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giovedì 14 agosto 2014

تقسيم العراق، حل لمشكلة الشرق الأوسط

تحسبا لمستقبل العراق تقع مصير الفصل في ثلاث ولايات، مما يعني فشل منظور ما بعد الاستعمار، ولكن معظم فهم دور الولايات المتحدة بغداد في رقعة الشطرنج الإقليمي. للوحدة ولاية واشنطن من العراق يعني السيطرة على منطقة واسعة التي كانت بمثابة منطقة عازلة بين سوريا وإيران. إذا علاقات طهران مع البيت الأبيض هي على طريق التحسن، وتلك مع دمشق، حتى لو كان سيئا، يمكن أن تجد أغراضه الخاصة من أجل وقف تقدم الميليشيات السنية الراديكالية. الولايات المتحدة، من أجل أن تكون أضرار طفيفة، وخاصة في المنظور، ينبغي تسهيل تقسيم العراق إلى ثلاثة كيانات منفصلة، حل مشاكلهم جزئيا من الجغرافيا السياسية في المنطقة، ولكن تدهور العلاقات مع حلفاء مهمين. الكيانات الثلاثة التي ينبغي أن تنشأ هي تلك المتعلقة، منطقة شيعية سنية وأخيرا إلى كردستان مستقلة. منطقة سنية مستقلة أمر ضروري من أجل السلام في المنطقة برمتها واحتواء المتطرفين: لا يزال دولة في أيدي المعتدلين السنة حاليا الطريقة الوحيدة لهزيمة التطرف، الأمر الذي قد يخل بالنظام العالمي، وتوفير أساس تكتيكات الانطلاق لموسم جديد من الإرهاب في جميع أنحاء العالم الغربي. ولتحقيق ذلك يتطلب التزاما ثقيلا على الميدان، ولكن التحدي بالتساوي سوف تكون واحدة على المستوى السياسي للتوسط بين الاتجاهات المختلفة، من بينها أتباع حزب البعث، أن صدام حسين. السياسة الجنونية للحكومة المركزية في بغداد، الذي هبط السنة بعيدا عن مواقف سلطة الدولة لا يمكن إلا أن يكافأ مع الاستقلال التام، ولكن في ظل تحالف صارم مع واشنطن. منطقة شيعية مستقلة ضروري لأسباب كثيرة النفعية: الحوار مع المعارضين الدينية لم يعد ممكنا داخل نفس الدولة، ولكن يمكن أن يستأنفوا مهامهم على دولة مستقلة اعترفت بعضها البعض. ولكن هذا الافتراض يمكن أن تكون محفوفة بالمخاطر للعلاقات الدولية بين الولايات المتحدة وبعض حلفائها، مثل دول الخليج، الذين قد ترى هذا الحل بمثابة تنازل لإيران، التي من شأنها حتما