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lunedì 3 settembre 2018

الحرب ضد البابا

إن الحرب السرية التي تحاول محاصرة البابا فرانسيس تستمد من مجموع مصالح الفاتيكان المحافظين ، إلى جانب حقوق العنصرية وكراهية الأجانب والشعبية الجديدة. يبدو أن سياسة البابا الأرجنتيني ، المتماسكة في وصفات الإنجيل ، هي حق آخر عائق ثقافي حقيقي ، يقصد به أن يكون عائقاً أمام تأثير أولئك الذين يتدفقون إلى مساحة واسعة من التطرف الغربي المتنامي. . السبب سياسي وثقافي: مع احتلال الأحزاب السياسية التقدمية الآن لمطاردة النزعات الليبرالية والقلق بشأن جوانب التمويل ، بدلاً من القلق بشأن حقوق الأطراف الاجتماعية التي يجب أن تدافع عنها ، كان دور الكنيسة يملأ الفراغ في التمثيل والحركة. من الدفاع عن القيم ، والتي تتوافق مع جزء كبير من الحالات التي كانت تنتمي إلى اليسار. إذا كان هذا صحيحا من الناحية السياسية، هو أكثر حتى واحد الثقافي، حيث غياب المسؤولين للإشراف على الدفاع عن حقوق سمح نمو حامل الأيمن من رسالة المختلطة، ولكنها قادرة على استغلال وﻏﺎﻟﺒﺎً ﻣﺎ ﺗﺘﺮك اﻟﻄﺮق اﻷآﺜﺮ ﻓﻘﺮاً ﻟﻠﻘﺘﺎل وﺣﻴﺪاً وﺑﺎﻟﺘﺎﻟﻲ دون ﺗﻨﻈﻴﻢ اﻟﺤﺎﻻت اﻟﻄﺎرﺋﺔ اﻟﻤﺴﺘﻤﺪة ﻣﻦ اﻟﻌﻮﻟﻤﺔ اﻟﺘﻲ أدت إﻟﻰ ﺗﺪهﻮر آﺒﻴﺮ ﻓﻲ اﻟﺤﻴﺎة. لقد استغل اليمين المتطرف هذه العزلة لأفقر قطاعات المجتمع ، لمعالجة هذا الاستياء حتى للمواضيع الضعيفة واستغلال هذا الوضع لتشجيع نمو مناهضة الحداثة ، المتخفية كحماية للتقاليد ، وقد أدى ذلك إلى عودة المحافظة التي يبدو أنها قد هبط إلى مواقع ثانوية. مع هذا السيناريو في هذا العالم العلماني، داخل المؤسسات الكاثوليكية محاولة لتهيئة الظروف لإعادة تأسيس الكاثوليكية المجلس تقريبا قبل واصلت باطراد. إذا كانت استقالة البابا السابق نتيجة الحروب الداخلية إلى أعلى التسلسل الهرمي للكنيسة الكاثوليكية، مع ظهور البابا فرانسيس يبدو أن الاستياء من جزء كبير من الفاتيكان إلى أن يكون أكثر ملموسة. يأتي