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martedì 7 aprile 2015

السياسة الخارجية الإيطالية أكثر احتمالا لاستخدام خيار الحوار من الجيش

الإيطالي التفكير السياسة الخارجية لسلسلة من الحلول الدبلوماسية، وقبل استخدام الخيارات العسكرية، على الرغم من المتوخى كحلول المتطرفة. على مكافحة الإرهاب وقال وزير الخارجية الإيطالي أن هناك أيضا الخيار العسكري، علاوة على ذلك الغجر هو جزء من التحالف الذي شكلت ضد الدولة الإسلامية، ولكن الحلول الشاملة، مثل تلك المستخدمة للحروب ضد العراق، التي قدمت نشر كبير من الموارد، وتعتبر نتائج عكسية، لأنها تحمل على مستوى عال من زعزعة الاستقرار داخل البلدان التي تنفذ فيها. يبدو أن إيطاليا قد تعلمت الدرس من العراق، والتي حررت البلاد من الدكتاتورية، ومن ثم تسليمها إلى عدم الاستقرار السياسي غضب، أن، حققت في حقيقة الخلافات الشديدة داخل البلاد، مما يساعد على خلق ظاهرة الخلافة. إذا كان لديك حقا لاستخدامها في التدخلات العسكرية يجب أن تكون قصيرة ومحددة ومدعومة بشكل رئيسي من قبل الاستخدام المناسب من الإجراءات الدبلوماسية. والهدف هو فتح الحوار بين الأطراف المتنازعة أكثر اعتدالا، لصالح مجالات الاتفاق قادرة على التغلب على المواجهة المسلحة. إذا كان هذا الشرط هو نموذجي من قوة متوسطة، كما هو بلدة ايطالية ليس لديها كميات كبيرة من الرجال والوسائل، حتى الرئيس الأميركي أوباما، ويبدو أن تنحاز إلى السعي وراء الحوار باعتباره واحدا من الأدوات الرئيسية في العلاقات الدولية، وأيضا مع تلك الموضوعات عادة على مواقع مخالفة. طبعا، ثمة حالات الشريط الحدودي، للأسف أكثر وأكثر تواترا، حيث صك الحوار غير ممكن، حسب، بل الدولة الإسلامية، القاعدة، بوكو حرام وكوكبة من الجماعات الإرهابية من المتطرفين داخل الطائفية. ولكن حتى ضد هؤلاء الأعداء هو ضروري لاستكمال استخدام القوة، وتكتيكات للحوار، والتي يجب أن تستثمر في أجزاء من المجتمع الإسلامي المعتدل والمعرفة تشمل الدول، حيث الدين هو العنصر الغالب، للقتال، وليس فقط في الكلمات ضد القوى المتطرفة. هذه هي التكتيكات التي تتطلب وقتا طويلا وجهودا كبيرة، ولكن هذا اذا كان بامكانهم تحقيق هذا الهدف، يمكن توفير قدر أكبر من الاستقرار والمتانة من النتيجة النهائية. على وجه التحديد، وزير الخارجية الإيطالي يدرك مشكلة الصراع داخل العالم الإسلامي وآثاره، ولكن الحل ليس لتغذية المقارنة، وكيفية التوسط بين الطرفين، لوضع حد للمواجهات المسلحة . إيطاليا يتولى منصب المفوض الأعلى للسياسة الخارجية في الاتحاد الأوروبي، وجاء هذه الحقيقة إلى مهارات الوساطة للبلد الإيطالي، قد يفضل دور لروما، والتي، بدءا من الخلف، ليصبح بطل الرواية يعرف، لإيجاد حلول لمختلف مثلت الأزمة إلى التداول، في حين تبقى في إطار السياسة الخارجية في الاتحاد الأوروبي والحلف الأطلسي. لا ينبغي أن يتم الحوار السياسي للخروج فقط مع المفاوضات الرسمية، ولكن قبل كل شيء، من خلال التعاون والمساعدات الدولية، وأدوات ملموسة حقيقية، قادرة على التغلب على انعدام الثقة وكسب ثقة الناس. يجب أن السياسة الخارجية الإيطالية أيضا العثور على طريقة لضمان الحماية الفعالة للناس من الدين المسيحي، والتي، وفقا للاحصاءات، هي الأكثر اضطهاد: في هذه الحالة من الضروري تشجيع الحوار مع المبادرات التي تنطوي على السلطات الدينية والسياسية لتعزيز التعايش السلمي.

