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giovedì 3 novembre 2016
تصبح الانتخابات الأمريكية غير مؤكدة
قبل التصويت ستة أيام لانتخاب رئيس أكبر قوة في العالم، وعدم اليقين الملح إلى استنتاج، الذي بدا يعرف الآن. تحقيق
مكتب التحقيقات الفدرالي، الذي أثبت مرة أخرى اتهم المرشح الديمقراطي، قبل
أيام قليلة من التصويت، على ما يبدو، لمعظم الناس، هجوم موقوتة، أدى مجال
قانون ترامب، التي اتخذت الآن لهزم. الأخبار
من التهم إلى كلينتون نقل القيم المسح، الذي يبدو، لا كما هو الحال في هذه
اللحظة، مؤكدة وغير الموثوق بها، لأن رهينة الأخبار العاجلة في وقت متأخر.
ومع
ذلك، فإن احتمال أن الحملة الانتخابية هي التي تقرر المزاج السائد عشية
التصويت، بدلا من التفكير العميق، ويبدو أن تصبح احتمالا واضحا. وفقا لبعض الاستطلاعات ترامب، فإنه سيكون للمرة الأولى أمام منافسه. إذا
كان هذا الاحتمال تبين أن يكون صحيحا أنه من الصعب تحديد، ولكن الشعور هو
أنه في هذا الوقت، تم تخفيض المسافة بين البلدين بشكل كبير وسوف كلا
المرشحين تحتاج كل صوت أن تسود. وبطبيعة
الحال، فإن وصول الجدة قادرة على الانتقال من حقل واحد للناخبين يبدو تجنب
حتى الآن، مما يجعل الانتخابات التي بدت توجه الآن نحو نتيجة معينة، وأقل
وأقل قابلية للتنبؤ. من
ناحية أخرى كان حملة انتخابية تميزت مستوى منخفض جدا، خصوصا بسبب رسالة
وسلوك متعمد ضد النظام، المرشح الجمهوري، الذي تجاوز كل حدود، حتى
بالمقارنة مع حملات قاسية جدا ولكن ولاء أساسا. المخاطر
التي تكمن في أعقاب سلبي للحملة الانتخابية ستستمر خارج انتخاب المرشح
أصبحت أكثر واقعية، مما يهدد لجعل البلد الواقع فى امريكا داخل دوامة من
عدم الاستقرار وعدم الحكم لعدم إمكانية قبول الرئيس الجديد لل جزء من هزم. هذا الاحتمال هو الذي هدد متهما ترامب، أن كلينتون قادر على الفوز فقط في وجود تزوير الانتخابات. تحقيق مكتب التحقيقات الفدرالي قد تكون مؤشرا على افتتاح صراع داخلي للمؤسسات، مع الشرطة الاتحادية المنتشرة علنا مع ترامب. من
الواضح أن خفة كلينتون لاستخدام خدمة البريد غير الآمن للمراسلة خاصة
الدولة هو خفة غير مسبوقة، ولكن جعلها محور حملة، مع عرض لبرامج الحكومة لا
تعرف، لا تجعل من حملة انتخابية ذات مصداقية . على الرغم من ذلك يبدو أن القدرة على الحصول على ورقة رابحة تولى منصبه في البيت الأبيض، وتصبح أقل النائية. دعونا
نلخص ما قد يحدث مع الملياردير في دور رئيس الولايات المتحدة: مراجعة
للسياسة الخارجية الأميركية، وبالتالي تحديد امتد إلى دور حلف شمال
الأطلسي، والتشكيك في اتفاقيات التجارة الحرة سارية المفعول بالنسبة
للولايات المتحدة والدفاع، لا شيء ثانوي، توفر ترسانة نووية. سجلت
الحقائب هذه المخاوف، التي تشير إلى وجود حالة من عدم الاستقرار الداخلي
والخارجي للولايات المتحدة، والشذوذ غير متوقع، قضية مشابهة ترك إنجلترا من
أوروبا وأعطى إشارات سلبية واضحة. يمكن
لهذا الاتجاه، ومع ذلك، تعزز فكرة أن كلينتون هو المرشح من المجموعات
المالية والصناعية الكبيرة وفي نهاية المطاف لصالح مزيد من ترامب، الذي
يجمع، للمفارقة، فإن الكثير من الاستياء من العمال البيض، حتى وإن كان في
جزء منه، بما في ذلك أولئك الذين وقد صوتت ساندرز في الانتخابات التمهيدية. في
أي حال، مهما نحقق، وأقل وأقل وضوحا، فإن السيناريو ما بعد الانتخابات،
يقدم بلد منقسم بعمق، حيث سيختار الناخبون من الجانب الخاسر لن يكون على
استعداد للاعتراف بشرعية الطرف الفائز. يجب
أن الاستعدادات، في العالم الغربي، إلى حالة حيث يمكن للولايات المتحدة
تعيش حالة معقد، سحبت تقريبا في أنفسهم، الإطاحة المعلمات الحالية من
العلاقات مع الحلفاء، أو تعيش وضعا العكسي حيث تسعى واشنطن لتولي دور شرطي العالم، الذي اوباما تخلت. وسيكون
من الضروري مساهمة جميع الأميركيين المعتدلين، أولا والدبلوماسية العالمية
في المركز الثاني، النظر في الكيفية التي سيكون لا مفر منه أيضا أن أعداء
الولايات المتحدة، سيحاولون استغلال الوضع لصالحها.
