Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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venerdì 26 gennaio 2018
الأكراد السوريون يطلبون المساعدة من الأسد ضد تركيا
في
الصراع الذي جلبته تركيا ضد الأكراد السوريين، من خلال الأعمال العسكرية
والتفجيرات التي جرت في الأراضي الأجنبية، السورية، في الواقع، أنباء طلب
المساعدة إلى الدكتاتور السوري الأسد، بصفته رئيسا للدولة، من قبل القادة
الأكراد من سوريا. إن
هاجس الرئيس التركي أردوغان ضد الأكراد خارج الحدود التركية يعود إلى
الوعي بعدم القدرة على ممارسة هذه الأجزاء من كردستان السيطرة الكافية لمنع
إنشاء كيان كردستاني مستقل على الحدود من أنقرة. وقد
ركز أردوغان استراتيجيته السياسية على نفور الأكراد، كعدو داخلي وخارجي،
لإخفاء العواقب الاقتصادية، وحكومته السيئة، وتحويل انتباه قليل من وسائل
الإعلام الباقية على قيد الحياة داخل البلاد عن الاتجاه الديكتاتوري . وفي
أنقرة، يعتبر جميع الأكراد الموجودين خارج الحدود الوطنية إرهابيين، ولا
سيما أولئك الذين ينتمون إلى الميليشيات المسلحة، الذين ساهموا، بالتزامهم،
في هزيمة تنظيم الدولة الإسلامية. إن
القدرة القتالية والمعدات الجيدة لهذه الميليشيات هي مصدر قلق دائم
لأردوغان، خاصة إذا كانت قريبة من حدود البلاد، وبالتالي إذا كان بإمكانها
أن تقيم علاقات مع الحزب الكردستاني الذي يعتبر أكبر منظمة إرهابية في
تركيا . ومنذ
20 كانون الثاني / يناير، بدأت القوات المسلحة التركية عملية خارج حدودها
الوطنية لمحاربة الميليشيات التابعة لوحدة حماية الشعب التي يبدو أنها حليف
لحزب العمال الكردي. وكان الهجوم دمويا جدا، وبالإضافة إلى ضرب أعضاء الميليشيا، كان هناك العديد من الضحايا بين المدنيين. وقد
هددت تركيا حتى الولايات المتحدة الموجودة في المنطقة وعددها نحو الفين
شخص، والتي يجب أن تتعاون مع الأكراد، سواء من حيث الإرهاب المناهض
للإسلام، أو لتحقيق التوازن بين الوجود الروسي في البلد السوري وقبل كل شيء، ضد حكومة دمشق. كان رد البنتاغون قاطعا: إذا هاجم الجنود الأمريكيون سوف يجيبون على الدفاع عن أنفسهم. وهذا يمثل صراعا آخر، على المستوى اللفظي الآن، بين تركيا والولايات المتحدة، وحلفاء رسميين وكل من أعضاء الحلف الأطلسي. ومع
ذلك، فإن الوجود الأمريكي، كحليف للأكراد السوريين، لم يحول دون الهجوم
العنيف التركي العنيف الذي حدث ضد الأكراد مع وجود تفاوت واضح بين القوات
التي وضعت. وبالتالي
فإن قرار مدراء المنطقة الكردية السورية، هدف أنقرة، هو الحصول على مساعدة
دمشق، باعتبارها السلطة الشرعية للمنطقة التي تنتهكها القوات الأجنبية. فالعلاقة
بين الأكراد السوريين ودمشق تتقلب حتى الآن، من ناحية، إذا تمتعوا
بالاستقلال الإداري، أولا داخل النظام السوري، وبعد ذلك أثناء النزاع، تم
استخدامهم تدريجيا كوسيلة ضد الأتراك، ولكنها كانت أيضا موضوع مشتريات من قبل القوات الحكومية؛ إلا
أن نداءهم له قيمة سياسية كبيرة لأنه، إذا قبل، مخاطر فتح صراع بين سوريا
ثم إيران وروسيا ضد تركيا، والتي ستنضم بالتأكيد إلى الدول السنية. إن
دور واشنطن سيكون أمرا متوقعا، لأن الأكراد حلفاء طبيعيون للولايات
المتحدة، التي ذهبت إليها المساعدات الأمريكية فقط ضد الأسد (خارج الدور
الاستراتيجي الذي لعب ضد الدولة الإسلامية). ومن
ناحية أخرى، فإن تركيا، على الرغم من كونها عضوا في الحلف الأطلسي الذي
تجري فيه اختلافات مختلفة، أقامت صلات متينة مع المملكة العربية السعودية
أيضا في وظيفة معادية لإيران، وقد أعادت الإدارة الأمريكية الحالية تقييم
العلاقات مع السعوديين. فإن الخطر هو أن الأكراد شعروا أنهم غير متأكدين تماما من الدعم الأمريكي ومحاولة الحل المتطرف لطلب المساعدة للأسد. وإذا
قررت دمشق تنفيذ هذا الطلب، ربما بدعم روسي أيضا، يمكن أن تقدم سوريا وضعا
دوليا جديدا تماما، وهو ما قد ينطوي أيضا على إعادة تشكيل التحالفات
والعلاقات الدبلوماسية. السيناريو الممكن الآخر هو أنه مرة أخرى يمكن التضحية بالأكراد وأسبابهم المشروعة باسم المصالح العليا حتى المرة القادمة.