ممارسة نفوذها على الاغلبية الشيعية في البلاد . سيكون هذا السيناريو يتم تغيير التوازن الحالي في المنطقة، وأيضا في سياق أوسع، المتنازع عليها منذ فترة طويلة من قبل السعوديين، الذي يرى التقارب التدريجي بين طهران وواشنطن. للبيت الأبيض للتعامل مع هذه القضايا في سياق تدهورت بالفعل يمكن أن تكون معقدة للغاية. المستوى الثالث هو أن الأكراد، والآن قريبة جدا من تحقيق الهدف بطريقة عملية لإقامة دولة عادلة قائما بذاته ومستقلا. وقد تم حتى الآن تعارض هذا العامل من قبل الولايات المتحدة، على الرغم من أن الأكراد هم أفضل حلفائها في المنطقة، كما أنه أساسي لهزيمة صدام، لأنهم رأوا الشعب الكردي هو عامل استقرار داخل التركيبة العرقية خشنة من البلد؛ ولكن هذا الهدف يبدو الآن لا مفر منه لطموحات الناس الذين لفترة طويلة تسعى الحكم الذاتي أكثر اكتمالا بكثير من الوقت الحاضر محصورة داخل الهيكل الاتحادي حيث شهدت العاصمة بشكل متزايد على أنه السيطرة الأجنبية. في النهاية سيكون على واشنطن أن الاستسلام لطموحات الأكراد والاعتراف توقعاتهم المشروعة للاستقلال، من بين أمور أخرى، وهذا من شأنه أن يعزز علاقاتهم فقط. ومع ذلك، يتم تمثيل للأميركيين موانع من المظالم التركية والإيرانية أيضا، الذين يخشون التوسع في المطالبات الكردية أيضا إلى أن أراضي الحاضر مجموعة عرقية في بلدانهم وكانوا دائما عوامل عدم الاستقرار للتوازن الداخلي. كما نرى صورة عامة ليس من السهل حلها، ولكن ذلك يتطلب ضيق الوقت للعمل، وخاصة الحاجة إلى هزيمة جيش الدولة الإسلامية وبلاد الشام. وإذا كانت الأسلحة في المقام الأول، ضرورية، بل وأكثر سوف تكون القدرة على تخليص السياسة في مثل هذا السيناريو حتى متنوع للغاية، حيث احتياجات مختلف اللاعبين في اللعبة وغالبا ما تكون في صراع مع بعضها البعض على مستويات متعددة وفي نهاية المطاف مع نفس المصالح التي الأميركيين والغربيين. ينبغي أن نتذكر أنه على بعد مسافة قصيرة استمرت المشكلة الفلسطينية، والتي، مع حلها بعيد متزايد يساهم إلى حد كبير في الارتباك وعدم الاستقرار العام العام للجبهة أن تستمر في التوسع.