Il problema dello scontro tra sciiti e sunniti al centro dello scenario internazionale

La firma dell'accordo di Losanna, rischia di esasperare il conflitto su base religiosa, che rischia di destabilizzare, non solo il medio oriente, ma anche parte dell’Asia. Vi è, infatti, tutto un insieme di alleanze e di presenze di gruppi religiosi minoritari, a seconda di quale paese si guardi, che possono diventare fattori di pesante incertezza per le relazioni internazionali. Uno dei significati principali che gli avversari di Teheran danno all’intesa raggiunta in Svizzera, non riguarda tanto gli aspetti tecnici concordati per evitare lo sviluppo in senso militare della tecnologia nucleare iraniana, ma piuttosto una valenza di tipo politico, che permette allo stato iraniano di rompere l’isolamento a cui era stato condannato ed aspirare a diventare una potenza regionale in grado di fare valere i propri intendimenti. Questo timore è soprattutto quello dell’Arabia Saudita, che d’ora in avanti non godrà più della rendita di posizione acquisita sulla scena internazionale, grazie alla sua importanza strategica, nel quadro delle alleanze con gli Stati Uniti. Washington è stato, anzi, il principale fautore del raggiungimento dell’accordo, che, occorre ricordarlo, è soltanto preparatorio in vista del negoziato finale, che dovrà concludersi entro il 30 giugno. Sulla posizione americana si sono scatenate, negli alleati sunniti prese di posizione molto contrarie, che non hanno fatto desistere però, l’esecutivo della Casa Bianca dai suoi propositi, ma hanno costretto Obama a districarsi, attraverso pericoloso equilibrismi nei rapporti internazionali con i paesi del medio oriente. Il conflitto in corso nello Yemen è stato più volte identificato come uno scontro a distanza tra Iran ed Arabia Saudita e può essere preso a modello di situazioni future, dove la presenza di una minoranza sciita o sunnita, imponga l’intervento diretto o indiretto della potenza protettrice. Quello che si configura è un duello a distanza, potenzialmente senza soluzione di continuità, che rischia di logorare la figura di prima super potenza mondiale degli Stati Uniti. Nella fattispecie dello Yemen, gli USA sono intervenuti al fianco dell’Arabia Saudita, ma in Iraq sono, anche se non formalmente alleati degli iraniani. Oltre questi teatri di guerra avanza il caso pachistano, nazione che ha al suo interno una minoranza considerevole di sciiti, circa il 20% del totale dei suoi abitanti, ma che ha da lungo tempo ingaggiato conflitti di confine con Teheran, soprattutto nelle zone del confine con il paese iraniano dove risiedono minoranze sunnite. Di recente è l’ultimo episodio dove è stata registrata la morte di otto soldati iraniani, i cui colpevoli, pare siano fuggiti nel paese pachistano. Il Pakistan è ritenuto un alleato inaffidabile dagli americani nel quadro della lotta ai talebani afghani, tanto che uno dei progetti di Obama, una volta appianate ufficialmente le divergenze con Teheran, è proprio quello di allearsi con gli iraniani per sconfiggere le milizie integraliste che trovano spesso rifugio nel territorio pachistano. Ma Islamabad è anche un alleato dell’Arabia Saudita, che ha invitato le truppe pachistane a fare parte della alleanza contro gli sciiti dello Yemen. Come si vede, siamo in presenza di uno scenario completamente collegato, dove la presenza delle minoranze rischia di diventare un elemento di forte destabilizzazione, non solo delle singole situazioni, ma nel complesso quadro in divenire dei rapporti internazionali. Occorre ricordare anche il caso avvenuto durante le primavere arabe in Bahrain, paese governato da una monarchia sunnita, ma popolato da una maggioranza sciita (circa il 61% del totale), che condusse una rivolta stroncata solo dall’intervento delle forze armate saudite. Un ulteriore elemento da non dimenticare è il possesso dell’arma atomica da parte del paese pachistano, una nazione sempre più considerata come poco stabile. La maggiore urgenza, in questo momento, è rappresentata dalla lotta allo Stato islamico, ma immediatamente dopo potrebbero moltiplicarsi tutta una serie di situazioni dove il contrasto tra sciiti e sunniti potrà mettere a dura prova la leadership americana a causa dei delicati equilibri che andranno a sollecitare. Per la Casa Bianca, ma non solo, si presenterà uno scenario completamente asimmetrico capace di alterare il quadro globale dei rapporti internazionali. Sarebbe meglio prevenire con un lavoro di diplomazia impostato alla globalità delle situazioni, piuttosto che continuare nella scelta dei piccoli passi e nella valutazione del singolo caso volta per volta.

