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mercoledì 12 febbraio 2020
Coronavirus come pericolo sociale ed economico per la Cina
La tattica cinese all’inizio ed anche prima dell’epidemia del corona virus è stata quella di negare o minimizzare i rischi del contagio, evidentemente per un errore di sottovalutazione collegato anche all’intenzione di preservare la propria economia. La rapide espansione, anche a livello globale, del virus ha costretto Pechino a mutare il proprio atteggiamento, senza, tuttavia, riconoscere le proprie responsabilità, che sono state addebitate agli organi del potere periferici; cosa impossibile in un paese dove tutte le informazioni sono controllate ed accentrate fino ad arrivare alle gerarchie più alte. Pensare che Xi Jinping fosse all’oscuro dei rischi è la strategia di Pechino: ma è poco credibile. Per ora a pagare sono stati dirigenti politici delle regioni da dove è partito il contagio, che sono sacrificati propro per tutelare il potere centrale. Ma ciò provoca l’interrogativo riguardo all’efficacia del potere di controllo sulle periferie: si tratta di una domanda retorica, l’apparato centrale non poteva non sapere, proprio grazie al controllo capillare che si estende su tutto il territorio, tipico di ognipotere autoritario. Detto questo la decisione di fare ricadere la responsabilità su dirigenti periferici, seppure di grado elevato, manifesta l’esigenza di escludere da una opinione pubblica che ha contestato i silenzi delle autorità l’idea che ci siano responsabilità del Presidente Xi Jingping. Ma questo è soltanto un aspetto del problema: vi è una parte della società cinese, quella che fa parte del ceto dirigente produttivo, che ritiene eccessivi i provvedimenti presi contro il virus, perchè troppo penalizzanti per l’economia del paese. Quello che rischia di incrinarsi è il patto sociale tra il ceto medio alto della popolazione ed il ceto politico, patto fondato sulla distribuzione della ricchezza in cambio della lontananza dalla politica. Non che il potere e la posizione del presidente cinese siano in pericolo, ma il rischio concreto della realizzazione di una presenza di dissenso non appare più così impossibile, come la situazione antecedente al corona virus assicurava. Il fattore tempo per valutare questa situazione è essenziale, dato che secondo gli esperti cinesi il valore massimo dell’infezione non si è ancora verificato ed arriverà entro la fine del mese di febbraio. Quindi la Cina continuerà ad essere in una situazione di emergenza per almeno altri due mesi o anche qualcosa di più. In questo lasso di tempo il regime dovrà gestire con oculatezza una crisi dalla doppia valenza: sanitaria e sociale, senza tralasciare l’aspetto economico e non potrà farlo con ripetute punizioni di funzionari periferici. Ma anche dal punto di vista internazionale l’immagine cinese appare offuscata, l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità ha proclamato il corona virus una minaccia peggiore del terrorismo a causa degli oltre mille morti in un periodo di tempo tutto sommato breve e per l’alta capacità di diffusione del virus. Secondo i dati ufficiali la mortalità, però, sarebbe del quattro per mille, che non è un numero irrilevante, sopratutto considerato che riguarda paesi per lo più attrezzati ad affrontare queste emergenze. Quello che inquieta di più è la possibilità che il virus arrivi in Africa, dove i sistemi sanitari non sono altrettanto solidi di quelli dei paesi più avanzati. Per quanto riguarda l’economia, ormai è una certezza che gli effetti del corona virus sull’economia cinese si stanno riflettendo su quella globale e la richiesta del mondo verso Pechino, è quella che la Cina sostenga il suo tessuto produttivo con misure specifiche. Se queste misure sono necessarie, altrettanto importante sarebbe una sorta di moratoria, anche limitata nel tempo, della guerra dei dazi per dare modo all’economia globale di limitare i danni, anche in considerazione dell’avvicinamento della carenza dei prodotti dell’industria manifatturiera cinese verso l’estero; la dipendenza di diversi comparti industriali, in ogni parte del globo, dei prodotti cinesi, rischia di diminuire la quantità di prodotto finito in ogni settore industriale, con il consegunete calo della produzione capace di provocare un innalzamento dei prezzi ed una conseguente inflazione a livello planetario. Se ciò dovesse verificarsi il contraccolpo economico per Pechino sarebbe una diminuzione della crescita del paese e, di conseguenza di tutto il mondo, con una credibilità compromessa per l’apparato produttivo, ma sopratutto politico della Cina.
