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venerdì 26 gennaio 2018

الأكراد السوريون يطلبون المساعدة من الأسد ضد تركيا

في الصراع الذي جلبته تركيا ضد الأكراد السوريين، من خلال الأعمال العسكرية والتفجيرات التي جرت في الأراضي الأجنبية، السورية، في الواقع، أنباء طلب المساعدة إلى الدكتاتور السوري الأسد، بصفته رئيسا للدولة، من قبل القادة الأكراد من سوريا. إن هاجس الرئيس التركي أردوغان ضد الأكراد خارج الحدود التركية يعود إلى الوعي بعدم القدرة على ممارسة هذه الأجزاء من كردستان السيطرة الكافية لمنع إنشاء كيان كردستاني مستقل على الحدود من أنقرة. وقد ركز أردوغان استراتيجيته السياسية على نفور الأكراد، كعدو داخلي وخارجي، لإخفاء العواقب الاقتصادية، وحكومته السيئة، وتحويل انتباه قليل من وسائل الإعلام الباقية على قيد الحياة داخل البلاد عن الاتجاه الديكتاتوري . وفي أنقرة، يعتبر جميع الأكراد الموجودين خارج الحدود الوطنية إرهابيين، ولا سيما أولئك الذين ينتمون إلى الميليشيات المسلحة، الذين ساهموا، بالتزامهم، في هزيمة تنظيم الدولة الإسلامية. إن القدرة القتالية والمعدات الجيدة لهذه الميليشيات هي مصدر قلق دائم لأردوغان، خاصة إذا كانت قريبة من حدود البلاد، وبالتالي إذا كان بإمكانها أن تقيم علاقات مع الحزب الكردستاني الذي يعتبر أكبر منظمة إرهابية في تركيا . ومنذ 20 كانون الثاني / يناير، بدأت القوات المسلحة التركية عملية خارج حدودها الوطنية لمحاربة الميليشيات التابعة لوحدة حماية الشعب التي يبدو أنها حليف لحزب العمال الكردي. وكان الهجوم دمويا جدا، وبالإضافة إلى ضرب أعضاء الميليشيا، كان هناك العديد من الضحايا بين المدنيين. وقد هددت تركيا حتى الولايات المتحدة الموجودة في المنطقة وعددها نحو الفين شخص، والتي يجب أن تتعاون مع الأكراد، سواء من حيث الإرهاب المناهض للإسلام، أو لتحقيق التوازن بين الوجود الروسي في البلد السوري وقبل كل شيء، ضد حكومة دمشق. كان رد البنتاغون قاطعا: إذا هاجم الجنود الأمريكيون سوف يجيبون على الدفاع عن أنفسهم. وهذا يمثل صراعا آخر، على المستوى اللفظي الآن، بين تركيا والولايات المتحدة، وحلفاء رسميين وكل من أعضاء الحلف الأطلسي. ومع ذلك، فإن الوجود الأمريكي، كحليف للأكراد السوريين، لم يحول دون الهجوم العنيف التركي العنيف الذي حدث ضد الأكراد مع وجود تفاوت واضح بين القوات التي وضعت. وبالتالي فإن قرار مدراء المنطقة الكردية السورية، هدف أنقرة، هو الحصول على مساعدة دمشق، باعتبارها السلطة الشرعية للمنطقة التي تنتهكها القوات الأجنبية. فالعلاقة بين الأكراد السوريين ودمشق تتقلب حتى الآن، من ناحية، إذا تمتعوا بالاستقلال الإداري، أولا داخل النظام السوري، وبعد ذلك أثناء النزاع، تم استخدامهم تدريجيا كوسيلة ضد الأتراك، ولكنها كانت أيضا موضوع مشتريات من قبل القوات الحكومية؛ إلا أن نداءهم له قيمة سياسية كبيرة لأنه، إذا قبل، مخاطر فتح صراع بين سوريا ثم إيران وروسيا ضد تركيا، والتي ستنضم بالتأكيد إلى الدول السنية. إن دور واشنطن سيكون أمرا متوقعا، لأن الأكراد حلفاء طبيعيون للولايات المتحدة، التي ذهبت إليها المساعدات الأمريكية فقط ضد الأسد (خارج الدور الاستراتيجي الذي لعب ضد الدولة الإسلامية). ومن ناحية أخرى، فإن تركيا، على الرغم من كونها عضوا في الحلف الأطلسي الذي تجري فيه اختلافات مختلفة، أقامت صلات متينة مع المملكة العربية السعودية أيضا في وظيفة معادية لإيران، وقد أعادت الإدارة الأمريكية الحالية تقييم العلاقات مع السعوديين. فإن الخطر هو أن الأكراد شعروا أنهم غير متأكدين تماما من الدعم الأمريكي ومحاولة الحل المتطرف لطلب المساعدة للأسد. وإذا قررت دمشق تنفيذ هذا الطلب، ربما بدعم روسي أيضا، يمكن أن تقدم سوريا وضعا دوليا جديدا تماما، وهو ما قد ينطوي أيضا على إعادة تشكيل التحالفات والعلاقات الدبلوماسية. السيناريو الممكن الآخر هو أنه مرة أخرى يمكن التضحية بالأكراد وأسبابهم المشروعة باسم المصالح العليا حتى المرة القادمة.