martedì 12 agosto 2014

Le critiche della Clinton alla politica estera di Obama

Le critiche di Hillary Clinton alla politica estera di Obama, in parte giustificate, sono il più chiaro segno dell’apertura della campagna elettorale per la corsa alle presidenziali prossime venture. L’impostazione data al giudizio della dottrina Obama è quasi del tutto negativa ed è un chiaro segnale all’elettorato repubblicano, che appare spaccato e quindi incapace di esprimere un proprio candidato sufficientemente forte per la competizione presidenziale. L’eccessiva buona disposizione verso il governo israeliano, secondo la Clinton costretto a produrre una risposta oltremodo dura ai razzi di Hamas è esclusivamente funzionale all’elettorato ebreo ed alla sua forza economica, ma pone la Clinton come troppo poco obiettiva di fronte all’eccessiva risposta di Tel Aviv, che ha provocato tante vittime civili. Proprio di fronte a questo fattore, l’ex Segretario di stato, ha addebitato totalmente la colpa delle vittime civili alla strategia di Hamas di nascondere le proprie infrastrutture militari tra le abitazioni civili. Rispondere a questa obiezione è relativamente facile, se si considerano le condizioni nelle quali Israele ha costretto a vivere 1.800.000 persone, senza sbocchi verso terra o verso il mare. La Clinton appare troppo indulgente con il paese israeliano, non nominando mai gli ostacoli artificiosi frapposti dal governo di Tel Aviv al cammino della pace, rappresentato dal progetto dei due stati sullo stesso territorio. Il premier israeliano, più volte adirato con Obama e Kerry, nel caso di affermazione di quella che potrebbe essere la prima presidente donna degli Stati Uniti, deve sentirsi sicuro di avere di nuovo un alleato acritico, capace soltanto di garantire il proprio appoggio, senza interferenze nei progetti espansionistici delle colonie. Per la Clinton l’approvazione di Israele appare centrale nella propria strategia di politica estera, soprattutto nell’area mediorientale; una strategia che appare da subito muscolare ed interventista, in antitesi a quella prudente, ma effettivamente con scarsi risultati di Obama. La pressione dei musulmani radicali, secondo la Clinton, deriva da un atteggiamento troppo morbido di Obama, derivante dal proposito di non porre più gli Stati Uniti come potenza dominate e soprattutto contraddistinta da una politica basata sulle ingerenze nella politica interna degli stati. Questa stessa critica è stata mossa anche dagli ambienti repubblicani, che hanno visto come segno di debolezza e perdita di importanza e quindi di influenza l’arretramento americano, richiesto, invece, dalla maggioranza della popolazione. Se vi è un appunto da fare ad Obama è proprio il volere mantenere a tutti i costi i propri impegni elettorali relativi al disimpegno delle truppe USA dai teatri di guerra del mondo, senza adattare questa strategia in maniera più elastica allo svolgimento dei fatti ed agli sviluppi internazionali che stanno segnando questo periodo storico. Quello che è accaduto, infatti, ha dimostrato una certa rigidità di Obama nel seguire la sua politica, senza sapersi adattare di volta in volta alle risposte che era necessario che gli Usa fornissero in qualità di maggiore potenza mondiale. Un errore fondamentale è stato privilegiare lo scenario del sud est asiatico senza prima avere risolto la questione mediorientale ed averla anzi aggravata con un ritiro dall’Iran troppo avventato e basato essenzialmente sui programmi elettorali. Malgrado queste pecche Obama ha ottenuto dei risultati apprezzabili con l’Iran, ma ha mancato politicamente la strategia con i paesi del Golfo Persico, responsabili, seppure involontari, della crescita dello stato islamico dell’Iraq e del Levante. Un atteggiamento maggiormente coinvolto avrebbe provocato certamente delle critiche interne, ma avrebbe creato non poche difficoltà al grado di forza e di autonomia delle milizie radicali sunnite. Tuttavia le critiche di Hillary Clinton non paiono generose, Obama ha cercato una impostazione differente della politica estera statunitense uscendo dallo schema che molti avversari definivano imperialista; ma n on è tanto sul mancato uso delle armi e della forza che la dottrina Obama sta risultando perdente, quanto sul mancato coraggio politico di affrontare scelte ben più nette, dovuto, in parte, al fatto di essere ostaggio proprio di settori culturali e politici come quello da cui proviene la Clinton. Se la moglie di Bill diventerà presidente dovrà per forza affrontare queste questioni da ben altre angolazioni, che vanno oltre la mera critica per guadagnare i voti dai repubblicani.

