسط، رغم تاريخه الحافل بالكوارث العسكرية. ووفقًا للأمم المتحدة، يواجه ما يصل إلى 514 ألف شخص، أي ربع السكان، نقصًا في الغذاء، ومن المتوقع أن يصل هذا الرقم إلى 641 ألفًا بنهاية سبتمبر. وتتمثل السمة الفريدة لمجاعة غزة في أنها ليست ناجمة عن عوامل جوية أو صحية، بل هي من صنع الإنسان بالكامل، ألا وهي أفعال الجيش الإسرائيلي. وكان من الممكن تجنب هذه الكارثة الإنسانية لو لم تعيق تل أبيب وصول المساعدات إلى حدود غزة بشكل ممنهج. ويُعد الإجراء الإسرائيلي أكثر خطورة لأنه جزء من خطة محكمة لإضعاف المدنيين، إذ يجب إبادة السكان الفلسطينيين من القطاع بأي وسيلة. للأسف، يتشاطر قطاع كبير من الجمهور الإسرائيلي رغبة الحكومة اليهودية المتشددة في ضم غزة. ورغم وجود شحنات غذائية ضخمة على الحدود، إلا أن سلوك إسرائيل لم يتغير. تُحمّل مفوضية الأمم المتحدة السامية لحقوق الإنسان الحكومة الإسرائيلية المسؤولية المباشرة، مُصنّفةً وفيات الجوع كجرائم حرب من جرائم القتل غير العمد. يُقدّم هذا الاعتبار الحقيقة الثانية ذات الصلة، والتي تُعنى بالقضية. فوفقًا لتقرير سري للجيش الإسرائيلي، بلغ عدد الضحايا المدنيين في حرب غزة 83% من إجمالي الضحايا. وكما يتضح من هذه البيانات، فإن انخفاض عدد الضحايا من المقاتلين يُشير إلى تخطيط مُتعمّد للإبادة الجماعية الفلسطينية، لدرجة أنه يُمكن مقارنتها بمجازر رواندا ومذبحة ماريوبول. إن الجمع بين التجويع القسري والوفيات الناجمة عن النشاط العسكري يُحدد بوضوح نوايا نتنياهو وحكومته تجاه الفلسطينيين: إبادة أكبر عدد ممكن منهم لتهيئة الظروف لترحيلهم من القطاع. علاوة على ذلك، كشف استطلاع رأي حديث أن 79% من سكان إسرائيل يؤيدون القمع العشوائي للشعب الفلسطيني، الذي يعتبرونه محتلاً متعسفاً لا يليق بالكرامة الإنسانية. ينكر نتنياهو هذه البيانات، أو على الأكثر يبررها بالإشارة إلى أفعال حماس ضد مواطنيه. إلا أن عقلية رئيس الوزراء الإسرائيلي لا تزال كما هي: الكذب بلا خجل وكسب الوقت لتحقيق أهدافه، ويتهم باستمرار كل من يعارضه بمعاداة السامية، ويرفض أي تفسير مختلف عن تفسيره وتفسير حكومته. وبغض النظر عن الآراء السياسية والدوافع الإسرائيلية الواضحة، فإن عدم الرد على هذه الجرائم المرتكبة ضد المدنيين الأبرياء من جميع الأعمار سيظل وصمة عار لا تُمحى على كل دولة في العالم، بل وأكثر من ذلك على الديمقراطيات الغربية، التي كشفت عن فراغها وغيابها عندما يتعلق الأمر بحماية القانون الدولي والشعوب العزّل من أبشع أشكال العنف، أياً كان مصدره. لم تصل الإدانات إلا مؤخرًا، لمجرد كونها كذلك، وحتى الاعتراف بالدولة الفلسطينية، المتوقع أن يكون بأعداد كبيرة في الجمعية العامة للأمم المتحدة القادمة، يُعدّ ممارسةً خالية من أي عواقب عملية. يجب عزل إسرائيل بشكل متزايد، واحتواء عنفها بكل الوسائل، والبداية بعقوبات قاسية تؤثر على اقتصاد يفتقر إلى موارده الخاصة. على أوروبا أن تفعل ذلك على الأقل، وأن تسعى إلى إثارة رد فعل في دول أخرى، وخاصة العربية. بالتأكيد، سيتطلب هذا رد فعل من ترامب، لكن حصارًا مستمرًا قادرًا على عزل تل أبيب قد يكون رادعًا متأخرًا ولكنه فعال.
Cina e India si riavvicinano, grazie alle politiche di Trump
Uno degli effetti collaterali, in politica estera, dei dazi di Trump è quello di avere provocato l’avvicinamento di nazioni tradizionalmente lontane. Il caso più eclatante è quello dei nuovi rapporti che si stanno instaurando tra India e Cina, finora paesi tradizionalmente avversari. Le due grandi nazioni asiatiche condividono migliaia chilometri di frontiera, lungo la quale le tensioni sono state ripetute nel tempo; anche la questione tibetana ha contribuito a questi attriti e la vicinanza tra India ed USA ha contribuito alla diffidenza della Cina verso il paese indiano. In realtà la questione di contrasto maggiore è stata la lotta per il predominio del continente asiatico tra i due paesi, che il grande progresso cinese ha determinato a proprio favore. Questo finché la variabile Trump non è comparsa sulla scena. Anche se nel primo mandato dell’inquilino della Casa Bianca i rapporti con Nuova Delhi erano del tutto diversi, con il secondo mandato l’India ha rivendicato una maggiore neutralità sulle questioni internazionali, rispetto alla posizione USA, non ha gradito, che in occasione del conflitto tra India e Pakistan Trump si assegnasse il merito della fine dei contrasti ed infine il governo indiano non ha gradito che cittadini del proprio paese siano stati esposti in manette, come veri e propri trofei nella lotta contro gli immigrati irregolari, caposaldo del presidente americano. Se questi argomenti avevano già incrinato i rapporti tra i due paesi, la decisione di applicare dazi del 50% sui prodotti indiani verso gli USA, a causa dell’acquisto del petrolio russo da parte dell’India, ha congelato del tutto le relazioni. Ciò ha provocato un effetto certamente non desiderato, ma fortemente prevedibile, dalla politica estera americana: il riavvicinamento, impensabile fino a poco tempo fa, tra Nuova Delhi e Pechino. Ora fare tornare indietro questo processo risulterà oltremodo difficile per gli strateghi della Casa Bianca. Le relazioni riprese tra i rispettivi ministri degli esteri dei due paesi, si preannunciano soltanto come un punto di partenza dei nuovi rapporti. Il primo passo sarà quello di riaprire gli scambi commerciali su tre valichi himalayani e la ripresa dei voli diretti trai due paesi, non più praticati dal 2020 e, inoltre, il rilascio dei visti per turismo, affari ed informazione. Questi primi sviluppi sono soltanto una piccola parte del potenziale commerciale che i due paesi possono intraprendere, andando almeno in parte, a colmare gli effetti dei dazi americani. Anche all’interno dell’organizzazione dei BRICS, Pechino si è già sbilanciata per il sostegno dell’India ad ospitare il vertice del prossimo anno tra Brasile, Cina, India e Sud Africa, per aumentare le relazioni commerciali tra questi paesi. Una forma di collaborazione più stretta tra questi paesi, in materia di scambi commerciali e finanziari, fono ad arrivare ad una intesa su di una valuta comune alternativa al dollaro, può mettere in seria difficoltà l’economia americana, che sta alienandosi la collaborazione di paesi prima amici, soltanto per ragioni ideologiche o di opportunità relativa, con il risultato di rafforzare la Cina, come prima forza industriale del mondo. Occorre tenere conto che la vicinanza alla Russia, per l’India è quasi una consuetudine, ma l’azione americana la sta rafforzando, diverso è l’avvicinamento alla Cina, che rappresenta una vera e propria novità sullo scacchiere mondiale e che anche dal punto di vista strategico rischia di creare un blocco asiatico molto avverso agli USA. Washington fino dalla presidenza Obama ha messo al centro dei propri interessi politici ed economici il versante asiatico a discapito dell’Europa: lo scopo era quello di isolare la Cina, dottrina in cui si è riconosciuto anche Trump, tuttavia la sua azione sta favorendo un esito ben differente dalle intenzioni originarie. A questo punto la Cina ha dalla propria parte la Russia e l’avvicinamento dell’India, significa togliere un alleato, anche se non così stretto, agli Stati Uniti, che possono contare soltanto su Giappone e Corea del Sud in quell’area del mondo. L’imperizia di Trump e di chi si è circondato sta producendo danni notevoli alla politica estera americana, che non sono ancora del tutto compresi dentro ai centri di potere americani, ormai saldamente in mano ai Repubblicani amici del presidente. Con l’isolamento il programma di rifare grande l’America non può riuscire e si produrranno macerie che sarà difficile ricomporre, non solo sul piano politico ma anche su quello economico.