mercoledì 24 gennaio 2018

Il populismo non spaventa più il vertice di Davos

Lo scorso anno la paura dominante al vertice di Davos era costituita dal possibile avvento dei partiti populisti in Europa e, di conseguenza, dei loro effetti sugli aspetti economici mondiali. Un anno dopo il pericolo populismo è stato parzialmente scongiurato, pur restando una minaccia, anche se non del tutto dato che le elezioni italiane sono imminenti. Certo la maniera di governare di Trump, da un lato è apprezzata per le sue facilitazioni fiscali alle imprese, ma, da un altro punto di vista, l’impostazione nazionalista, che prevede, come annunciato in campagna elettorale, la negazione della globalizzazione, desta timori consistenti nei fautori del commercio mondiale. Del resto appare impossibile non leggere nella volontà di chiusura dell’inquilino della Casa Bianca un chiaro segnale di populismo inteso come rifiuto dello scambio economico inteso anche come scambio culturale ed una volontà di accusare altri dei propri limiti produttivi e sociali. Questa politica, però, non viene portata avanti con l’intenzione di redistribuire l’eventuale ricchezza procurata ad una platea di persone il più ampia possibile, ma viene barattata con la crescita di posti di lavoro, spesso non qualificati, con salari contenuti e basso livello di diritti. Sembrerebbe quasi una strategia voluta per aumentare un consenso politico basato sulla politica contraria al diverso, individuato come l’origine dei problemi, anche economici, e sull’accettazione di supposti vantaggi, peraltro minimi, percepiti non come negativi a causa della compressione dei diritti, ma una sorta di aiuto di tipo paternalistico. Se questi aspetti del populismo sono veritieri, ed in parte lo sono sicuramente, si può comprendere come gli abituali frequentatori di Davos vedano nel populismo, superate le diffidenze iniziali, una opportunità per consentire una crescita dell’economia attraverso il risparmio dei costi di produzione. Certamente la storia che il populismo fosse una sentimento politico nato dalla base delle società è un fatto a cui ben pochi hanno creduto: per la crescita di questi movimenti, infatti, occorre l’appoggio, in maniera chiara o nascosta, dell’establishment. Quello che più sembra preoccupare il vertice è che il numero di adesioni ai movimenti populisti, cresca di pari passo con il tasso di diseguaglianza, prodotto proprio dalle politiche economiche adottate negli ultimi anni.  Ad impensierire è che ad indirizzare le masse verso il populismo sia, cioè, un motivo che è contiguo alla finanza e che ciò possa costituire un ostacolo al controllo sociale. La soluzione è quella di ripensare le tendenze della crescita verso una maggiore inclusività, magari destinando una percentuale di quota maggiore di ricchezza generata ai ceti sociali che non fanno parte di quelle parti sociali che godono di rendite di posizione o vantaggi consolidati. Una quota non certo enorme e quindi equa, ma che fornisca la percezione di un piccolo cambiamento di direzione in maniera di esercitare il controllo in maniera discreta e mantenendo le leve del potere in maniera ben salda. Ricondotto in una dimensione nella quale è possibile esercitare una gestione consona a particolari interessi, il fenomeno del populismo può essere visto in un’ottica differente da quella del pericolo sociale e diventare uno strumento funzionale ad una certa visione di sviluppo economico. Probabilmente in certi ambienti esiste la consapevolezza che anche gli stravolgimenti politici, che potrebbero essere interpretati come negativi, non siano poi così nocivi alla crescita economica, del resto la velocità di decisione è considerata spesso un aspetto decisivo della riuscita delle operazioni economiche e non è un caso che in un regime dittatoriale come quello cinese si registrino le percentuali più elevate di performance dei tassi di crescita. In Europa ci sono i casi di Polonia ed Ungheria che potrebbero essere studiati in tal senso ed anche la Turchia di Erdogan, se riuscisse ad affrancarsi da certi atteggiamenti estremi, potrebbe diventare un laboratorio dove comprendere se il populismo così spinto può essere utile alla questione economica.  