The problem of the conflict between Shiites and Sunnis in the center of the international scenario

The signing of the Lausanne, is likely to exacerbate the conflict based on religion, which threatens to destabilize not only the Middle East, but also part of Asia. There is, in fact, a whole set of alliances and presence of minority religious groups, depending on which country you look, that can become factors of heavy uncertainty for international relations. One of the main meanings that opponents of Tehran damage to the understanding reached in Switzerland, not so much about the technical aspects agreed to avoid development in the military sense of the Iranian nuclear technology, but rather a political valence, which allows the state of Iran break the isolation in which he was condemned and aspire to become a regional power able to assert their intentions. This fear is especially that of Saudi Arabia, that henceforth no longer enjoys the advantageous position acquired on the international scene, thanks to its strategic importance, in the framework of alliances with the United States. Washington was, indeed, the main proponent of reaching agreement, that should be remembered, is only preparatory in view of the final negotiations, which must be completed by 30 June. On the US position have been let loose, in the Sunni allies stances very contrary, that they did not give up, however, the executive branch of the White House from his intentions, but have forced Obama to extricate themselves, through dangerous balancing acts in international relations with the countries of the middle east. The ongoing conflict in Yemen has been repeatedly identified as a clash distance between Iran and Saudi Arabia and can be taken as a model for future situations, where the presence of a minority Shiite or Sunni, requiring the direct or indirect power patron. What appears is a duel to the distance, potentially seamless, which is likely to wear down the figure of the first super world power of the United States. In the case of Yemen, the United States intervened on the side of Saudi Arabia, but in Iraq, although not formally allied with the Iranians. Besides these theaters of war advances the case of Pakistan, a country that has built a sizable minority of Shiites, about 20% of its total population, but which has long been engaged in border conflicts with Tehran, especially in areas of the border with the country where they reside Iranian Sunni minority. Recently is the last episode where you recorded the death of eight Iranian soldiers, whose culprits, seem to have fled the country of Pakistan. Pakistan is considered an unreliable ally by the Americans in the fight to the Taliban Afghans, so much so that one of the projects of Obama, once officially ironed out differences with Tehran, is precisely to ally with the Iranians to defeat fundamentalist militias that are often found refuge in Pakistani territory. But Islamabad is also an ally of Saudi Arabia, who called on the Pakistani troops to be part of the alliance against the Shia of Yemen. As you see, we are in the presence of a scenario completely connected, where the presence of minorities is likely to become a strong element of destabilization, not only of individual situations, but overall framework of international relations in the making. It should be remembered also the case occurred during the Arab Spring in Bahrain, a country ruled by a Sunni monarchy, but populated by a Shiite majority (about 61% of the total), who led a revolt nipped only by the intervention of the Saudi armed forces. Another element not to be forgotten is the possession of nuclear weapons by the country of Pakistan, a nation increasingly seen as unstable. The most urgent, at this time, is represented by the fight against Islamic state, but immediately after could multiply a number of situations where the contrast between Shiites and Sunnis could put a strain on American leadership because of the delicate balance that will solicit . For the White House, but not only, will present a scenario completely asymmetric capable of altering the overall framework of international relations. It would be better to work with a set of diplomacy to the totality of the situation, rather than continue in the choice of small steps and in the assessment of the individual case from time to time.