Coronavirus as social and economic danger for China
The Chinese tactic at the beginning and even before the virus crown epidemic was to deny or minimize the risks of contagion, evidently due to an underestimation error also linked to the intention to preserve its economy. The rapid expansion, even on a global level, of the virus has forced Beijing to change its attitude, without, however, recognizing its responsibilities, which have been charged to the peripheral organs of power; which is impossible in a country where all information is controlled and centralized up to the highest hierarchies. Thinking that Xi Jinping was unaware of the risks is Beijing's strategy: but it is hardly credible. For now, the political leaders of the regions where the contagion started to pay, who are sacrificed to protect central power. But this provokes the question regarding the effectiveness of the power of control on the peripheries: it is a rhetorical question, the central apparatus could not have known, thanks to the capillary control that extends over the whole territory, typical of each authoritarian power . Having said this, the decision to place the responsibility on peripheral managers, albeit of a high degree, manifests the need to exclude the idea that there are responsibilities of President Xi Jingping from a public opinion that contested the silences of the authorities. But this is only one aspect of the problem: there is a part of the Chinese company, the one that belongs to the productive executive class, which considers the measures taken against the virus to be excessive, because they are too penalizing for the country's economy. What is likely to crack is the social pact between the upper middle class of the population and the political class, a pact founded on the distribution of wealth in exchange for distance from politics. Not that the power and position of the Chinese president are in danger, but the real risk of realizing a presence of dissent no longer appears as impossible, as the situation before the virus crown assured. The time factor for assessing this situation is essential, given that according to Chinese experts, the maximum value of the infection has not yet occurred and will arrive by the end of February. So China will continue to be in an emergency for at least two more months or more. In this period of time, the regime will have to manage a crisis with double significance: health and social, without neglecting the economic aspect and will not be able to do so with repeated punishments of peripheral officials. But also from an international point of view, the Chinese image appears blurred, the alarm of the World Health Organization has proclaimed the crown virus a worse threat than terrorism due to the more than a thousand deaths in a short time and for the most part high spreading capacity of the virus. According to official data, however, mortality would be four per thousand, which is not an irrelevant number, especially considering that it concerns countries mostly equipped to face these emergencies. What worries most is the possibility that the virus arrives in Africa, where health systems are not as solid as those of more advanced countries. As for the economy, it is now a certainty that the effects of the virus crown on the Chinese economy are reflecting on the global one and the world's demand for Beijing is that China supports its productive fabric with specific measures. If these measures are necessary, a sort of moratorium, even limited in time, of the war of duties to give way to the global economy to limit the damages, also in consideration of the approaching shortage of products of the Chinese manufacturing industry towards abroad; the dependence of different industrial sectors, in every part of the globe, of Chinese products, risks decreasing the quantity of finished product in each industrial sector, with the consequent drop in production capable of causing a rise in prices and a consequent global inflation . If this were to occur, the economic backlash for Beijing would be a decrease in the country's growth and, consequently, all over the world, with a compromised credibility for the productive, but above all political apparatus of China.