mercoledì 24 gennaio 2018
Il populismo non spaventa più il vertice di Davos
Lo scorso anno la paura dominante al vertice di Davos era costituita dal possibile avvento dei partiti populisti in Europa e, di conseguenza, dei loro effetti sugli aspetti economici mondiali. Un anno dopo il pericolo populismo è stato parzialmente scongiurato, pur restando una minaccia, anche se non del tutto dato che le elezioni italiane sono imminenti. Certo la maniera di governare di Trump, da un lato è apprezzata per le sue facilitazioni fiscali alle imprese, ma, da un altro punto di vista, l’impostazione nazionalista, che prevede, come annunciato in campagna elettorale, la negazione della globalizzazione, desta timori consistenti nei fautori del commercio mondiale. Del resto appare impossibile non leggere nella volontà di chiusura dell’inquilino della Casa Bianca un chiaro segnale di populismo inteso come rifiuto dello scambio economico inteso anche come scambio culturale ed una volontà di accusare altri dei propri limiti produttivi e sociali. Questa politica, però, non viene portata avanti con l’intenzione di redistribuire l’eventuale ricchezza procurata ad una platea di persone il più ampia possibile, ma viene barattata con la crescita di posti di lavoro, spesso non qualificati, con salari contenuti e basso livello di diritti. Sembrerebbe quasi una strategia voluta per aumentare un consenso politico basato sulla politica contraria al diverso, individuato come l’origine dei problemi, anche economici, e sull’accettazione di supposti vantaggi, peraltro minimi, percepiti non come negativi a causa della compressione dei diritti, ma una sorta di aiuto di tipo paternalistico. Se questi aspetti del populismo sono veritieri, ed in parte lo sono sicuramente, si può comprendere come gli abituali frequentatori di Davos vedano nel populismo, superate le diffidenze iniziali, una opportunità per consentire una crescita dell’economia attraverso il risparmio dei costi di produzione. Certamente la storia che il populismo fosse una sentimento politico nato dalla base delle società è un fatto a cui ben pochi hanno creduto: per la crescita di questi movimenti, infatti, occorre l’appoggio, in maniera chiara o nascosta, dell’establishment. Quello che più sembra preoccupare il vertice è che il numero di adesioni ai movimenti populisti, cresca di pari passo con il tasso di diseguaglianza, prodotto proprio dalle politiche economiche adottate negli ultimi anni. Ad impensierire è che ad indirizzare le masse verso il populismo sia, cioè, un motivo che è contiguo alla finanza e che ciò possa costituire un ostacolo al controllo sociale. La soluzione è quella di ripensare le tendenze della crescita verso una maggiore inclusività, magari destinando una percentuale di quota maggiore di ricchezza generata ai ceti sociali che non fanno parte di quelle parti sociali che godono di rendite di posizione o vantaggi consolidati. Una quota non certo enorme e quindi equa, ma che fornisca la percezione di un piccolo cambiamento di direzione in maniera di esercitare il controllo in maniera discreta e mantenendo le leve del potere in maniera ben salda. Ricondotto in una dimensione nella quale è possibile esercitare una gestione consona a particolari interessi, il fenomeno del populismo può essere visto in un’ottica differente da quella del pericolo sociale e diventare uno strumento funzionale ad una certa visione di sviluppo economico. Probabilmente in certi ambienti esiste la consapevolezza che anche gli stravolgimenti politici, che potrebbero essere interpretati come negativi, non siano poi così nocivi alla crescita economica, del resto la velocità di decisione è considerata spesso un aspetto decisivo della riuscita delle operazioni economiche e non è un caso che in un regime dittatoriale come quello cinese si registrino le percentuali più elevate di performance dei tassi di crescita. In Europa ci sono i casi di Polonia ed Ungheria che potrebbero essere studiati in tal senso ed anche la Turchia di Erdogan, se riuscisse ad affrancarsi da certi atteggiamenti estremi, potrebbe diventare un laboratorio dove comprendere se il populismo così spinto può essere utile alla questione economica.