China and India are getting closer, thanks to Trump's policies
One of the foreign policy side effects of Trump's tariffs is that they have brought traditionally distant nations closer together. The most striking example is the new relationship being established between India and China, traditionally adversaries. The two great Asian nations share thousands of kilometers of border, along which tensions have recurred over time; the Tibetan issue has also contributed to these frictions, and the proximity between India and the US has fueled China's mistrust of India. In reality, the greatest point of contention has been the two countries' struggle for dominance of the Asian continent, which China's significant progress has tilted in its favor. That was until Trump emerged on the scene. Although relations with New Delhi were completely different during the White House's first term, in his second term India asserted greater neutrality on international issues compared to the US position. It was displeased that Trump took credit for the end of the conflict between India and Pakistan, and finally, the Indian government was displeased that its citizens were displayed in handcuffs, like veritable trophies in the fight against illegal immigrants, a cornerstone of the US president's policy. While these issues had already strained relations between the two countries, the decision to impose a 50% tariff on Indian goods exported to the US, due to India's purchase of Russian oil, completely froze relations. This has resulted in an effect that is certainly undesirable, but highly predictable, for American foreign policy: a rapprochement, unthinkable until recently, between New Delhi and Beijing. Now, reversing this process will prove extremely difficult for White House strategists. The renewed relations between the two countries' foreign ministers promise to be only the starting point for new ties. The first step will be to reopen trade at three Himalayan passes and the resumption of direct flights between the two countries, which have not been available since 2020, as well as the issuance of visas for tourism, business, and information. These initial developments represent only a small portion of the trade potential the two countries can undertake, at least partially offsetting the effects of US tariffs. Even within the BRICS organization, Beijing has already expressed support for India's hosting of next year's summit between Brazil, China, India, and South Africa, aimed at increasing trade relations between these countries. A closer form of cooperation between these countries, in trade and finance, leading to an agreement on a common currency alternative to the dollar, could seriously jeopardize the American economy, which is alienating formerly friendly countries for ideological reasons or relative expediency, thus strengthening China's position as the world's leading industrial power. It must be noted that India's closeness to Russia is almost a given, but American action is strengthening it. Its rapprochement with China is a different matter, representing a truly novel development on the global stage and also strategically threatening to create an Asian bloc highly hostile to the US. Since Obama's presidency, Washington has placed Asia at the center of its political and economic interests to the detriment of Europe. The goal was to isolate China, a doctrine Trump also embraces. However, his actions are favoring an outcome far different from the original intentions. At this point, China has Russia on its side, and India's rapprochement means depriving the United States of an ally, albeit a not-so-close one, which can only count on Japan and South Korea in that part of the world. The incompetence of Trump and those he has surrounded himself with is causing significant damage to American foreign policy, which is not yet fully understood within the American centers of power, now firmly in the hands of the president's Republican allies. With isolation, the program of making America great again will fail, and the resulting wreckage will be difficult to repair, not only politically but also economically.
China e India se acercan gracias a las políticas de Trump
Una de las consecuencias de los aranceles de Trump en política exterior es que han acercado a naciones tradicionalmente distantes. El ejemplo más llamativo es la nueva relación que se está estableciendo entre India y China, tradicionalmente adversarias. Las dos grandes naciones asiáticas comparten miles de kilómetros de frontera, a lo largo de los cuales las tensiones se han repetido con el tiempo; la cuestión del Tíbet también ha contribuido a estas fricciones, y la proximidad entre India y Estados Unidos ha alimentado la desconfianza de China hacia India. En realidad, el mayor punto de discordia ha sido la lucha entre ambos países por el dominio del continente asiático, que el significativo progreso de China ha inclinado a su favor. Eso fue hasta la aparición de Trump. Si bien las relaciones con Nueva Delhi fueron completamente diferentes durante el primer mandato de la Casa Blanca, en su segundo mandato India afirmó una mayor neutralidad en asuntos internacionales en comparación con la postura estadounidense. Fue desalentador que Trump se atribuyera el fin del conflicto entre India y Pakistán, y finalmente, al gobierno indio le disgustó que sus ciudadanos fueran exhibidos esposados, como verdaderos trofeos en la lucha contra la inmigración ilegal, piedra angular de la política del presidente estadounidense. Si bien estos problemas ya habían tensado las relaciones entre ambos países, la decisión de imponer un arancel del 50% a los productos indios exportados a EE. UU., debido a la compra de petróleo ruso por parte de India, congeló por completo las relaciones. Esto ha tenido un efecto ciertamente indeseable, pero altamente predecible, para la política exterior estadounidense: un acercamiento, impensable hasta hace poco, entre Nueva Delhi y Pekín. Ahora, revertir este proceso resultará extremadamente difícil para los estrategas de la Casa Blanca. La reanudación de las relaciones entre los ministros de Asuntos Exteriores de ambos países promete ser solo el punto de partida para nuevos lazos. El primer paso será la reapertura del comercio en tres pasos del Himalaya y la reanudación de los vuelos directos entre ambos países, que no han estado disponibles desde 2020, así como la emisión de visados para turismo, negocios e información. Estos avances iniciales representan solo una pequeña parte del potencial comercial que ambos países pueden alcanzar, compensando al menos parcialmente los efectos de los aranceles estadounidenses. Incluso dentro del grupo BRICS, Pekín ya ha expresado su apoyo a que India organice la cumbre del próximo año entre Brasil, China, India y Sudáfrica, con el objetivo de fortalecer las relaciones comerciales entre estos países. Una cooperación más estrecha entre estos países, en comercio y finanzas, que conduzca a un acuerdo sobre una moneda común alternativa al dólar, podría poner en grave peligro la economía estadounidense, que está distanciando a países anteriormente amigos por razones ideológicas o de relativa conveniencia, fortaleciendo así la posición de China como principal potencia industrial del mundo. Cabe señalar que la cercanía de India a Rusia es casi un hecho, pero la acción estadounidense la está fortaleciendo. Su acercamiento a China es un asunto diferente, ya que representa un avance verdaderamente novedoso a nivel mundial y, además, amenaza estratégicamente con crear un bloque asiático altamente hostil a Estados Unidos. Desde la presidencia de Obama, Washington ha situado a Asia en el centro de sus intereses políticos y económicos en detrimento de Europa. El objetivo era aislar a China, una doctrina que Trump también defiende. Sin embargo, sus acciones están propiciando un resultado muy distinto a las intenciones originales. En este punto, China tiene a Rusia de su lado, y el acercamiento de India significa privar a Estados Unidos de un aliado, aunque no tan cercano, que solo puede contar con Japón y Corea del Sur en esa parte del mundo. La incompetencia de Trump y de quienes se han rodeado de él está causando un daño significativo a la política exterior estadounidense, algo que aún no se comprende del todo en los centros de poder estadounidenses, ahora firmemente en manos de los aliados republicanos del presidente. Con el aislamiento, el programa para hacer a Estados Unidos grande de nuevo fracasará, y los estragos resultantes serán difíciles de reparar, no solo políticamente sino también económicamente.