El coronavirus como peligro social y económico para China
La táctica china al principio e incluso antes de la epidemia del virus de la corona era negar o minimizar los riesgos de contagio, evidentemente debido a un error de subestimación también vinculado a la intención de preservar su economía. La rápida expansión, incluso a nivel mundial, del virus ha obligado a Beijing a cambiar su actitud, sin reconocer, sin embargo, sus responsabilidades, que se han cargado a los órganos periféricos del poder; lo cual es imposible en un país donde toda la información está controlada y centralizada hasta las más altas jerarquías. Pensar que Xi Jinping no estaba al tanto de los riesgos es la estrategia de Beijing: pero es poco creíble. Por ahora, los líderes políticos de las regiones donde el contagio comenzó a pagar, que se sacrifican para proteger el poder central. Pero esto provoca la pregunta sobre la efectividad del poder de control en las periferias: es una pregunta retórica que el aparato central no podría haber sabido, gracias al control capilar que se extiende sobre todo el territorio, típico de cada poder autoritario. . Dicho esto, la decisión de asignar la responsabilidad a los gerentes periféricos, aunque en un alto grado, manifiesta la necesidad de excluir la idea de que hay responsabilidades del presidente Xi Jingping de una opinión pública que impugnó los silencios de las autoridades. Pero este es solo un aspecto del problema: hay una parte de la compañía china, la que pertenece a la clase ejecutiva productiva, que considera que las medidas tomadas contra el virus son excesivas, ya que son demasiado perjudiciales para la economía del país. Lo que es probable que se rompa es el pacto social entre la clase media alta de la población y la clase política, un pacto basado en la distribución de la riqueza a cambio de la distancia de la política. No es que el poder y la posición del presidente chino estén en peligro, pero el riesgo concreto de crear una presencia de disidencia ya no parece tan imposible, como lo aseguró la situación anterior a la corona del virus. El factor tiempo para evaluar esta situación es esencial, dado que, según los expertos chinos, el valor máximo de la infección aún no se ha producido y llegará a fines de febrero. Por lo tanto, China continuará en una emergencia durante al menos dos meses más o incluso más. En este período de tiempo, el régimen tendrá que manejar una crisis con doble importancia: salud y social, sin descuidar el aspecto económico y no podrá hacerlo con repetidos castigos a los funcionarios periféricos. Pero también desde un punto de vista internacional, la imagen china parece borrosa, la alarma de la Organización Mundial de la Salud ha proclamado que el virus de la corona es una amenaza peor que el terrorismo debido a las más de mil muertes en poco tiempo y en su mayor parte Alta capacidad de propagación del virus. Sin embargo, según datos oficiales, la mortalidad sería de cuatro por mil, lo que no es un número irrelevante, especialmente teniendo en cuenta que se trata de países en su mayoría equipados para enfrentar estas emergencias. Lo que más preocupa es la posibilidad de que el virus llegue a África, donde los sistemas de salud no son tan sólidos como los de los países más avanzados. En cuanto a la economía, ahora es una certeza que los efectos de la corona del virus en la economía china se están reflejando en la economía mundial y la demanda mundial de Beijing es que China respalde su tejido productivo con medidas específicas. Si estas medidas son necesarias, una especie de moratoria, incluso limitada en el tiempo, de la guerra de deberes para dar paso a la economía global para limitar los daños, también en consideración a la escasez de productos de la industria manufacturera china. hacia el extranjero; La dependencia de los diferentes sectores industriales, en todas partes del mundo, de los productos chinos, corre el riesgo de disminuir la cantidad de productos terminados en cada sector industrial, con la consiguiente caída de la producción capaz de provocar un aumento de los precios y la consiguiente inflación mundial. . Si esto ocurriera, la reacción económica para Beijing sería una disminución en el crecimiento del país y, en consecuencia, en todo el mundo, con una credibilidad comprometida para el aparato productivo, pero sobre todo político de China.