Populism no longer frightens the summit of Davos
Last
year, the dominant fear at the Davos summit was the possible advent of
populist parties in Europe and, consequently, their effects on the
global economic aspects. A
year after the danger populism was partially averted, while remaining a
threat, even if not entirely since the Italian elections are imminent. Of
course, Trump's manner of governing, on the one hand, is appreciated
for his tax facilities to businesses, but, from another point of view,
the nationalist approach, which envisages, as announced in the electoral
campaign, the negation of globalization, substantial fears in the proponents of world trade. Moreover,
it is impossible not to read in the will to close the White House
tenant a clear sign of populism understood as a rejection of economic
exchange also intended as a cultural exchange and a willingness to
accuse others of their own productive and social limits. This
policy, however, is not pursued with the intention of redistributing
any wealth obtained to an audience of as large as possible, but is
traded with the growth of jobs, often unskilled, with low wages and low level of rights. It
would seem almost a strategy intended to increase a political consensus
based on the policy contrary to the different, identified as the origin
of the problems, including economic, and the acceptance of supposed
advantages, however minimal, perceived not as negative because of the
compression of rights, but a kind of paternalistic help. If
these aspects of populism are truthful, and in part they are certainly
true, one can understand how the habitual visitors of Davos see in
populism, overcoming initial suspicions, an opportunity to allow
economic growth through savings in production costs. Certainly
the story that populism was a political feeling born from the base of
societies is a fact to which very few have believed: for the growth of
these movements, in fact, we need the support, in a clear or concealed
way, of the establishment. What
most seems to worry about the summit is that the number of accessions
to populist movements grows in step with the rate of inequality,
produced by the economic policies adopted in recent years. To
worry is that to direct the masses towards populism is, that is, a
reason that is contiguous to finance and that this could constitute an
obstacle to social control. The
solution is to rethink the growth trends towards greater inclusiveness,
perhaps by allocating a percentage of the greater share of wealth
generated to the social classes that are not part of those social
partners who enjoy position rents or consolidated advantages. It
is certainly not a huge and therefore fair share, but it provides the
perception of a small change in direction in order to exercise control
in a discrete manner and keeping the levers of power in a solid way. Redeveloped
in a dimension in which it is possible to exercise a management that is
consonant with particular interests, the phenomenon of populism can be
seen from a perspective different from that of social danger and become a
functional tool to a certain vision of economic development. Probably
in certain environments there is the awareness that even political
upheavals, which could be interpreted as negative, are not so harmful to
economic growth, after all the speed of decision is often considered a
decisive aspect of the success of economic operations and is not a in
the event that, in a dictatorial regime such as the Chinese one, the
highest percentages of performance in growth rates are recorded. In
Europe there are cases of Poland and Hungary that could be studied in
this sense and even Erdogan's Turkey, if it were able to free itself
from certain extreme attitudes, could become a laboratory where to
understand if the populism so driven can be useful to the economic
question .
