Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
lunedì 19 febbraio 2018
米国とトルコの関係はますます困難になっている
トルコのテイラーソン国務長官の使命は非常に複雑である。両国の関係は歴史的な低水準にあり、最近まで予想できなかった外交的な中断の実際のリスクがある。クルド民兵、ワシントンの伝統的な同盟国に対する米国の支援の問題は、ちょうど2つの国家間の紛争の最新のケースで、武力対決に変質ができ、相互の脅威の危険な先例を表します。以前は、トルコの市民に査証が拒否され、その後アンカラ当局が同様の措置をとったケースがありました。摩擦理由の一つは、クーデターの扇動者のいずれかが失敗したと考えられている米国に住んで、トルコの説教者の非引き渡しです。摩擦のためにすべてのこれらの理由は、おそらく実質的な証拠によってサポートされ、アメリカの知覚を考慮し、しかし軽微なものである、アサドをダウンさせるための道具のようにし、その後、変換されたトルコのイスラム国家から初期のサポートのおかげでイラクのシリアと、上記のすべて、あなたが直接的な方法米国に従事された国の順番を覆し主権テロ実体の大幅な構造基金、、。米国とトルコの間に良好な関係を維持することの重要性は、アンカラの西提携に家庭で期待するのもトルコはNATOの唯一のイスラム教徒の一員であるという事実のために、米国内の原因では、アスペクトと考えられています新たな世界のシナリオに直面して不可欠です。ワシントンはトルコがロシアの影響力を失うかもしれないと懸念している。この問題が発生した場合には、モスクワは、ビューの軍事的観点からソ連圏に属していた国の不安を高め、今のロシアのより多くの恐れができ地中海と黒海での戦略的な位置を得るでしょう。さらに、主要なムスリム諸国の1つと提携していないと、米国とスンニ派の世界との距離がさらに明確になるだろう。議論のトピックの一つは、トルコは、ロシアに特に近いように思えるこの前にシリアの将来をしたエルドアン首相は、アサドを特定し、特に後に、可能クルド人に対する防波堤とエンティティを設定するために自分の欲望を戦った後、トルコ国境の主権者。米国の立場は、クルド人に近いが、ワシントンがアンカラとのより良い関係を保つための解決策を排除することを望んでいないからといって、完全にはっきりしていない。アサドの未来には、ロシア、イランと、確かに、トルコとで構成され、実際には連立政権の反対側にあるシリアの民主主義勢力、ワシントンのサポートによって証明広い発散が、そこにあります。会談がどのように発展し、双方が両国の関係を積極的に評価しようとしているのかを確認する必要があるだろう。二国間の距離は、エルドアン首相が取る政治的な方向によって正当化されたように、オバマが理解された場合は、トランプであなたがあるため、現在の米国大統領の政治的性向の、和解のいくつかの並べ替えを予測することができました。しかし、ロシアの場合、大統領の事務所は連邦政策を指示するのに十分ではないので、外交軍事装置はトルコと距離を保っている。それは、この乖離はまだこれとは対照的に、ホワイトハウスの外かどうかの力に有益であると考えられるかどうかを見守らなければならないの和解が最終的な休憩を防ぐことができなければならないとなっています。外交的な仕事は容易ではありません。エルドガンはクルドとの戦いをあきらめたくないし、ワシントンは忠実な同盟国を裏切ることもできません。しかし、トルコは何も諦めていないようで、現在の状況は、相違する問題に対処できる仕組みを見つけるために両当事者間に包括的なコミットメントがあっただけである。それぞれの位置が離れて残っていると、このような状況ではダマスカスはシリアの領土でさらに進めるために、後者を避けるために、クルド人とトルコ人の間に介在する力として利用することをいとわないことを、クルド人民兵とアサドの正規軍との間にありそうな合意によって配合されます。この場合は、すべての利害関係者の間で混乱が実体化した場合増加するように設定することになります。実際には、合法的な質問は、この提携が現実になるとしたら、ロシアがどうなるとどのような米国がどうなるかです。
وتزداد صعوبة العلاقات بين الولايات المتحدة وتركيا
وكانت مهمة وزير الخارجية الأمريكي تيلرسون في تركيا معقدة للغاية. العلاقات
بين البلدين في أدنى مستوياتها التاريخية وهناك خطر حقيقي من كسر
دبلوماسي، وهو السيناريو الذي حتى وقت قريب لم يكن يمكن التنبؤ بها. إن
مساندة الولايات المتحدة للميليشيات الكردية، المتحالفة تقليديا مع
واشنطن، ليست سوى آخر حالة صراع بين البلدين وتمثل سابقة خطيرة من
التهديدات المتبادلة التي يمكن أن تتحول إلى نزاع مسلح. وكانت هناك في السابق حالات تأشيرات دخول للمواطنين الأتراك من قبل الولايات المتحدة، تليها إجراءات مماثلة من قبل سلطات أنقرة. أحد أسباب الاحتكاك هو عدم تسليم الواعظ التركي المقيم في الولايات المتحدة، والذي يعتقد أنه أحد الملهمين للانقلاب الفاشل. كل
هذه أسباب الاحتكاك ومهما كانت طفيفة، والنظر في التصور الأمريكي، وربما
تدعمها أدلة قوية، والدعم الأولي من الدولة الإسلامية التركية، والتي كان
من المقرر أن كأداة لاسقاط الأسد ومن ثم يتم تحويلها، وذلك بفضل تمويلا
هائلا، في كيان إرهابي ذات سيادة، مما أدى إلى تخريب النظام السوري، وقبل
كل شيء، العراق، وهو البلد الذي شاركت فيه الولايات المتحدة مباشرة. إن
أهمية الحفاظ على علاقات طيبة بين الولايات المتحدة وتركيا ترجع أيضا إلى
حقيقة أن تركيا هي العضو الإسلامي الوحيد داخل الحلف الأطلسي، وبالنسبة
للولايات المتحدة، تعتبر نفاذية أنقرة في التحالف الغربي جانبا التي لا غنى عنها في مواجهة السيناريوهات العالمية الجديدة التي تظهر. وتخشى واشنطن من ان تنتهي تركيا بالنفوذ الروسي. لو
حدث ذلك، ستكتسب موسكو موقعا استراتيجيا على البحر الأبيض المتوسط
والبحر الأسود قادر على زيادة تخوف الدول التي تنتمي إلى الكتلة
السوفيتية والتي تخشى الآن روسيا أكثر من وجهة النظر العسكرية. وعلاوة
على ذلك، فإن عدم التحالف مع واحدة من الدول الإسلامية الرئيسية سوف تفتح
مسافة أكثر وضوحا بين الولايات المتحدة والعالم السني. كان
واحدا من المواضيع لمناقشة مستقبل سوريا على هذه الجبهة، تركيا يبدو أن
وثيقة خاصة لروسيا، خاصة بعد التعرف أردوغان الأسد، بعد أن خاض حصن محتمل