Populism no longer frightens the summit of Davos

Last year, the dominant fear at the Davos summit was the possible advent of populist parties in Europe and, consequently, their effects on the global economic aspects. A year after the danger populism was partially averted, while remaining a threat, even if not entirely since the Italian elections are imminent. Of course, Trump's manner of governing, on the one hand, is appreciated for his tax facilities to businesses, but, from another point of view, the nationalist approach, which envisages, as announced in the electoral campaign, the negation of globalization, substantial fears in the proponents of world trade. Moreover, it is impossible not to read in the will to close the White House tenant a clear sign of populism understood as a rejection of economic exchange also intended as a cultural exchange and a willingness to accuse others of their own productive and social limits. This policy, however, is not pursued with the intention of redistributing any wealth obtained to an audience of as large as possible, but is traded with the growth of jobs, often unskilled, with low wages and low level of rights. It would seem almost a strategy intended to increase a political consensus based on the policy contrary to the different, identified as the origin of the problems, including economic, and the acceptance of supposed advantages, however minimal, perceived not as negative because of the compression of rights, but a kind of paternalistic help. If these aspects of populism are truthful, and in part they are certainly true, one can understand how the habitual visitors of Davos see in populism, overcoming initial suspicions, an opportunity to allow economic growth through savings in production costs. Certainly the story that populism was a political feeling born from the base of societies is a fact to which very few have believed: for the growth of these movements, in fact, we need the support, in a clear or concealed way, of the establishment. What most seems to worry about the summit is that the number of accessions to populist movements grows in step with the rate of inequality, produced by the economic policies adopted in recent years. To worry is that to direct the masses towards populism is, that is, a reason that is contiguous to finance and that this could constitute an obstacle to social control. The solution is to rethink the growth trends towards greater inclusiveness, perhaps by allocating a percentage of the greater share of wealth generated to the social classes that are not part of those social partners who enjoy position rents or consolidated advantages. It is certainly not a huge and therefore fair share, but it provides the perception of a small change in direction in order to exercise control in a discrete manner and keeping the levers of power in a solid way. Redeveloped in a dimension in which it is possible to exercise a management that is consonant with particular interests, the phenomenon of populism can be seen from a perspective different from that of social danger and become a functional tool to a certain vision of economic development. Probably in certain environments there is the awareness that even political upheavals, which could be interpreted as negative, are not so harmful to economic growth, after all the speed of decision is often considered a decisive aspect of the success of economic operations and is not a in the event that, in a dictatorial regime such as the Chinese one, the highest percentages of performance in growth rates are recorded. In Europe there are cases of Poland and Hungary that could be studied in this sense and even Erdogan's Turkey, if it were able to free itself from certain extreme attitudes, could become a laboratory where to understand if the populism so driven can be useful to the economic question .