China und Indien kommen sich dank Trumps Politik näher
Eine der außenpolitischen Nebenwirkungen von Trumps Zöllen besteht darin, dass sie traditionell weit entfernte Nationen einander näher gebracht haben. Das auffälligste Beispiel dafür ist die neue Beziehung zwischen Indien und China, die traditionell Gegner sind. Die beiden großen asiatischen Nationen teilen sich eine Tausende Kilometer lange Grenze, entlang derer es im Laufe der Zeit immer wieder zu Spannungen kam. Die Tibet-Frage hat ebenfalls zu diesen Reibereien beigetragen, und die Nähe zwischen Indien und den USA hat Chinas Misstrauen gegenüber Indien geschürt. In Wirklichkeit war der größte Streitpunkt der Kampf der beiden Länder um die Vorherrschaft auf dem asiatischen Kontinent, der durch Chinas bedeutende Fortschritte zu seinen Gunsten gekippt wurde. Das war so, bis Trump auf der Bildfläche erschien. Obwohl die Beziehungen zu Neu-Delhi während der ersten Amtszeit des Weißen Hauses völlig anders waren, behauptete Indien in seiner zweiten Amtszeit im Vergleich zur Position der USA eine größere Neutralität in internationalen Fragen. Man missfiel Trump, dass er sich das Ende des Konflikts zwischen Indien und Pakistan auf die Fahnen schrieb, und die indische Regierung schließlich missfiel, dass ihre Bürger in Handschellen zur Schau gestellt wurden – wie Trophäen im Kampf gegen illegale Einwanderer, einem Eckpfeiler der Politik des US-Präsidenten. Diese Probleme hatten die Beziehungen zwischen den beiden Ländern bereits belastet, doch die Entscheidung, aufgrund von Indiens Kauf russischen Öls einen 50-prozentigen Zoll auf indische Warenexporte in die USA zu erheben, legte diese Beziehungen endgültig auf Eis. Dies hatte einen für die amerikanische Außenpolitik sicherlich unerwünschten, aber durchaus vorhersehbaren Effekt: eine bis vor Kurzem undenkbare Annäherung zwischen Neu-Delhi und Peking. Diesen Prozess nun umzukehren, wird sich für die Strategen des Weißen Hauses als äußerst schwierig erweisen. Die erneuerten Beziehungen zwischen den Außenministern beider Länder versprechen nur den Ausgangspunkt für neue Verbindungen zu sein. Der erste Schritt wird die Wiedereröffnung des Handels über drei Himalaya-Pässe und die Wiederaufnahme von Direktflügen zwischen den beiden Ländern sein, die seit 2020 nicht mehr möglich waren, sowie die Ausstellung von Visa für Tourismus, Geschäftsreisende und Informationsreisende. Diese ersten Entwicklungen stellen nur einen kleinen Teil des Handelspotenzials dar, das die beiden Länder nutzen können, und gleichen die Auswirkungen der US-Zölle zumindest teilweise aus. Selbst innerhalb der BRICS-Organisation hat Peking bereits seine Unterstützung für Indien als Gastgeber des Gipfeltreffens zwischen Brasilien, China, Indien und Südafrika im nächsten Jahr zum Ausdruck gebracht, das die Handelsbeziehungen zwischen diesen Ländern stärken soll. Eine engere Zusammenarbeit zwischen diesen Ländern in Handel und Finanzen, die zu einer Einigung auf eine gemeinsame Währungsalternative zum Dollar führen würde, könnte die amerikanische Wirtschaft ernsthaft gefährden, die sich aus ideologischen Gründen oder aus Zweckmäßigkeit von ehemals befreundeten Ländern abwendet und so Chinas Position als führende Industriemacht der Welt stärkt. Es sei darauf hingewiesen, dass Indiens Nähe zu Russland nahezu selbstverständlich ist, aber das amerikanische Handeln verstärkt sie. Anders verhält es sich mit der Annäherung an China. Sie stellt eine wahrhaft neuartige Entwicklung auf der Weltbühne dar und birgt strategisch die Gefahr, einen den USA gegenüber höchst feindseligen asiatischen Block zu schaffen. Seit Obamas Präsidentschaft hat Washington Asien zum Nachteil Europas in den Mittelpunkt seiner politischen und wirtschaftlichen Interessen gestellt. Ziel war es, China zu isolieren – eine Doktrin, die auch Trump vertritt. Sein Handeln begünstigt jedoch ein Ergebnis, das sich stark von den ursprünglichen Absichten unterscheidet. China hat mittlerweile Russland auf seiner Seite, und Indiens Annäherung bedeutet, dass die USA einen – wenn auch nicht ganz so engen – Verbündeten verlieren, der in diesem Teil der Welt nur auf Japan und Südkorea zählen kann. Die Inkompetenz Trumps und derer, mit denen er sich umgeben hat, fügt der amerikanischen Außenpolitik erheblichen Schaden zu. In den amerikanischen Machtzentren, die nun fest in den Händen der republikanischen Verbündeten des Präsidenten sind, wird dies noch nicht vollständig begriffen. Durch die Isolation wird das Programm, Amerika wieder groß zu machen, scheitern, und die daraus resultierenden Schäden werden nicht nur politisch, sondern auch wirtschaftlich nur schwer zu beheben sein.
La Chine et l'Inde se rapprochent grâce aux politiques de Trump
L'un des effets secondaires des droits de douane de Trump sur la politique étrangère est le rapprochement de nations traditionnellement éloignées. L'exemple le plus frappant est la nouvelle relation qui s'établit entre l'Inde et la Chine, deux pays traditionnellement adversaires. Les deux grandes nations asiatiques partagent des milliers de kilomètres de frontière, le long de laquelle des tensions sont apparues au fil du temps ; la question tibétaine a également contribué à ces frictions, et la proximité entre l'Inde et les États-Unis a alimenté la méfiance de la Chine à son égard. En réalité, le principal point de discorde a été la lutte des deux pays pour la domination du continent asiatique, que les progrès significatifs de la Chine ont fait pencher en sa faveur. C'était jusqu'à l'arrivée de Trump sur la scène internationale. Bien que les relations avec New Delhi aient été radicalement différentes pendant le premier mandat de la Maison-Blanche, l'Inde a, lors de son second mandat, affiché une plus grande neutralité sur les questions internationales que la position américaine. Le gouvernement indien a été mécontent de voir Trump s'attribuer le mérite de la fin du conflit entre l'Inde et le Pakistan, et enfin, de voir ses citoyens exposés menottés, tels de véritables trophées de la lutte contre l'immigration clandestine, pierre angulaire de la politique du président américain. Alors que ces questions avaient déjà tendu les relations entre les deux pays, la décision d'imposer des droits de douane de 50 % sur les exportations indiennes vers les États-Unis, en raison de l'achat de pétrole russe par l'Inde, a complètement gelé les relations. Cela a eu un effet certes indésirable, mais hautement prévisible, pour la politique étrangère américaine : un rapprochement, impensable jusqu'à récemment, entre New Delhi et Pékin. Or, inverser ce processus s'avérera extrêmement difficile pour les stratèges de la Maison-Blanche. Le rétablissement des relations entre les ministres des Affaires étrangères des deux pays ne promet que d'être le point de départ de nouvelles relations. La première étape consistera à rouvrir les échanges commerciaux dans trois cols himalayens et à reprendre les vols directs entre les deux pays, interrompus depuis 2020, ainsi qu'à délivrer des visas pour le tourisme, les affaires et l'information. Ces premiers développements ne représentent qu'une infime partie du potentiel commercial que les deux pays peuvent exploiter, compensant au moins partiellement les effets des droits de douane américains. Même au sein de l'organisation des BRICS, Pékin a déjà exprimé son soutien à l'organisation par l'Inde du sommet de l'année prochaine entre le Brésil, la Chine, l'Inde et l'Afrique du Sud, visant à renforcer les relations commerciales entre ces pays. Une coopération plus étroite entre ces pays, dans les domaines commercial et financier, conduisant à un accord sur une monnaie commune alternative au dollar, pourrait sérieusement compromettre l'économie américaine, qui s'aliène des pays autrefois amis pour des raisons idéologiques ou par opportunisme, renforçant ainsi la position de la Chine comme première puissance industrielle mondiale. Il convient de noter que la proximité de l'Inde avec la Russie est presque acquise, mais l'action américaine la renforce. Son rapprochement avec la Chine est une autre affaire : il représente une véritable nouveauté sur la scène internationale et menace stratégiquement de créer un bloc asiatique fortement hostile aux États-Unis. Depuis la présidence d'Obama, Washington a placé l'Asie au centre de ses intérêts politiques et économiques, au détriment de l'Europe. L'objectif était d'isoler la Chine, une doctrine que Trump adhère également. Cependant, ses actions favorisent un résultat bien différent des intentions initiales. À ce stade, la Chine a la Russie à ses côtés, et le rapprochement de l'Inde prive les États-Unis d'un allié, certes moins proche, qui ne peut compter que sur le Japon et la Corée du Sud dans cette région du monde. L'incompétence de Trump et de son entourage porte un préjudice considérable à la politique étrangère américaine, qui n'est pas encore pleinement comprise au sein des centres de pouvoir américains, désormais fermement aux mains des alliés républicains du président. Avec l'isolement, le programme visant à rendre sa grandeur à l'Amérique échouera, et les dégâts qui en résulteront seront difficiles à réparer, non seulement politiquement, mais aussi économiquement.
A China e a Índia estão a aproximar-se, graças às políticas de Trump
Um dos efeitos colaterais da política externa das tarifas de Trump é que estas aproximaram nações tradicionalmente distantes. O exemplo mais marcante é a nova relação que se está a estabelecer entre a Índia e a China, tradicionalmente adversárias. As duas grandes nações asiáticas partilham milhares de quilómetros de fronteira, ao longo da qual as tensões se têm vindo a repetir ao longo do tempo; a questão tibetana também contribuiu para estes atritos, e a proximidade entre a Índia e os EUA alimentou a desconfiança da China em relação à Índia. Na realidade, o maior ponto de discórdia tem sido a luta dos dois países pelo domínio do continente asiático, que o progresso significativo da China tem inclinado a seu favor. Isto até Trump emergir em cena. Embora as relações com Nova Deli tenham sido completamente diferentes durante o primeiro mandato da Casa Branca, no seu segundo mandato a Índia afirmou uma maior neutralidade em questões internacionais em comparação com a posição dos EUA. Foi desagradável que Trump tenha assumido o crédito pelo fim do conflito entre a Índia e o Paquistão e, finalmente, o governo indiano ficou descontente por os seus cidadãos serem exibidos algemados, como verdadeiros troféus na luta contra os imigrantes ilegais, um pilar da política do presidente dos EUA. Embora estas questões já tivessem estremecido as relações entre os dois países, a decisão de impor uma tarifa de 50% sobre os produtos indianos exportados para os EUA, devido à compra de petróleo russo pela Índia, congelou por completo as relações. Daqui resultou um efeito certamente indesejável, mas altamente previsível, para a política externa americana: uma aproximação, impensável até há pouco tempo, entre Nova Deli e Pequim. Ora, reverter este processo será extremamente difícil para os estrategas da Casa Branca. As relações renovadas entre os ministros dos Negócios Estrangeiros dos dois países prometem ser apenas o ponto de partida para novos laços. O primeiro passo será a reabertura do comércio em três passagens dos Himalaias e o retomar dos voos diretos entre os dois países, que não estão disponíveis desde 2020, bem como a emissão de vistos para turismo, negócios e informação. Estes desenvolvimentos iniciais representam apenas uma pequena parcela do potencial comercial que os dois países podem realizar, compensando pelo menos parcialmente os efeitos das tarifas americanas. Mesmo dentro da organização BRICS, Pequim já manifestou apoio à Índia para acolher a cimeira do próximo ano entre o Brasil, a China, a Índia e a África do Sul, com o objetivo de aumentar as relações comerciais entre estes países. Uma forma mais estreita de cooperação entre estes países, no comércio e nas finanças, levando a um acordo sobre uma moeda comum alternativa ao dólar, poderá prejudicar seriamente a economia americana, que está a alienar países anteriormente amigos por razões ideológicas ou de relativa conveniência, fortalecendo assim a posição da China como a principal potência industrial mundial. É de notar que a proximidade da Índia à Rússia é quase garantida, mas a acção americana está a fortalecê-la. A sua aproximação à China é um assunto diferente, representando um desenvolvimento verdadeiramente inédito no panorama global e ameaçando também estrategicamente criar um bloco asiático altamente hostil aos EUA. Desde a presidência de Obama, Washington colocou a Ásia no centro dos seus interesses políticos e económicos em detrimento da Europa. O objetivo era isolar a China, uma doutrina que Trump também abraça. No entanto, as suas ações estão a favorecer um resultado muito diferente das intenções originais. Neste momento, a China tem a Rússia do seu lado, e a aproximação à Índia significa privar os Estados Unidos de um aliado, ainda que não tão próximo, que só pode contar com o Japão e a Coreia do Sul naquela zona do mundo. A incompetência de Trump e daqueles com quem se rodeou está a causar danos significativos à política externa americana, que ainda não é totalmente compreendida dentro dos centros de poder americanos, agora firmemente nas mãos dos aliados republicanos do presidente. Com o isolamento, o programa de tornar a América grande irá novamente fracassar, e os destroços resultantes serão difíceis de reparar, não só politicamente, mas também economicamente.