mercoledì 2 novembre 2016
Medio oriente: oltre Mosul, la Siria di nuovo centrale
Tecnicamente la battaglia per Mosul è iniziata con l’avanzata delle forze speciali irakene, sostenute dall’aviazione americana ed affiancate dalle milizie curde e sciite. Sull’esito finale della battaglia e, quindi, della guerra al califfato in Iraq, non sembrano esserci dubbi: la vittoria di Bagdad e degli USA appare come un fatto ineluttabile. Tuttavia il fattore tempo diventa essenziale, per ridurre le perdite e per alleviare le difficoltà della popolazione; collegato a questo fattore esiste la concreta difficoltà di catturare tutti i membri dello Stato islamico, impegnati a difendere Mosul, per evitare una fuga verso la Siria o verso i paesi di provenienza. La stima sull’entità numerica di questi combattenti varia da 3.000 a 3.500 unità. Il califfato non ammette defezioni o diserzioni ed alcuni membri delle milizie, che avrebbero cercato di abbandonare la città, sarebbero stati giustiziati. Questo particolare indica che il califfato si starebbe indebolendo nella sua parte militare, per così dire tradizionale, ma ciò potrebbe aprire nuovi scenari di combattimento, come un uso maggiore degli atti terroristici tradizionali. In effetti, questa ipotesi sembra essere supportata da un incremento degli attentati nella capitale irakena, spesso diretti contro gli sciiti, quale ritorsione dell’avanzata verso Mosul. Si tratta, indubbiamente, di un rafforzamento della strategia terroristica da parte dello Stato islamico, una scelta in cui il califfato è costretto dalla progressiva sottrazione di sovranità dei territori che aveva conquistato e che ne mette in discussione la ragione stessa della sua esistenza. La costruzione di un califfato, come entità autonoma e sovrana, in grado di imporre una propria legislazione a sostegno di una amministrazione autonoma, era la ragione principale dello Stato islamico ed anche quella che lo differenziava da Al Qaeda. La perdita dei territori su cui effetivamente governava rende lo Stato islamico una organizzazione terroristica al pari delle altre, con una perdita di prestigio non indifferente, e l’uso degli attentati non fa che confermare questo declino. Ciò, però, non rende meno pericoloso il califfato: la reazione rabbiosa potrebbe estendersi anche al di fuori dei confini del medio oriente, sopratutto in Europa, dove la visibilità degli attentati, potrebbe consentire di riguadagnare qualcosa in termini di credibilità, sopratutto, negli ambienti più estremisti. Questa eventualità è vista con preoccupazione nelle cancellerie occidentali ed un allarme delle autorità inglesi non fa che confermare questo scenario. Se la conquista di Mosul è ormai certo che avverrà, la sconfitta completa dello Stato islamico è ancora lontana se non sarà debellato anche dalla Siria, dove conserva ancora il dominio di alcuni territori. La situazione irakena è più netta e distinta e ciò ha costituito il motivo della avanzata delle forze regolari irakene, che rappresentano l’unico soggetto ufficiale, sebbene sostenute da alleati fondamentali come i curdi e gli iraniani, nel conflitto contro il califfato. In Siria, invece, la presenza di una molteplicità dei soggetti in campo ed i relativi interessi contrastanti, non permettono una altrettanta chiarezza nella lotta al califfato, che trae vantaggio da questa situazione per la sua sopravvivenza. Una presenza ancora sostanziosa nel territorio del paese siriano dello Stato islamico, può costituire una base per il reclutamento di nuovi miliziani ed anche una minaccia costante per le zone irakene liberate. Uno degli possibili sviluppi è che le milizie sciite, che hanno appoggiato l’esercito irakeno, possano muovere contro le forze del califfato in Siria; questa soluzione sarebbe senz’altro appoggiata dal governo di Damasco e dai suoi alleati russi, da sempre in contatto con l’Iran, altro alleato di Assad, che sarebbe dietro ai combattenti che hanno aiutato il governo di Bagdad, composto, appunto da elementi di origine sciita. Questa possibilità non può essere gradita a Washington, che appoggia le forze moderate sunnite, contrarie ad Assad. Qui peserà molto l’esito della competizione elettorale americana, dove, in caso di vittoria della Clinton, potrebbe aumentare l’impegno diretto statunitense per bilanciare la presenza russa, concretizzandosi una completa inversione rispetto a quanto deciso fino adora da Obama. La Clinton, infatti, ha una fama di interventista nelle questioni internazionali ed ha più volte criticato il presidente americano uscente per come ha condotta la questione siriana. C’è poi, da considerare le intenzioni della Turchia, il cui governo avrebbe espresso l’intenzione di considerare le zone siriane ed irakene oltre i propri confini, come una sorta di propria pertinenza, paragonandole a quanto rappresentano per Mosca, la Crimea ed i territori dell’Ucraina orientale. Per Erdogan è sempre presente il desiderio di ripetere, in versione moderna, quanto rappresentato dall’impero ottomano, di cui ritiene la Turchia moderna la legittima erede. Inoltre la presenza in Irak di una minoranza turcomanna lo spingerebbe ad intervenire, distogliendo, così, l’opinione pubblica interna dai problemi del paese. La posizione della Turchia nel conflitto siriano è però ambigua: fino a poco tempo prima Ankara era fermamente contraria alla permamenza al potere di Assad, ma quando questi ha rivolto le proprie armi contro i curdi, si sono aperti spazi di intesa, così come la ripresa del dialogo con il Cremlino ha favorito la nascita di una strategia comune; occorre ricordare che la Turchia è stata una dei principali indiziati per il sostegno finanziario allo Stato islamico e quindi i suoi propositi sono da valutare attentamente. Sullo sfondo di un possibile intervento turco in Irak, per ora sempre rifiutato da Bagdad, resta la divisione religiosa tra i due governi espressione delle confessioni sunnite e sciite. A questo occorre aggiungere l’allontanamento di Ankara da Washington, un elemento che contribuisce a rendere meno chiara la situazione. Se la battaglia di Mosul, quindi, segnerà la sconfitta del califfato in Iraq, non sarà ancora la fine del califfato: la Siria torna ad essere centrale nel conflitto del medio oriente.