ضد الأكراد ورغبتهم في اقامة كيان سيادية على حدود تركيا. إن الموقف الأمريكي، على الرغم من قربه من الأكراد، لم يتضح بعد، لأن واشنطن لا تريد أن تحول دون التوصل إلى حل أفضل مع أنقرة. في
ما يتعلق بمستقبل الأسد، هناك تباين واسع، ثبته دعم واشنطن للقوى
الديمقراطية السورية، التي هي على الجبهة المقابلة للائتلاف في الواقع
تتألف من روسيا وإيران، وفي الواقع تركيا. وسيكون من الضروري معرفة كيفية تطور المحادثات وما اذا كان الجانبان يعتزمان تقييم العلاقة بين الدولتين بطريقة ايجابية. إذا
كان من المفهوم أوباما كما برر المسافة بين البلدين من خلال الاتجاه
السياسي أردوغان اتخاذها، مع ترامب هل يمكن التنبؤ نوعا من التقارب، بسبب
الميول السياسية للرئيس الأمريكي الحالي. ولكن
بالنسبة لروسيا، فإن مكتب الرئيس ليس كافيا لتوجيه السياسة الفدرالية،
وبالتالي فإن الجهاز الدبلوماسي والعسكري أبقى المسافة مع تركيا. ويبقى
أن نرى ما إذا كانت هذه الإزالة لا تزال تعتبر مفيدة للسلطات خارج البيت
الأبيض، أو إذا كان من الضروري، على العكس من ذلك، التقارب الذي يمكن أن
يمنع حدوث تمزق نهائي. إن العمل الدبلوماسي لن يكون سهلا: أردوغان لا يريد التخلي عن قتال الأكراد ولا يمكن لواشنطن أن تخون حلفاء مخلصين. ومع
ذلك، لا يبدو أن تركيا تتخلى عن أي شيء، والحالة الراهنة هي أنه لم يكن
هناك سوى التزام عام بين الطرفين لإيجاد آليات قادرة على التعامل مع قضايا
متباينة. لا
تزال مواقف كل متباعدة وفي هذا الوضع تفاقم بالاتفاق المحتمل بين
الميليشيات الكردية والجيش النظامي من الأسد، أن دمشق ستكون على استعداد
لتوظيف كقوة للمداخلة بين الأكراد والأتراك، لتجنب هذا الأخير إلى مزيد من
التقدم في الأراضي السورية. إذا
كانت هذه الحالة تتحقق الخلط بين سيتم تعيين كافة الجهات المعنية لزيادة:
في الواقع، فإن السؤال المشروع هو ما سوف تفعله روسيا وما أن الولايات
المتحدة إذا كان هذا التحالف لتصبح حقيقة واقعة.
mercoledì 14 febbraio 2018
L'integrazione militare europea che non piace agli Stati Uniti
Un nuovo motivo di scontro si delinea tra gli Stati Uniti e l’Europa: quello del mercato degli armamenti nell’ambito del rafforzamento dell’Alleanza Atlantica. Uno dei punti del programma politico di Trump è quello di diminuire l’impegno militare a favore di altri stati, anche degli alleati. Per il presidente degli USA un minore impegno comporta un risparmio finanziario da destinare alla crescita americana; partendo da questo punto Trump ha più volte sollecitato, sopratutto gli stati europei, ad una maggiore partecipazione, anche economica, ai programmi relativi alla difesa. I modi con cui queste sollecitazioni sono arrivate non sono stati del tutto diplomatici, anche se occorre riconoscere, che l’atteggiamento europeo nei confronti della difesa si basava troppo sull’aiuto e sull’impegno americano. La questione ha imposto una riflessione seria nelle nazioni europee, dove è stata riconosciuta l’esigenza di programmi militari comuni nell’ambito dell’Unione. D’altra parte questa esigenza potrebbe anche favorire l’adozione di una linea comune in politica estera ed essere un fattore decisivo per l’obiettivo dell’unione politica. Anche l’uscita del Regno Unito da Bruxelles, ha costituito un ulteriore motivo di costruire nuovi strumenti in grado di favorire programmi comuni nell’ambito della difesa. Accertato, quindi, che la politica di integrazione militare dell’Unione era ormai obbligatoria si è resa necessaria la creazione di un fondo, finanziato annualmente dal bilancio dell’Unione con un miliardo di euro per gli armamenti e di cinquecento milioni per la ricerca in campo militare. L’obiettivo è anche quello di coinvolgere l’apporto dei singoli stati con contribuzioni finanziarie di importante entità. Il punto centrale del progetto è però che per accedere a questi fondi le aziende dovranno essere europee. Di fatto ciò rappresenta una chiusura per il paese che è il maggiore produttore di armi al mondo: gli Stati Uniti. Washington ha accusato apertamente