Coronavirus als soziale und wirtschaftliche Gefahr für China
Die chinesische Taktik zu Beginn und noch vor der Epidemie der Viruskrone bestand darin, das Ansteckungsrisiko zu verneinen oder zu minimieren, offensichtlich aufgrund eines Unterschätzungsfehlers, der auch mit der Absicht verbunden war, die Wirtschaft zu erhalten. Die rasche Ausbreitung des Virus, auch auf globaler Ebene, hat Peking gezwungen, seine Haltung zu ändern, ohne jedoch seine Verantwortung anzuerkennen, die den peripheren Machtorganen angelastet wurde. Das ist unmöglich in einem Land, in dem alle Informationen bis zu den höchsten Hierarchien kontrolliert und zentralisiert werden. Der Gedanke, dass Xi Jinping sich der Risiken nicht bewusst war, ist Pekings Strategie: Sie ist jedoch kaum glaubwürdig. Vorerst die politischen Führer der Regionen, in denen die Ansteckung zu zahlen begann, die zum Schutz der Zentralmacht geopfert werden. Dies wirft jedoch die Frage nach der Wirksamkeit der Kontrollmacht an den Peripherien auf: Es ist eine rhetorische Frage, die der Zentralapparat dank der Kapillarkontrolle, die sich über das gesamte Gebiet erstreckt und für jede autoritäre Macht typisch ist, nicht gekannt haben könnte . Allerdings zeigt die Entscheidung, die Verantwortung in hohem Maße auf die peripheren Manager zu übertragen, die Notwendigkeit, die Vorstellung, dass Präsident Xi Jingping für etwas verantwortlich ist, von einer öffentlichen Meinung auszuschließen, die das Schweigen der Behörden bestreitet. Dies ist jedoch nur ein Aspekt des Problems: Es gibt einen Teil des chinesischen Unternehmens, der Teil der produktiven Exekutive ist, der die gegen das Virus ergriffenen Maßnahmen als übertrieben ansieht, weil sie für die Wirtschaft des Landes zu nachteilig sind. Knackend dürfte der Sozialpakt zwischen der oberen Mittelschicht der Bevölkerung und der politischen Klasse sein, ein Pakt, der auf der Verteilung des Reichtums im Austausch gegen Distanz zur Politik beruht. Nicht, dass die Macht und die Position des chinesischen Präsidenten in Gefahr sind, aber das reale Risiko einer Präsenz von Dissens scheint nicht mehr so unmöglich, wie es die Situation vor der Viruskrone versichert hat. Der Zeitfaktor für die Beurteilung dieser Situation ist von entscheidender Bedeutung, da nach Angaben chinesischer Experten der maximale Infektionswert noch nicht erreicht wurde und Ende Februar vorliegen wird. China wird also noch mindestens zwei Monate oder länger im Notfall sein. In dieser Zeit muss das Regime eine Krise mit doppelter Bedeutung bewältigen: Gesundheit und Soziales, ohne den wirtschaftlichen Aspekt zu vernachlässigen, und wird dies nicht mit wiederholten Bestrafungen von peripheren Beamten tun können. Aber auch aus internationaler Sicht erscheint das chinesische Bild unscharf, der Alarm der Weltgesundheitsorganisation hat das Kronvirus aufgrund der mehr als tausend Todesfälle in kurzer Zeit und größtenteils als schlimmere Bedrohung als den Terrorismus eingestuft hohe Ausbreitungskapazität des Virus. Nach offiziellen Angaben würde die Sterblichkeit jedoch bei vier Promille liegen, was keine irrelevante Zahl ist, insbesondere wenn man bedenkt, dass es sich um Länder handelt, die größtenteils für diese Notfälle gerüstet sind. Am meisten beunruhigt ist die Möglichkeit, dass das Virus in Afrika ankommt, wo die Gesundheitssysteme nicht so solide sind wie in den fortgeschritteneren Ländern. Was die Wirtschaft anbelangt, so ist es jetzt sicher, dass sich die Auswirkungen der Corona Corona auf die chinesische Wirtschaft auf die globale auswirken, und die weltweite Nachfrage nach Peking besteht darin, dass China seine Produktionsstruktur mit spezifischen Maßnahmen unterstützt. Wenn diese Maßnahmen erforderlich sind, eine Art, auch zeitlich begrenztes Moratorium für den Krieg der Pflichten, um der Weltwirtschaft Platz zu machen, um die Schäden zu begrenzen, auch angesichts der sich nähernden Verknappung von Produkten des chinesischen verarbeitenden Gewerbes in Richtung Ausland; Durch die Abhängigkeit verschiedener chinesischer Produkte in allen Teilen der Welt besteht die Gefahr, dass die Menge der Fertigerzeugnisse in jedem Industriesektor abnimmt, was zu einem Preisanstieg und einer daraus resultierenden globalen Inflation führen kann . In diesem Fall würde die wirtschaftliche Gegenreaktion für Peking zu einer Abnahme des Wachstums des Landes und folglich zu einer Beeinträchtigung der Glaubwürdigkeit für den produktiven, aber vor allem politischen Apparat Chinas auf der ganzen Welt führen.