أعداء البابا فرنسيس من التسلسلات الهرمية التي يرشحها البابا فويتيلا ، الذي يحاول توجيه الفضائح المالية والجنسية ضد البابا الحالي ، الذي غالباً ما يكونون مسؤولين عنه. تتعارض رؤيتهم ، الاجتماعية والسياسية مع السياسات والبرامج التي ينفذها البابا فرانسيس ، والتي هي في تناقض حاد. يمثل لحام هذه البيئات الكاثوليكية ذات الحق المحافظ المتطرف النتيجة الطبيعية لهوية وجهات النظر حول القضايا الاجتماعية والسياسية ، والتي تستثمر مستقبل المجتمعات الغربية. لا يبدو عشوائياً أن الهجوم على البابا ليشمل الجرائم الجنسية للسيدوتيس الأمريكي ، يصل في نفس الوقت بتوفر الكنيسة الإيطالية لاستقبال مائة مهاجر ، وأبطال لا إرادية من مواجهات أوروبا مع وزير الداخلية. من الجمهورية الإيطالية ، واحدة من أعظم أتباع أوروبا ، جنبا إلى جنب مع الزعماء الكاثوليك والبولنديين ، نظريات استراتيجي حملة ترامب: ستيف بانون. مواقفه معروفة جيدا وتركز على النظريات السيادية وكراهية الأجانب التي هي عكس ما يجب أن يكون عليه الكاثوليكي المعلن. يختبئ وراء رفض الشعائر الدينية للمهاجرين وعدم المساواة الاقتصادية والاجتماعية المطلقة هو الممارسة التي لا يمكن أن يتحقق إذا كان الخصم الرئيسي هو بابا روما. ما هي أفضل طريقة لمحاولة تشويه سمعتها بمناورات يمكن كشفها بسهولة. كل من معارضي البابا القادمة من داخل المؤسسات الكاثوليكية، وتلك التي تأتي من العالم الخارجي، والاعتماد على ضعف التدريب ومستوى منخفض من هو المستفيد من هذه المناورات. ومع ذلك ، على سبيل المثال ، يتم دحض آخر ما كشف عن الإرادة المفترضة لتغطية الفضائح الجنسية من قبل البابا ، بسهولة إذا نظرت إلى من تم ترشيحهم لأبطال تلك الفظائع. لكن يبدو أن الحرب قد بدأت لتوها ، ومن السهل التنبؤ بأن الهجمات على البابا ستزيد ويجبره على الانخراط بشكل مباشر ضد هؤلاء الخصوم ، وهذا يمكن أن يكون جيداً أيضاً لوقف التقدم المضطرد للحق الأكثر تقاعدًا.