giovedì 21 agosto 2025
Китай и Индия сближаются благодаря политике Трампа
Одним из побочных эффектов тарифов Трампа для внешней политики является то, что они сблизили традиционно далекие страны. Наиболее ярким примером являются новые отношения, устанавливаемые между Индией и Китаем, традиционно являющимися противниками. Две великие азиатские страны имеют общую границу протяженностью в тысячи километров, вдоль которой напряженность периодически возникала; тибетский вопрос также способствовал этим трениям, а близость Индии и США подпитывала недоверие Китая к Индии. В действительности, самым большим предметом разногласий была борьба двух стран за доминирование на азиатском континенте, которую значительный прогресс Китая склонил в его пользу. Так было до появления Трампа на сцене. Хотя отношения с Нью-Дели были совершенно иными во время первого срока Белого дома, во время его второго срока Индия заняла более нейтральную позицию в международных вопросах по сравнению с позицией США. Она была недовольна тем, что Трамп приписал себе заслугу в прекращении конфликта между Индией и Пакистаном, и, наконец, индийское правительство было недовольно тем, что её граждане были выставлены напоказ в наручниках, словно настоящие трофеи в борьбе с нелегальными иммигрантами, краеугольном камне политики президента США. Хотя эти вопросы и без того обостряли отношения между двумя странами, решение о введении 50%-ной пошлины на индийские товары, экспортируемые в США, в связи с закупкой Индией российской нефти полностью заморозило эти отношения. Это привело к, безусловно, нежелательному, но вполне предсказуемому для американской внешней политики эффекту: сближению Нью-Дели и Пекина, немыслимому до недавнего времени. Теперь повернуть этот процесс вспять для стратегов Белого дома окажется крайне сложно. Возобновление отношений между министрами иностранных дел двух стран обещает стать лишь отправной точкой для новых связей. Первым шагом станет возобновление торговли через три гималайских перевала и возобновление прямого авиасообщения между двумя странами, прерванного с 2020 года, а также выдача туристических, деловых и информационных виз. Эти первоначальные шаги представляют собой лишь малую часть торгового потенциала двух стран, что, по крайней мере, частично компенсирует последствия введения американских пошлин. Даже в рамках БРИКС Пекин уже выразил поддержку проведению в Индии в следующем году саммита Бразилии, Китая, Индии и ЮАР, направленного на расширение торговых отношений между этими странами. Более тесное сотрудничество между этими странами в сфере торговли и финансов, ведущее к соглашению о единой валюте, альтернативной доллару, может серьёзно подорвать американскую экономику, которая отталкивает ранее дружественные страны по идеологическим причинам или из соображений относительной целесообразности, тем самым укрепляя позиции Китая как ведущей промышленной державы мира. Следует отметить, что близость Индии к России практически очевидна, но действия США её укрепляют. Сближение с Китаем – это совсем другое дело, представляющее собой поистине новое явление на мировой арене, а также стратегически угрожающее созданием азиатского блока, крайне враждебного США. С момента президентства Обамы Вашингтон поставил Азию в центр своих политических и экономических интересов в ущерб Европе. Целью была изоляция Китая, доктрина, которой придерживается и Трамп. Однако его действия способствуют результату, далекому от первоначальных намерений. На данный момент Россия на стороне Китая, а сближение Индии означает лишение США союзника, пусть и не столь близкого, который может рассчитывать в этом регионе только на Японию и Южную Корею. Некомпетентность Трампа и тех, кто его окружил, наносит значительный ущерб американской внешней политике, что пока не до конца осознаётся в американских центрах власти, которые теперь прочно находятся в руках республиканских союзников президента. В условиях изоляции программа по возрождению величия Америки потерпит неудачу, а образовавшийся в результате крах будет трудно исправить не только в политическом, но и в экономическом плане.
由於川普的政策,中國和印度的關係越來越密切
川普關稅政策的外交政策副作用之一是,它們拉近了傳統上疏遠的國家之間的距離。最顯著的例子是印度和中國這兩個傳統對手之間正在建立的新型關係。這兩個偉大的亞洲國家有著數千公里的邊界,長期以來,兩國之間的緊張局勢不斷升級;西藏問題也加劇了這些摩擦,而印度和美國之間的接近加劇了中國對印度的不信任。實際上,最大的爭論點一直是兩國對亞洲大陸主導權的爭奪,而中國的重大進步使其在亞洲大陸佔據了主導地位。這種情況一直持續到川普上台。儘管在白宮第一任期內,印度與新德里的關係截然不同,但在第二個任期內,印度在國際議題上比美國保持了更大的中立。川普將印度和巴基斯坦衝突的結束歸功於自己,這令印度政府感到不滿;最後,印度政府也對本國公民被戴上手銬示眾感到不滿,這些手銬就像美國總統打擊非法移民政策的戰利品一樣,而非法移民政策正是美國總統政策的基石。儘管這些問題已經導致兩國關係緊張,但由於印度購買俄羅斯石油,美國決定對印度輸美商品徵收 50% 的關稅,這徹底凍結了兩國關係。這對美國外交政策產生了當然不希望看到但卻可以預見的影響:新德里和北京之間將出現和解,而這在不久前還是不可想像的。現在,對於白宮戰略家來說,扭轉這一進程將極為困難。兩國外長之間重建的關係可望成為新關係的起點。第一步將是重啟喜馬拉雅山口三處山口的貿易,恢復兩國自2020年以來中斷的直航,並發放旅遊、商務和資訊簽證。這些初步進展僅代表兩國可挖掘貿易潛力的一小部分,至少可以部分抵銷美國關稅的影響。即使在金磚國家組織內部,北京也已表示支持印度明年主辦巴西、中國、印度和南非峰會,旨在加強這些國家之間的貿易關係。這些國家在貿易和金融領域進行更緊密的合作,最終就美元替代貨幣達成協議,可能會嚴重危及美國經濟。美國正因意識形態原因或相對權宜之計疏遠昔日友好國家,從而鞏固中國作為世界領先工業強國的地位。必須指出,印度與俄羅斯的親密關係幾乎是必然的,但美國的行動正在加強這種關係。美國與中國的和解則是另一回事,這代表著全球舞台上一個真正新穎的發展,並且在戰略上可能創造一個高度敵視美國的亞洲集團。自從歐巴馬總統任期以來,華盛頓一直將亞洲置於其政治和經濟利益的中心,而歐洲則處於劣勢。其目標是孤立中國,川普也秉持這項原則。然而,他的行動卻導致了與初衷大相逕庭的結果。目前,中國與俄羅斯站在一起,而印度的和解意味著美國失去了一個盟友,儘管這個盟友並非那麼親密,但在亞洲地區,美國祇能依靠日本和韓國。川普及其身邊人的無能正在對美國的外交政策造成重大損害,而目前牢牢掌握在總統共和黨盟友手中的美國權力中心尚未完全理解這項政策。如果美國被孤立,其「讓美國再次偉大」的計劃將會失敗,由此造成的破壞將難以修復,不僅在政治上,而且在經濟上也是如此。