The criticism of Clinton to Obama's foreign policy

Hillary Clinton's criticism of Obama's foreign policy, in part justified, are the most obvious sign of the opening of the election campaign for the presidential race next venture. Setting the date the judgment of the Obama doctrine is almost entirely negative and it is a clear signal that the Republican electorate, which appears split and therefore unable to express its strong enough candidate for the presidential contest. The excessive good disposition towards the Israeli government, according to the Clinton forced to produce an extremely tough response to the rockets of Hamas is purely functional electorate jew and its economic strength, but puts Clinton as too little objective in front of excessive response of Tel Aviv, which resulted in many civilian casualties. Right in front of this factor, the former Secretary of State, has charged completely the fault of the civilian casualties to the strategy of Hamas to hide their military infrastructure in civilian homes. Answer to this objection is relatively easy, if we consider the conditions under which Israel has forced 1.8 million people to live, landlocked ground or into the sea. The Clinton appears to be too lenient with the country of Israel, do not ever naming the artificial obstacles placed in the way by the government in Tel Aviv to the path of peace, which is the project of two states in the same territory. The Israeli prime minister, often angry with Obama and Kerry, in the case of affirmation of what may be the first female president of the United States, must feel safe to have a new ally uncritical, able only to secure their support, without interference in the plans for expansion of the colonies. For Clinton's approval of Israel is central to its strategy of foreign policy, especially in the Middle East; a strategy that appears to be at once muscular and interventionist, in contrast to the prudent, but actually with poor results of Obama. The pressure of radical Muslims, according to Clinton, comes from an attitude of Obama too soft, resulting from the intention not to put more than the United States as the dominant power, and above all characterized by a policy based on interference in the internal politics of states. This same criticism has been leveled even by Republicans environments, which they saw as a sign of weakness and loss of importance and thus influence the American withdrawal, which is required, however, the majority of the population. If there is a note to do with Obama is just the will to keep at all costs its election commitments relating to the withdrawal of American troops from the war zones of the world, without adapting this strategy in a more elastic way the course of events and developments Cities that are marking this historical period. What happened, in fact, demonstrated a certain rigidity of Obama to follow its policy, without knowing how to adapt each time to the answers that it was necessary that the United States would provide as a major world power. A fundamental error was to favor the scenario of Southeast Asia without first having solved the Middle East problem and have it rather aggravated by a too hasty withdrawal from Iran and based essentially on the electoral programs. Despite these flaws Obama got decent results with Iran, but the strategy has failed politically with the countries of the Persian Gulf, responsible, albeit unintentional, the growth of the Islamic state of Iraq and the Levant. A more involved approach would have certainly caused the internal criticism, but it would create many difficulties for the degree of strength and autonomy of radical Sunni militias. However, the criticism of Hillary Clinton do not seem generous, Obama tried a different setting of American foreign policy coming from the diagram that defined many opponents of imperialism; but no so much on the non-use of weapons and force the Obama doctrine is proving loser, as the lack of political courage to deal with far more choices net, due, in part, to the fact of being hostage to their own political and cultural sectors as the one from which the Clinton administration. If Bill's wife becomes president will be forced to address these issues from very different angles, which go beyond mere criticism to gain votes from Republicans.