giovedì 23 agosto 2018

L'Arabia Saudita potrebbe condannare a morte una attivista dei diritti umani e solo il Canada la contrasta

Il rischio che una attivista sciita e cittadina dell’Arabia Saudita, sia condannata a morte dal suo paese, soltanto per essere una attivista dei diritti umani, obbliga a riconsiderare la questione dei rapporti tra paesi occidentali e sauditi ed avvalora la posizione del Canada contro Riyad. La tensione tra il governo canadese e quello saudita è ancora in corso, dopo che il governo di Ottawa aveva espresso preoccupazione e rincrescimento contro una campagna di arresti di attivisti sauditi per i diritti umani, operata dal governo del nuovo principe saudita Salman Bin Mohamed. Tra i due paesi la situazione è ancora in stallo, dopo l’espulsione dell’ambasciatore canadaese e della sospensione dei voli della compagnia aerea saudita verso il paese nordamericano. Deve essere ricordato che al Canada non si affiancato alcun paese occidentale in questa battaglia a favore dei diritti e contro il nuovo corso del principe al governo. Nonostante, infatti, alcune concessioni di facciata, come il diritto alle donne di guidare le automobili, la situazione dei diritti nel paese saudita non è cambiata e l’Arabia continua ad essere uno dei paesi più illiberali del mondo, dove non è permessa alcuna forma di manifestazione per raggiungere conquiste sociali; anzi il principe, malgrado la giovane età di appena trentadue anni, continua a perpetrare la politca del regno dove ogni beneficio deve essere percepito come una concessione della famiglia reale. In questo scenario ogni attività in favore dei diritti umani e civili è osteggiata in maniera anche violenta. Il caso della donna, per la quale l’ufficio del Procuratore, oltre la gravità del provvedimento, presenta anche potenziali complicazioni politiche, capaci di incidere anche sugli equilibri regionali. La fede religiosa della donna è infatti sciita: nel paese saudita, a maggioranza sunnita, con la casa reale che si proclama custode dei luoghi santi dell’Islam, gli sciiti sono una minoranza fortemente discriminata nel trattamento sul lavoro e sull’accesso alle forme di welfare presenti nel paese. La discriminazione è dovuta a motivi religiosi, che sono fortemente collegati con quelli politici, da inquadrare nella rivalità tra Arabia Saudita ed Iran, anche per la supremazia religiosa all’interno della fede islamica. I fatti per i quali si richiede la condanna a morte, risalgono al 2011, quando in concomitanza con la primavera araba, gli sciiti manifestarono contro le discriminazioni della maggioranza sunnita; la colpa della attivista per i diritti umani è stata quella di documentare le violenze con le quali le forze di polizia hanno operato la repressione. Si comprende che la sola celebrazione del processo sarà una fonte di tensione tra Teheran e Riyad, con la prima che già accusa la seconda per i raid operati nello Yemen, contro i combattenti sciiti, che hanno prodotto molte vittime tra i civili, tra cui molti bambini. Ma aldilà delle questioni di politica internazionale, la vicenda dimostra come la posizione del Canada contro l’Arabia sia ampiamente giustificata e pone interrogativi inquietanti sul comportamento degli stati occidentali. Se dagli USA di Trump non si attendono prese di posizione ufficiali, perchè la Casa Bianca ha rinsaldato i legami con le monarchie saudite, ritenendole fondamentali nello scacchiere regionale contro Teheran, quella che più sorprende  è la posizione Europea, che continua a restare in silenzio nei confronti del comportamento arabo. Bruxelles dovrebbe sfruttare ogni occasione possibile per smarcarsi da posizione ambigue nei confronti delle violazioni dei diritti per affermarne l’importanza della tutela; questo atteggiamento dovrebbe essere scontato, invece, probabilmente a causa del petrolio e degli investimenti sauditi, l’Unione Europea lascia il Canada in posizione isolata. La questione non è secondaria, perchè ai timori già descritti se ne potrebbero aggiungere altri di opportunità politica consistenti in valutazioni di carattere interno, certamente insufficienti a mantenere l’atteggiamento attuale. Questo silenzio è il segnale del peggioramento delle istituzioni europee, contagiate dai populismi e dai nazionalismi, che restringono la visuale politica a meri obiettivi di carattere nazionale, che non consentono di mantenere ed esprimere la dovuta attenzione sui temi per i quali l’Europa dovrebbe, invece contraddistinguersi ed essere all’avanguardia. Questo livello sempre più basso squalifica sempre di più l’istituzione europea in chi ha riposto la sua fiducia nell’Unione, allontanandola dai suoi cittadini ed avvicinandosi, così agli obiettivi divisivi dei partiti populisti e nazionalisti.  

Saudi Arabia could condemn a human rights activist to death and only Canada will oppose it