トランプ大統領の政策のおかげで、中国とインドは接近しつつある
トランプ大統領の関税政策が外交政策に及ぼした副作用の一つは、伝統的に距離が遠かった国々の距離を縮めたことである。最も顕著な例は、伝統的に敵対関係にあったインドと中国の間に新たな関係が築かれつつあることである。この二大アジア国家は数千キロに及ぶ国境線を共有しており、その間、緊張が繰り返し生じてきた。チベット問題もこうした摩擦の一因となっており、インドと米国の近接性は中国のインドに対する不信感を煽ってきた。実際には、最大の争点はアジア大陸における覇権をめぐる両国の争いであり、中国の目覚ましい発展により、この争いは中国に有利に傾いてきた。しかし、トランプ氏が登場するまではそうはならなかった。ホワイトハウスの第1期目では、インドとの関係は全く異なっていたが、第2期では、インドは国際問題において米国よりも中立的な立場を強く主張した。トランプ大統領がインドとパキスタンの紛争終結の功績を自分のものにしたことに不満が募り、インド政府は、大統領の政策の柱である不法移民撲滅作戦において、自国民が戦利品のように手錠をかけられたことに不満を抱いた。インド政府はこれらの問題で既に両国関係を緊張させていたが、ロシア産原油の購入を理由にインドが米国に輸出するインド製品に50%の関税を課す決定を下したことで、両国関係は完全に冷え込んだ。これは、アメリカの外交政策にとって明らかに望ましくないものの、極めて予測可能な結果、すなわち、最近まで考えられなかったインドと北京の和解をもたらした。今、このプロセスを逆転させることは、ホワイトハウスの戦略家にとって極めて困難となるだろう。両国外相間の関係修復は、新たな関係構築の出発点に過ぎないだろう。最初のステップは、ヒマラヤ山脈の3つの峠での貿易再開、2020年以来運航停止となっている両国間の直行便の再開、そして観光、ビジネス、情報のためのビザ発給の再開です。これらの初期の動きは、両国が実現可能な貿易ポテンシャルのほんの一部に過ぎず、少なくとも米国の関税の影響を部分的に相殺できるでしょう。中国は既に、BRICS諸国内において、ブラジル、中国、インド、南アフリカ間の貿易関係強化を目的とした来年の首脳会談をインドが主催することへの支持を表明しています。これらの国々が貿易と金融の分野でより緊密な協力関係を築き、ドルに代わる共通通貨の合意に至れば、イデオロギー的理由や相対的な便宜のためにかつての友好国を疎外しつつある米国経済を深刻な危機に陥れ、世界有数の工業大国としての中国の地位を強化する可能性があります。インドとロシアの親密さはほぼ当然のことですが、米国の行動によってそれがさらに強化されていることに留意する必要があります。中国との接近は別の問題であり、世界舞台における真に斬新な展開を示すと同時に、戦略的に米国に極めて敵対的なアジア圏を形成する脅威でもある。オバマ政権以来、ワシントンはヨーロッパを犠牲にしてアジアを政治・経済的利益の中心に据えてきた。その目的は中国の孤立化であり、これはトランプ氏も支持する原則である。しかし、彼の行動は当初の意図とは大きく異なる結果をもたらしている。現時点で中国はロシアを味方につけており、インドとの接近は、米国が同盟国を失うことを意味する。ただし、その同盟国はそれほど緊密ではない。インドがこの地域で頼りにできるのは、日本と韓国だけである。トランプ氏と彼を取り巻く人々の無能さは、米国の外交政策に深刻なダメージを与えている。この政策は、今や大統領の共和党同盟に完全に掌握されている米国の権力中枢において、まだ十分に理解されていない。孤立化すれば、アメリカを再び偉大にする計画は失敗し、その結果生じた破壊は政治的だけでなく経済的にも修復が困難となるだろう。
الصين والهند تقتربان من بعضهما البعض بفضل سياسات ترامب
أحد الآثار الجانبية للسياسة الخارجية لرسوم ترامب الجمركية هو أنها قربت بين الدول البعيدة تقليديًا. والمثال الأكثر وضوحًا هو العلاقة الجديدة التي يتم إنشاؤها بين الهند والصين، الخصمين التقليديين. تشترك الدولتان الآسيويتان العظيمتان في آلاف الكيلومترات من الحدود، والتي تكررت التوترات على طولها بمرور الوقت؛ كما ساهمت قضية التبت أيضًا في هذه الاحتكاكات، وقد أدى القرب بين الهند والولايات المتحدة إلى تغذية عدم ثقة الصين بالهند. في الواقع، كانت أكبر نقطة خلاف هي صراع البلدين على الهيمنة على القارة الآسيوية، والتي مال التقدم الكبير الذي أحرزته الصين لصالحها. كان ذلك حتى ظهر ترامب على الساحة. وعلى الرغم من أن العلاقات مع نيودلهي كانت مختلفة تمامًا خلال فترة ولاية البيت الأبيض الأولى، إلا أن الهند أكدت في ولايته الثانية على حياد أكبر في القضايا الدولية مقارنة بالموقف الأمريكي. كان من المزعج أن ينسب ترامب الفضل لنفسه في إنهاء الصراع بين الهند وباكستان، وأخيرًا، شعرت الحكومة الهندية بالاستياء من عرض مواطنيها مكبلين، مثل جوائز حقيقية في الحرب ضد المهاجرين غير الشرعيين، وهو حجر الزاوية في سياسة الرئيس الأمريكي. وبينما أدت هذه القضايا بالفعل إلى توتر العلاقات بين البلدين، فإن قرار فرض تعريفة جمركية بنسبة 50٪ على السلع الهندية المصدرة إلى الولايات المتحدة، بسبب شراء الهند للنفط الروسي، أدى إلى تجميد العلاقات تمامًا. وقد أدى ذلك إلى تأثير غير مرغوب فيه بالتأكيد، ولكنه متوقع للغاية، على السياسة الخارجية الأمريكية: تقارب، لم يكن من الممكن تصوره حتى وقت قريب، بين نيودلهي وبكين. والآن، سيثبت عكس هذه العملية صعوبة بالغة بالنسبة لاستراتيجيي البيت الأبيض. وتبشر العلاقات المتجددة بين وزيري خارجية البلدين بأن تكون مجرد نقطة انطلاق لعلاقات جديدة. تتمثل الخطوة الأولى في إعادة فتح التجارة في ثلاثة ممرات جبلية في الهيمالايا، واستئناف الرحلات الجوية المباشرة بين البلدين، والتي توقفت منذ عام 2020، بالإضافة إلى إصدار تأشيرات للسياحة والأعمال والمعلومات. لا تمثل هذه التطورات الأولية سوى جزء صغير من الإمكانات التجارية التي يمكن للبلدين الاستفادة منها، مما يعوض جزئيًا على الأقل آثار الرسوم الجمركية الأمريكية. حتى داخل منظمة البريكس، أعربت بكين بالفعل عن دعمها لاستضافة الهند لقمة العام المقبل بين البرازيل والصين والهند وجنوب إفريقيا، والتي تهدف إلى تعزيز العلاقات التجارية بين هذه الدول. إن توثيق التعاون بين هذه الدول، في التجارة والمالية، بما يؤدي إلى اتفاق على عملة موحدة بديلة للدولار، قد يُعرّض الاقتصاد الأمريكي لخطر جسيم، إذ يُنفّر دولًا كانت صديقة سابقًا لأسباب أيديولوجية أو لمصالح شخصية، مما يُعزز مكانة الصين كقوة صناعية رائدة في العالم. تجدر الإشارة إلى أن قرب الهند من روسيا أمرٌ شبه مؤكد، لكن التحرك الأمريكي يُعززه. أما تقاربها مع الصين فهو أمر مختلف، إذ يمثل تطورًا جديدًا على الساحة العالمية، ويهدد استراتيجيًا بتكوين كتلة آسيوية شديدة العداء للولايات المتحدة. منذ رئاسة أوباما، وضعت واشنطن آسيا في صميم مصالحها السياسية والاقتصادية على حساب أوروبا. كان الهدف عزل الصين، وهو مبدأ يتبناه ترامب أيضًا. إلا أن أفعاله تُفضي إلى نتيجة مختلفة تمامًا عن نواياه الأصلية. ففي هذه المرحلة، تقف روسيا إلى جانب الصين، ويعني تقارب الهند حرمان الولايات المتحدة من حليف، وإن لم يكن قريبًا جدًا، لا يمكنه الاعتماد إلا على اليابان وكوريا الجنوبية في ذلك الجزء من العالم. إن عدم كفاءة ترامب ومن أحاط نفسه بهم يُلحق ضررًا بالغًا بالسياسة الخارجية الأمريكية، التي لم تُفهم تمامًا بعد في مراكز القوة الأمريكية، التي أصبحت الآن في أيدي حلفاء الرئيس الجمهوريين. ومع العزلة، سيفشل برنامج "استعادة عظمة أمريكا"، وسيكون من الصعب إصلاح الحطام الناتج، ليس فقط سياسيًا، بل اقتصاديًا أيضًا.