Bruxelles di protezionismo, entrando in contraddizione con la politica economica inaugurata da Trump a livello nazionale, che si basa proprio sulla chiusura ai produttori stranieri; inoltre il mercato degli armamenti statunitense è da sempre riservato alle aziende locali. Secondo la politica inaugurata dall’Unione gli Stati Uniti andrebbero a perdere una quota consistente del mercato degli armamenti, sopratutto se considerato che quello dell’Unione sarà un mercato in chiara espansione, situato in una delle zone con maggiore ricchezza. All’interno dell’Alleanza Atlantica, che all’inizio aveva giudicato positivamente il piano europeo, ora se ne considerano gli effetti sotto un’ottica differente. Se dal punto di vista economico il maggiore membro dell’Alleanza avrà una perdita consistente, anche dal punto di vista politico l’influenza di Washington è destinata a diminuire proprio per quanto auspicato da Trump: una maggiore autonomia militare dell’Unione Europea. Potenzialmente questi due fattori sommati, possono creare una alterazione degli equilibri interni dell’Alleanza Atlantica, già messi in pericolo dalla posizione della Turchia, sempre più lontano politicamente da Washigton. Deve essere però specificato che la protezione militare americana costituisce ancora la parte più importante della difesa europea e che l’autonomia in questo settore non può essere raggiunta nel breve periodo, anche se i fondi a disposizione fossero molto più consistenti; quello che occorre, oltre ai materiali bellici, sono un coordinamento effettivo, che è ancora lontano, ed un livello di integrazione tra le varie forze armate dei diversi paesi, che non si può raggiungere con programmi ben definiti ed in tempi non certo brevi. Queste considerazioni espongono l’Europa ad una sorta di ricatto, che gli Stati Uniti potrebbero mettere in atto se si vedranno esclusi dal mercato che si sta per aprire. L’Unione deve valutare se rinunciare, almeno in parte, alle politiche di sviluppo militare, che è anche una occasione per la ricerca tecnologica e beneficiare così, in modo certo ancora della protezione americana o arrivare allo scontro con il suo maggiore alleato per arrivare ad una maggiore autonomia nel settore della difesa. D’altra parte gli Stati Uniti non potranno rivendicare l’accesso al mercato militare europeo se non assumeranno una posizione di reciprocità ed in ogni caso gli alleati europei sono troppo importanti nello scenario attuale caratterizzato dal protagonismo russo ed il ruolo cinese, solo per citare alcuni degli attori sulla scena. La via da percorrere sarà quella diplomatica con tutte le difficoltà del caso, ma per l’Europa l’occasione di creare una propria forza armata è unica ed obbligata.
European military integration that does not like the United States
A
new reason for confrontation emerges between the United States and
Europe: that of the arms market in the context of the strengthening of
the Atlantic Alliance. One of the points of Trump's political program is to reduce the military commitment to other states, including allies. For the president of the USA, a lower commitment involves financial savings to be allocated to American growth; starting
from this point Trump has repeatedly urged, above all the European
states, to a greater participation, also economic, to the programs
related to the defense. The
ways in which these solicitations have arrived have not been entirely
diplomatic, even if it must be recognized, that the European attitude
towards defense was based too much on American aid and commitment. The
issue imposed serious reflection on European nations, where the need
for common military programs within the Union was recognized. On