La crítica de Clinton a la política exterior de Obama

La crítica de Hillary Clinton de la política exterior de Obama, en parte justificada, son el signo más evidente de la apertura de la campaña electoral para las elecciones presidenciales próxima aventura. Ajuste de la fecha del juicio de la doctrina Obama es casi enteramente negativa y es una clara señal de que el electorado republicano, que aparece dividido y por lo tanto incapaz de expresar su firme candidata suficiente para la contienda presidencial. La buena disposición excesiva hacia el gobierno israelí, de acuerdo con la Clinton obligó a producir una respuesta extremadamente resistente a los cohetes de Hamas es judio electorado puramente funcional y su fuerza económica, pero pone Clinton como demasiado poco objetiva frente a la excesiva respuesta de Tel Aviv, que dio lugar a muchas víctimas civiles. Justo en frente de este factor, el ex secretario de Estado, ha cargado completamente la culpa de las bajas civiles a la estrategia de Hamas para ocultar su infraestructura militar en casas de civiles. Respuesta a esta objeción es relativamente fácil, si tenemos en cuenta las condiciones en que Israel ha obligado a 1,8 millones de personas a vivir en tierra, sin salida al mar o en el mar. La Clinton parece ser demasiado indulgente con el país de Israel, ni se te ocurra nombrar a los obstáculos artificiales colocados en el camino por el gobierno de Tel Aviv a la senda de la paz, que es el proyecto de dos estados en el mismo territorio. El primer ministro israelí, a menudo enojada con Obama y Kerry, en el caso de la afirmación de lo que podría ser la primera mujer presidente de los Estados Unidos, debe sentirse seguro de tener un nuevo aliado incondicional, capaz sólo de asegurar su apoyo, sin interferencias en los planes de expansión de las colonias. Para la aprobación de Clinton de Israel es central en su estrategia de política exterior, especialmente en el Oriente Medio; una estrategia que parece ser a la vez musculoso e intervencionista, en contraste con la prudencia, pero en realidad con resultados pobres de Obama. La presión de los musulmanes radicales, según Clinton, viene de una actitud de Obama demasiado suave, que resulta de la intención de no poner más de los Estados Unidos como potencia dominante, y sobre todo caracterizado por una política basada en la injerencia en la política interna de los Estados. Esto mismo se ha criticado incluso por los ambientes republicanos, que veían como un signo de debilidad y pérdida de importancia y por lo tanto influyen en la retirada estadounidense, que se requiere, sin embargo, la mayoría de la población. Si hay una nota que ver con Obama es sólo la voluntad de mantener a toda costa sus compromisos electorales en relación con la retirada de las tropas estadounidenses de las zonas de guerra del mundo, sin adaptar esta estrategia en una manera dogmática el curso de los acontecimientos y desarrollos Las ciudades que están marcando este período histórico. Lo que ocurrió, de hecho, demostró una cierta rigidez de Obama para seguir su política, sin saber cómo adaptarse cada vez a las respuestas que era necesario que Estados Unidos proporcionaría como una gran potencia mundial. Un error fundamental era favorecer el escenario del Sudeste de Asia sin tener resuelto el problema del Oriente Medio y haga que sea más agravada por una retirada demasiado precipitada de Irán y basada esencialmente en los programas electorales. A pesar de estos defectos Obama consiguió resultados decentes con Irán, pero la estrategia ha fracasado políticamente con los países del Golfo Pérsico, responsable, aunque sea involuntaria, el crecimiento del Estado Islámico de Irak y el Levante. Un enfoque más complicado, sin duda habría provocado la crítica interna, sino que crearía muchas dificultades para el grado de fuerza y ​​autonomía de las milicias sunitas radicales. Sin embargo, la crítica de Hillary Clinton no parece generosa, Obama optó por una configuración diferente de la política exterior de Estados Unidos viene del diagrama que define muchos opositores del imperialismo; pero no tanto en la falta de uso de las armas y la fuerza de la doctrina Obama está demostrando perdedor, como la falta de coraje político para hacer frente a muchas más opciones netas, debido, en parte, al hecho de ser rehén de sus propios sectores políticos y culturales, aquella de la que el gobierno de Clinton. Si la esposa de Bill se convierte en presidente se verá obligado a abordar estos temas desde ángulos muy diferentes, que van más allá de la mera crítica para ganar votos de los republicanos.

