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lunedì 7 ottobre 2019

トルコはシリアのクルド人を攻撃します

トルコの意図は、シリアとの国境をクルド軍から解放することであり、クルド軍はイスラム国家によって征服された領土を占領しています。クルド人が地上で最も献身的な同盟国であったアメリカ軍の存在は、これまでアンカラの意図を妨げてきました。しかし、ホワイトハウス政権は、これらの地域で敗北したカリフ制を考慮し、トランプ大統領は、他の内的および国際的側面に焦点を当て、シリアとトルコの国境から軍隊を撤退することをいとわないでしょう。これは、アンカラが開始しようとしているクルド人に対する差し迫ったトルコの軍事作戦を支持しています。米国の宣言された意図は、クルド軍と一緒に、トルコ軍を妨害することではありません。それは、脆弱な地域のバランスを損なう恐れのある非常に恐ろしい決議であり、イスラム国家の敗北がそれに続く。トルコがシリアに存在するクルド人民兵を攻撃し、外国領土で活動すると、ダマスカスとロシアの同盟国、そしておそらくクルド人と戦ったイラン人の反応を引き起こすでしょうカリフ制。米国の棄権は、トルコの拡張主義者の意志により、国際紛争の深刻な原因を引き起こす可能性があります。カリフ制の資金提供者の中には、サウジアラビア人に加えて、反クルド機能でイスラム過激派を操ることを望んだトルコもいたという疑念を覚えておかなければなりません。クルドの民兵はアメリカ人と長い協力関係にあり、ワシントンの裏切りはクルド人の立場をアサド政権にシフトさせる可能性がありましたが、アサド政権はそれにもかかわらずクルド人民兵と協力し、クルド人にシリア国家内の特定の自治権を保証しました。これはまた、ロシアへのアプローチを意味し、ロシアは地域の枠組みの中で価値ある同盟国を獲得するでしょう。アメリカの行動の考えられる原因は、以前に言及され、実施されなかった解放に加えて、大西洋同盟の重要なメンバーであるアンカラとの関係を回復したいという願望である可能性があります。しかし、本当の問題は、トルコをまだ信頼できる同盟国と見なすことができるかどうかです。トルコ政府は、国内の状況に非常に苦労しており、クルド人の質問を使用して、公務を管理できないことから、経済が深刻になり、中心性がなくなったため、国民の注意をそらしているようです。プロジェクトがトルコ国の影響力を旧オスマン帝国に対応する地域に拡大できなかったことに対して地域的。この内部の信頼性の危機と戦うために、アンカラ政府は、クルド人のテロ問題を主張し、脆弱ではあるが米国の目標の目標を表す地域の平和を犠牲にすることに勝るものはありません。ワシントンは、クルド人を犠牲にすることで、国際的な信頼性のかなりの部分を失う可能性があり、その敗北は長い間政策の主要な目的の1つであったイスラム国家との戦いのための基本的な同盟国への攻撃を阻止するというコミットメントよりもはるかに深刻な損失です米国外。ホワイトハウスの態度がおそらく間違った計算に由来するものなのか、それとも意思決定の準備ができておらず近視眼的な政治階級の無数の即興に由来するものなのかはわかりませんが、トルコ人に先をゆだねる結果は政治にとって非常に重くなりそうです外国貿易。一方、トルコにとっては、軍事力の増加と国土内での攻撃の再開にもかかわらず、クルド人に対する厳しい血なまぐさい戦いが予想され、人口は再び軍事行動の脅威にさらされていますトルコ大統領の偉大さの野望を満たし、彼の非能率を隠すためだけに実施されました。