the other hand, this need could also favor the adoption of a common
line in foreign policy and be a decisive factor for the objective of
political union. The
exit of the United Kingdom from Brussels also constituted another
reason to build new instruments able to favor common programs in the
field of defense. Therefore,
having established that the policy of military integration of the Union
was now compulsory, it was necessary to create a fund, financed
annually from the EU budget with a billion euros for armaments and five
hundred million for research in the field. military. The goal is also to involve the contribution of individual states with significant financial contributions. The central point of the project, however, is that to access these funds companies will have to be European. In fact, this represents a closure for the country that is the largest arms producer in the world: the United States. Washington
has openly accused Brussels of protectionism, contradicting the
economic policy inaugurated by Trump at the national level, which is
based precisely on the closure to foreign producers; moreover, the US arms market has always been reserved for local companies. According
to the policy inaugurated by the Union, the United States would lose a
substantial share of the arms market, especially if considered that the
Union will be a market in clear expansion, located in one of the areas
with greater wealth. Within
the Atlantic Alliance, which at the beginning had positively judged the
European plan, we now consider its effects from a different point of
view. If
from the economic point of view the major member of the Alliance will
have a substantial loss, even from the political point of view the
influence of Washington is destined to decrease precisely as hoped for
by Trump: greater military autonomy of the European Union. Potentially
these two added factors, can create an alteration of the internal
balance of the Atlantic Alliance, already endangered by the position of
Turkey, increasingly politically distant from Washigton. It
must however be specified that US military protection is still the most
important part of European defense and that autonomy in this sector can
not be achieved in the short term, even if the funds available are much
more substantial; what
is needed, apart from the war materials, is an effective coordination,
which is still far away, and a level of integration between the various
armed forces of the different countries, which can not be achieved by
well-defined programs in times that are certainly not short. These
considerations expose Europe to a kind of blackmail, which the United
States could implement if they are excluded from the market that is
about to open. The
Union must consider whether to renounce, at least in part, the policies
of military development, which is also an opportunity for technological
research and thus to benefit, in a certain way still of American
protection or to clash with its major ally to arrive at greater autonomy in the defense sector. On
the other hand, the United States will not be able to claim access to
the European military market if it does not assume a reciprocal position
and in any case the European allies are too important in the current
scenario characterized by Russian protagonism and the Chinese role, just
to mention some of the actors on the scene. The
way to go will be the diplomatic one with all the difficulties of the
case, but for Europe the opportunity to create one's own armed force is
unique and obligatory.
Integración militar europea que no le gusta a los Estados Unidos
Surge