El populismo ya no asusta a la cumbre de Davos
El
año pasado, el temor dominante en la cumbre de Davos fue el posible
advenimiento de los partidos populistas en Europa y, en consecuencia,
sus efectos en los aspectos económicos globales. Un
año después del peligro, el populismo fue parcialmente evitado,
mientras que seguía siendo una amenaza, incluso si no del todo, ya que
las elecciones italianas son inminentes. Por
supuesto, la manera de gobernar de Trump, por un lado, es apreciada por
sus facilidades fiscales para las empresas, pero, desde otro punto de
vista, el enfoque nacionalista, que prevé, como se anunció en la campaña
electoral, la negación de la globalización, temores sustanciales en los defensores del comercio mundial. Además,
es imposible no leer en el testamento de cerrar al inquilino de la Casa
Blanca una clara señal de populismo entendido como un rechazo del
intercambio económico también pensado como un intercambio cultural y una
voluntad de acusar a otros de sus propios límites productivos y
sociales. Esta
política, sin embargo, no se persigue con la intención de redistribuir
cualquier riqueza obtenida a una audiencia lo más grande posible, sino
que se comercializa con el crecimiento de empleos, a menudo no
calificados, con bajos salarios y bajo nivel de derechos. Parecería
casi una estrategia destinada a aumentar un consenso político basado en
la política contraria a los diferentes, identificada como el origen de
los problemas, incluidos los económicos, y la aceptación de supuestas
ventajas, por mínimas que sean, percibidas como no negativas por la
compresión de los derechos, pero una especie de ayuda paternalista. Si
estos aspectos del populismo son verídicos, y en parte son ciertos, se
puede entender cómo los visitantes habituales de Davos ven en el
populismo, superando las sospechas iniciales, una oportunidad para
permitir el crecimiento económico a través del ahorro en los costos de
producción. Ciertamente,
la historia de que el populismo fue un sentimiento político nacido de
la base de las sociedades es un hecho al que muy pocos han creído: para
el crecimiento de estos movimientos, de hecho, necesitamos el apoyo, de
una manera clara o encubierta, del establecimiento. Lo
que parece más preocupante de la cumbre es que el número de adhesiones a
los movimientos populistas crece al ritmo de la tasa de desigualdad,
producida por las políticas económicas adoptadas en los últimos años. Preocuparse
es que dirigir a las masas hacia el populismo es, es decir, una razón
que es contigua a las finanzas y que esto podría constituir un obstáculo
para el control social. La
solución es repensar las tendencias de crecimiento hacia una mayor
inclusión, tal vez asignando un porcentaje de la mayor parte de la
riqueza generada a las clases sociales que no forman parte de los
interlocutores sociales que disfrutan de rentas de posición o ventajas
consolidadas. Ciertamente
no es una gran parte, y por lo tanto, justa, pero proporciona la
percepción de un pequeño cambio en la dirección para ejercer el control
de una manera discreta y mantener las palancas del poder de una manera
sólida. Revolucionado
en una dimensión en la que es posible ejercer una gestión que está en
consonancia con intereses particulares, el fenómeno del populismo se
puede ver desde una perspectiva diferente del peligro social y
convertirse en una herramienta funcional para una determinada visión del
desarrollo económico. Probablemente
en ciertos entornos existe la conciencia de que incluso las
turbulencias políticas, que podrían interpretarse como negativas, no son
tan perjudiciales para el crecimiento económico, después de todo, la
velocidad de decisión suele considerarse un aspecto decisivo del éxito
de las operaciones económicas y no es un en
el caso de que, en un régimen dictatorial como el chino, se registren
los porcentajes más altos de desempeño en las tasas de crecimiento. En
Europa hay casos de Polonia y Hungría que podrían estudiarse en este
sentido e incluso la Turquía de Erdogan, si pudiese liberarse de ciertas
actitudes extremas, podría convertirse en un laboratorio donde
comprender si el populismo así impulsado puede ser útil para la cuestión
económica. .