El problema del conflicto entre chiíes y suníes en el centro del escenario internacional

La firma del Lausanne, puede exacerbar el conflicto sobre la base de la religión, que amenaza con desestabilizar no sólo el Oriente Medio, sino también parte de Asia. Hay, de hecho, toda una serie de alianzas y la presencia de grupos religiosos minoritarios, dependiendo de qué país se mire, que pueden convertirse en factores de incertidumbre pesada para las relaciones internacionales. Uno de los principales significados que los oponentes de daños Teherán para el entendimiento alcanzado en Suiza, no tanto sobre los aspectos técnicos convenidos para evitar el desarrollo en el sentido militar de la tecnología nuclear de Irán, sino más bien una valencia política, lo que permite que el estado de Irán romper el aislamiento en el que fue condenado y aspirar a convertirse en una potencia regional capaz de hacer valer sus intenciones. Este temor es especialmente el de Arabia Saudita, que en adelante ya no goza de la posición ventajosa adquirida en la escena internacional, gracias a su importancia estratégica, en el marco de alianzas con los Estados Unidos. Washington era, de hecho, el principal impulsor de llegar a un acuerdo, que debe ser recordado, es sólo preparatoria con miras a las negociaciones finales, que deben completarse antes del 30 de junio. En la posición de Estados Unidos se han desatado, en los aliados sunitas posturas muy contrarias, que no se dio por vencido, sin embargo, el Poder Ejecutivo de la Casa Blanca de sus intenciones, pero han obligado a Obama a liberarse a sí mismos, a través de actos de equilibrio peligrosas en las relaciones internacionales con los países de la medio oriente. El actual conflicto en Yemen se ha identificado repetidamente como una distancia enfrentamiento entre Irán y Arabia Saudita y puede tomarse como modelo para futuras situaciones, donde la presencia de una minoría chiíta o sunita, que requiere el poder directo o indirecto patrona. Lo que aparece es un duelo a distancia, potencialmente sin fisuras, que es probable que desgastar la figura de la primera potencia mundial súper de los Estados Unidos. En el caso de Yemen, Estados Unidos intervino en el lado de Arabia Saudita, pero en Irak, aunque no formalmente aliado con los iraníes. Además de estos escenarios de guerra avanza el caso de Pakistán, un país que ha construido una minoría considerable de chiítas, alrededor del 20% de su población total, pero que durante mucho tiempo se ha dedicado a los conflictos fronterizos con Teherán, especialmente en las zonas de la frontera con el país en el que residen minoría suní de Irán. Recientemente es el último episodio en el que grabó la muerte de ocho soldados iraníes, cuyos culpables, parece haber abandonado el país de Pakistán. Pakistán es considerado un aliado poco fiable por los estadounidenses en la lucha a los afganos talibanes, tanto es así que uno de los proyectos de Obama, una vez planchada oficialmente diferencias con Teherán, es precisamente a aliarse con los iraníes para derrotar a las milicias fundamentalistas que se encuentran a menudo refugio en territorio paquistaní. Pero Islamabad es también