una nueva razón para la confrontación entre los Estados Unidos y
Europa: la del mercado de armas en el contexto del fortalecimiento de la
Alianza Atlántica. Uno de los puntos del programa político de Trump es reducir el compromiso militar con otros estados, incluidos los aliados. Para el presidente de EE. UU., Un compromiso menor implica ahorros financieros que se asignarán al crecimiento estadounidense; a
partir de este punto, Trump ha instado reiteradamente, sobre todo a los
Estados europeos, a una mayor participación, también económica, en los
programas relacionados con la defensa. Las
formas en que han llegado estas solicitudes no han sido enteramente
diplomáticas, incluso si se debe reconocer, que la actitud europea hacia
la defensa se basó demasiado en la ayuda y el compromiso
estadounidenses. La
cuestión impuso una seria reflexión sobre las naciones europeas, donde
se reconoció la necesidad de programas militares comunes dentro de la
Unión. Por
otro lado, esta necesidad también podría favorecer la adopción de una
línea común en política exterior y ser un factor decisivo para el
objetivo de la unión política. La
salida del Reino Unido de Bruselas también constituyó otra razón para
construir nuevos instrumentos capaces de favorecer programas comunes en
el campo de la defensa. Por
lo tanto, habiendo establecido que la política de integración militar
de la Unión era ahora obligatoria, era necesario crear un fondo,
financiado anualmente con cargo al presupuesto de la UE, con un billón
de euros para el armamento y quinientos millones para la investigación
en el campo. militar. El objetivo también es involucrar la contribución de estados individuales con contribuciones financieras significativas. El punto central del proyecto, sin embargo, es que para acceder a estos fondos las empresas deberán ser europeas. De hecho, esto representa un cierre para el país que es el mayor productor de armas en el mundo: los Estados Unidos. Washington
ha acusado abiertamente a Bruselas de proteccionismo, contradiciendo la
política económica inaugurada por Trump a nivel nacional, que se basa
precisamente en el cierre a productores extranjeros; además, el mercado de armas de los Estados Unidos siempre ha estado reservado para las empresas locales. Según
la política inaugurada por la Unión, los Estados Unidos perderían una
parte sustancial del mercado de armas, especialmente si se considera que
la Unión será un mercado en clara expansión, ubicado en una de las
zonas con mayor riqueza. Dentro
de la Alianza Atlántica, que al principio había juzgado positivamente
el plan europeo, ahora consideramos sus efectos desde un punto de vista
diferente. Si
el punto de vista económico el principal miembro de la Alianza será una
pérdida sustancial, incluso desde el punto de vista de la influencia
política de Washington es probable que disminuya debido a los deseos de
Trump: mayor autonomía militar de la Unión Europea. Potencialmente,
estos dos factores adicionales pueden crear una alteración del
equilibrio interno de la Alianza Atlántica, ya en peligro por la
posición de Turquía, cada vez más distante políticamente de Washigton. Sin
embargo, debe especificarse que la protección militar de EE. UU. Sigue
siendo la parte más importante de la defensa europea y que la autonomía
en este sector no puede lograrse a corto plazo, incluso si los fondos
disponibles son mucho más sustanciales; lo
que se necesita, además de material de guerra, son una coordinación
efectiva, que todavía está muy lejos, y un nivel de integración entre
las distintas fuerzas armadas de diferentes países, que no se pueden
conseguir con programas bien definidos y ciertamente no de forma rápida.