Le coronavirus comme danger social et économique pour la Chine
La tactique chinoise au début et même avant l'épidémie de virus de la couronne était de nier ou de minimiser les risques de contagion, évidemment en raison d'une erreur de sous-estimation également liée à l'intention de préserver son économie. L'expansion rapide, même au niveau mondial, du virus a contraint Pékin à changer d'attitude, sans toutefois reconnaître ses responsabilités, qui sont à la charge des organes périphériques du pouvoir; ce qui est impossible dans un pays où toutes les informations sont contrôlées et centralisées jusqu'aux plus hautes hiérarchies. Penser que Xi Jinping n'était pas au courant des risques est la stratégie de Pékin, mais elle n'est guère crédible. Pour l'instant, les dirigeants politiques des régions où la contagion a commencé à payer, qui sont sacrifiés pour protéger le pouvoir central. Mais cela provoque la question de l'efficacité du pouvoir de contrôle sur les périphéries: c'est une question rhétorique, l'appareil central n'aurait pu le savoir, grâce au contrôle capillaire qui s'étend sur tout le territoire, typique de chaque pouvoir autoritaire . Cela dit, la décision de confier la responsabilité aux gestionnaires périphériques, bien qu'à un degré élevé, manifeste la nécessité d'exclure l'idée qu'il existe des responsabilités du président Xi Jingping d'une opinion publique qui a contesté les silences des autorités. Mais ce n'est qu'un aspect du problème: il y a une partie de l'entreprise chinoise, celle qui appartient à la classe dirigeante productive, qui considère les mesures prises contre le virus comme excessives, car trop pénalisantes pour l'économie du pays. Ce qui risque de se fissurer, c'est le pacte social entre la classe moyenne supérieure de la population et la classe politique, un pacte basé sur la répartition des richesses en échange de l'éloignement de la politique. Non pas que le pouvoir et la position du président chinois soient en danger, mais le risque concret de créer une présence de dissidence ne semble plus aussi impossible, comme l'a assuré la situation antérieure à la couronne du virus. Le facteur temps pour évaluer cette situation est essentiel, étant donné que, selon les experts chinois, la valeur maximale de l'infection ne s'est pas encore produite et arrivera fin février. La Chine continuera donc d'être en situation d'urgence pendant au moins deux mois supplémentaires, voire plus. Dans cette période, le régime devra gérer une crise à double signification: sanitaire et sociale, sans négliger l'aspect économique et ne pourra pas le faire avec des sanctions répétées de fonctionnaires périphériques. Mais aussi d'un point de vue international, l'image chinoise semble floue, l'alarme de l'Organisation mondiale de la santé a proclamé que le virus de la couronne est une menace pire que le terrorisme en raison de plus d'un millier de morts en peu de temps et pour la plupart grande capacité de propagation du virus. Selon les données officielles, cependant, la mortalité serait de quatre pour mille, ce qui n'est pas un chiffre non pertinent, d'autant plus qu'elle concerne des pays principalement équipés pour faire face à ces urgences. Ce qui inquiète le plus, c'est la possibilité que le virus arrive en Afrique, où les systèmes de santé ne sont pas aussi solides que ceux des pays les plus avancés. Quant à l'économie, il est désormais certain que les effets de la couronne corona sur l'économie chinoise se répercutent sur l'économie mondiale et la demande mondiale de Pékin est que la Chine soutient son tissu productif par des mesures spécifiques. Si ces mesures sont nécessaires, une sorte de moratoire, même limité dans le temps, de la guerre des droits pour faire place à l'économie mondiale pour limiter les dommages, compte tenu également de la pénurie prochaine de produits de l'industrie manufacturière chinoise vers l'étranger; la dépendance des différents secteurs industriels, dans chaque partie du globe, des produits chinois, risque de diminuer la quantité de produits finis dans chaque secteur industriel, avec pour conséquence une baisse de la production susceptible de provoquer une hausse des prix et une inflation mondiale conséquente . Si cela devait se produire, le contrecoup économique de Pékin serait une diminution de la croissance du pays et, par conséquent, partout dans le monde, avec une crédibilité compromise pour l'appareil productif, mais surtout politique de la Chine.