The risk that a Shiite and a citizen of Saudi Arabia activists be condemned to death by his country, only to be a human rights activist, obliges to reconsider the issue of relations between Western and Saudi countries and supports Canada's position against Riyadh . The tension between the Canadian and Saudi government is still underway, after the Ottawa government expressed concern and regret against a campaign of arrests of Saudi human rights activists, carried out by the government of the new Saudi prince Salman Bin Mohamed. Between the two countries the situation is still stalled, after the expulsion of the Canadian ambassador and the suspension of flights of the Saudi airline to the North American country. It must be remembered that Canada is not joined by any Western country in this battle for rights and against the new course of the prince to the government. In fact, despite some concessions of façade, such as the right of women to drive cars, the situation of rights in the Saudi country has not changed and Arabia continues to be one of the most illiberal countries in the world, where no form is allowed of manifestation to achieve social conquests; indeed the prince, in spite of the young age of just thirty-two, continues to perpetrate the politch of the kingdom where every benefit must be perceived as a concession of the royal family. In this scenario, every activity in favor of human and civil rights is also violently opposed. The case of the woman, for whom the prosecutor's office, beyond the severity of the provision, also presents potential political complications, capable of also affecting the regional balance. The religious faith of the woman is in fact Shiite: in the Saudi country, majority Sunni, with the royal house that proclaims guardian of the holy places of Islam, the Shiites are a strongly discriminated minority in the treatment at work and access to the forms of welfare present in the country. Discrimination is due to religious reasons, which are strongly linked to political ones, to be framed in the rivalry between Saudi Arabia and Iran, even for religious supremacy within the Islamic faith. The facts for which the death sentence is requested, date back to 2011, when in conjunction with the Arab spring, the Shiites protested against discrimination by the Sunni majority; the human rights activist's blame was to document the violence with which the police force reprimanded. It is understood that the mere celebration of the trial will be a source of tension between Teheran and Riyadh, with the former already accusing the second for raids in Yemen, against Shiite fighters, who have produced many civilian casualties, including many children. But beyond the issues of international politics, the story shows how the position of Canada against Arabia is widely justified and raises disturbing questions about the behavior of Western states. If the US does not expect official trump positions, because the White House has strengthened ties with the Saudi monarchies, considering them fundamental in the regional chess against Teheran, the most surprising is the European position, which continues to remain silent in the comparisons of Arab behavior. Brussels should take every possible opportunity to diverge from an ambiguous position vis-à-vis infringements of rights to assert the importance of protection; this attitude should be discounted, however, probably due to oil and Saudi investment, the European Union leaves Canada in an isolated position. The question is not secondary, because the fears already described could be added to other political opportunities consisting of internal assessments, certainly insufficient to maintain the current attitude. This silence is a sign of the deterioration of European institutions, infected by populism and nationalism, which restrict the political view to mere national objectives, which do not allow to maintain and express due attention on the issues for which Europe should, instead distinguish itself and be at the forefront. This ever lower level increasingly disqualifies the European institution in those who have placed their trust in the Union, moving it away from its citizens and drawing closer to the divisive objectives of the populist and nationalist parties.

Arabia Saudita podría condenar a muerte a un activista de derechos humanos y solo Canadá se opondrá a ello