Middle East: over Mosul, Syria the middle again
Technically
the battle for Mosul began with the advance of Iraqi special forces,
supported US Air Force and flanked by Kurdish and Shiite militias. the
final outcome of the battle and, therefore, the war to the caliphate in
Iraq, there seems no doubt that the victory of Baghdad, and the US
appears to be an inescapable fact. However, the time factor becomes essential, to reduce losses and to alleviate the difficulties of the population; Linked
to this factor there is a real difficulty in capturing all members of
the Islamic State, committed to defending Mosul, to prevent an escape to
Syria or to the countries of origin. The numerical estimates on the extent of these fighters varies from 3,000 to 3,500 units. The
Caliphate does not admit defections or desertions and some militia
members, who would try to leave the city, would be executed. This
particular indicates that the caliphate would be weakening in its
military part, as it were traditional, but this could open new combat
scenarios, such as greater use of traditional terrorist acts. In
fact, this hypothesis seems to be supported by an increase in attacks
in the Iraqi capital, often directed against Shiites, whom retaliation
the advance towards Mosul. It
is, undoubtedly, a strengthening of the part of the Islamic State
terrorist strategy, a choice in which the caliphate is forced by the
gradual removal of the sovereignty of the territories he had conquered,
and that calls into question the very reason for its existence. The
construction of a caliphate, as an autonomous and sovereign entity,
able to impose its own legislation in support of an autonomous
administration, was the main reason of the Islamic state, and also the
one that differed from Al Qaeda. The
loss of the territories on which it actually post ruled the Islamic
state a terrorist organization like the other, with a loss of
considerable prestige, and the use of the attacks only confirms this
decline. This,
however, does not make it any less dangerous to the caliphate: the
angry reaction may also extend beyond the borders of the Middle East,
especially in Europe, where the visibility of the attacks, could allow
to regain something in terms of credibility, especially, in the
environments more extremists. This
eventuality is viewed with concern in Western chancelleries and one of
the English authorities warning only confirms this scenario. If
the conquest of Mosul is now certain that will happen, the complete
defeat of the Islamic state is still far it will not be eradicated even
from Syria, where he still retains the domain of some territories. The
Iraqi situation is more clear and distinct and this has been the reason
for the advance of Iraqi regular forces, representing the only official
entity, although supported by key allies such as the Kurds and the
Iranians, in the conflict against the caliphate. In
Syria, however, the presence of a variety of subjects in the field and
their conflicting interests, does not allow such clarity in the fight to
the caliphate, which takes advantage of this situation to its survival.
A
more substantial presence in the country Syrian territory of the
Islamic State, could constitute a basis for recruiting new militants and
also a constant threat to the liberated Iraqi areas. One
of the possibilities is that the Shiite militias, who have supported
the Iraqi army could move against the forces of the caliphate in Syria; This
solution would certainly be supported by the government in Damascus and
its Russian allies, always in contact with Iran, another ally of Assad,
that would be behind the fighters who helped the Baghdad government,
made precisely by elements of Shia origin. This possibility can not be welcome in Washington, which supports the moderate Sunni forces opposed to Assad. Here
you will weigh much the outcome of the American electoral competition,
where, in case of victory of Clinton, the US could increase direct
engagement to balance the Russian presence, materialized a complete
reversal than decided until adores Obama. Clinton,
in fact, has a reputation as interventionist in international affairs
and has repeatedly criticized the outgoing American president for the
way he conducted the Syrian issue. There
is then, to consider the intentions of Turkey, whose government had
expressed its intention to consider the Syrian and Iraqi areas beyond
its borders, as a sort of its relevance, comparing them to what they
represent to Moscow, the Crimea and Ukraine's eastern territories. For
Erdogan it is always the desire to repeat, in the modern version, as
shown from the Ottoman Empire, modern Turkey which it considers the
legitimate heir. Moreover,
the presence in Iraq of a Turkoman minority would push it to act,
averting thus the public opinion from internal problems of the country. Turkey's
position in the Syrian conflict, however, is ambiguous: until recently
before Ankara was firmly opposed to expect at home to power of Assad,
but when these have turned their weapons against the Kurds, they are
open spaces of understanding, as well as the recovery the dialogue with the Kremlin has encouraged the emergence of a common strategy; it
must be recalled that Turkey was one of the main suspects for financial
support to the Islamic state and then his purposes are to be evaluated
carefully. Against
the background of a possible turkish intervention in Iraq, for now
always refused to Baghdad, he remains the religious division between the
two governments expression of Sunni and Shia denominations. To this must be added the Ankara away from Washington, an element that helps make the situation less clear. If
the battle of Mosul, therefore, will mark the defeat of the caliphate
in Iraq, not yet the end of the Caliphate: Syria becomes central in the
Middle East conflict.