un aliado de Arabia Saudita, quien llamó a las tropas paquistaníes a formar parte de la alianza contra los chiítas de Yemen. Como se ve, estamos en presencia de un escenario completamente conectado, donde es probable que se convierta un fuerte elemento de desestabilización, no sólo de las situaciones individuales, pero el marco general de las relaciones internacionales en la toma de la presencia de las minorías. Hay que recordar también el caso ocurrido durante la Primavera Árabe en Bahrein, un país gobernado por una monarquía suní, pero poblada por una mayoría chií (cerca del 61% del total), que lideró una revuelta mordisqueó sólo por la intervención de las fuerzas armadas saudíes. Otro elemento que no debe olvidarse es la posesión de armas nucleares por parte del país de Pakistán, una nación cada vez más visto como inestable. Lo más urgente, en este momento, está representado por la lucha contra el Estado islámico, pero inmediatamente después podría multiplicar un número de situaciones en las que el contraste entre chiítas y sunitas podría poner una tensión en el liderazgo estadounidense debido a el delicado equilibrio que solicitarán . Para la Casa Blanca, pero no sólo, presentará un escenario completamente asimétrica capaz de alterar el marco general de las relaciones internacionales. Sería mejor trabajar con un conjunto de la diplomacia a la totalidad de la situación, en lugar de seguir en la elección de pequeños pasos y en la evaluación de cada caso individual de vez en cuando.

Das Problem des Konflikts zwischen Schiiten und Sunniten im Zentrum der internationalen Szenario

Die Unterzeichnung des Lausanne, ist wahrscheinlich, um den Konflikt zu verschärfen, aufgrund der Religion, die zu destabilisieren, nicht nur im Nahen Osten, sondern auch Teil Asiens bedroht. Es gibt in der Tat eine ganze Reihe von Allianzen und Vorhandensein von religiösen Minderheiten, je nachdem, welches Land Sie sehen können, dass Faktoren schwerer Unsicherheit für die internationalen Beziehungen geworden. Eine der wichtigsten Bedeutungen, die Gegner von Teheran Beschädigung des Verständnisses in der Schweiz erreicht, nicht so viel über die technischen Aspekte vereinbart, die Entwicklung im militärischen Sinne des iranischen Nukleartechnologie zu vermeiden, sondern vielmehr eine politische Wertigkeit, die den Zustand des Iran erlaubt brechen die Isolation, in der er verurteilt wurde und danach streben, eine regionale Macht in der Lage, ihre Absichten durchsetzen wird. Diese Angst ist vor allem, dass Saudi-Arabien, die die vorteilhafte Position auf internationaler Ebene erworben, dank seiner strategischen Bedeutung, die im Rahmen der Partnerschaften mit den Vereinigten Staaten von nun an nicht mehr genießt. Washington war in der Tat, ist nur der Hauptvertreter der Einigung, die in Erinnerung bleiben sollte, Vorbereitung im Hinblick auf die Abschlussverhandlungen, die bis zum 30. Juni abgeschlossen sein muss. Auf der US-Position haben losgelassen worden ist, in den sunnitischen Verbündeten ständen sehr entgegen, dass sie nicht aufgeben, aber die Exekutive des Weißen Hauses von seinen Absichten, aber Obama gezwungen, sich zu befreien, durch