Die Kritik von Clinton zu Obamas Außenpolitik

Kritik an Obamas Außenpolitik Hillary Clinton, zum Teil gerechtfertigt, sind die offensichtlichsten Zeichen der Öffnung der Wahlkampf für die Präsidentschaftswahl nächste Venture. Einstellen von Datum, das Urteil des Obama-Doktrin ist fast ausschließlich negativ und es ist ein klares Signal, dass die republikanische Wählerschaft, die gespalten und erscheint daher nicht in der Lage, seine stark genug Kandidaten für die Präsidentschaftswahlen zum Ausdruck bringen. Die übermäßige gute Stimmung gegenüber der israelischen Regierung, nach der Clinton gezwungen, erzeugen eine extrem harte Reaktion auf die Raketen der Hamas ist rein funktional Wähler Jude und seine wirtschaftliche Stärke, sondern bringt Clinton als zu wenig objektiv vor übermäßigen Antwort von Tel Aviv, die in vielen zivilen Opfern geführt. Direkt vor diesem Faktor, der ehemalige Außenminister, hat vollständig die Schuld der zivilen Opfer auf die Strategie der Hamas, ihre militärische Infrastruktur in Häuser von Zivilisten verstecken belastet. Antwort auf diesen Einwand ist relativ einfach, wenn wir die Bedingungen, unter denen Israel hat 1,8 Millionen Menschen zu leben gezwungen, eingeschlossene Boden oder ins Meer zu betrachten. Die Clinton scheint zu nachsichtig mit dem Land Israel, nicht immer die künstlichen Hindernisse in den Weg von der Regierung in Tel Aviv auf den Weg des Friedens, die das Projekt von zwei Staaten in demselben Gebiet ist gelegt Namensgebung. Der israelische Ministerpräsident, oft wütend mit Obama und Kerry, im Falle der Bestätigung dessen, was die erste Präsidentin der Vereinigten Staaten zu sein, muss sich sicher fühlen, um einen neuen Verbündeten haben unkritisch, nur in der Lage, um ihre Unterstützung zu sichern, ohne Störung in den Plänen für den Ausbau der Kolonien. Für die Genehmigung von Israel Clinton ist zentral für die Strategie der Außenpolitik, vor allem im Nahen Osten; eine Strategie, die scheint auf einmal muskulös und interventionistische, im Gegensatz zu den vorsichtigen, aber eigentlich mit schlechten Ergebnissen von Obama. Der Druck der radikalen Muslime, nach Clinton, kommt aus einer Haltung der Obama zu weich, von der Absicht ergibt, nicht mehr als die Vereinigten Staaten als die dominierende Macht vor allem gekennzeichnet durch eine Politik, die auf die Einmischung in die Innenpolitik der Staaten setzen, und. Die gleiche Kritik wurde auch von den Republikanern Umgebungen, die sie als ein Zeichen von Schwäche und Verlust der Bedeutung sah und damit Einfluss auf die amerikanischen Rückzug, die erforderlich ist, aber die Mehrheit der Bevölkerung geebnet worden. Wenn es eine Note mit Obama tun, ist nur der Wille, um jeden Preis ihre Wahlzusagen im Zusammenhang mit dem Abzug der amerikanischen Truppen aus den Kriegsgebieten der Welt zu halten, ohne Anpassung dieser Strategie in einem elastischer Weise den Verlauf der Ereignisse und Entwicklungen Städte, die Kennzeichnung dieses historischen Periode sind. Was passiert ist, in der Tat, zeigte eine gewisse Starrheit von Obama, seine Politik zu folgen, ohne zu wissen, wie man jedes Mal auf die Antworten, die es war notwendig, dass die Vereinigten Staaten als Weltmacht bieten anzupassen. Ein Grundfehler war, um das Szenario Südostasiens, ohne vorher löste das Nahost-Problem und haben es nicht durch eine zu hastige Rückzug aus Iran verschärft und im wesentlichen auf die Wahlprogramme der Basis zu fördern. Trotz dieser Mängel Obama erhielt anständige Ergebnisse mit dem Iran, aber die Strategie ist politisch mit den Ländern des Persischen Golfs, verantwortlich, wenn auch unbeabsichtigt, das Wachstum des islamischen Staates im Irak und der Levante fehlgeschlagen. Ein komplizierter Ansatz würde die interne Kritik sicherlich verursacht haben, aber es würde viele Schwierigkeiten für den Grad der Stärke und Autonomie des radikalen sunnitischen Milizen erstellen. Allerdings haben die Kritik von Hillary Clinton scheint nicht großzügig, versuchte Obama eine andere Einstellung der amerikanischen Außenpolitik, die von der Darstellung, die viele Gegner des Imperialismus definiert; aber nicht so sehr auf die Nicht-Verwendung von Waffen und zwingen die Obama-Doktrin erweist Verlierer, wie der Mangel an politischem Mut, mit weit mehr Möglichkeiten Netz, durch, zum Teil, um ihre eigenen politischen und kulturellen Sektoren befassen, zu der Tatsache, dass sie als Geisel derjenige, von dem die Clinton-Administration. Wenn Bills Frau wird Präsident werden gezwungen sein, diese Fragen aus sehr unterschiedlichen Blickwinkeln, die über die bloße Kritik gehen, um Stimmen von Republikanern zu gewinnen anzugehen.