Estas
consideraciones exponen a Europa a una especie de chantaje, que los
Estados Unidos podrían implementar si son excluidos del mercado que está
a punto de abrirse. La
Unión debe considerar renunciar, al menos en parte, a las políticas de
desarrollo militar, que es también una oportunidad para la investigación
tecnológica y así beneficiarse, en cierta forma todavía de la
protección estadounidense o para chocar con su principal aliado para
llegar a mayor autonomía en el sector de defensa. Por
otra parte los Estados Unidos no puede reclamar el acceso al mercado
militar europeo si no se toman en una posición recíproca y en todo caso
los aliados europeos son demasiado importantes en el entorno actual,
caracterizado por el liderazgo de Rusia y el papel de China, por nombrar
unos pocos de los actores en la escena El
camino a seguir será el diplomático con todas las dificultades del
caso, pero para Europa la oportunidad de crear la propia fuerza armada
es única y obligatoria.
Europäische militärische Integration, die nicht die Vereinigten Staaten mag
Ein
neuer Grund für die Konfrontation zwischen den Vereinigten Staaten und
Europa ist der des Rüstungsmarktes im Zusammenhang mit der Stärkung des
Atlantischen Bündnisses. Einer
der Punkte in Trumps politischem Programm ist es, die militärische
Verpflichtung gegenüber anderen Staaten, einschließlich Verbündeten, zu
reduzieren. Für
den Präsidenten der USA bedeutet eine geringere Verpflichtung, dass dem
amerikanischen Wachstum finanzielle Einsparungen zugewiesen werden; Von
diesem Zeitpunkt an hat Trump wiederholt vor allem die europäischen
Staaten zu einer stärkeren, auch wirtschaftlichen Beteiligung an den
Verteidigungsprogrammen aufgerufen. Die
Art und Weise, in der diese Anfragen eingegangen sind, war nicht völlig
diplomatisch, auch wenn man erkennen muss, dass die europäische Haltung
gegenüber der Verteidigung zu sehr auf amerikanischer Hilfe und
Engagement beruhte. Die
Frage hat zu ernsthaften Überlegungen über die europäischen Nationen
geführt, in denen die Notwendigkeit gemeinsamer militärischer Programme
innerhalb der Union anerkannt wurde. Auf
der anderen Seite könnte dieses Bedürfnis auch die Annahme einer
gemeinsamen Linie in der Außenpolitik begünstigen und ein entscheidender
Faktor für das Ziel der politischen Union sein. Der
Austritt des Vereinigten Königreichs aus Brüssel war ein weiterer
Grund, neue Instrumente zu schaffen, mit denen gemeinsame Programme im
Verteidigungsbereich gefördert werden können. Nachdem
festgestellt worden war, dass die Politik der militärischen Integration
der Union nun verpflichtend war, musste ein Fonds eingerichtet werden,
der jährlich aus dem EU-Haushalt mit einer Milliarde Euro für die
Rüstung und fünfhundert Millionen für die Forschung auf diesem Gebiet
finanziert wird. Militär. Ziel ist es auch, den Beitrag einzelner Staaten mit erheblichen finanziellen Beiträgen einzubringen. Der zentrale Punkt des Projekts ist jedoch, dass Unternehmen Zugang zu diesen Fonds haben müssen, um europäisch zu sein. In der Tat bedeutet dies eine Schließung für das Land, das der größte Waffenproduzent der Welt ist: die Vereinigten Staaten. Washington