Der Populismus erschreckt den Davoser Gipfel nicht mehr
Im
vergangenen Jahr war die dominierende Befürchtung auf dem Gipfel von
Davos das mögliche Aufkommen populistischer Parteien in Europa und
folglich deren Auswirkungen auf die globalen wirtschaftlichen Aspekte. Ein
Jahr nach der Gefahr wurde der Populismus teilweise abgewendet, blieb
aber eine Bedrohung, wenn auch nicht ganz seit den Wahlen in Italien. Gewiß
ist die Art und Weise Trump regieren, das einerseits versteht es sich,
für seine Steuererleichterungen für Unternehmen, aber aus einem anderen
Blickwinkel, der nationalistische Ansatz, der vorsieht, wie im Wahlkampf
angekündigt, die Negation der Globalisierung, Raises erhebliche Befürchtungen bei den Befürwortern des Welthandels. Darüber
hinaus scheint es unmöglich, nicht in den Verschluss Willen des Mieters
des Weißen Hauses ein klares Signal des Populismus zu lesen als eine
Ablehnung des wirtschaftlichen Austauschs verstanden wird sowie die
kulturelle Austausch und einen Wille andere ihrer Produktion und
sozialer Grenzen zu beschuldigen. Diese
Politik ist jedoch nicht mit der Absicht durchgeführt, um Wohlstand zu
eventuellen ein Publikum von Menschen so groß wie möglich beschafft zu
verteilen, sondern ist der Handel auf dem Wachstum von Arbeitsplätzen,
oft ungelernter, mit Inhalt und niedrigen Lohn Ebene der Rechte. Es
scheint fast eine bewusste Strategie politischen Konsens zu erhöhen
basierend auf unterschiedlichen Gegensatz zu Politik, als die Quelle der
Probleme identifiziert, einschließlich dem wirtschaftlichen und
Akzeptanz der vermeintlichen Vorteile, jedoch minimal, nicht als negativ
empfunden aufgrund der Kompression der Rechte, aber eine Art paternalistische Hilfe. Wenn
diese Aspekte des Populismus wahr sind, und zum Teil auf jeden Fall sie
sind, können Sie verstehen, wie die regelmäßigen Teilnehmer Davos in
Populismus zu sehen, die nach anfänglichem Misstrauen, eine Gelegenheit,
das Wirtschaftswachstum durch Einsparungen bei den Produktionskosten zu
ermöglichen. Gewiß
ist die Geschichte, dass Populismus ein politisches Gefühl von der
Basis der Gesellschaft geboren war, ist eine Tatsache, dass nur sehr
wenige geglaubt haben: für das Wachstum dieser Bewegungen in der Tat
braucht die Unterstützung, in einem klaren oder versteckt, von der
Einrichtung entfernt. Was
die meisten scheinen den Gipfel zu stören, ist, dass die Zahl der
Beitritte zu populistischen Bewegungen im Gleichschritt mit der Rate der
Ungleichheit wachsen, erzeugt nur durch die Wirtschaftspolitik in den
letzten Jahren angenommen. Für
Sorge ist, dass die Massen ansprechen zu Populismus ist, das heißt, ein
Muster, das benachbart ist zu finanzieren, und dass dies ein Hindernis
für die soziale Kontrolle. Die
Lösung ist es, die wachsenden Trends hin zu mehr Inklusion zu
überdenken, vielleicht um einen Prozentsatz größeren Anteil an den
Reichtum für jene sozialen Gruppen erzeugt die Zuweisung, die nicht Teil
dieser Sozialpartner sind die vorteilhafte Positionen oder konsolidiert
Vorteile genießen. Ein
gewisser Anteil nicht sehr groß und so schön, aber das gibt die
Vorstellung eine kleine Richtungsänderung, um die Kontrolle in einem
diskreten und hält die Hebel der Macht in einem fest auszuüben. Zurückgenommen,
in dem in einer Dimension, die Sie im Einklang mit dem Management zu
besonderen Interessen ausüben können, kann Populismus Phänomen in einer
anderen Perspektive zu sehen aus, dass die sozialen Gefahr und zu einem
Funktionswerkzeug bis zu einer gewissen Vision der wirtschaftlichen
Entwicklung. Wahrscheinlich
in einigen Vierteln gibt es die Erkenntnis, dass auch die politischen
Umwälzung, die als negativ interpretiert werden könnten, sind nicht so
schädlich für das Wirtschaftswachstum zudem die Geschwindigkeit der
Entscheidung ist oft ein wichtiger Aspekt für den Erfolg der
wirtschaftlichen Transaktionen betrachtet und ist keine Für
den Fall, dass in einem diktatorischen Regime wie dem chinesischen die
höchsten Prozentsätze der Wachstumsleistung verzeichnet werden. In
Europa gibt es die Fälle von Polen und Ungarn, die in dieser Hinsicht
und auch die Türkei Erdogan untersucht werden konnte, wenn er sich von
bestimmten extremen Haltungen zu befreien schafft, könnte es ein Labor
werden für das Verständnis, ob Populismus kann auf die wirtschaftliche
Frage von Vorteil sein, so angetrieben .