Oriente Medio: más de Mosul, Siria a mediados de nuevo
Técnicamente
la batalla por Mosul comenzó con el avance de las fuerzas especiales
iraquíes, con el apoyo de la Fuerza Aérea de Estados Unidos y flanqueado
por las milicias kurdas y chiítas. el
resultado final de la batalla y, por lo tanto, la guerra al califato en
Irak, parece que no hay duda de que la victoria de Bagdad, y los EE.UU.
parece ser un hecho ineludible. Sin
embargo, el factor tiempo se convierte en esencial, para reducir las
pérdidas y para aliviar las dificultades de la población; Ligado
a este factor hay una verdadera dificultad en la captura de todos los
miembros del Estado Islámico, comprometida con la defensa de Mosul, para
evitar un escape a Siria oa los países de origen. Las estimaciones numéricas sobre el alcance de estos luchadores varía de 3.000 a 3.500 unidades. El
Califato no admite deserciones o abandonos y algunos miembros de la
milicia, que tratarían de salir de la ciudad, sería ejecutado. Este
particular indica que el califato se debilita en su parte militar, por
así decirlo tradicional, pero esto podría abrir nuevos escenarios de
combate, tales como un mayor uso de los actos terroristas tradicionales.
De
hecho, esta hipótesis parece estar apoyada por un aumento de los
ataques en la capital iraquí, a menudo dirigido contra los chiítas,
quienes retaliación el avance hacia Mosul. Se
trata, sin duda, un refuerzo de la parte de la estrategia terrorista
Estado Islámico, una elección en la que el califato es forzado por la
eliminación gradual de la soberanía de los territorios que había
conquistado, y que pone en tela de juicio la razón de su existencia. La
construcción de un califato, como una entidad autónoma y soberana,
capaz de imponer su propia legislación en apoyo de una administración
autónoma, fue la principal razón del estado islámico, y también la que
difería de Al Qaeda. La
pérdida de los territorios en los cuales la propia poste gobernado el
estado islámico una organización terrorista como el otro, con una
pérdida de un gran prestigio, y el uso de los ataques sólo confirma este
descenso. Esto,
sin embargo, no por ello es menos peligroso para el califato: la
reacción de enojo también puede extenderse más allá de las fronteras de
Oriente Medio, especialmente en Europa, donde la visibilidad de los
ataques, podría permitir a recuperar algo de credibilidad, sobre todo,
en los ambientes más extremistas. Esta
eventualidad es vista con preocupación en las cancillerías occidentales
y una de las autoridades inglesas de advertencia no hace sino confirmar
esta hipótesis. Si
la conquista de Mosul, ya es seguro que va a pasar, la derrota completa
del estado islámico está todavía lejos no será erradicada incluso de
Siria, donde aún conserva el dominio de algunos territorios. La
situación en Irak es más clara y distinta, y esto ha sido la razón para
el avance de las fuerzas regulares iraquíes, que representa la única
entidad oficial, aunque el apoyo de aliados clave, como los kurdos y los
iraníes, en el conflicto contra el califato. En
Siria, sin embargo, la presencia de una variedad de temas en el campo y
sus intereses en conflicto, no permite tal claridad en la lucha por el
califato, que se aprovecha de esta situación para su supervivencia. Una
presencia más sustancial en el territorio sirio del país del Estado
islámico, podría constituir una base para el reclutamiento de nuevos
militantes y también una amenaza constante para las zonas liberadas
iraquíes. Una
de las posibilidades es que las milicias chiíes, que han apoyado el
ejército iraquí podrían moverse en contra de las fuerzas del califato en
Siria; Esta
solución, sin duda estaría apoyado por el gobierno de Damasco y sus
aliados rusos, siempre en contacto con Irán, otro aliado de Assad, que
sería detrás de los combatientes que ayudaron al gobierno de Bagdad,
hecha precisamente por elementos de origen chiita. Esta posibilidad no puede ser acogida en Washington, que apoya a las fuerzas suníes moderados que se oponen a Assad. Aquí
habrá de pesar mucho el resultado de la competencia electoral
americano, donde, en caso de victoria de Clinton, los EE.UU. podrían
aumentar la participación directa de equilibrar la presencia de Rusia,
materializado una inversión completa de lo decidirá hasta adora a Obama.