hat Brüssel protektionistisch beschuldigt und damit der von Trump auf
nationaler Ebene eingeführten Wirtschaftspolitik widersprochen, die
gerade auf der Schließung ausländischer Produzenten beruht; Außerdem war der US-Rüstungsmarkt immer lokalen Unternehmen vorbehalten. Nach
der von der Union eingeleiteten Politik würden die Vereinigten Staaten
einen erheblichen Teil des Rüstungsmarktes verlieren, vor allem wenn man
bedenkt, dass die Union ein Markt mit deutlicher Expansion sein wird,
der sich in einem der reicheren Gebiete befindet. Innerhalb
des Atlantischen Bündnisses, das zu Beginn den europäischen Plan
positiv beurteilt hatte, betrachten wir nun seine Auswirkungen aus einer
anderen Perspektive. Wenn
das große Mitglied des Bündnisses aus ökonomischer Sicht einen
beträchtlichen Verlust erleiden wird, wird der Einfluss Washingtons,
auch unter politischen Gesichtspunkten, genau wie von Trump erhofft
abnehmen: größere militärische Autonomie der Europäischen Union. Potenziell
können diese beiden zusätzlichen Faktoren eine Veränderung des internen
Gleichgewichts des Atlantischen Bündnisses bewirken, das bereits durch
die politisch zunehmend von Washigton entfernte Position der Türkei
gefährdet ist. Es
muss jedoch präzisiert werden, dass der militärische Schutz der USA
nach wie vor der wichtigste Teil der europäischen Verteidigung ist und
dass die Autonomie in diesem Sektor kurzfristig nicht erreicht werden
kann, auch wenn die verfügbaren Mittel wesentlich umfangreicher sind; Neben
den Kriegsmaterialien ist eine effektive Koordinierung, die noch weit
entfernt ist, und ein gewisses Maß an Integration zwischen den
verschiedenen Streitkräften der verschiedenen Länder erforderlich, das
in nicht allzu kurzen Zeiten nicht durch genau definierte Programme
erreicht werden kann. Diese
Überlegungen setzen Europa einer Art Erpressung aus, die die
Vereinigten Staaten umsetzen könnten, wenn sie von dem Markt, der sich
öffnen wird, ausgeschlossen werden. Die
Union muss überlegen, ob sie zumindest teilweise auf die Politik der
militärischen Entwicklung verzichten soll, was auch eine Chance für
technologische Forschung ist und somit in gewissem Sinne noch von
amerikanischem Schutz profitieren oder mit ihrem größten Verbündeten
kollidieren kann größere Autonomie im Verteidigungssektor. Auf
der anderen Seite werden die Vereinigten Staaten keinen Zugang zum
europäischen Militärmarkt beanspruchen können, wenn sie keine
gegenseitige Position einnehmen und die europäischen Verbündeten in dem
aktuellen Szenario, das durch die russische Rolle und die chinesische
Rolle gekennzeichnet ist, auf jeden Fall zu wichtig sind, um nur einige
zu nennen der Akteure auf der Szene. Der
Weg wird der diplomatische mit allen Schwierigkeiten des Falles sein,
aber für Europa ist die Möglichkeit, eine eigene bewaffnete Streitmacht
zu schaffen, einzigartig und obligatorisch.