ستهاجم تركيا الأكراد السوريين

تبقى نية تركيا أن تكون الحدود مع سوريا خالية من القوات الكردية التي تحتل الأراضي التي احتلتها الدولة الإسلامية. إن وجود القوات الأمريكية ، والتي كان الأكراد أكثر الحلفاء ملتزمين بها على الأرض ، أعاق حتى الآن نوايا أنقرة. لكن إدارة البيت الأبيض تعتبر الخلافة المهزومة في هذه المناطق والرئيس ترامب ، الذي يركز على الجوانب الداخلية والدولية الأخرى ، سيكون على استعداد لسحب القوات من الحدود بين سوريا وتركيا. هذا يفضل العملية العسكرية التركية الوشيكة ضد الأكراد ، والتي على وشك أن تبدأ أنقرة. نية الولايات المتحدة المعلنة ليست عرقلة الجيش التركي ، وهو يقف إلى جانب القوات الكردية. سيكون قرارًا مخيفًا جدًا قادر على المساس بالتوازن الإقليمي الهش الذي يعقبه هزيمة الدولة الإسلامية. إذا هاجمت تركيا ، كما يبدو ، الميليشيات الكردية الموجودة في سوريا ، ثم تعمل على أراضٍ أجنبية ، فإنها ستثير رد فعل دمشق وحلفائها الروس وربما الإيرانيين ، الذين حاربوا أيضًا إلى جانب الأكراد ضد الخلافة. يمكن أن يتسبب امتناع الولايات المتحدة عن سبب خطير للنزاع الدولي بسبب الإرادة التوسعية التركية. يجب أن نتذكر الشكوك التي مفادها أنه من بين ممولي الخلافة ، بالإضافة إلى السعوديين ، كانت هناك تركيا أيضًا ، والتي كانت تأمل في مناورة المتطرفين الإسلاميين في وظيفتها المناهضة للأكراد. كان للميليشيات الكردية تعاون طويل مع الأمريكيين ، ويمكن لخيانة واشنطن أن تحول الموقف الكردي نحو نظام الأسد ، الذي تعاون مع ذلك مع الميليشيات الكردية وطمأن الأكراد باستقلال ذاتي معين داخل الدولة السورية. وهذا يعني أيضًا اتباع نهج تجاه الروس ، الذين سيكسبون حليفًا قيِّمًا في الإطار الإقليمي. يمكن أن يكون السبب المحتمل للسلوك الأمريكي ، بالإضافة إلى فك الارتباط المذكور سابقًا والذي لم يتم تنفيذه أبدًا ، هو الرغبة في استعادة العلاقة مع أنقرة ، التي لا تزال عضوًا مهمًا في التحالف الأطلسي. ولكن السؤال الحقيقي هو ما إذا كان يمكن اعتبار تركيا حليفًا لا يزال يعتمد عليه. الانطباع هو أن الحكومة التركية ، بصعوبة كبيرة مع الوضع الداخلي للبلد ، تستخدم المسألة الكردية لصرف الانتباه الشعبي عن عجزها عن إدارة الشؤون العامة ، مع وجود اقتصاد في صعوبة بالغة وبدون مركزية بعد الآن إقليمي بسبب فشل المشروع في مد نفوذ الدولة التركية إلى المنطقة المقابلة للإمبراطورية العثمانية السابقة. لمكافحة أزمة المصداقية الداخلية هذه ، فإن حكومة أنقرة لا تجد شيئًا أفضل من الإصرار على القضية الإرهابية الكردية ، والتضحية بالسلام الإقليمي ، الذي يمثل هشاشة أهداف الولايات المتحدة ، رغم هشاشته. يمكن لواشنطن ، من خلال التضحية بالأكراد ، أن تفقد حصة كبيرة من المصداقية الدولية ، وهي خسارة أكثر خطورة من الالتزام بمنع الهجوم على الحلفاء الأساسيين في الحرب ضد الدولة الإسلامية ، التي كانت هزيمتها منذ فترة طويلة أحد الأهداف الرئيسية للسياسة. الولايات المتحدة الخارجية. لا نعرف ما إذا كان موقف البيت الأبيض مستمدًا من عملية حسابية ربما تكون خاطئة أو من ارتجال طائش لطبقة سياسية غير مستعدة وقصيرة النظر في قراراتها ، لكن عواقب ترك الضوء الأخضر للأتراك من المرجح أن تكون ثقيلة للغاية بالنسبة للسياسة التجارة الخارجية. بالنسبة لتركيا ، من ناحية أخرى ، من المتوقع معركة قاسية ودموية ضد الأكراد ، على الرغم من زيادة القوة العسكرية واستئناف الهجمات داخل الأراضي الوطنية ، مع تهديد السكان مرة أخرى من خلال العمل العسكري نفذت فقط لتلبية طموحات عظمة الرئيس التركي وإخفاء عدم كفاءته.