gefährliche Balanceakte in den internationalen Beziehungen zu den Ländern der mittlerer osten. Der anhaltende Konflikt im Jemen wurde immer wieder als Kampf Abstand zwischen dem Iran und Saudi-Arabien erkannt und kann als Modell für zukünftige Situationen ergriffen werden, wenn die Anwesenheit von einer Minderheit Schiiten oder Sunniten, die direkte oder indirekte Leistung erforderlich Schirmherr. Was erscheint, ist ein Duell der Distanz, die möglicherweise eine nahtlose, die wahrscheinlich nach unten die Figur des ersten Super-Weltmacht der Vereinigten Staaten zu tragen ist. Im Fall der Jemen, intervenierte die Vereinigten Staaten an der Seite von Saudi-Arabien, aber im Irak, wenn auch nicht offiziell mit den Iranern verbündet. Neben diesen Kriegsschauplätzen fördert die bei Pakistan, einem Land, das eine beträchtliche Minderheit der Schiiten, etwa 20% der Gesamtbevölkerung gebaut hat, die aber in Grenzkonflikte mit Teheran lange tätig ist, vor allem in Bereichen der Grenze mit dem Land, in dem sie ihren Wohnsitz haben iranische sunnitischen Minderheit. Kürzlich ist die letzte Episode, in dem Sie den Tod von acht iranische Soldaten, deren Täter aufgenommen, scheint das Land Pakistan geflohen. Pakistan gilt als ein unzuverlässiger Verbündeter der Amerikaner im Kampf mit den Taliban Afghanen, so sehr, dass eines der Projekte von Obama, einmal offiziell Differenzen mit Teheran gebügelt, besteht genau darin, mit den Iranern zu verbünden, um fundamentalistischen Milizen, die oft zu finden sind besiegen Zuflucht in pakistanischem Territorium. Aber Islamabad ist auch ein Verbündeter von Saudi-Arabien, die die pakistanischen Truppen aufgerufen, Teil der Allianz gegen die Schiiten im Jemen sein. Wie Sie sehen, sind wir in der Gegenwart von einem Szenario vollständig angeschlossen, wo die Anwesenheit von Minderheiten wahrscheinlich ein starkes Element der Destabilisierung, nicht nur einzelne Situationen, aber Gesamtrahmen der internationalen Beziehungen in der Herstellung geworden ist. Es sollte auch daran erinnert werden, der Fall während des Arabischen Frühlings in Bahrain, einem Land, das von einem sunnitischen Monarchie regiert aufgetreten ist, sondern von einem schiitischen Mehrheit (über 61% der Gesamtzahl), der einen Aufstand erstickt nur durch das Eingreifen der Saudi-Streitkräfte geführt besiedelt. Ein weiteres Element, nicht zu vergessen ist der Besitz von Atomwaffen durch das Land von Pakistan, einem Land zunehmend als instabil angesehen. Die dringendste, zu dieser Zeit, wird durch den Kampf gegen den islamischen Staat vertreten, aber unmittelbar nach könnte eine Reihe von Situationen, in denen der Kontrast zwischen Schiiten und Sunniten könnte eine Belastung für amerikanische Führung durch die feine Balance, die erbitten wird gestellt multiplizieren . Für das Weiße Haus, aber nicht nur, ein Szenario vollständig asymmetrische geeignet sind, Veränderungen des allgemeinen Rahmens der internationalen Beziehungen zu präsentieren. Es wäre besser, mit einer Reihe von Diplomatie, um die Gesamtheit der Situation zu arbeiten, anstatt weiterhin in der Wahl der kleinen Schritte und in der Beurteilung des Einzelfalls von Zeit zu Zeit.