Intégration militaire européenne qui n'aime pas les États-Unis
Une
nouvelle raison de confrontation émerge entre les Etats-Unis et
l'Europe: celle du marché de l'armement dans le contexte du renforcement
de l'Alliance atlantique. L'un
des points du programme politique de Trump est de réduire l'engagement
militaire envers les autres États, y compris les alliés. Pour
le président des États-Unis, un engagement moindre implique des
économies financières à affecter à la croissance américaine; À
partir de ce point, Trump a, à maintes reprises, exhorté, surtout les
États européens, à une plus grande participation, également économique,
aux programmes liés à la défense. La
manière dont ces sollicitations sont arrivées n'a pas été entièrement
diplomatique, même s'il faut reconnaître que l'attitude européenne
vis-à-vis de la défense reposait trop sur l'aide et l'engagement
américains. La
question imposait une réflexion sérieuse sur les nations européennes,
où la nécessité de programmes militaires communs au sein de l'Union
était reconnue. D'un
autre côté, ce besoin pourrait aussi favoriser l'adoption d'une ligne
commune en matière de politique étrangère et constituer un facteur
décisif pour l'objectif de l'union politique. La
sortie du Royaume-Uni de Bruxelles a également constitué une raison
supplémentaire de construire de nouveaux outils capables de promouvoir
des programmes communs dans le domaine de la défense. Par
conséquent, ayant établi que la politique d'intégration militaire de
l'Union était désormais obligatoire, il était nécessaire de créer un
fonds, financé annuellement par le budget de l'UE, doté d'un milliard
d'euros pour les armements et de cinq cents millions pour la recherche
sur le terrain. militaire. L'objectif est également d'impliquer la contribution des États individuels avec des contributions financières importantes. Le point central du projet, cependant, est que pour accéder à ces fonds, les entreprises devront être européennes. En fait, cela représente une fermeture pour le pays qui est le plus grand producteur d'armes au monde: les États-Unis. Washington
a ouvertement accusé Bruxelles de protectionnisme, en contradiction
avec la politique économique inaugurée par Trump au niveau national, qui
repose justement sur la fermeture aux producteurs étrangers; de plus, le marché américain des armes a toujours été réservé aux entreprises locales. Selon
la politique inaugurée par l'Union, les États-Unis perdraient une part
substantielle du marché de l'armement, surtout s'ils considéraient que
l'Union serait un marché en pleine expansion, situé dans l'une des zones
les plus riches. Au
sein de l'Alliance atlantique qui, au début, avait jugé positivement le
plan européen, nous considérons maintenant ses effets d'un point de vue
différent. Si
du point de vue économique le principal membre de l'Alliance aura une
perte substantielle, même du point de vue politique l'influence de
Washington est destinée à diminuer précisément comme espéré par Trump:
une plus grande autonomie militaire de l'Union européenne. Potentiellement
ces deux facteurs ajoutés, peuvent créer une altération de l'équilibre
interne de l'Alliance atlantique, déjà menacée par la position de la
Turquie, de plus en plus politiquement éloignée de Washigton. Il
faut cependant préciser que la protection militaire américaine reste la
partie la plus importante de la défense européenne et que l'autonomie
dans ce secteur ne peut être atteinte à court terme, même si les moyens
disponibles sont beaucoup plus importants; ce
qui est nécessaire, en dehors du matériel de guerre, c'est une
coordination efficace, qui est encore loin, et un niveau d'intégration
entre les différentes forces armées des différents pays, qui ne peut
être atteint par des programmes bien définis et parfois pas courts. Ces
considérations exposent l'Europe à une sorte de chantage que les
États-Unis pourraient mettre en œuvre s'ils étaient exclus du marché qui
est sur le point d'être ouvert. L'Union
doit envisager de renoncer, au moins en partie, aux politiques de
développement militaire, qui sont aussi une opportunité pour la
recherche technologique et ainsi bénéficier, d'une certaine manière
encore, de la protection américaine ou se heurter à son allié majeur
pour arriver à une plus grande autonomie dans le secteur de la défense. pour
ne citer que quelques-uns d'autre part les Etats-Unis ne peuvent pas
demander l'accès au marché militaire européen si vous ne prenez pas sur
une position réciproque et dans tous les cas, les alliés européens sont
trop importants dans l'environnement actuel caractérisé par les
dirigeants russes et le rôle de la Chine, des acteurs sur la scène. La
voie à suivre sera diplomatique avec toutes les difficultés de
l'affaire, mais pour l'Europe l'opportunité de créer sa propre force
armée est unique et obligatoire.
Iscriviti a:
Post (Atom)