martedì 1 ottobre 2019

Il pericolo del ritorno dello Stato islamico

La guerra contro lo Stato islamico, seppure vinta in apparenza, non ha annientato del tutto il fenomeno dell’integralismo sunnita a causa del perdurare delle cause che ne avevano favorito l’espansione. Esiste una zona al confine tra Siria ed Irak, nella valle del fiume Eufrate, dove le condizioni negative nelle quali vivono le popolazioni arabe locali, starebbe favorendo la riorganizzazione delle forze del califfato. La zona, inoltre è ricca di giacimenti e risorse energetiche, che causano la presenza di ingenti contingenti di truppe straniere. Le forze militari che controllano la parte siriana, sono truppe russe e siriane fedeli ad Assad, mentre nel territorio irakeno si registra la presenza di effettivi statunitensi, curdi ed iraniani. Le modalità di occupazione del territorio sono simili in entrambi i lati del confine: le operazioni militari sono frequenti e repressive, anche a causa della ripresa degli attentati terroristici, e sono compiuti spesso arresti condotti in maniera arbitraria della popolazione maschile presente nelle zone delle operazioni. Queste modalità di occupazione del territorio hanno generato una forte ostilità verso la presenza armata, comunque considerata straniera, che sta spostando le simpatie, in maniera quasi obbligata, verso la propaganda dello Stato islamico. Occorre ricordare, che una delle cause di successo della rapida espansione del califfato nella regione, fu proprio l’invadenza sciita, anche sul piano politico, oltre che in quello religioso, in territori ha maggioranza sunnita; ora quell’errore sembra ripetersi, aggravato della presenza militare straniera, che mantiene una impostazione punitiva contro le popolazioni locali, alle quali non vengono forniti i più elementari servizi di sussistenza, come l’acqua potabile nei quantitativi necessari, l’approvigionamento dell’energia elettrica e dei medicinali. Lo Stato islamico sfrutta questo malcontento operando dalle zone di campagna, dove il reclutamento sta iniziando a riscuotere un successo che costituisce un indice di preoccupazione, mentre nelle città e negli agglomerati urbani è stata intrapresa una strategia del terrore basata su attentati e ritorsioni contro chi viene individuato come collaboratore delle forze di occupazione. Terminata la fase militare, con il califfato sconfitto, le forze vincitrici dovevano intraprendere una pacificazione con le popolazioni presenti, anche se queste, avevano appoggiato l’azione del califfato; tale azione avrebbe dovuto essere incentrata sul miglioramento degli standardi qualitativi della vita delle persone, provate da anni di guerra, mediante la costruzione di infrastrutture per assicurare i servizi primari. La situazione che si è verificata, al contrario, è stata contraddistinta da una fase troppo lunga di repressione, favorita da da una mancanza di sfiducia reciproca tra le forze militari presenti, a cui devono essere aggiunti i motivi di forte contrasto ed avversione derivante dal fatto di essere su campi contrapposti. L’assenza di un progetto concreto seguito alla fine dei combattimenti ha favorito una sorta di vuoto di potere, che si è manifestato proprio con l’incapacità di fornire alle popolazioni locali strumenti pratici tali da generare una fiducia nelle isituzioni che hanno sostituito il califfato. La presenza nel tessuto sociale locale dell’aspetto tribale, come principale fattore di controllo sociale non sembra essere stata compresa in modo completo e da questa carenza è derivata la mancanza di un dialogo con le comunità locali, che hanno riscontrato un’assenza del potere centrale, sia siriano, che irakeno. Bisogna ricordare l’importanza dell’aspetto religioso in un territorio dove i sunniti sono la maggioranza e diffidano delle credenze alternative, sopratutto se rappresentate dagli sciiti. In questo quadro, dove, occore sempre tenere presente l’avversione al potere costituito, l’occupazione straniera è stata percepita come una ulteriore aggravante contro l’autodeterminazione delle tribù locali, chehanno creato un ambiente favorevole alla ripresa del consenso verso lo Stato islamico. Il pericolo di un ritorno del califfato sulla scena regionale deve essere attentamente tenuto sotto controllo ed assolutamente non sottovalutato, anche perchè gli stati arabi, che già hanno finanziato in passato il califfato in funzione anti sciita, potrebbero essere tentati di ripetere l’operazione per limitare l’azione iraniana o contro le ambizioni curde. Si tratta di un’arma che è già sfuggita al controllo dei suoi utilizzatori già una volta e le condizioni di instabilità attuali, potrebbero essere favorevoli per una ripetizione, con tutte le conseguenze internazionali del caso.     