El populismo ya no asusta a la cumbre de Davos

El año pasado, el temor dominante en la cumbre de Davos fue el posible advenimiento de los partidos populistas en Europa y, en consecuencia, sus efectos en los aspectos económicos globales. Un año después del peligro, el populismo fue parcialmente evitado, mientras que seguía siendo una amenaza, incluso si no del todo, ya que las elecciones italianas son inminentes. Por supuesto, la manera de gobernar de Trump, por un lado, es apreciada por sus facilidades fiscales para las empresas, pero, desde otro punto de vista, el enfoque nacionalista, que prevé, como se anunció en la campaña electoral, la negación de la globalización, temores sustanciales en los defensores del comercio mundial. Además, es imposible no leer en el testamento de cerrar al inquilino de la Casa Blanca una clara señal de populismo entendido como un rechazo del intercambio económico también pensado como un intercambio cultural y una voluntad de acusar a otros de sus propios límites productivos y sociales. Esta política, sin embargo, no se persigue con la intención de redistribuir cualquier riqueza obtenida a una audiencia lo más grande posible, sino que se comercializa con el crecimiento de empleos, a menudo no calificados, con bajos salarios y bajo nivel de derechos. Parecería casi una estrategia destinada a aumentar un consenso político basado en la política contraria a los diferentes, identificada como el origen de los problemas, incluidos los económicos, y la aceptación de supuestas ventajas, por mínimas que sean, percibidas como no negativas por la compresión de los derechos, pero una especie de ayuda paternalista. Si estos aspectos del populismo son verídicos, y en parte son ciertos, se puede entender cómo los visitantes habituales de Davos ven en el populismo, superando las sospechas iniciales, una oportunidad para permitir el crecimiento económico a través del ahorro en los costos de producción. Ciertamente, la historia de que el populismo fue un sentimiento político nacido de la base de las sociedades es un hecho al que muy pocos han creído: para el crecimiento de estos movimientos, de hecho, necesitamos el apoyo, de una manera clara o encubierta, del establecimiento. Lo que parece más preocupante de la cumbre es que el número de adhesiones a los movimientos populistas crece al ritmo de la tasa de desigualdad, producida por las políticas económicas adoptadas en los últimos años. Preocuparse es que dirigir a las masas hacia el populismo es, es decir, una razón que es contigua a las finanzas y que esto podría constituir un obstáculo para el control social. La solución es repensar las tendencias de crecimiento hacia una mayor inclusión, tal vez asignando un porcentaje de la mayor parte de la riqueza generada a las clases sociales que no forman parte de los interlocutores sociales que disfrutan de rentas de posición o ventajas consolidadas. Ciertamente no es una gran parte, y por lo tanto, justa, pero proporciona la percepción de un pequeño cambio en la dirección para ejercer el control de una manera discreta y mantener las palancas del poder de una manera sólida. Revolucionado en una dimensión en la que es posible ejercer una gestión que está en consonancia con intereses particulares, el fenómeno del populismo se puede ver desde una perspectiva diferente del peligro social y convertirse en una herramienta funcional para una determinada visión del desarrollo económico. Probablemente en ciertos entornos existe la conciencia de que incluso las turbulencias políticas, que podrían interpretarse como negativas, no son tan perjudiciales para el crecimiento económico, después de todo, la velocidad de decisión suele considerarse un aspecto decisivo del éxito de las operaciones económicas y no es un en el caso de que, en un régimen dictatorial como el chino, se registren los porcentajes más altos de desempeño en las tasas de crecimiento. En Europa hay casos de Polonia y Hungría que podrían estudiarse en este sentido e incluso la Turquía de Erdogan, si pudiese liberarse de ciertas actitudes extremas, podría convertirse en un laboratorio donde comprender si el populismo así impulsado puede ser útil para la cuestión económica. .