El riesgo de que un activista chií y ciudadano de Arabia Saudita, es condenado a muerte por su país, sólo para ser un activista de derechos humanos, de acuerdo a reconsiderar la cuestión de las relaciones entre los países occidentales y Arabia y refuerza la posición de Canadá contra Riad . La tensión entre el canadiense y el gobierno saudí está todavía en curso, después de que el gobierno de Ottawa había expresado su preocupación y pesar en contra de una campaña de detenciones de activistas saudíes para los Derechos Humanos, hecha por el nuevo gobierno de Arabia príncipe Salman Bin Mohamed. Entre los dos países la situación aún está estancada, después de la expulsión del embajador de Canadá y la suspensión de los vuelos de la aerolínea saudita al país de América del Norte. Debe recordarse que Canadá no está acompañado por ningún país occidental en esta batalla por los derechos y en contra del nuevo curso del príncipe para el gobierno. Aunque, de hecho, algunas concesiones de fachada, como el derecho de las mujeres a conducir coches, la situación de los derechos humanos en el país no ha cambiado y Arabia Saudita sigue siendo uno de los países más liberales del mundo, donde no se permite ninguna forma de manifestación para lograr conquistas sociales; de hecho, el príncipe, a pesar de la joven edad de tan solo treinta y dos años, continúa perpetrando el control del reino, donde cada beneficio debe percibirse como una concesión de la familia real. En este escenario, cada actividad a favor de los derechos humanos y civiles también se opone violentamente. El caso de la mujer, para quien la fiscalía, más allá de la severidad de la disposición, también presenta posibles complicaciones políticas, capaz de afectar también el equilibrio regional. La fe religiosa de la mujer es, de hecho chiíta en el país de Arabia, con una mayoría sunita, con la familia real, que se hacía llamar el guardián de los lugares santos del Islam, los chiítas son una minoría en el tratamiento altamente discriminada en el empleo y el acceso a las formas bienestar presente en el país. La discriminación se debe a motivos religiosos, que están estrechamente vinculados a los políticos, que se enmarcan en la rivalidad entre Arabia Saudita e Irán, incluso por la supremacía religiosa dentro de la fe islámica. Los hechos por los que se solicita la sentencia de muerte se remontan a 2011, cuando en conjunto con la primavera árabe, los chiítas protestaron contra la discriminación por parte de la mayoría sunita; la culpa del activista de los derechos humanos fue documentar la violencia con la que la policía reprendió. Es comprensible que la muy celebración del proceso será una fuente de tensión entre Teherán y Riad, con el primero ya acusando a este último por las incursiones operados en Yemen, contra los combatientes chiítas, que han producido muchas víctimas civiles, incluyendo muchos los niños. Pero más allá de los problemas de la política internacional, la historia muestra cómo la posición de Canadá contra Arabia está ampliamente justificada y plantea preguntas inquietantes sobre el comportamiento de los estados occidentales. Si por Trump EE.UU. no espera que la posición oficial, debido a que la Casa Blanca ha fortalecido los lazos con las monarquías saudí fundamental considerando el tablero de ajedrez regional contra Teherán, lo más sorprendente es la posición europea, que sigue a permanecer en silencio comparaciones de comportamiento árabe. Bruselas debería aprovechar todas las oportunidades posibles para apartarse de una posición ambigua frente a las infracciones de los derechos para afirmar la importancia de la protección; esta actitud debe ser descontada, sin embargo, probablemente debido al petróleo y la inversión de Arabia Saudita, la Unión Europea deja a Canadá en una posición aislada. La pregunta no es secundaria, porque los temores ya descritos podrían agregarse a otras oportunidades políticas consistentes en evaluaciones internas, ciertamente insuficientes para mantener la actitud actual. Este silencio es una señal del deterioro de las instituciones europeas, plagados por el populismo y el nacionalismo, que restringen la visión política a meros objetivos nacionales, que no permiten mantener y expresar la atención necesaria en los temas para los cuales Europa debe, en cambio, se distingue a sí mismo y estar a la vanguardia. Este nivel cada vez más bajo descalifica cada vez más a la institución europea en aquellos que han depositado su confianza en la Unión, alejándola de sus ciudadanos y acercándose a los objetivos divisivos de los partidos populista y nacionalista.