The danger of the return of the Islamic State

The war against the Islamic State, although apparently won, has not completely annihilated the phenomenon of Sunni fundamentalism due to the continuing causes that had favored its expansion. There is an area on the border between Syria and Iraq, in the valley of the Euphrates river, where the negative conditions in which the local Arab populations live, would be favoring the reorganization of the caliphate's forces. The area is also rich in deposits and energy resources, which cause the presence of large contingents of foreign troops. The military forces that control the Syrian side, are Russian and Syrian troops loyal to Assad, while in the Iraqi territory there is the presence of US, Kurdish and Iranian troops. The modes of occupation of the territory are similar on both sides of the border: military operations are frequent and repressive, also due to the resumption of terrorist attacks, and arrests are often made conducted in an arbitrary manner by the male population present in the areas of operations. These modes of occupation of the territory have generated strong hostility towards the armed presence, which is in any case considered foreign, which is shifting the sympathies, in an almost obligatory manner, towards the propaganda of the Islamic State. It must be remembered that one of the causes of the rapid expansion of the caliphate in the region was precisely the Shiite intrusiveness, also on the political level, as well as in the religious one, in territories it has a Sunni majority; now that error seems to repeat itself, aggravated by the foreign military presence, which maintains a punitive approach against the local populations, to which the most basic subsistence services, such as drinking water in the necessary quantities, are not supplied, the supply of energy electricity and medicines. The Islamic State exploits this discontent by operating from rural areas, where recruitment is starting to be a success that is a sign of concern, while in cities and urban agglomerations a strategy of terror based on attacks and retaliation against those who are identified as a collaborator of the occupation forces. Once the military phase ended, with the caliphate defeated, the winning forces had to undertake a pacification with the present populations, even if these, had supported the action of the caliphate; this action should have been focused on improving the quality standards of people's lives, proven by years of war, by building infrastructures to ensure primary services. The situation that occurred, on the contrary, was marked by a too long phase of repression, favored by a lack of mutual distrust between the military forces present, to which must be added the reasons of strong contrast and aversion deriving from the fact to be on opposite fields. The absence of a concrete project following the end of the fighting has favored a sort of power vacuum, which has manifested itself precisely with the inability to provide local populations with practical tools that generate confidence in the institutions that replaced the caliphate. The presence in the local social fabric of the tribal aspect, as the main factor of social control does not seem to have been fully understood and this lack has resulted in the lack of a dialogue with local communities, which have found an absence of central power , both Syrian and Iraqi. We must remember the importance of the religious aspect in a territory where the Sunnis are the majority and are wary of alternative beliefs, especially if represented by the Shiites. In this context, where the aversion to the established power must always be kept in mind, foreign occupation was perceived as a further aggravating factor against the self-determination of the local tribes, which created an environment favorable to the resumption of consensus towards the Islamic State. The danger of a return of the caliphate to the regional scene must be carefully monitored and absolutely not underestimated, also because the Arab states, which have already funded the anti-Shiite caliphate in the past, could be tempted to repeat the operation to limit Iranian action or against Kurdish ambitions. It is a weapon that has already escaped the control of its users once and the current conditions of instability could be favorable for a repetition, with all the international consequences of the case.