Le populisme n'effraie plus le sommet de Davos
L'année
dernière, la crainte dominante au sommet de Davos était l'avènement
possible des partis populistes en Europe et, par conséquent, leurs
effets sur les aspects économiques mondiaux. Un
an après le danger, le populisme a été partiellement évité, tout en
restant une menace, même si ce n'est pas entièrement puisque les
élections italiennes sont imminentes. Certes,
la manière de gouverner Trump, d'une part, il est apprécié pour ses
allégements fiscaux aux entreprises, mais, d'un autre point de vue,
l'approche nationaliste, qui prévoit, comme annoncé lors de la campagne
électorale, la négation de la mondialisation, relances craintes substantielles chez les partisans du commerce mondial. De
plus, il semble impossible de ne pas lire dans la volonté de fermer le
locataire de la Maison Blanche un signe clair de populisme compris comme
un rejet de l'échange économique aussi conçu comme un échange culturel
et une volonté d'accuser les autres de leurs propres limites productives
et sociales. Cette
politique, cependant, n'est pas poursuivie dans l'intention de
redistribuer toute la richesse obtenue à un public aussi large que
possible, mais est échangée avec la croissance des emplois, souvent non
qualifiés, avec de bas salaires et une faible niveau des droits. Il
semblerait presque une stratégie destinée à augmenter un consensus
politique basé sur la politique contraire aux différents, identifiés
comme l'origine des problèmes, y compris économiques, et l'acceptation
d'avantages supposés, même minimes, perçus non comme négatifs en raison
de la compression des droits, mais une sorte d'aide paternaliste. Si
ces aspects de populisme sont vraies, et en partie ils sont
certainement, vous pouvez comprendre comment les participants réguliers
Davos voient dans le populisme, après la méfiance initiale, l'occasion
de permettre la croissance économique grâce à des économies dans les
coûts de production. Certes,
l'histoire que le populisme est un sentiment politique né de la base de
la société est un fait que très peu ont cru: la croissance de ces
mouvements, en fait, ont besoin du soutien, d'une manière claire ou
cachée, de l'établissement. Ce
qui inquiète le plus le sommet, c'est que le nombre d'adhésions aux
mouvements populistes croît au même rythme que le taux d'inégalité,
produit par les politiques économiques adoptées ces dernières années. S'inquiéter
est que diriger les masses vers le populisme est, c'est-à-dire, une
raison contiguë à la finance et que cela pourrait constituer un obstacle
au contrôle social. La
solution consiste à repenser les tendances de croissance vers une plus
grande inclusion, peut-être en allouant un pourcentage de la plus grande
part de richesse générée aux classes sociales qui ne font pas partie
des partenaires sociaux qui bénéficient de rentes de position ou
d'avantages consolidés. Ce
n'est certainement pas une part énorme et par conséquent juste, mais
elle donne l'impression d'un léger changement de direction afin
d'exercer discrètement le contrôle et de maintenir solidement les
leviers du pouvoir. Reconduit
dans une dimension dans laquelle vous pouvez exercer conformément à la
gestion à des intérêts particuliers, phénomène de populisme peut être vu
dans une perspective différente de celle du danger social et de devenir
un outil fonctionnel d'une certaine vision du développement économique.
Probablement
dans certains milieux, il y a la connaissance que même les
bouleversements politiques qui pourraient être interprétées comme
négatives, ne sont pas aussi nuisibles à la croissance économique, outre
la vitesse de décision est souvent considérée comme un élément clé de
la réussite des transactions économiques et n'est pas dans
le cas où, dans un régime dictatorial tel que le chinois, les
pourcentages les plus élevés de performance dans les taux de croissance
sont enregistrés. En
Europe, il y a les cas de la Pologne et de la Hongrie qui pourraient
être envisagées à cet égard et aussi la Turquie Erdogan, s'il parvient à
se libérer de certaines attitudes extrêmes, il pourrait devenir un
laboratoire pour comprendre si le populisme ainsi conduit peut être
bénéfique à la question économique .