Der Populismus erschreckt den Davoser Gipfel nicht mehr

Im vergangenen Jahr war die dominierende Befürchtung auf dem Gipfel von Davos das mögliche Aufkommen populistischer Parteien in Europa und folglich deren Auswirkungen auf die globalen wirtschaftlichen Aspekte. Ein Jahr nach der Gefahr wurde der Populismus teilweise abgewendet, blieb aber eine Bedrohung, wenn auch nicht ganz seit den Wahlen in Italien. Gewiß ist die Art und Weise Trump regieren, das einerseits versteht es sich, für seine Steuererleichterungen für Unternehmen, aber aus einem anderen Blickwinkel, der nationalistische Ansatz, der vorsieht, wie im Wahlkampf angekündigt, die Negation der Globalisierung, Raises erhebliche Befürchtungen bei den Befürwortern des Welthandels. Darüber hinaus scheint es unmöglich, nicht in den Verschluss Willen des Mieters des Weißen Hauses ein klares Signal des Populismus zu lesen als eine Ablehnung des wirtschaftlichen Austauschs verstanden wird sowie die kulturelle Austausch und einen Wille andere ihrer Produktion und sozialer Grenzen zu beschuldigen. Diese Politik ist jedoch nicht mit der Absicht durchgeführt, um Wohlstand zu eventuellen ein Publikum von Menschen so groß wie möglich beschafft zu verteilen, sondern ist der Handel auf dem Wachstum von Arbeitsplätzen, oft ungelernter, mit Inhalt und niedrigen Lohn Ebene der Rechte. Es scheint fast eine bewusste Strategie politischen Konsens zu erhöhen basierend auf unterschiedlichen Gegensatz zu Politik, als die Quelle der Probleme identifiziert, einschließlich dem wirtschaftlichen und Akzeptanz der vermeintlichen Vorteile, jedoch minimal, nicht als negativ empfunden aufgrund der Kompression der Rechte, aber eine Art paternalistische Hilfe. Wenn diese Aspekte des Populismus wahr sind, und zum Teil auf jeden Fall sie sind, können Sie verstehen, wie die regelmäßigen Teilnehmer Davos in Populismus zu sehen, die nach anfänglichem Misstrauen, eine Gelegenheit, das Wirtschaftswachstum durch Einsparungen bei den Produktionskosten zu ermöglichen. Gewiß ist die Geschichte, dass Populismus ein politisches Gefühl von der Basis der Gesellschaft geboren war, ist eine Tatsache, dass nur sehr wenige geglaubt haben: für das Wachstum dieser Bewegungen in der Tat braucht die Unterstützung, in einem klaren oder versteckt, von der Einrichtung entfernt. Was die meisten scheinen den Gipfel zu stören, ist, dass die Zahl der Beitritte zu populistischen Bewegungen im Gleichschritt mit der Rate der Ungleichheit wachsen, erzeugt nur durch die Wirtschaftspolitik in den letzten Jahren angenommen. Für Sorge ist, dass die Massen ansprechen zu Populismus ist, das heißt, ein Muster, das benachbart ist zu finanzieren, und dass dies ein Hindernis für die soziale Kontrolle. Die Lösung ist es, die wachsenden Trends hin zu mehr Inklusion zu überdenken, vielleicht um einen Prozentsatz größeren Anteil an den Reichtum für jene sozialen Gruppen erzeugt die Zuweisung, die nicht Teil dieser Sozialpartner sind die vorteilhafte Positionen oder konsolidiert Vorteile genießen. Ein gewisser Anteil nicht sehr groß und so schön, aber das gibt die Vorstellung eine kleine Richtungsänderung, um die Kontrolle in einem diskreten und hält die Hebel der Macht in einem fest auszuüben. Zurückgenommen, in dem in einer Dimension, die Sie im Einklang mit dem Management zu besonderen Interessen ausüben können, kann Populismus Phänomen in einer anderen Perspektive zu sehen aus, dass die sozialen Gefahr und zu einem Funktionswerkzeug bis zu einer gewissen Vision der wirtschaftlichen Entwicklung. Wahrscheinlich in einigen Vierteln gibt es die Erkenntnis, dass auch die politischen Umwälzung, die als negativ interpretiert werden könnten, sind nicht so schädlich für das Wirtschaftswachstum zudem die Geschwindigkeit der Entscheidung ist oft ein wichtiger Aspekt für den Erfolg der wirtschaftlichen Transaktionen betrachtet und ist keine Für den Fall, dass in einem diktatorischen Regime wie dem chinesischen die höchsten Prozentsätze der Wachstumsleistung verzeichnet werden. In Europa gibt es die Fälle von Polen und Ungarn, die in dieser Hinsicht und auch die Türkei Erdogan untersucht werden konnte, wenn er sich von bestimmten extremen Haltungen zu befreien schafft, könnte es ein Labor werden für das Verständnis, ob Populismus kann auf die wirtschaftliche Frage von Vorteil sein, so angetrieben .