El peligro del regreso del Estado Islámico

La guerra contra el Estado Islámico, aunque aparentemente ganó, no ha aniquilado por completo el fenómeno del fundamentalismo sunita debido a las causas continuas que habían favorecido su expansión. Hay un área en la frontera entre Siria e Irak, en el valle del río Eufrates, donde las condiciones negativas en que viven las poblaciones árabes locales favorecerían la reorganización de las fuerzas del califato. El área también es rica en depósitos y recursos energéticos, lo que provoca la presencia de grandes contingentes de tropas extranjeras. Las fuerzas militares que controlan el lado sirio son tropas rusas y sirias leales a Assad, mientras que en el territorio iraquí hay presencia de tropas estadounidenses, kurdas e iraníes. Los modos de ocupación del territorio son similares en ambos lados de la frontera: las operaciones militares son frecuentes y represivas, también debido a la reanudación de los ataques terroristas, y la población masculina presente en las áreas de operaciones a menudo realiza arrestos de manera arbitraria. Estos modos de ocupación del territorio han generado una fuerte hostilidad hacia la presencia armada, que en cualquier caso se considera extranjera, lo que está desplazando las simpatías, de manera casi obligatoria, hacia la propaganda del Estado Islámico. Debe recordarse que una de las causas de la rápida expansión del califato en la región fue precisamente la intrusión chiíta, también en el plano político, así como en el religioso, en los territorios de mayoría sunita; ahora ese error parece repetirse, agravado por la presencia militar extranjera, que mantiene un enfoque punitivo contra las poblaciones locales, a las cuales no se suministran los servicios de subsistencia más básicos, como el agua potable en las cantidades necesarias, el suministro de energía electricidad y medicinas. El Estado Islámico explota este descontento operando desde áreas rurales, donde el reclutamiento está comenzando a ser un éxito que es un signo de preocupación, mientras que en las ciudades y aglomeraciones urbanas, una estrategia de terror basada en ataques y represalias contra quienes son identificado como colaborador de las fuerzas de ocupación. Una vez que terminó la fase militar, con el califato derrotado, las fuerzas ganadoras tuvieron que emprender una pacificación con las poblaciones actuales, incluso si éstas habían apoyado la acción del califato; Esta acción debería haberse centrado en mejorar los estándares de calidad de vida de las personas, demostrados por años de guerra, mediante la construcción de infraestructuras para garantizar los servicios primarios. La situación que ocurrió, por el contrario, estuvo marcada por una fase de represión demasiado larga, favorecida por la falta de desconfianza mutua entre las fuerzas militares presentes, a lo que hay que agregar las razones del fuerte contraste y aversión derivadas del hecho. estar en campos opuestos. La ausencia de un proyecto concreto después del final de la lucha ha favorecido una especie de vacío de poder, que se ha manifestado precisamente con la incapacidad de proporcionar a las poblaciones locales herramientas prácticas que generen confianza en las instituciones que reemplazaron el califato. La presencia en el tejido social local del aspecto tribal, como el principal factor de control social no parece haberse entendido completamente y esta falta ha resultado en la falta de diálogo con las comunidades locales, que han encontrado una ausencia de poder central. , tanto sirios como iraquíes. Debemos recordar la importancia del aspecto religioso en un territorio donde los sunitas son mayoría y desconfían de las creencias alternativas, especialmente si están representados por los chiítas. En este contexto, donde la aversión al poder establecido siempre debe tenerse en cuenta, la ocupación extranjera se percibió como un factor agravante adicional contra la autodeterminación de las tribus locales, lo que creó un ambiente favorable a la reanudación del consenso hacia el Estado Islámico. El peligro de un retorno del califato a la escena regional debe ser monitoreado cuidadosamente y no debe subestimarse en absoluto, también porque los estados árabes, que ya financiaron el califato anti-chiíta en el pasado, podrían verse tentados a repetir la operación para limitar Acción iraní o contra las ambiciones kurdas. Es un arma que ya escapó del control de sus usuarios una vez y las condiciones actuales de inestabilidad podrían ser favorables para una repetición, con todas las consecuencias internacionales del caso.