Clinton,
de hecho, tiene la reputación de ser intervencionista en los asuntos
internacionales y ha criticado en repetidas ocasiones el presidente
estadounidense saliente por la forma en que llevó a cabo el tema sirio. Hay,
pues, tener en cuenta las intenciones de Turquía, cuyo gobierno había
expresado su intención de considerar las zonas de Siria e Iraq más allá
de sus fronteras, como una especie de su relevancia, comparándolos con
lo que representan a Moscú, Crimea y territorios del este de Ucrania. Para
Erdogan es siempre el deseo de repetir, en su versión moderna, como se
muestra en el Imperio Otomano, Turquía moderna que considera el heredero
legítimo. Por
otra parte, la presencia en Irak de una minoría turcomana empujaría a
actuar, evitando así la opinión pública de los problemas internos del
país. la
posición de Turquía en el conflicto sirio, sin embargo, es ambigua:
hasta hace poco tiempo antes de Ankara se opone firmemente a esperar en
el hogar de poder de Assad, pero cuando éstos han vuelto sus armas
contra los kurdos, que son espacios abiertos de la comprensión, así como
la recuperación el diálogo con el Kremlin ha favorecido la aparición de una estrategia común; hay
que recordar que Turquía es uno de los principales sospechosos de apoyo
financiero al estado islámico y luego sus efectos han de ser
cuidadosamente evaluados. En
el contexto de una posible intervención turca en Irak, por ahora
siempre se negó a Bagdad, que sigue siendo la división religiosa entre
la expresión de los dos gobiernos denominaciones sunitas y chiítas. Para esto hay que añadir el Ankara fuera de Washington, un elemento que ayuda a hacer la situación menos claro. Si
la batalla de Mosul, por lo tanto, marcará la derrota del califato en
Irak, sin embargo, no es el fin del Califato: Siria se vuelve central en
el conflicto de Oriente Medio.
Mittlerer Osten: über Mosul, Syrien wieder in der Mitte
Technisch
für Mosul der Kampf mit dem Fortschritt der irakischen Spezialkräfte
begann, unterstützte US Air Force und flankiert von kurdische und
schiitische Milizen. das
endgültige Ergebnis der Schlacht und daher scheint der Krieg auf das
Kalifat im Irak gibt es keinen Zweifel, dass der Sieg von Bagdad, und in
den USA erscheint eine unausweichliche Tatsache zu sein. Jedoch wird der Zeitfaktor wesentlich, um Verluste zu reduzieren und die Schwierigkeiten der Bevölkerung zu lindern; Verbunden
mit diesem Faktor ist es eine echte Schwierigkeit, alle Mitglieder des
Islamischen Staates bei der Erfassung, für die Verteidigung Mosul, eine
Flucht nach Syrien oder in den Herkunftsländern zu verhindern. Die numerischen Schätzungen über das Ausmaß dieser Kämpfer variiert von 3.000 bis 3.500 Einheiten. Das
Kalifat nicht zugeben defections oder Desertion und einige Milizionäre,
die versuchen würden, die Stadt zu verlassen, ausgeführt werden würde. Diese
besondere zeigt an, dass das Kalifat würde in seiner militärischen Teil
schwächen, wie es traditionell waren, aber diese neue Kampfszenarien
öffnen könnte, wie zum Beispiel eine stärkere Nutzung von traditionellen
terroristischen Handlungen. In
der Tat scheint diese Hypothese durch eine Zunahme der Angriffe in der
irakischen Hauptstadt unterstützt werden, oft gegen Schiiten gerichtet,
den Repressalien der Fortschritt in Richtung Mosul. Es
ist zweifellos eine Stärkung des Teils des Islamischen Staates
Terrorstrategie, eine Wahl, in der das Kalifat durch die schrittweise
Beseitigung der Souveränität der Gebiete er erobert hatte gezwungen, und
das in Frage stellt der Grund für seine Existenz. Der
Bau eines Kalifats, als autonome und souveräne Einheit, der Lage, seine
eigenen Rechtsvorschriften zur Unterstützung einer autonomen Verwaltung
aufzuzwingen, war der Hauptgrund des islamischen Staates, und auch die,
die von Al Qaida unterschied. Der
Verlust der Gebiete, auf denen es tatsächlich Beitrag der islamische
Staat eine terroristische Organisation wie die anderen regiert, mit
einem Verlust von beträchtlichem Ansehen, und die Verwendung der
Angriffe bestätigt nur diesen Rückgang. Dies
ist jedoch macht es nicht weniger gefährlich auf das Kalifat: Die
wütende Reaktion kann auch über die Grenzen des Nahen Ostens erweitern,
vor allem in Europa, wo die Sichtbarkeit der Angriffe, etwas in Bezug
auf die Glaubwürdigkeit wiederzuerlangen ermöglichen könnte, vor allem
in den Umgebungen mehr Extremisten. Diese
Möglichkeit wird mit Sorge in westlichen Kanzleien und einer der
englischen Behörden nur bestätigt dieses Szenario Warnung angezeigt. Wenn
die Eroberung von Mosul jetzt sicher ist, dass passieren wird, ist die
vollständige Niederlage des islamischen Staates immer noch weit wird es
nicht einmal aus Syrien ausgerottet werden, wo er immer noch die Domäne
einiger Gebiete behält. Die
Situation im Irak ist klar und deutlich, und dies ist der Grund für den
Fortschritt der irakischen regulären Truppen gewesen, die die einzige
offizielle Einheit, obwohl durch wichtige Verbündete wie die Kurden und
die Iraner unterstützt, in dem Konflikt gegen das Kalifat. In
Syrien, das Vorhandensein einer Vielzahl von Themen auf dem Gebiet und
ihre widerstreitenden Interessen jedoch nicht, nicht solche Klarheit im
Kampf um das Kalifat erlauben, die Vorteile dieser Situation zu sein
Überleben braucht. Eine
starke Präsenz in dem Land syrischen Territorium des Islamischen
Staates, könnte eine Basis für die Rekrutierung neuer Kämpfer darstellen
und auch eine ständige Bedrohung für die befreiten irakischen Gebieten.