venerdì 8 agosto 2025
Il multilateralismo tra Brasile e India come modello per opporsi a Trump
Nel quadro delle reazioni seguite alle sciagurate politiche dei dazi imposti da Trump, c’è da registrare l’avvicinamento tra India e Brasile per incrementare lo scambio commerciale tra i due paesi, con l’intento di arrivare, entro il 2030, ad una espansione fino a superare i 17 miliardi di euro. Questi sviluppi sarebbero il risultato dei contatti telefonici tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Lula, quindi contatti avvenuti tra le maggiori cariche dei due paesi. Occorre ricordare che gli USA hanno intenzione di tassare le merci indiane in entrata del 50% a causa degli acquisti di petrolio russo, mentre il 30% che la Casa Bianca vuole imporre al Brasile è dovuto all’incriminazione dell’ex presidente Bolsonaro. Il mezzo concreto per raggiungere la somma di 17 miliardi di euro di scambi, consiste nell’avere concordato un ampliamento dei sistemi dell’intesa tra Mercosur ed India, dopo l’accordo tra i due paesi avvenuto alla fine del recente vertice tra i BRICS, conclusosi a Rio de Janeiro. La sfida di Brasile ed India è di superare l’attuale e le prossime fasi economiche, che si preannunciano difficili per tutte le economie mondiali, attraverso il rilancio del multilateralismo ed una maggiore integrazione, non solo tra i due paesi, ma proprio come modello da estendere il più possibile in contrapposizione all’isolazionismo di Trump. Questo tipo di approccio deve rappresentare l’alternativa da percorrere come esempio mondiale a chi si vuole opporre a quanto Trump vuole imporre: una egemonia populista, che governa su dati volutamente distorti e spesso falsi, per indottrinare una opinione pubblica sprovvista degli strumenti per il giusto discernimento delle notizie contraffatte. Per colpire il modello di Trump l’azione deve essere perseguita in due modi contemporaneamente: dalla base sociale, rendendo più consapevoli i cittadini, attraverso l’azione di corpi sociali e dall’alto con azioni concrete delle istituzioni dei governi e delle istituzioni. In questo contesto il rafforzamento della democrazia è fondamentale, perché casi di accentramento del potere non favoriscono il ruolo delle opposizioni e del rispetto delle minoranze, purtroppo sta passando sempre più spesso il concetto che una maggioranza legittimata dal voto popolare possa imporre la propria visione in maniera assoluta, senza tenere conto di chi ha votato in modo diverso. Il passo successivo è la ricerca della riduzione della diseguaglianza, come mezzo per combattere l’ignoranza che favorisce la manovrabilità delle persone. Naturalmente senza una regolamentazione dei mezzi tecnologici e delle nuove tecnologie, raggiungere questi obiettivi appare molto difficile, perché la concentrazione di questi mezzi sono sempre più concentrati nelle mani di poche persone, spesso troppo vicine ai potenti di turno. La volontà distorta di Trump ha imposto i dazi in oltre novanta paesi, alterando il libero scambio e compromettendo lo sviluppo delle economie del mondo; creare una coalizione di tutti i paesi colpiti da Trump appare impossibile, perché esistono contrapposizioni profonde tra molti di loro, per altri il problema è il servilismo verso gli Stati Uniti, scambiato per occasione di rapporti privilegiati, tuttavia accordi ampi come quello tra Brasile ed India, capaci di creare mercati alternativi al dominio statunitense sembra possibile. Occorre anche considerare, che per adesso, gli effetti di questi dazi, negli USA, non si sono ancora sentiti, ma stime autorevoli prevedono un rincaro, a causa dei dazi, a carico dei cittadini USA, di una media di oltre il 18%, creando una situazione che non si verificava dal 1934. Questo aspetto minaccia di sorprese negative per il presidente americano, giacché ad essere colpita sarà proprio una parte del proprio elettorato, dove una parte sarà impossibile da ingannare con la falsa propaganda. Si tratterà di una prova che minaccia di essere molto severa in termini di gradimento e di apprezzamento delle politiche attuali della Casa Bianca e che potrà rappresentare un fattore di destabilizzazione da non sottovalutare. Ciò sarà un elemento di facilitazione per il successo di eventuali politiche di unione tra più paesi contro i dazi e tutto il modo di concepire il mondo da parte di Trump, viceversa senza unione di intenti a livello statale il percorso trumpiano sarà più difficile da affrontare.
Multilateralism between Brazil and India as a model to counter Trump
As part of the reactions to Trump's disastrous tariff policies, India and Brazil are moving closer to boosting trade between the two countries, aiming to exceed €17 billion by 2030. These developments are believed to be the result of telephone conversations between Indian Prime Minister Narendra Modi and Brazilian President Lula, thus involving contacts between the two countries' highest officials. It's worth noting that the US intends to impose a 50% tax on incoming Indian goods due to purchases of Russian oil, while the 30% tax the White House intends to impose on Brazil stems from the indictment of former President Bolsonaro. The concrete means to reach the €17 billion trade target is to have agreed to expand the Mercosur-India agreement, following the agreement between the two countries at the recent BRICS summit in Rio de Janeiro. The challenge for Brazil and India is to overcome the current and upcoming economic phases, which promise to be challenging for all global economies, through the revitalization of multilateralism and greater integration, not only between the two countries, but also as a model to be extended as widely as possible in opposition to Trump's isolationism. This approach must represent the alternative to be pursued as a global example to those who wish to oppose what Trump seeks to impose: a populist hegemony, which governs on deliberately distorted and often false data, to indoctrinate a public opinion lacking the tools to properly discern counterfeit news. To challenge Trump's model, action must be pursued simultaneously in two ways: from the grassroots, raising awareness among citizens through the action of social bodies, and from the top down, with concrete actions by governments and institutions. In this context, strengthening democracy is crucial, because instances of centralized power do not favor the role of the opposition and respect for minorities. Unfortunately, the idea that a majority legitimized by the popular vote can impose its views unconditionally, regardless of those who voted differently, is increasingly gaining traction. The next step is to seek to reduce inequality, as a means of combating the ignorance that fosters people's manipulation. Naturally, without regulation of technological resources and new technologies, achieving these goals appears extremely difficult, as these resources are increasingly concentrated in the hands of a few individuals, often too close to the powers that be. Trump's distorted will has imposed tariffs on over ninety countries, distorting free trade and compromising the development of global economies. Creating a coalition of all the countries targeted by Trump seems impossible, as many of them are deeply conflicted. For others, the problem is servility toward the United States, mistaken for an opportunity for privileged relations. However, broad agreements, such as the one between Brazil and India, capable of creating alternative markets to US dominance, seem possible. It should also be considered that, for now, the effects of these tariffs have not yet been felt in the US, but authoritative estimates predict an average increase in prices for US citizens due to the tariffs of over 18%, creating a situation not seen since 1934. This threatens to cause negative surprises for the American president, as the one affected will be precisely a segment of his own electorate, a segment of which will be impossible to fool with false propaganda. This will be a test that threatens to be very severe in terms of approval and appreciation for the White House's current policies and could represent a destabilizing factor that should not be underestimated. This will facilitate the success of any policies aimed at uniting several countries against the tariffs and Trump's entire way of understanding the world. Conversely, without unity of purpose at the state level, Trump's path will be more difficult to navigate.
El multilateralismo entre Brasil y la India como modelo para contrarrestar a Trump
Como parte de las reacciones a las desastrosas políticas arancelarias de Trump, India y Brasil se están acercando a impulsar el comercio entre los dos países, con el objetivo de superar los 17 000 millones de euros para 2030. Se cree que estos avances son el resultado de conversaciones telefónicas entre el primer ministro indio, Narendra Modi, y el presidente brasileño, Lula, lo que implica contactos entre los funcionarios de más alto rango de ambos países. Cabe destacar que Estados Unidos pretende imponer un impuesto del 50 % a los productos indios entrantes debido a las compras de petróleo ruso, mientras que el impuesto del 30 % que la Casa Blanca pretende imponer a Brasil se deriva de la acusación contra el expresidente Bolsonaro. La forma concreta de alcanzar el objetivo comercial de 17 000 millones de euros es haber acordado ampliar el acuerdo entre Mercosur y la India, tras el acuerdo entre ambos países en la reciente cumbre de los BRICS en Río de Janeiro. El desafío para Brasil e India es superar las fases económicas actuales y futuras, que prometen ser desafiantes para todas las economías globales, mediante la revitalización del multilateralismo y una mayor integración, no solo entre ambos países, sino también como un modelo a extender lo más ampliamente posible en oposición al aislacionismo de Trump. Este enfoque debe representar la alternativa a seguir como ejemplo global para quienes desean oponerse a lo que Trump pretende imponer: una hegemonía populista, que gobierna con base en datos deliberadamente distorsionados y a menudo falsos, para adoctrinar a una opinión pública que carece de las herramientas para discernir adecuadamente las noticias falsas. Para desafiar el modelo de Trump, se debe actuar simultáneamente de dos maneras: desde la base, sensibilizando a la ciudadanía a través de la acción de las organizaciones sociales, y desde arriba, con acciones concretas de los gobiernos e instituciones. En este contexto, fortalecer la democracia es crucial, ya que las instancias de poder centralizado no favorecen el papel de la oposición ni el respeto a las minorías. Desafortunadamente, la idea de que una mayoría legitimada por el voto popular puede imponer sus opiniones incondicionalmente, independientemente de quienes votaron en contra, cobra cada vez más fuerza. El siguiente paso es buscar reducir la desigualdad, como medio para combatir la ignorancia que fomenta la manipulación popular. Naturalmente, sin la regulación de los recursos tecnológicos y las nuevas tecnologías, lograr estos objetivos parece extremadamente difícil, ya que estos recursos se concentran cada vez más en manos de unos pocos individuos, a menudo demasiado cercanos a los poderes fácticos. La voluntad distorsionada de Trump ha impuesto aranceles a más de noventa países, distorsionando el libre comercio y comprometiendo el desarrollo de las economías globales. Crear una coalición de todos los países en la mira de Trump parece imposible, ya que muchos de ellos están profundamente enfrentados. Para otros, el problema es el servilismo hacia Estados Unidos, confundido con una oportunidad para establecer relaciones privilegiadas. Sin embargo, acuerdos amplios, como el entre Brasil e India, capaces de crear mercados alternativos al dominio estadounidense, parecen posibles. También debe considerarse que, por ahora, los efectos de estos aranceles aún no se han sentido en los EE. UU., pero estimaciones autorizadas predicen un aumento promedio en los precios para los ciudadanos estadounidenses debido a los aranceles de más del 18%, creando una situación no vista desde 1934. Esto amenaza con causar sorpresas negativas para el presidente estadounidense, ya que el afectado será precisamente un segmento de su propio electorado, un segmento del cual será imposible de engañar con falsa propaganda. Esta será una prueba que amenaza con ser muy severa en términos de aprobación y apreciación por las políticas actuales de la Casa Blanca y podría representar un factor desestabilizador que no debe subestimarse. Esto facilitará el éxito de cualquier política destinada a unir a varios países contra los aranceles y toda la forma de entender el mundo de Trump. Por el contrario, sin unidad de propósito a nivel estatal, el camino de Trump será más difícil de navegar.