Le populisme n'effraie plus le sommet de Davos

L'année dernière, la crainte dominante au sommet de Davos était l'avènement possible des partis populistes en Europe et, par conséquent, leurs effets sur les aspects économiques mondiaux. Un an après le danger, le populisme a été partiellement évité, tout en restant une menace, même si ce n'est pas entièrement puisque les élections italiennes sont imminentes. Certes, la manière de gouverner Trump, d'une part, il est apprécié pour ses allégements fiscaux aux entreprises, mais, d'un autre point de vue, l'approche nationaliste, qui prévoit, comme annoncé lors de la campagne électorale, la négation de la mondialisation, relances craintes substantielles chez les partisans du commerce mondial. De plus, il semble impossible de ne pas lire dans la volonté de fermer le locataire de la Maison Blanche un signe clair de populisme compris comme un rejet de l'échange économique aussi conçu comme un échange culturel et une volonté d'accuser les autres de leurs propres limites productives et sociales. Cette politique, cependant, n'est pas poursuivie dans l'intention de redistribuer toute la richesse obtenue à un public aussi large que possible, mais est échangée avec la croissance des emplois, souvent non qualifiés, avec de bas salaires et une faible niveau des droits. Il semblerait presque une stratégie destinée à augmenter un consensus politique basé sur la politique contraire aux différents, identifiés comme l'origine des problèmes, y compris économiques, et l'acceptation d'avantages supposés, même minimes, perçus non comme négatifs en raison de la compression des droits, mais une sorte d'aide paternaliste. Si ces aspects de populisme sont vraies, et en partie ils sont certainement, vous pouvez comprendre comment les participants réguliers Davos voient dans le populisme, après la méfiance initiale, l'occasion de permettre la croissance économique grâce à des économies dans les coûts de production. Certes, l'histoire que le populisme est un sentiment politique né de la base de la société est un fait que très peu ont cru: la croissance de ces mouvements, en fait, ont besoin du soutien, d'une manière claire ou cachée, de l'établissement. Ce qui inquiète le plus le sommet, c'est que le nombre d'adhésions aux mouvements populistes croît au même rythme que le taux d'inégalité, produit par les politiques économiques adoptées ces dernières années. S'inquiéter est que diriger les masses vers le populisme est, c'est-à-dire, une raison contiguë à la finance et que cela pourrait constituer un obstacle au contrôle social. La solution consiste à repenser les tendances de croissance vers une plus grande inclusion, peut-être en allouant un pourcentage de la plus grande part de richesse générée aux classes sociales qui ne font pas partie des partenaires sociaux qui bénéficient de rentes de position ou d'avantages consolidés. Ce n'est certainement pas une part énorme et par conséquent juste, mais elle donne l'impression d'un léger changement de direction afin d'exercer discrètement le contrôle et de maintenir solidement les leviers du pouvoir. Reconduit dans une dimension dans laquelle vous pouvez exercer conformément à la gestion à des intérêts particuliers, phénomène de populisme peut être vu dans une perspective différente de celle du danger social et de devenir un outil fonctionnel d'une certaine vision du développement économique. Probablement dans certains milieux, il y a la connaissance que même les bouleversements politiques qui pourraient être interprétées comme négatives, ne sont pas aussi nuisibles à la croissance économique, outre la vitesse de décision est souvent considérée comme un élément clé de la réussite des transactions économiques et n'est pas dans le cas où, dans un régime dictatorial tel que le chinois, les pourcentages les plus élevés de performance dans les taux de croissance sont enregistrés. En Europe, il y a les cas de la Pologne et de la Hongrie qui pourraient être envisagées à cet égard et aussi la Turquie Erdogan, s'il parvient à se libérer de certaines attitudes extrêmes, il pourrait devenir un laboratoire pour comprendre si le populisme ainsi conduit peut être bénéfique à la question économique .