Die Gefahr der Rückkehr des Islamischen Staates

Der Krieg gegen den Islamischen Staat hat das Phänomen des sunnitischen Fundamentalismus aufgrund der anhaltenden Gründe, die seine Expansion begünstigt hatten, nicht vollständig vernichtet, obwohl er anscheinend gewonnen wurde. Es gibt ein Gebiet an der Grenze zwischen Syrien und dem Irak im Tal des Euphrat, in dem die negativen Bedingungen, unter denen die einheimische arabische Bevölkerung lebt, die Reorganisation der Streitkräfte des Kalifats begünstigen würden. Das Gebiet ist auch reich an Lagerstätten und Energieressourcen, die die Anwesenheit großer Kontingente ausländischer Truppen verursachen. Die Streitkräfte, die die syrische Seite kontrollieren, sind russische und syrische Truppen, die loyal zu Assad sind, während auf irakischem Gebiet US-amerikanische, kurdische und iranische Truppen anwesend sind. Die Besatzungsmethoden des Territoriums sind auf beiden Seiten der Grenze ähnlich: Militäroperationen sind häufig und repressiv, auch aufgrund der Wiederaufnahme von Terroranschlägen, und Festnahmen werden von der in den Einsatzgebieten anwesenden männlichen Bevölkerung häufig willkürlich durchgeführt. Diese Art der Besetzung des Territoriums hat zu einer starken Feindseligkeit gegenüber der bewaffneten Präsenz geführt, die auf jeden Fall als fremd angesehen wird, was die Sympathien in fast obligatorischer Weise in Richtung der Propaganda des Islamischen Staates verschiebt. Es muss daran erinnert werden, dass eine der Ursachen für die rasche Ausdehnung des Kalifats in der Region gerade die schiitische Eindringlichkeit war, auch auf politischer und religiöser Ebene, in Gebieten mit sunnitischer Mehrheit; Jetzt scheint sich dieser Fehler zu wiederholen, erschwert durch die ausländische Militärpräsenz, die einen Strafansatz gegen die örtliche Bevölkerung beibehält, für die die grundlegendsten Subsistenzdienste wie Trinkwasser in den erforderlichen Mengen nicht bereitgestellt werden, nämlich die Energieversorgung Strom und Medikamente. Der Islamische Staat nutzt diese Unzufriedenheit aus, indem er in ländlichen Gebieten tätig wird, in denen die Rekrutierung zu einem Erfolg wird, der Anlass zur Sorge gibt, und in Städten und Ballungsräumen eine Strategie des Terrors, die auf Angriffen und Vergeltungsmaßnahmen gegen diejenigen beruht, die es sind als Kollaborateur der Besatzungsmächte identifiziert. Nach Beendigung der militärischen Phase mit dem besiegten Kalifat mussten die siegreichen Kräfte eine Befriedung der gegenwärtigen Bevölkerung vornehmen, auch wenn diese die Aktion des Kalifats unterstützt hatte; Diese Aktion hätte darauf abzielen sollen, die Lebensqualität der Menschen zu verbessern, was durch jahrelange Kriege bewiesen wurde, indem Infrastrukturen zur Gewährleistung der Grundversorgung errichtet wurden. Die eingetretene Situation war im Gegenteil von einer zu langen Phase der Unterdrückung gekennzeichnet, die durch ein mangelndes gegenseitiges Misstrauen zwischen den anwesenden Streitkräften begünstigt wurde. Hinzu kommen die Gründe für starken Kontrast und die sich daraus ergebende Abneigung auf gegenüberliegenden Feldern sein. Das Fehlen eines konkreten Projekts nach dem Ende der Kämpfe hat eine Art Machtvakuum begünstigt, das sich gerade dadurch bemerkbar gemacht hat, dass es der lokalen Bevölkerung nicht möglich ist, praktische Instrumente zur Verfügung zu stellen, die Vertrauen in die Institutionen schaffen, die das Kalifat abgelöst haben. Die Präsenz des Stammesaspekts als Hauptfaktor der sozialen Kontrolle im lokalen sozialen Gefüge scheint nicht vollständig verstanden worden zu sein, und dieser Mangel hat dazu geführt, dass kein Dialog mit den lokalen Gemeinschaften geführt wurde, denen die zentrale Macht fehlt , sowohl syrische als auch irakische. Wir müssen uns an die Wichtigkeit des religiösen Aspekts in einem Gebiet erinnern, in dem die Sunniten die Mehrheit bilden und alternative Überzeugungen fürchten, insbesondere wenn sie von den Schiiten vertreten werden. In diesem Kontext, in dem die Abneigung gegen die etablierte Macht immer im Auge behalten werden muss, wurde die ausländische Besetzung als ein weiterer erschwerender Faktor gegen die Selbstbestimmung der lokalen Stämme empfunden, der ein günstiges Umfeld für die Wiederaufnahme des Konsenses gegenüber dem islamischen Staat schuf. Die Gefahr einer Rückkehr des Kalifats in die regionale Szene muss sorgfältig überwacht und darf keinesfalls unterschätzt werden, auch weil die arabischen Staaten, die das antischiitische Kalifat bereits in der Vergangenheit finanziert haben, versucht sein könnten, die Operation zu wiederholen, um sie einzuschränken Iranische Aktion oder gegen kurdische Ambitionen. Es ist eine Waffe, die sich bereits einmal der Kontrolle ihrer Benutzer entzogen hat, und die gegenwärtigen Instabilitätsbedingungen könnten für eine Wiederholung mit allen internationalen Konsequenzen des Falls günstig sein.