Multilateralismus zwischen Brasilien und Indien als Modell gegen Trump
Als Reaktion auf Trumps verheerende Zollpolitik arbeiten Indien und Brasilien daran, ihren Handel zwischen den beiden Ländern zu steigern. Bis 2030 soll das Volumen 17 Milliarden Euro übersteigen. Diese Entwicklungen sind vermutlich das Ergebnis von Telefongesprächen zwischen dem indischen Premierminister Narendra Modi und dem brasilianischen Präsidenten Lula, also von Kontakten zwischen den höchsten Beamten beider Länder. Bemerkenswert ist, dass die USA aufgrund von Käufen russischen Öls eine 50-prozentige Steuer auf indische Waren erheben wollen, während die 30-prozentige Steuer, die das Weiße Haus Brasilien auferlegen will, auf die Anklage gegen den ehemaligen Präsidenten Bolsonaro zurückzuführen ist. Das konkrete Mittel zur Erreichung des 17-Milliarden-Euro-Handelsziels ist die Einigung auf eine Ausweitung des Mercosur-Abkommens zwischen Indien, im Anschluss an die Einigung zwischen den beiden Ländern beim jüngsten BRICS-Gipfel in Rio de Janeiro. Die Herausforderung für Brasilien und Indien besteht darin, die aktuellen und kommenden Wirtschaftsphasen, die für alle Volkswirtschaften weltweit eine Herausforderung darstellen, durch die Wiederbelebung des Multilateralismus und eine stärkere Integration zu überwinden – nicht nur zwischen den beiden Ländern, sondern auch als Modell, das als Gegenmodell zu Trumps Isolationismus möglichst weit verbreitet werden soll. Dieser Ansatz muss die Alternative darstellen, die als globales Beispiel für diejenigen verfolgt werden muss, die sich dem widersetzen wollen, was Trump durchsetzen will: eine populistische Hegemonie, die auf bewusst verzerrten und oft falschen Daten basiert, um eine öffentliche Meinung zu indoktrinieren, der es an den Mitteln mangelt, Falschmeldungen richtig zu erkennen. Um Trumps Modell herauszufordern, müssen Maßnahmen gleichzeitig auf zwei Wegen ergriffen werden: von der Basis aus, indem die Bürger durch soziale Einrichtungen sensibilisiert werden, und von oben nach unten, mit konkreten Maßnahmen von Regierungen und Institutionen. In diesem Zusammenhang ist die Stärkung der Demokratie von entscheidender Bedeutung, da zentralisierte Machtstrukturen die Rolle der Opposition und den Respekt vor Minderheiten nicht begünstigen. Leider gewinnt die Vorstellung, eine durch das Votum legitimierte Mehrheit könne ihre Ansichten bedingungslos durchsetzen, ungeachtet der Andersdenkenden, zunehmend an Bedeutung. Der nächste Schritt besteht darin, Ungleichheit zu verringern, um die Unwissenheit zu bekämpfen, die der Manipulation der Bevölkerung Vorschub leistet. Natürlich erscheint es ohne die Regulierung technologischer Ressourcen und neuer Technologien äußerst schwierig, diese Ziele zu erreichen, da sich diese Ressourcen zunehmend in den Händen weniger Personen konzentrieren, die den Machthabern oft zu nahe stehen. Trumps verzerrter Wille hat über 90 Ländern Zölle auferlegt, den Freihandel verzerrt und die Entwicklung der Weltwirtschaft gefährdet. Die Bildung einer Koalition aller von Trump ins Visier genommenen Länder erscheint unmöglich, da viele von ihnen tiefgreifende Konflikte aufweisen. Andere sehen das Problem in der Unterwürfigkeit gegenüber den USA, die fälschlicherweise als Chance für privilegierte Beziehungen missverstanden wird. Weitreichende Abkommen wie das zwischen Brasilien und Indien, die alternative Märkte zur US-Dominanz schaffen können, scheinen jedoch möglich. Zudem ist zu bedenken, dass die Auswirkungen dieser Zölle in den USA bislang noch nicht spürbar sind. Autoritäre Schätzungen prognostizieren jedoch einen durchschnittlichen Preisanstieg für US-Bürger aufgrund der Zölle von über 18 % und damit eine Situation, wie man sie seit 1934 nicht mehr erlebt hat. Für den amerikanischen Präsidenten drohen dadurch negative Überraschungen, denn betroffen sein wird ausgerechnet ein Teil seiner eigenen Wählerschaft, der sich mit falscher Propaganda nicht täuschen lässt. Dies wird eine Bewährungsprobe für die Zustimmung und Wertschätzung der aktuellen Politik des Weißen Hauses sein und könnte einen nicht zu unterschätzenden Destabilisierungsfaktor darstellen. Dies wird den Erfolg jeglicher Politik begünstigen, die darauf abzielt, mehrere Länder gegen die Zölle und Trumps gesamte Weltanschauung zu vereinen. Umgekehrt wird Trumps Weg ohne einheitliche Zielsetzungen auf bundesstaatlicher Ebene schwieriger zu beschreiten sein.
Le multilatéralisme entre le Brésil et l'Inde comme modèle pour contrer Trump
En réaction aux politiques tarifaires désastreuses de Trump, l'Inde et le Brésil se rapprochent d'un renforcement des échanges commerciaux entre les deux pays, visant à dépasser 17 milliards d'euros d'ici 2030. Ces développements seraient le résultat d'entretiens téléphoniques entre le Premier ministre indien Narendra Modi et le président brésilien Lula, impliquant ainsi des contacts entre les plus hauts responsables des deux pays. Il convient de noter que les États-Unis prévoient d'imposer une taxe de 50 % sur les marchandises indiennes entrantes en raison des achats de pétrole russe, tandis que la taxe de 30 % que la Maison Blanche envisage d'imposer au Brésil découle de l'inculpation de l'ancien président Bolsonaro. Le moyen concret d'atteindre l'objectif commercial de 17 milliards d'euros est d'avoir convenu d'élargir l'accord Mercosur-Inde, suite à l'accord conclu entre les deux pays lors du récent sommet des BRICS à Rio de Janeiro. Le défi pour le Brésil et l'Inde est de surmonter les phases économiques actuelles et à venir, qui promettent d'être difficiles pour toutes les économies mondiales, grâce à la revitalisation du multilatéralisme et à une plus grande intégration, non seulement entre les deux pays, mais aussi comme modèle à étendre le plus largement possible face à l'isolationnisme de Trump. Cette approche doit représenter l'alternative à suivre comme exemple mondial pour ceux qui souhaitent s'opposer à ce que Trump cherche à imposer : une hégémonie populiste, qui gouverne sur la base de données délibérément déformées et souvent fausses, pour endoctriner une opinion publique dépourvue des outils nécessaires pour discerner correctement les fausses nouvelles. Pour remettre en cause le modèle de Trump, il faut agir simultanément de deux manières : depuis la base, en sensibilisant les citoyens par l'action des organismes sociaux, et depuis le sommet, par des actions concrètes des gouvernements et des institutions. Dans ce contexte, le renforcement de la démocratie est crucial, car les instances de pouvoir centralisées ne favorisent pas le rôle de l'opposition et le respect des minorités. Malheureusement, l'idée qu'une majorité, légitimée par le vote populaire, puisse imposer ses vues sans condition, indépendamment de ceux qui ont voté différemment, gagne de plus en plus de terrain. La prochaine étape consiste à chercher à réduire les inégalités, afin de lutter contre l'ignorance qui favorise la manipulation. Naturellement, sans régulation des ressources technologiques et des nouvelles technologies, atteindre ces objectifs apparaît extrêmement difficile, car ces ressources sont de plus en plus concentrées entre les mains de quelques individus, souvent trop proches des pouvoirs en place. La volonté perverse de Trump a imposé des droits de douane à plus de quatre-vingt-dix pays, faussant le libre-échange et compromettant le développement des économies mondiales. Créer une coalition de tous les pays ciblés par Trump semble impossible, car nombre d'entre eux sont profondément conflictuels. Pour d'autres, le problème réside dans une servilité envers les États-Unis, perçue à tort comme une opportunité de relations privilégiées. En revanche, des accords de grande envergure, comme celui entre le Brésil et l'Inde, capables de créer des marchés alternatifs à la domination américaine, semblent possibles. Il convient également de noter que, pour l'instant, les effets de ces droits de douane ne se sont pas encore fait sentir aux États-Unis, mais des estimations fiables prévoient une augmentation moyenne des prix pour les citoyens américains due aux droits de douane de plus de 18 %, créant une situation inédite depuis 1934. Cela risque de réserver de mauvaises surprises au président américain, car la personne concernée sera précisément une partie de son propre électorat, une partie qu'il sera impossible de tromper avec de la propagande mensongère. Ce sera un test qui risque d'être très sévère en termes d'approbation et d'appréciation des politiques actuelles de la Maison Blanche et pourrait représenter un facteur de déstabilisation à ne pas sous-estimer. Cela facilitera le succès de toute politique visant à unir plusieurs pays contre les droits de douane et la vision du monde de Trump. À l'inverse, sans unité d'objectif au niveau des États, la voie de Trump sera plus difficile à suivre.