O populismo já não assusta a cúpula de Davos

No ano passado, o medo dominante na cúpula de Davos foi o possível advento dos partidos populistas na Europa e, conseqüentemente, seus efeitos nos aspectos econômicos globais. Um ano após o perigo, o populismo foi parcialmente evitado, enquanto permaneceu uma ameaça, mesmo que não inteiramente desde as eleições italianas são iminentes. É claro que o modo de governo de Trump, por um lado, é apreciado por suas facilidades fiscais para as empresas, mas, de outro ponto de vista, a abordagem nacionalista, que prevê, como anunciado na campanha eleitoral, a negação da globalização, Medos substanciais nos proponentes do comércio mundial. Além disso, é impossível não ler na vontade de fechar o inquilino da Casa Branca, um claro sinal de populismo entendido como uma rejeição do intercâmbio econômico, que também pretende ser um intercâmbio cultural e uma disposição para acusar outros de seus próprios limites produtivos e sociais. Esta política, no entanto, não é prosseguida com a intenção de redistribuir qualquer riqueza obtida para uma audiência tão grande quanto possível, mas é negociada com o crescimento de empregos, muitas vezes não qualificados, com baixos salários e baixos nível de direitos. Pareceria quase uma estratégia destinada a aumentar um consenso político baseado na política contrária aos diferentes, identificados como a origem dos problemas, inclusive econômicos, e a aceitação de supostas vantagens, por menor que seja, percebidas como não negativas por causa da compressão de direitos, mas uma espécie de ajuda paternalista. Se esses aspectos do populismo são verdadeiros e, em parte, certamente são verdadeiros, pode-se entender como os visitantes habituais de Davos vêem o populismo, superando as suspeitas iniciais, uma oportunidade para permitir o crescimento econômico através da poupança nos custos de produção. Certamente, a história de que o populismo era um sentimento político nascido da base das sociedades é um fato ao qual muito poucos acreditavam: para o crescimento desses movimentos, de fato, precisamos do apoio, de forma clara ou oculta, do estabelecimento. O que mais parece preocupar-se com a cimeira é que o número de acessos aos movimentos populistas cresce em sintonia com a taxa de desigualdade, produzida pelas políticas econômicas adotadas nos últimos anos. Preocupar-se é que dirigir as massas para o populismo é, isto é, uma razão que é contígua às finanças e que isso poderia constituir um obstáculo ao controle social. A solução é repensar as tendências de crescimento para uma maior inclusão, talvez alocando uma porcentagem da maior parcela de riqueza gerada para as classes sociais que não fazem parte dos parceiros sociais que gozam de rendas de posição ou vantagens consolidadas. Certamente, não é uma participação enorme e, portanto, justa, mas fornece a percepção de uma pequena mudança de direção para exercer controle de forma discreta e manter as alavancas do poder de forma sólida. Reaproveitado em uma dimensão em que é possível exercer uma gestão que seja consonante com interesses particulares, o fenômeno do populismo pode ser visto a partir de uma perspectiva diferente do perigo social e se tornar uma ferramenta funcional para uma certa visão de desenvolvimento econômico. Provavelmente, em certos ambientes, existe a consciência de que mesmo as perturbações políticas, que podem ser interpretadas como negativas, não são tão nocivas para o crescimento econômico, depois de toda a velocidade de decisão é muitas vezes considerada um aspecto decisivo do sucesso das operações econômicas e não é uma no caso de, em um regime ditatorial como o chinês, as maiores porcentagens de desempenho nas taxas de crescimento são registradas. Na Europa, existem casos da Polônia e da Hungria que poderiam ser estudados nesse sentido e até mesmo a Turquia de Erdogan, se pudesse libertar-se de certas atitudes extremas, poderia se tornar um laboratório onde entender se o populismo assim conduzido pode ser útil para a questão econômica .