Saudi-Arabien könnte einen Menschenrechtsaktivisten zum Tode verurteilen und nur Kanada wird dagegen sein

Das Risiko, dass eine schiitische Aktivisten und Bürger von Saudi-Arabien, zum Tode durch sein Land verurteilt wird, nur ein Menschenrechtsaktivist zu sein, verpflichtet sich, die Frage der Beziehungen zwischen den westlichen Ländern und Saudi zu überdenken und stärkt die Position Kanadas gegen Riyadh . Die Spannung zwischen den kanadischen und der saudischen Regierung ist noch nicht abgeschlossen, nachdem die Ottawa Regierung Besorgnis und Bedauern gegen eine Kampagne von Verhaftungen von Saudi-Aktivisten für Menschenrechte zum Ausdruck gebracht hatte, machte von der neuen Regierung von Saudi-Prinz Salman Bin Mohamed. Zwischen den beiden Ländern ist die Situation nach der Ausweisung des kanadischen Botschafters und der Aussetzung der Flüge der saudischen Fluggesellschaft in das nordamerikanische Land immer noch ins Stocken geraten. Es muss daran erinnert werden, dass Kanada in diesem Kampf um die Rechte und gegen den neuen Kurs des Prinzen an die Regierung von keinem westlichen Land beigetreten ist. Obwohl in der Tat einige Fassade Zugeständnisse, wie das Recht der Frauen, Autos zu fahren, die Lage der Menschenrechte in dem Land hat sich weiterhin nicht geändert und Saudi-Arabien zu einem der illiberaler Länder der Welt, wo jeder ist Form nicht erlaubt Manifestation, um soziale Eroberungen zu erreichen; tatsächlich macht der Prinz, trotz des jungen Alters von zweiunddreißig Jahren, weiterhin die Polche des Königreiches, wo jeder Nutzen als ein Zugeständnis der königlichen Familie wahrgenommen werden muss. In diesem Szenario wird jede Aktivität zugunsten von Menschen- und Bürgerrechten ebenfalls heftig bekämpft. Der Fall der Frau, für die die Staatsanwaltschaft über die Härte der Bestimmung hinausgeht, birgt auch potentielle politische Komplikationen, die auch das regionale Gleichgewicht beeinträchtigen können. Der religiöser Glaube der Frau ist in der Tat Schiiten in Saudi-Land, mit einer sunnitischen Mehrheit, mit der königlichen Familie, die sich die Hüter der heiligen Stätten des Islam genannt, Schiiten eine Minderheit in der stark diskriminierte Behandlung in Beschäftigung und den Zugang zu Formen sind Wohlfahrtspräsenz im Land. Diskriminierung ist aufgrund religiöser Gründe, die eng mit politischen verbunden sind, in der Rivalität zwischen Saudi-Arabien und dem Iran, selbst für die religiöse Vorherrschaft innerhalb des islamischen Glaubens. Die Fakten, für die das Todesurteil beantragt wird, stammen aus dem Jahr 2011, als die Schiiten im Zusammenhang mit dem arabischen Frühling gegen Diskriminierung durch die sunnitische Mehrheit protestierten; Die Schuld des Menschenrechtsaktivisten bestand darin, die Gewalt zu dokumentieren, mit der die Polizei rügte. Es ist verständlich, dass die sehr Feier des Verfahrens wird eine Quelle von Spannungen zwischen Teheran und Riad sein wird, mit der ersten bereits die letztere für die Angriffe im Jemen betrieben beschuldigt, gegen schiitische Kämpfer, die viele zivile Opfer produziert haben, darunter viele Kinder. Aber jenseits der Probleme der internationalen Politik zeigt die Geschichte, wie die Position Kanadas gegen Arabien weithin gerechtfertigt ist und beunruhigende Fragen über das Verhalten westlicher Staaten aufwirft. Wenn von Trump USA keine offizielle Position erwarten, weil das Weiße Haus Beziehungen zu den Monarchien Saudi grundlegenden Anmutung der regionalen Schachbrett gegen Teheran gestärkt hat, die überraschendsten ist die europäische Position, die still bleiben weiterhin in Vergleiche von arabischem Verhalten. Brüssel sollte alle erdenklichen Möglichkeiten nutzen, um von einer mehrdeutigen Position hinsichtlich der Verletzung von Rechten abzuweichen, um die Bedeutung des Schutzes geltend zu machen; Diese Haltung sollte jedoch unberücksichtigt bleiben, denn die Europäische Union lässt Kanada, wahrscheinlich aufgrund der Öl- und Saudi-Investitionen, isoliert zurück. Die Frage ist nicht zweitrangig, denn die bereits beschriebenen Ängste könnten anderen politischen Möglichkeiten hinzugefügt werden, die aus internen Bewertungen bestehen, die sicherlich nicht ausreichen, um die derzeitige Haltung aufrechtzuerhalten. Dieses Schweigen ist ein Zeichen für die Verschlechterung der europäischen Institutionen, die von Populismus und Nationalismus heimgesucht werden und die politische Sichtweise auf rein nationale Ziele beschränken, die es nicht erlauben, gebührende Aufmerksamkeit auf die Themen zu richten, für die Europa sich einsetzen sollte. sich stattdessen auszeichnen und im Vordergrund stehen. Dieses immer niedrigere Niveau disqualifiziert zunehmend die europäische Institution derjenigen, die der Union vertraut haben, sie von ihren Bürgern wegbewegen und sich den spalterischen Zielen der populistischen und nationalistischen Parteien annähern.

L'Arabie saoudite pourrait condamner un défenseur des droits humains à mort et seul le Canada s'y opposera