Le problème du conflit entre chiites et sunnites dans le centre de la scène internationale

La signature de Lausanne, est de nature à exacerber le conflit fondée sur la religion, qui menace de déstabiliser non seulement au Moyen-Orient, mais aussi une partie de l'Asie. Il est, en fait, toute une série d'alliances et la présence de groupes religieux minoritaires, selon le pays où vous regardez, qui peuvent devenir des facteurs d'incertitude lourde pour les relations internationales. L'une des principales significations que les opposants de Téhéran dommages à l'entente conclue en Suisse, non pas tant sur les aspects techniques convenues pour éviter le développement dans le sens militaire du nucléaire iranien, mais plutôt une valence politique, ce qui permet à l'Etat d'Iran briser l'isolement dans lequel il a été condamné et aspirer à devenir une puissance régionale en mesure de faire valoir leurs intentions. Cette crainte est particulièrement celle de l'Arabie Saoudite, que, désormais, ne jouit plus de la position avantageuse acquise sur la scène internationale, grâce à son importance stratégique, dans le cadre d'alliances avec les États-Unis. Washington était, en effet, le promoteur principal de parvenir à un accord, qui devrait se rappeler, ne est que préparatoire en vue des négociations finales, qui doivent être remplis avant le 30 Juin. Sur la position des États-Unis ont été lâchés dans les alliés sunnites des positions très contraires, qu'ils ne ont pas abandonné, cependant, la branche exécutive de la Maison Blanche de ses intentions, mais ont forcé Obama de se en sortir, par des actes d'équilibrage dangereuses dans les relations internationales avec les pays de la moyen-orient. Le conflit en cours au Yémen a été identifié à plusieurs reprises comme une distance de conflit entre l'Iran et l'Arabie Saoudite et peut être considéré comme un modèle pour les situations futures, où la présence d'une minorité chiite ou sunnite, exigeant le pouvoir direct ou indirect mécène. Ce qui apparaît est un duel à la distance, potentiellement sans soudure, qui est susceptible de porter vers le bas le chiffre de la première super-puissance mondiale des Etats-Unis. Dans le cas du Yémen, les Etats-Unis sont intervenus sur le côté de l'Arabie Saoudite, mais en Irak, bien que pas officiellement alliés avec les Iraniens. Outre ces théâtres de guerre avances le cas du Pakistan, un pays qui a construit une importante minorité de chiites, environ 20% de sa population totale, mais qui a longtemps été engagé dans des conflits frontaliers avec Téhéran, en particulier dans les zones de la frontière avec le pays où ils résident minorité sunnite iranienne. Récemment est le dernier épisode où vous avez enregistré la mort de huit soldats iraniens, dont les coupables, semblent avoir fui le pays du Pakistan. Le Pakistan est considéré comme un allié peu fiable par les Américains dans la lutte pour les Afghans talibans, si bien que l'un des projets d'Obama, une fois officiellement aplanies différences avec Téhéran, est précisément de se allier avec les Iraniens pour vaincre les milices fondamentalistes qui sont souvent trouvés refuge dans le territoire pakistanais. Mais Islamabad est aussi un allié de l'Arabie saoudite, qui a appelé les troupes pakistanaises de faire partie de l'alliance contre les chiites du Yémen. Comme vous le voyez, nous sommes en présence d'un scénario complètement connecté, où la présence des minorités est susceptible de devenir un élément fort de déstabilisation, non seulement des situations individuelles, mais cadre global des relations internationales dans la fabrication. Il convient de rappeler également le cas se est produite pendant le printemps arabe à Bahreïn, un pays gouverné par une monarchie sunnite, mais peuplé par une majorité chiite (environ 61% du total), qui a mené une révolte étouffée que par l'intervention des forces armées saoudiennes. Un autre élément à ne pas oublier est la possession d'armes nucléaires par le pays du Pakistan, une nation de plus en plus considéré comme instable. Le plus urgent, à ce moment, est représenté par la lutte contre le Etat islamique, mais immédiatement après pourrait multiplier un certain nombre de situations où le contraste entre chiites et sunnites pourrait exercer une pression sur le leadership américain en raison de l'équilibre délicat qui sollicitera . Pour la Maison Blanche, mais pas seulement, présentera un scénario complètement asymétrique capable de modifier le cadre général des relations internationales. Il serait préférable de travailler avec un ensemble de la diplomatie à l'ensemble de la situation, plutôt que de continuer dans le choix des petits pas et dans l'évaluation du cas individuel de temps à autre.