O populismo já não assusta a cúpula de Davos
No
ano passado, o medo dominante na cúpula de Davos foi o possível advento
dos partidos populistas na Europa e, conseqüentemente, seus efeitos nos
aspectos econômicos globais. Um
ano após o perigo, o populismo foi parcialmente evitado, enquanto
permaneceu uma ameaça, mesmo que não inteiramente desde as eleições
italianas são iminentes. É
claro que o modo de governo de Trump, por um lado, é apreciado por suas
facilidades fiscais para as empresas, mas, de outro ponto de vista, a
abordagem nacionalista, que prevê, como anunciado na campanha eleitoral,
a negação da globalização, Medos substanciais nos proponentes do comércio mundial. Além
disso, é impossível não ler na vontade de fechar o inquilino da Casa
Branca, um claro sinal de populismo entendido como uma rejeição do
intercâmbio econômico, que também pretende ser um intercâmbio cultural e
uma disposição para acusar outros de seus próprios limites produtivos e
sociais. Esta
política, no entanto, não é prosseguida com a intenção de redistribuir
qualquer riqueza obtida para uma audiência tão grande quanto possível,
mas é negociada com o crescimento de empregos, muitas vezes não
qualificados, com baixos salários e baixos nível de direitos. Pareceria
quase uma estratégia destinada a aumentar um consenso político baseado
na política contrária aos diferentes, identificados como a origem dos
problemas, inclusive econômicos, e a aceitação de supostas vantagens,
por menor que seja, percebidas como não negativas por causa da
compressão de direitos, mas uma espécie de ajuda paternalista. Se
esses aspectos do populismo são verdadeiros e, em parte, certamente são
verdadeiros, pode-se entender como os visitantes habituais de Davos
vêem o populismo, superando as suspeitas iniciais, uma oportunidade para
permitir o crescimento econômico através da poupança nos custos de
produção. Certamente,
a história de que o populismo era um sentimento político nascido da
base das sociedades é um fato ao qual muito poucos acreditavam: para o
crescimento desses movimentos, de fato, precisamos do apoio, de forma
clara ou oculta, do estabelecimento. O
que mais parece preocupar-se com a cimeira é que o número de acessos
aos movimentos populistas cresce em sintonia com a taxa de desigualdade,
produzida pelas políticas econômicas adotadas nos últimos anos. Preocupar-se
é que dirigir as massas para o populismo é, isto é, uma razão que é
contígua às finanças e que isso poderia constituir um obstáculo ao
controle social. A
solução é repensar as tendências de crescimento para uma maior
inclusão, talvez alocando uma porcentagem da maior parcela de riqueza
gerada para as classes sociais que não fazem parte dos parceiros sociais
que gozam de rendas de posição ou vantagens consolidadas. Certamente,
não é uma participação enorme e, portanto, justa, mas fornece a
percepção de uma pequena mudança de direção para exercer controle de
forma discreta e manter as alavancas do poder de forma sólida. Reaproveitado
em uma dimensão em que é possível exercer uma gestão que seja
consonante com interesses particulares, o fenômeno do populismo pode ser
visto a partir de uma perspectiva diferente do perigo social e se
tornar uma ferramenta funcional para uma certa visão de desenvolvimento
econômico. Provavelmente,
em certos ambientes, existe a consciência de que mesmo as perturbações
políticas, que podem ser interpretadas como negativas, não são tão
nocivas para o crescimento econômico, depois de toda a velocidade de
decisão é muitas vezes considerada um aspecto decisivo do sucesso das
operações econômicas e não é uma no
caso de, em um regime ditatorial como o chinês, as maiores porcentagens
de desempenho nas taxas de crescimento são registradas. Na
Europa, existem casos da Polônia e da Hungria que poderiam ser
estudados nesse sentido e até mesmo a Turquia de Erdogan, se pudesse
libertar-se de certas atitudes extremas, poderia se tornar um
laboratório onde entender se o populismo assim conduzido pode ser útil
para a questão econômica .
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