Le risque qu'un activiste chiite et citoyen de l'Arabie Saoudite, est condamné à mort par son pays, pour être un militant des droits de l'homme, accepte de revenir sur la question des relations entre les pays occidentaux et l'Arabie saoudite et renforce la position du Canada contre Riyad . La tension entre le Canada et le gouvernement saoudien est toujours en cours, après que le gouvernement d'Ottawa a exprimé son inquiétude et regret contre une campagne d'arrestations de militants saoudiens pour les droits de l'homme, fait par le nouveau gouvernement de prince saoudien Salman Bin Mohamed. Entre les deux pays, la situation est toujours bloquée après l'expulsion de l'ambassadeur du Canada et la suspension des vols de la compagnie aérienne saoudienne vers le pays nord-américain. Il ne faut pas oublier que le Canada n'est rejoint par aucun pays occidental dans cette bataille pour les droits et contre la nouvelle voie du prince vers le gouvernement. Bien que, en fait, quelques concessions de façade, comme le droit des femmes à conduire des voitures, la situation des droits de l'homme dans le pays n'a pas changé et l'Arabie Saoudite continue d'être l'un des pays les plus intolérantes du monde, où toute forme est interdite de manifestation pour réaliser des conquêtes sociales; en effet, le prince, malgré le jeune âge de trente-deux ans, continue à perpétrer la politique du royaume où tout bénéfice doit être perçu comme une concession de la famille royale. Dans ce scénario, toute activité en faveur des droits de l'homme et des droits civils est également violemment opposée. Le cas de la femme, pour qui le parquet, au-delà de la sévérité de la disposition, présente également des complications politiques potentielles, pouvant également affecter l'équilibre régional. La foi religieuse de la femme est en fait chiite dans le pays saoudien, à majorité sunnite, avec la famille royale, qui se faisait appeler le gardien des lieux saints de l'islam, les chiites sont une minorité dans le traitement très discriminée en matière d'emploi et l'accès aux formulaires bien-être présent dans le pays. La discrimination est due à des raisons religieuses, fortement liées à la politique, qui doivent s’inscrire dans la rivalité entre l’Arabie saoudite et l’Iran, même pour la suprématie religieuse au sein de la religion islamique. Les faits pour lesquels la condamnation à mort est demandée remontent à 2011, lorsque, conjointement au printemps arabe, les chiites ont protesté contre la discrimination à la majorité sunnite; La responsabilité du militant des droits de l'homme était de documenter la violence avec laquelle la police avait réprimandé. Il est compréhensible que la célébration du processus sera une source de tension entre Téhéran et Riyad, le premier accusant déjà ce dernier pour les raids opérés au Yémen, contre les combattants chiites, qui ont produit de nombreuses victimes civiles, dont beaucoup enfants. Mais au-delà des questions de politique internationale, l’histoire montre que la position du Canada contre l’Arabie est largement justifiée et soulève des questions inquiétantes sur le comportement des États occidentaux. Si par Trump États-Unis ne prévoit pas la position officielle, parce que la Maison Blanche a renforcé ses liens avec les monarchies saoudiennes fondamentales jugeant l'échiquier régional contre Téhéran, le plus surprenant est la position européenne, qui continue de garder le silence comparaisons du comportement arabe. Bruxelles devrait saisir toutes les occasions possibles pour s'écarter d'une position ambiguë vis-à-vis des atteintes aux droits afin d'affirmer l'importance de la protection; Cette attitude devrait être écartée, toutefois, probablement en raison des investissements pétroliers et saoudiens, l'Union européenne laisse le Canada dans une position isolée. La question n'est pas secondaire, car les craintes déjà décrites pourraient s’ajouter à d’autres opportunités politiques consistant en des évaluations internes, certainement insuffisantes pour maintenir l’attitude actuelle. Ce silence est un signe de la détérioration des institutions européennes, en proie à un populisme et le nationalisme, qui limitent la vision politique à de simples objectifs nationaux, qui ne permettent pas de maintenir et d'exprimer l'attention nécessaire sur les questions pour lesquelles l'Europe devrait, au lieu de cela se distinguer et être à l'avant-garde. Ce niveau inférieur et inférieur disqualifié de plus en plus institution européenne qui a mis sa confiance dans l'Union, en l'éloignant de ses citoyens et qui approche, de sorte que les objectifs des partis populistes qui divisent et nationalistes.