Eine
der Möglichkeiten besteht darin, dass die schiitischen Milizen, die die
irakische Armee unterstützt haben, gegen die Kräfte des Kalifats in
Syrien bewegen konnte; Diese
Lösung wäre sicherlich von der Regierung in Damaskus und seinen
russischen Verbündeten, immer in Kontakt mit dem Iran, ein weiterer
Verbündeter von Assad unterstützt werden, die sich hinter den Kämpfer
sein würde, der die Regierung in Bagdad half, machte gerade durch
Elemente Shia Herkunft. Diese Möglichkeit kann in Washington nicht willkommen sein, die die gemäßigten sunnitischen Kräfte gegenüber Assad unterstützt. Hier
finden Sie viel über den Ausgang des amerikanischen Wahlkampf wiegen,
wobei im Falle eines Sieges von Clinton, die USA direkte Engagement
erhöhen könnte die russische Präsenz zu balancieren, materialisiert eine
vollständige Umkehrung als beschlossen, bis anbetet Obama. Clinton,
hat in der Tat einen guten Ruf als interventionistische in den
internationalen Angelegenheiten und hat wiederholt die scheidenden
amerikanischen Präsidenten für die Art, wie er die syrische Frage
geführt kritisiert. Es
ist dann zu prüfen, die Absichten der Türkei, deren Regierung hatte
seine Absicht bekundet, die syrischen und irakischen Gebiete außerhalb
ihrer Grenzen, als eine Art von Relevanz, vergleicht sie mit zu
überlegen, was sie repräsentieren nach Moskau, die Krim und Ukraine Ostgebieten. Für
Erdogan ist es immer der Wunsch, zu wiederholen, in der modernen
Version, wie aus dem Osmanischen Reich gezeigt, die moderne Türkei, die
den legitimen Erben hält. Darüber
hinaus würde die Präsenz im Irak einer turkmenischen Minderheit
schieben zu handeln, die Abwendung damit die öffentliche Meinung von der
internen Probleme des Landes. Die
Position der Türkei in der syrischen Konflikt ist jedoch nicht
eindeutig: bis vor kurzem vor Ankara war fest im Gegensatz zu Hause an
die Macht von Assad zu erwarten, aber wenn diese ihre Waffen gegen die
Kurden geworden, sie sind offene Räume zu verstehen, sowie die Erholung der Dialog mit dem Kreml hat die Entstehung einer gemeinsamen Strategie gefördert wird; Es
sei daran erinnert, dass die Türkei eines der Hauptverdächtigen für die
finanzielle Unterstützung des islamischen Staates war und dann sind
seine Zwecke sorgfältig ausgewertet werden. Vor
dem Hintergrund eines möglichen türkischen Intervention im Irak, denn
jetzt immer nach Bagdad verweigert, bleibt er die religiöse Spaltung
zwischen den beiden Regierungen Ausdruck von sunnitischen und
schiitischen Konfessionen. Dazu
kommt noch die Ankara von Washington entfernt hinzugefügt werden, ein
Element, das die Situation weniger klar hilft machen. Wenn
die Schlacht von Mosul, deshalb wird die Niederlage des Kalifats im
Irak, noch nicht das Ende des Kalifats markieren: wird Syrien zentral im
Nahost-Konflikt.
Moyen-Orient: plus de Mossoul, la Syrie au milieu nouveau
Techniquement,
la bataille pour Mossoul a commencé avec l'avancée des forces spéciales
irakiennes, soutenues US Air Force et flanqué par les milices kurdes et
chiites. le
résultat final de la bataille et, par conséquent, la guerre au califat
en Irak, il semble certain que la victoire de Bagdad, et les États-Unis
semble être un fait incontournable. Cependant, le facteur temps devient essentiel, afin de réduire les pertes et d'atténuer les difficultés de la population; Lié
à ce facteur il y a une réelle difficulté à capturer tous les membres
de l'Etat islamique, engagée dans la défense de Mossoul, pour empêcher
une fuite vers la Syrie ou les pays d'origine. Les estimations chiffrées sur l'ampleur de ces combattants varie de 3000 à 3500 unités. Le
Califat ne reconnaît pas les défections ou désertions et certains
membres de la milice, qui tenteraient de quitter la ville, sera exécuté.
Ce
particulier indique que le califat serait affaiblir dans sa partie
militaire, comme il était traditionnel, mais cela pourrait ouvrir de
nouveaux scénarios de combat, tels que l'utilisation accrue des actes
terroristes traditionnels. En
fait, cette hypothèse semble être soutenue par une augmentation des
attaques dans la capitale irakienne, souvent dirigée contre les chiites,
qui représailles l'avance vers Mossoul. Il
est, sans aucun doute, un renforcement de la part de la stratégie
terroriste Etat islamique, un choix dans lequel le Califat est forcé par
la suppression progressive de la souveraineté des territoires qu'il
avait conquis, et qui remet en question la raison même de son existence.