La critique de Clinton à la politique étrangère d'Obama

La critique de Hillary Clinton de la politique étrangère d'Obama, en partie justifiée, sont le signe le plus évident de l'ouverture de la campagne électorale pour l'élection présidentielle prochaine risque. Réglage de la date du jugement de la doctrine Obama est presque entièrement négatif et il est un signal clair que l'électorat républicain, qui apparaît divisé et donc incapable d'exprimer son candidat assez fort pour l'élection présidentielle. La bonne disposition excessive à l'égard du gouvernement israélien, selon la Clinton contraint de produire une réponse extrêmement difficile de les roquettes du Hamas est Juif électorat purement fonctionnelle et de sa puissance économique, mais met Clinton que trop peu objectif devant excessive réponse de Tel-Aviv, qui a entraîné de nombreuses victimes civiles. Juste en face de ce facteur, l'ancien secrétaire d'État, est complètement chargée de la faute des victimes civiles à la stratégie du Hamas à cacher leur infrastructure militaire dans les maisons des civils. Réponse à cette objection est relativement facile, si l'on considère les conditions dans lesquelles Israël a forcé 1,8 millions de personnes à vivre, terrain enclavé ou dans la mer. La Clinton semble être trop indulgent avec le pays d'Israël, ne jamais nommer les obstacles artificiels placés sur le chemin par le gouvernement à Tel Aviv pour le chemin de la paix, qui est le projet de deux Etats sur le même territoire. Le Premier ministre israélien, souvent en colère avec Obama et Kerry, dans le cas de l'affirmation de ce que peut être la première femme présidente des Etats-Unis, doit se sentir en sécurité d'avoir un nouvel allié critique, capable seulement de s'assurer de leur soutien, sans ingérence dans les plans d'expansion des colonies. Pour l'approbation de Clinton d'Israël est au cœur de sa stratégie de politique étrangère, en particulier au Moyen-Orient; une stratégie qui semble être à la fois musculaire et interventionniste, contrairement à la prudence, mais en fait, avec des résultats médiocres d'Obama. La pression des musulmans radicaux, selon Clinton, vient d'une attitude d'Obama trop mou, résulte de l'intention de ne pas mettre plus que les États-Unis comme puissance dominante, et surtout caractérisé par une politique fondée sur l'ingérence dans la politique intérieure des Etats. Cette même critique a été formulée par les environnements, même républicains, qu'ils considéraient comme un signe de faiblesse et perte d'importance et donc influencent le retrait américain, qui est nécessaire, cependant, la majorité de la population. Si il ya une note à voir avec Obama est juste la volonté de conserver à tout prix ses engagements électoraux concernant le retrait des troupes américaines des zones du monde de guerre, sans adapter cette stratégie de manière plus élastique le cours des événements et des développements villes qui marquent cette période historique. Ce qui s'est passé, en fait, fait preuve d'une certaine rigidité de Obama de suivre sa politique, sans savoir s'adapter à chaque fois pour les réponses qu'il était nécessaire que les États-Unis de fournir comme une grande puissance mondiale. Une erreur fondamentale était de favoriser le scénario de l'Asie du Sud-Est sans avoir résolu le problème du Moyen-Orient et ont plutôt aggravé par un retrait trop rapide de l'Iran et basé essentiellement sur ​​les programmes électoraux. Malgré ces défauts Obama a obtenu des résultats décents avec l'Iran, mais la stratégie a échoué sur le plan politique avec les pays du golfe Persique, responsable, quoique involontaire, la croissance de l'État islamique d'Irak et du Levant. Une approche plus impliqué aurait certainement provoqué la critique interne, mais cela créerait beaucoup de difficultés pour le degré de force et l'autonomie des milices sunnites radicaux. Cependant, la critique de Hillary Clinton ne semble pas généreux, Obama a essayé un réglage différent de la politique étrangère américaine en provenance du schéma qui définit de nombreux adversaires de l'impérialisme; mais pas tellement sur la non-utilisation des armes et la force la doctrine Obama s'avère perdant, comme le manque de courage politique pour faire face à beaucoup plus de choix nets, en raison, en partie, au fait d'être l'otage de leurs propres secteurs politiques et culturelles celui à partir duquel l'administration de Clinton. Si la femme de Bill devient président sera obligé de répondre à ces questions à partir des angles très différents, qui vont au-delà de la simple critique gagner des voix de républicains.