Arábia Saudita poderia condenar um ativista dos direitos humanos à morte e só o Canadá se opor a isso

O risco de que um ativista xiita e um cidadão da Arábia Saudita, é condenado à morte por seu país, apenas para ser um ativista de direitos humanos, concorda a reconsiderar a questão das relações entre os países ocidentais e Arábia e reforça a posição do Canadá contra Riyadh . A tensão entre o Canadá e o governo saudita ainda está em curso, depois que o governo Ottawa havia expressado preocupação e pesar contra uma campanha de prisões de ativistas sauditas para os Direitos Humanos, feita pelo novo governo do príncipe saudita Salman Bin Mohamed. Entre os dois países a situação ainda está parada, após a expulsão do embaixador canadense e a suspensão dos vôos da companhia aérea saudita para o país norte-americano. Deve ser lembrado que o Canadá não é acompanhado por nenhum país ocidental nesta batalha por direitos e contra o novo rumo do príncipe ao governo. Embora, de fato, algumas concessões fachada, tais como o direito das mulheres de dirigir carros, a situação dos direitos humanos no país não mudou e Arábia Saudita continua a ser um dos países mais intolerantes do mundo, onde qualquer forma não é permitido de manifestação para alcançar conquistas sociais; de fato, o príncipe, apesar da tenra idade de apenas trinta e dois anos, continua a perpetrar o polichê do reino, onde cada benefício deve ser percebido como uma concessão da família real. Nesse cenário, toda atividade em favor dos direitos humanos e civis também é violentamente combatida. O caso da mulher, para quem a promotoria, além da severidade da prestação, também apresenta potenciais complicações políticas, capazes de afetar também o equilíbrio regional. A fé religiosa da mulher é de fato xiita no país Arábia, com uma maioria sunita, com a família real, que se chamou o guardião dos lugares santos do Islã, os xiitas são uma minoria no tratamento altamente discriminado no emprego eo acesso a formas bem-estar presente no país. A discriminação é devida a razões religiosas, fortemente ligadas às políticas, a serem enquadradas na rivalidade entre a Arábia Saudita e o Irã, até mesmo pela supremacia religiosa dentro da fé islâmica. Os fatos para os quais a sentença de morte é pedida datam de 2011, quando, em conjunto com a primavera árabe, os xiitas protestaram contra a discriminação da maioria sunita; A culpa do ativista dos direitos humanos era documentar a violência com a qual a força policial repreendeu. É compreensível que a própria celebração do processo será uma fonte de tensão entre Teerã e Riad, com o primeiro já acusando este último para os ataques operados no Iêmen, contra os combatentes xiitas, que produziram muitas mortes de civis, incluindo muitas crianças. Mas além das questões da política internacional, a história mostra como a posição do Canadá contra a Arábia é amplamente justificada e levanta questões perturbadoras sobre o comportamento dos estados ocidentais. Se por Trump EUA não espera posição oficial, porque a Casa Branca tem reforçado os laços com as monarquias sauditas fundamentais considerando o tabuleiro regional contra Teerã, o mais surpreendente é a posição europeia, que continua a permanecer em silêncio comparações do comportamento árabe. Bruxelas deve aproveitar todas as oportunidades possíveis para divergir de uma posição ambígua em relação às violações de direitos para afirmar a importância da proteção; esta atitude deve ser descontada, no entanto, provavelmente devido ao investimento petrolífero e saudita, a União Europeia deixa o Canadá em uma posição isolada. A questão não é secundária, porque os receios já descritos poderiam ser acrescentados a outras oportunidades políticas que consistem em avaliações internas, certamente insuficientes para manter a atitude atual. Este silêncio é um sinal da deterioração das instituições europeias, infectadas pelo populismo e pelo nacionalismo, que restringem a visão política a meros objetivos nacionais, que não permitem manter e expressar a devida atenção sobre as questões para as quais a Europa deveria, em vez disso, distinguir-se e estar na vanguarda. Esse nível cada vez mais baixo desqualifica cada vez mais a instituição européia naqueles que depositaram sua confiança na União, afastando-a de seus cidadãos e aproximando-se dos objetivos divisivos dos partidos populistas e nacionalistas.