La
construction d'un califat, en tant qu'entité autonome et souverain,
capable d'imposer sa propre législation à l'appui d'une administration
autonome, était la raison principale de l'Etat islamique, et aussi celui
qui différait de Al-Qaïda. La
perte des territoires sur lesquels il fait après gouverné l'Etat
islamique une organisation terroriste comme l'autre, avec une perte de
prestige considérable, et l'utilisation des attaques ne fait que
confirmer ce déclin. Ceci,
cependant, ne le rend pas moins dangereux pour le califat: la réaction
de colère peut aussi s'étendre au-delà des frontières du Moyen-Orient,
en particulier en Europe, où la visibilité des attaques, pourrait
permettre de retrouver quelque chose en termes de crédibilité, en
particulier, dans les environnements plus extrémistes. Cette
éventualité est considérée avec inquiétude dans les chancelleries
occidentales et l'une des autorités anglaises d'avertissement ne fait
que confirmer ce scénario. Si
la conquête de Mossoul est maintenant certain que cela se produira, la
défaite complète de l'Etat islamique est encore loin, il ne sera pas
éradiquée même de la Syrie, où il conserve encore le domaine de certains
territoires. La
situation en Irak est plus claire et distincte et cela a été la raison
de la progression des forces régulières irakiennes, représentant la
seule entité officielle, bien que soutenu par les principaux alliés tels
que les Kurdes et les Iraniens, dans le conflit contre le califat. En
Syrie, cependant, la présence d'une variété de sujets dans le domaine
et de leurs intérêts contradictoires, ne permet pas une telle clarté
dans la lutte au califat, qui tire profit de cette situation pour sa
survie. Une
présence plus importante dans le pays le territoire syrien de l'Etat
islamique, pourrait constituer une base pour le recrutement de nouveaux
militants et aussi une menace constante pour les zones irakiennes
libérées. L'une
des possibilités est que les milices chiites, qui ont soutenu l'armée
irakienne pourraient agir contre les forces du califat en Syrie; Cette
solution serait certainement soutenue par le gouvernement à Damas et
ses alliés russes, toujours en contact avec l'Iran, un autre allié
d'Assad, qui serait derrière les combattants qui ont aidé le
gouvernement de Bagdad, a fait précisément par des éléments de origine chiite. Cette possibilité ne peut pas être accueilli à Washington, qui soutient les forces sunnites modérés opposés à Assad. Ici
vous peser beaucoup le résultat de la compétition électorale
américaine, où, en cas de victoire de Clinton, les Etats-Unis pourraient
accroître la participation directe d'équilibrer la présence russe,
matérialisé un renversement complet que décidé jusqu'à adore Obama. Clinton,
en fait, a la réputation d'interventionniste dans les affaires
internationales et a critiqué à plusieurs reprises le président
américain sortant pour la façon dont il a dirigé la question syrienne. Il
est alors, pour examiner les intentions de la Turquie, dont le
gouvernement avait exprimé son intention d'examiner les zones syriennes
et irakiennes au-delà de ses frontières, comme une sorte de sa
pertinence, en les comparant à ce qu'ils représentent à Moscou, la
Crimée et territoires de l'Est de l'Ukraine. Pour
Erdogan, il est toujours le désir de répéter, dans la version moderne,
comme le montre de l'Empire ottoman, la Turquie moderne qu'elle
considère comme l'héritier légitime. En
outre, la présence en Irak d'une minorité Turkmène pousserait à agir,
évitant ainsi l'opinion publique des problèmes internes du pays. La
position de la Turquie dans le conflit syrien, cependant, est ambigu:
jusqu'à récemment, avant Ankara est fermement opposé à attendre à la
maison au pouvoir d'Assad, mais lorsque ceux-ci ont tourné leurs armes
contre les Kurdes, ils sont des espaces ouverts de la compréhension,
ainsi que la récupération le dialogue avec le Kremlin a favorisé l'émergence d'une stratégie commune; il
convient de rappeler que la Turquie a été l'un des principaux suspects
de soutien financier à l'Etat islamique et ses objectifs doivent être
soigneusement évalués. Dans
le contexte d'une éventuelle intervention turque en Irak, pour
l'instant toujours refusé à Bagdad, il reste la division religieuse
entre l'expression des deux gouvernements des sunnites et chiites
confessions. Pour cela il faut ajouter l'Ankara loin de Washington, un élément qui contribue à rendre la situation moins claire. Si
la bataille de Mossoul, par conséquent, va marquer la défaite du
califat en Irak, pas encore la fin du Califat: la Syrie devient centrale
dans le conflit du Moyen-Orient.