A crítica de Clinton para a política externa de Obama

Críticas à política externa de Obama de Hillary Clinton, em parte justificado, são o sinal mais evidente da abertura da campanha eleitoral para a corrida presidencial do próximo empreendimento. Definir a data do julgamento da doutrina Obama é quase inteiramente negativo e é um sinal claro de que o eleitorado republicano, que aparece dividida e, portanto, incapaz de expressar seu candidato forte o suficiente para a disputa presidencial. A boa disposição excessiva para o governo israelense, de acordo com o Clinton forçado a produzir uma resposta extremamente difícil para os foguetes do Hamas é judeu eleitorado puramente funcional e sua força econômica, mas coloca Clinton como muito pouco objetivo na frente de excessiva resposta de Tel Aviv, o que resultou em muitas mortes de civis. Bem na frente desse fator, o ex-secretário de Estado, acusou completamente a culpa das mortes civis para a estratégia do Hamas de esconder a sua infra-estrutura militar em casas de civis. Resposta a esta objeção é relativamente fácil, se levarmos em conta as condições em que Israel forçou 1,8 milhões de pessoas a viver em terra, sem litoral ou para o mar. O Clinton parece ser muito leniente com o país de Israel, não nunca nomear os obstáculos artificiais colocados no caminho por parte do governo em Tel Aviv para o caminho da paz, que é o projeto de dois Estados no mesmo território. O primeiro-ministro israelense, muitas vezes com raiva de Obama e Kerry, no caso da afirmação do que pode ser a primeira mulher presidente dos Estados Unidos, deve sentir-se seguro para ter um novo aliado acrítica, capaz apenas de garantir o seu apoio, sem interferência nos planos de expansão das colônias. Para a aprovação de Israel de Clinton é central para sua estratégia de política externa, especialmente no Oriente Médio; uma estratégia que parece ser ao mesmo tempo muscular e intervencionista, em contraste com o prudente, mas, na verdade, com resultados ruins de Obama. A pressão de muçulmanos radicais, de acordo com Clinton, vem de uma atitude de Obama muito mole, resultante da intenção de não colocar mais do que os Estados Unidos como a potência dominante, e acima de tudo caracteriza-se por uma política baseada em interferência na política interna dos Estados. Este mesmo críticas têm sido feitas até mesmo por ambientes republicanos, que viram como um sinal de fraqueza e perda de importância e, assim, influenciar a retirada americana, que é necessário, no entanto, a maioria da população. Se há uma nota a ver com Obama é apenas a vontade de manter a todo o custo os seus compromissos eleitorais relativos à retirada das tropas americanas das zonas de guerra do mundo, sem adaptar esta estratégia de forma mais elástica o curso dos acontecimentos e desenvolvimentos cidades que marcam este período histórico. O que aconteceu, de fato, demonstrou uma certa rigidez de Obama de seguir a sua política, sem saber como se adaptar a cada vez que as respostas de que era necessário que os Estados Unidos forneceriam como uma grande potência mundial. Um erro fundamental foi a favorecer o cenário do sudeste da Ásia, sem antes ter resolvido o problema do Médio Oriente e tê-lo em vez agravada por uma retirada apressada demais do Irã e assenta essencialmente nos programas eleitorais. Apesar destas falhas Obama obteve bons resultados com o Irã, mas a estratégia falhou politicamente com os países do Golfo Pérsico, responsável, ainda que não intencional, o crescimento do Estado Islâmico do Iraque e do Levante. Uma abordagem mais envolvido certamente teria causado a crítica interna, mas que iria criar muitas dificuldades para o grau de força e autonomia das milícias sunitas radicais. No entanto, as críticas de Hillary Clinton não parece generoso, Obama tentou uma configuração diferente da política externa americana que vem do diagrama que definiu muitos adversários do imperialismo; mas não tanto sobre a não utilização de armas e forçar a doutrina Obama está provando perdedor, como a falta de coragem política para lidar com muito mais opções líquidas, devido, em parte, ao fato de ser refém de seus próprios setores políticos e culturais, a partir do qual a administração Clinton. Se a esposa de Bill se torna presidente será forçado a abordar estas questões a partir de diferentes ângulos, que vão além da mera crítica para ganhar votos dos republicanos.