Multilateralismo entre Brasil e Índia como modelo para enfrentar Trump
No âmbito das reações às políticas tarifárias desastrosas de Trump, a Índia e o Brasil estão a aproximar-se do aumento do comércio entre os dois países, com o objetivo de ultrapassar os 17 mil milhões de euros até 2030. Acredita-se que estes desenvolvimentos sejam o resultado de conversações telefónicas entre o primeiro-ministro indiano Narendra Modi e o presidente brasileiro Lula, envolvendo, por isso, contactos entre as principais autoridades dos dois países. De notar que os EUA pretendem impor um imposto de 50% sobre os produtos indianos importados devido às compras de petróleo russo, enquanto o imposto de 30% que a Casa Branca pretende impor ao Brasil decorre da acusação do ex-presidente Bolsonaro. O meio concreto para atingir a meta comercial de 17 mil milhões de euros é ter acordado expandir o acordo Mercosul-Índia, após o acordo entre os dois países na recente cimeira dos BRICS no Rio de Janeiro. O desafio para o Brasil e para a Índia é ultrapassar a fase económica actual e futura, que promete ser desafiante para todas as economias globais, através da revitalização do multilateralismo e de uma maior integração, não só entre os dois países, mas também como um modelo a ser estendido o mais amplamente possível em oposição ao isolacionismo de Trump. Esta abordagem deve representar a alternativa a procurar como exemplo global para aqueles que desejam opor-se ao que Trump procura impor: uma hegemonia populista, que governa com base em dados deliberadamente distorcidos e frequentemente falsos, para doutrinar uma opinião pública desprovida de ferramentas para discernir adequadamente as notícias falsas. Para desafiar o modelo de Trump, a ação deve ser procurada simultaneamente de duas formas: de baixo para cima, com a sensibilização dos cidadãos através da ação dos órgãos sociais, e de cima para baixo, com ações concretas dos governos e das instituições. Neste contexto, o fortalecimento da democracia é crucial, pois as instâncias de poder centralizado não privilegiam o papel da oposição e o respeito pelas minorias. Infelizmente, a ideia de que uma maioria legitimada pelo voto popular pode impor as suas opiniões incondicionalmente, independentemente daqueles que votaram de forma diferente, tem vindo a ganhar cada vez mais força. O passo seguinte é procurar a redução da desigualdade, como forma de combater a ignorância que fomenta a manipulação das pessoas. Naturalmente, sem regulamentação dos recursos tecnológicos e das novas tecnologias, atingir estes objectivos parece extremamente difícil, pois estes recursos estão cada vez mais concentrados nas mãos de poucos indivíduos, muitas vezes muito próximos dos poderes instituídos. A vontade distorcida de Trump impôs tarifas a mais de noventa países, distorcendo o comércio livre e comprometendo o desenvolvimento das economias globais. Criar uma coligação de todos os países visados por Trump parece impossível, uma vez que muitos deles estão profundamente em conflito. Para outros, o problema é o servilismo em relação aos Estados Unidos, confundido com uma oportunidade para relações privilegiadas. No entanto, acordos amplos, como o entre o Brasil e a Índia, capazes de criar mercados alternativos ao domínio americano, parecem possíveis. Há ainda a considerar que, por enquanto, os efeitos destas tarifas ainda não se fizeram sentir nos EUA, mas estimativas fidedignas prevêem um aumento médio dos preços para os cidadãos americanos devido às tarifas de mais de 18%, criando uma situação que não se via desde 1934. Isto ameaça causar surpresas negativas ao presidente americano, uma vez que o afectado será precisamente um segmento do seu próprio eleitorado, um segmento do qual será impossível enganar com publicidade enganosa. Este será um teste que ameaça ser demasiado severo em termos de aprovação e apreciação das actuais políticas da Casa Branca e poderá representar um factor desestabilizador que não deve ser subestimado. Isto facilitará o sucesso de quaisquer políticas que visem unir vários países contra as tarifas e toda a forma de compreender o mundo de Trump. Por outro lado, sem unidade de propósito a nível estadual, o caminho de Trump será mais difícil de navegar.
Многосторонность отношений между Бразилией и Индией как модель противодействия Трампу
В ответ на пагубную тарифную политику Трампа Индия и Бразилия стремятся увеличить объём торговли между двумя странами, стремясь к 2030 году превысить 17 миллиардов евро. Считается, что эти события стали результатом телефонных переговоров между премьер-министром Индии Нарендрой Моди и президентом Бразилии Лулой, что подразумевает контакты между высшими должностными лицами двух стран. Стоит отметить, что США намерены ввести 50%-ный налог на ввозимые индийские товары в связи с закупками российской нефти, в то время как 30%-ный налог, который Белый дом намерен ввести для Бразилии, связан с обвинительным заключением бывшего президента Болсонару. Конкретным способом достижения целевого показателя в 17 миллиардов евро является соглашение о расширении соглашения между МЕРКОСУР и Индией в соответствии с соглашением, достигнутым между двумя странами на недавнем саммите БРИКС в Рио-де-Жанейро. Задача Бразилии и Индии – преодолеть текущий и предстоящий экономический кризис, который обещает быть сложным для всех мировых экономик, посредством возрождения многосторонности и углубления интеграции не только между двумя странами, но и в качестве модели, которую можно максимально широко распространить в противовес изоляционизму Трампа. Этот подход должен представлять собой альтернативу, которой следует следовать в качестве глобального примера для тех, кто хочет противостоять тому, что Трамп пытается навязать: популистской гегемонии, основанной на намеренно искаженных и зачастую ложных данных, для формирования общественного мнения, не обладающего инструментами для надлежащего распознавания фейковых новостей. Чтобы бросить вызов модели Трампа, необходимо действовать одновременно двумя способами: снизу, повышая осведомленность граждан через деятельность общественных организаций, и сверху вниз, посредством конкретных действий правительств и институтов. В этом контексте укрепление демократии имеет решающее значение, поскольку централизованная власть не способствует развитию роли оппозиции и уважению к меньшинствам. К сожалению, идея о том, что большинство, легитимированное всенародным голосованием, может безоговорочно навязывать свою точку зрения, независимо от тех, кто голосовал иначе, набирает всё большую популярность. Следующий шаг — стремление к сокращению неравенства как способу борьбы с невежеством, способствующим манипулированию людьми. Естественно, без регулирования технологических ресурсов и новых технологий достижение этих целей представляется крайне затруднительным, поскольку эти ресурсы всё больше концентрируются в руках нескольких лиц, зачастую слишком близких к власти. Искажённая воля Трампа привела к введению пошлин в отношении более чем девяноста стран, что нарушило свободную торговлю и поставило под угрозу развитие мировой экономики. Создание коалиции всех стран, на которые нацелился Трамп, представляется невозможным, поскольку многие из них находятся в глубоком конфликте. Для других проблема заключается в раболепии перед Соединёнными Штатами, ошибочно принимаемом за возможность установления привилегированных отношений. Однако широкие соглашения, такие как соглашение между Бразилией и Индией, способные создать альтернативные рынки, не зависящие от доминирования США, представляются возможными. Следует также учитывать, что пока последствия этих пошлин в США не ощущаются, но авторитетные оценки предсказывают средний рост цен для граждан США из-за пошлин более чем на 18%, создавая ситуацию, невиданную с 1934 года. Это грозит неприятными сюрпризами для американского президента, поскольку пострадает именно часть его собственного электората, которую невозможно обмануть лживой пропагандой. Это станет очень серьёзным испытанием с точки зрения одобрения и признания текущей политики Белого дома и может стать дестабилизирующим фактором, который нельзя недооценивать. Это будет способствовать успеху любой политики, направленной на объединение нескольких стран против пошлин и всего мировоззрения Трампа. И наоборот, без единства цели на государственном уровне Трампу будет сложнее продвигаться по пути.