Médio Oriente: mais de Mosul, Síria meio novamente
Tecnicamente,
a batalha pela Mosul começou com o avanço das forças especiais
iraquianas, com o apoio da Força Aérea dos EUA e ladeado por milícias
curdas e xiitas. o
resultado final da batalha e, portanto, a guerra ao califado no Iraque,
parece não haver dúvida de que a vitória de Bagdá, e os EUA parece ser
um fato inevitável. No entanto, o fator tempo torna-se essencial, para reduzir as perdas e para atenuar as dificuldades da população; Ligado
a este fator há uma real dificuldade em capturar todos os membros do
Estado Islâmico, comprometida com a defesa Mosul, para evitar uma fuga
para a Síria ou para os países de origem. As estimativas numéricas sobre a extensão desses lutadores varia de 3.000 a 3.500 unidades. O Califado não admite deserções ou deserções e alguns membros da milícia, que tentariam deixar a cidade, seria executado. Neste
particular indica que o califado seria enfraquecer na sua parte
militar, como se fosse tradicional, mas isso poderia abrir novos
cenários de combate, tais como uma maior utilização de atos terroristas
tradicionais. Na
verdade, essa hipótese parece ser apoiada por um aumento nos ataques na
capital iraquiana, muitas vezes dirigida contra os xiitas, a quem
retaliação o avanço para Mosul. É,
sem dúvida, um reforço da parte da estratégia terrorista Estado
Islâmico, uma escolha em que o califado é forçado pela remoção gradual
da soberania dos territórios que havia conquistado, e que põe em causa a
própria razão de sua existência. A
construção de um califado, como uma entidade autónoma e soberana, capaz
de impor a sua própria legislação em apoio de uma administração
autónoma, foi a principal razão do Estado islâmico, e também o que
diferia da Al Qaeda. A
perda dos territórios em que ele realmente pós governou o Estado
islâmico uma organização terrorista como o outro, com uma perda de
prestígio considerável, bem como a utilização dos ataques só confirma
este declínio. Isso,
no entanto, não faz com que seja menos perigoso para o califado: a
reação irada também pode estender-se para além das fronteiras do Oriente
Médio, especialmente na Europa, onde a visibilidade dos ataques,
poderia permitir a recuperar alguma coisa em termos de credibilidade,
especialmente, nos ambientes mais extremistas. Esta
possibilidade é vista com preocupação na chancelarias ocidentais e uma
das autoridades inglesas aviso só confirma este cenário. Se
a conquista de Mosul está agora a certeza de que vai acontecer, a
derrota completa do estado islâmico ainda está longe não será erradicada
até mesmo da Síria, onde ele ainda mantém o domínio de alguns
territórios. A
situação no Iraque é mais clara e distinta e isso tem sido a razão para
o avanço das forças regulares iraquianas, representando a única
entidade oficial, embora apoiada por aliados-chave, como os curdos e os
iranianos, no conflito contra o califado. Na
Síria, no entanto, a presença de uma variedade de assuntos no campo e
os seus interesses conflitantes, não permite tal clareza na luta para o
califado, que tira proveito desta situação para a sua sobrevivência. Uma
presença mais substancial no território sírio país do Estado Islâmico,
poderia constituir uma base para o recrutamento de novos militantes e
também uma ameaça constante para as áreas iraquianos libertados. Uma
das possibilidades é que as milícias xiitas, que têm apoiado o exército
iraquiano podia mover-se contra as forças do califado na Síria; Esta
solução seria, certamente, apoiada pelo governo em Damasco e seus
aliados russos, sempre em contato com o Irã, outro aliado de Assad, que
estaria por trás dos lutadores que ajudaram o governo de Bagdá, fez
precisamente por elementos de origem xiita. Esta possibilidade não pode ser bem-vinda em Washington, que apoia as forças sunitas moderados que se opõem à Assad. Aqui
você vai pesar muito o resultado da competição eleitoral americano,
onde, em caso de vitória de Clinton, os EUA poderiam aumentar o
envolvimento direto para equilibrar a presença russa, materializada uma
inversão completa do que decidido até adora Obama. Clinton,
de fato, tem uma reputação como intervencionista nos assuntos
internacionais e criticou repetidamente o presidente americano de saída
para a forma como ele conduziu a questão síria. Há
então, a considerar as intenções da Turquia, cujo governo havia
expressado sua intenção de considerar as áreas sírios e iraquianos além
das suas fronteiras, como uma espécie de sua relevância, comparando-os
com o que eles representam para Moscou, a Criméia e territórios orientais da Ucrânia. Para
Erdogan é sempre o desejo de repetir, na sua versão moderna, como
mostra do Império Otomano, a Turquia moderna, que considera o herdeiro
legítimo. Além
disso, a presença no Iraque de uma minoria turcomana iria empurrá-lo
para agir, evitando assim a opinião pública dos problemas internos do
país. a
posição da Turquia no conflito sírio, no entanto, é ambíguo: até
recentemente, antes de Ankara foi firme oposição a esperar em casa para
poder de Assad, mas quando estes voltaram suas armas contra os curdos,
que são espaços abertos de entendimento, bem como a recuperação o diálogo com o Kremlin tem incentivado o surgimento de uma estratégia comum; deve
recordar-se que a Turquia foi um dos principais suspeitos de apoio
financeiro para o estado islâmico e, em seguida, seus efeitos devem ser
avaliados com cuidado. No
contexto de uma possível intervenção turca no Iraque, pois agora sempre
se recusou a Bagdá, ele continua a ser a divisão religiosa entre a
expressão dois governos de sunitas e xiitas denominações. Para isto deve ser adicionado a Ankara longe de Washington, um elemento que ajuda a tornar a situação menos clara. Se
a batalha de Mosul, portanto, marcará a derrota do califado no Iraque,
mas não o fim do Califado: a Síria se torna central no conflito do
Oriente Médio.
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