O problema do conflito entre xiitas e sunitas no centro do cenário internacional

A assinatura do Lausanne, é susceptível de agravar o conflito com base na religião, que ameaça desestabilizar não só no Oriente Médio, mas também parte da Ásia. Há, na verdade, um conjunto de alianças e presença de grupos religiosos minoritários, dependendo de qual país você olhar, que pode se tornar fatores de incerteza pesado para as relações internacionais. Um dos principais significados que os opositores do dano Teerã para o acordo alcançado na Suíça, não tanto sobre os aspectos técnicos acordados para evitar o desenvolvimento no sentido militar da tecnologia nuclear iraniano, mas sim uma valência política, o que permite que o estado do Irã romper o isolamento em que ele foi condenado e aspiram a se tornar uma potência regional capaz de afirmar suas intenções. Este medo é especialmente que da Arábia Saudita, que, doravante, não mais desfruta de uma posição vantajosa adquirido na cena internacional, graças à sua importância estratégica, no âmbito de alianças com os Estados Unidos. Washington foi, de fato, o principal defensor de chegar a um acordo, que deve ser lembrado, é apenas preparatória tendo em vista as negociações finais, que devem ser concluídas até 30 de Junho. Na posição dos EUA foram soltos, nas aliados sunitas posturas muito contrário, que eles não desistiu, no entanto, o Poder Executivo da Casa Branca a partir de suas intenções, mas forçaram Obama de se livrar, através de perigosos atos de balanceamento nas relações internacionais com os países da oriente médio. O conflito em curso no Iêmen tem sido repetidamente identificada como uma distância confronto entre Irã e Arábia Saudita e pode ser tomado como um modelo para situações futuras, onde a presença de uma minoria xiita ou sunita, exigindo que o poder direto ou indireto patrono. O que parece é um duelo à distância, potencialmente sem costura, que é susceptível de desgastar a figura do primeiro super-potência mundial dos Estados Unidos. No caso do Iêmen, os Estados Unidos intervieram no lado da Arábia Saudita, mas no Iraque, embora não formalmente aliado com os iranianos. Além desses teatros de guerra avança o caso do Paquistão, um país que construiu uma minoria considerável de xiitas, cerca de 20% da sua população total, mas que tem sido envolvido em conflitos de fronteira com o Irã, especialmente em áreas de fronteira com o país em que residem minoria sunita iraniano. Recentemente é o último episódio em que você registrou a morte de oito soldados iranianos, cujos culpados, parecem ter fugido do país do Paquistão. Paquistão é considerado um aliado confiável pelos norte-americanos na luta para os afegãos talibãs, tanto que um dos projetos de Obama, uma vez sanadas oficialmente as diferenças com Teerã, é justamente para aliar-se com os iranianos para derrotar as milícias fundamentalistas que são freqüentemente encontrados refúgio em território paquistanês. Mas Islamabad também é um aliado da Arábia Saudita, que apelou às tropas paquistanesas para fazer parte da aliança contra os xiitas do Iêmen. Como você vê, estamos na presença de um cenário completamente conectado, onde a presença de minorias é provável que se torne um forte elemento de desestabilização, não só de situações individuais, mas quadro geral das relações internacionais na fatura. Recorde-se também o caso ocorreu durante a Primavera Árabe no Bahrein, um país governado por uma monarquia sunita, mas povoado por uma maioria xiita (cerca de 61% do total), que liderou uma revolta beliscado apenas pela intervenção das forças armadas sauditas. Outro elemento não deve ser esquecido é a posse de armas nucleares pelo país do Paquistão, uma nação cada vez mais vista como instável. O mais urgente, neste momento, é representado pela luta contra o Estado islâmico, mas imediatamente após poderiam multiplicar-se uma série de situações em que o contraste entre xiitas e sunitas poderia colocar uma pressão sobre a liderança americana por causa do delicado equilíbrio que irá solicitar . Para a Casa Branca, mas não só, vai apresentar um cenário capaz completamente assimétrica alterar o quadro geral das relações internacionais. Seria melhor trabalhar com um conjunto de diplomacia para a totalidade da situação, em vez de continuar na escolha de pequenos passos e na avaliação do caso individual, de tempos a tempos.