Le danger du retour de l'Etat islamique

La guerre contre l'État islamique, bien qu'apparemment gagnée, n'a pas complètement annihilé le phénomène de l'intégrisme sunnite en raison des causes persistantes qui avaient favorisé son expansion. Il existe un espace à la frontière entre la Syrie et l'Irak, dans la vallée de l'Euphrate, où les conditions négatives dans lesquelles vivent les populations arabes locales favoriseraient la réorganisation des forces du califat. La région est également riche en gisements et en ressources énergétiques, ce qui entraîne la présence d’importants contingents de troupes étrangères. Les forces militaires qui contrôlent la partie syrienne sont les troupes russes et syriennes fidèles à Assad, tandis que les forces américaines, kurdes et iraniennes se trouvent sur le territoire irakien. Les modes d'occupation du territoire sont similaires des deux côtés de la frontière: les opérations militaires sont fréquentes et répressives, du fait également de la reprise des attaques terroristes, et les arrestations sont souvent effectuées de manière arbitraire par la population masculine présente dans les zones d'opérations. Ces modes d’occupation du territoire ont engendré une vive hostilité à l’égard de la présence armée, considérée en tout état de cause comme étrangère, ce qui entraîne une sympathie quasi obligatoire pour la propagande de l’État islamique. Il convient de rappeler que l’une des causes de l’expansion rapide du califat dans la région était précisément l’intrusion chiite, aussi bien sur le plan politique que religieux, dans les territoires à majorité sunnite; maintenant cette erreur semble se répéter, aggravée par la présence militaire étrangère, qui maintient une approche punitive contre les populations locales, à laquelle ne sont pas fournis les services de subsistance les plus élémentaires, tels que l'eau potable en quantité suffisante, électricité et médicaments. L’État islamique exploite ce mécontentement en opérant dans les zones rurales, où le recrutement commence à être un succès inquiétant, tandis que dans les villes et les agglomérations urbaines, une stratégie de terreur fondée sur des attaques et des représailles contre ceux qui se identifié comme un collaborateur des forces d'occupation. Une fois la phase militaire terminée, le califat étant vaincu, les forces gagnantes devaient procéder à une pacification des populations actuelles, même si celles-ci avaient soutenu l'action du califat; cette action aurait dû viser à améliorer les normes de qualité de la vie des personnes, prouvée par des années de guerre, en construisant des infrastructures assurant des services de base. Au contraire, la situation qui s’est produite a été marquée par une phase de répression trop longue, favorisée par un manque de méfiance mutuelle entre les forces armées présentes, à laquelle il faut ajouter les raisons de fort contraste et d’aversion découlant du fait être sur des champs opposés. L'absence de projet concret après la fin des combats a favorisé une sorte de vide du pouvoir, qui s'est manifesté précisément par l'incapacité de fournir aux populations locales des outils pratiques générant la confiance des institutions qui ont remplacé le califat. La présence dans le tissu social local de l'aspect tribal, en tant que principal facteur de contrôle social, ne semble pas avoir été pleinement comprise et cette absence a entraîné l'absence de dialogue avec les communautés locales, qui ont constaté l'absence de pouvoir central. , à la fois syrienne et irakienne. Nous devons nous rappeler l’importance de l’aspect religieux dans un territoire où les sunnites sont majoritaires et se méfient des croyances alternatives, en particulier s’ils sont représentés par les chiites. Dans ce contexte, où l’aversion pour le pouvoir établi doit toujours être gardée à l’esprit, l’occupation étrangère a été perçue comme un facteur aggravant supplémentaire contre l’autodétermination des tribus locales, ce qui a créé un environnement propice à la reprise du consensus vers l’État islamique. Le danger d'un retour du califat sur la scène régionale doit être surveillé de près et absolument pas sous-estimé, également parce que les États arabes, qui ont déjà financé le califat anti-chiite dans le passé, pourraient être tentés de répéter l'opération pour limiter Action iranienne ou contre les ambitions kurdes. C'est une arme qui a déjà échappé au contrôle de ses utilisateurs et les conditions d'instabilité actuelles pourraient être propices à une répétition, avec toutes les conséquences internationales du cas.