Coronavírus como perigo social e econômico para a China
A tática chinesa no início e mesmo antes da epidemia do vírus da coroa era negar ou minimizar os riscos de contágio, evidentemente devido a um erro de subestimação também ligado à intenção de preservar sua economia. A rápida expansão, mesmo em nível global, do vírus forçou Pequim a mudar de atitude, sem, no entanto, reconhecer suas responsabilidades, que foram cobradas dos órgãos periféricos de poder; o que é impossível em um país onde todas as informações são controladas e centralizadas até as hierarquias mais altas. Pensar que Xi Jinping não tinha conhecimento dos riscos é a estratégia de Pequim: mas dificilmente é credível. Por enquanto, os líderes políticos das regiões onde o contágio começou a pagar, que são sacrificados para proteger o poder central. Mas isso provoca a questão da efetividade do poder de controle nas periferias: é uma questão retórica, o aparato central não poderia saber, graças ao controle capilar que se estende por todo o território, típico de cada poder autoritário . Dito isto, a decisão de atribuir a responsabilidade aos gerentes periféricos, embora em alto grau, manifesta a necessidade de excluir a idéia de que há responsabilidades do Presidente Xi Jingping de uma opinião pública que contestou os silêncios das autoridades. Mas esse é apenas um aspecto do problema: há uma parte da empresa chinesa, pertencente à classe executiva produtiva, que considera excessivas as medidas tomadas contra o vírus, porque são muito penalizadoras para a economia do país. O que provavelmente quebrará é o pacto social entre a classe média alta da população e a classe política, pacto fundado na distribuição da riqueza em troca da distância da política. Não que o poder e a posição do presidente chinês estejam em perigo, mas o risco real de perceber uma presença de dissidência não parece mais impossível, como assegurou a situação antes da coroa do vírus. O fator tempo para avaliar esta situação é essencial, uma vez que, segundo especialistas chineses, o valor máximo da infecção ainda não ocorreu e chegará até o final de fevereiro. Portanto, a China continuará em situação de emergência por pelo menos mais dois meses ou até mais. Nesse período, o regime terá que administrar uma crise com duplo significado: saúde e social, sem descurar o aspecto econômico e não poderá fazê-lo com repetidas punições de funcionários periféricos. Mas também do ponto de vista internacional, a imagem chinesa parece embaçada, o alarme da Organização Mundial da Saúde proclamou o vírus da coroa uma ameaça pior que o terrorismo, devido às mais de mil mortes em pouco tempo e na maior parte do tempo. alta capacidade de propagação do vírus. De acordo com dados oficiais, no entanto, a mortalidade seria de quatro por mil, o que não é um número irrelevante, especialmente considerando que se trata de países principalmente equipados para lidar com essas emergências. O que mais preocupa é a possibilidade de o vírus chegar à África, onde os sistemas de saúde não são tão sólidos quanto os dos países mais avançados. Quanto à economia, agora é certo que os efeitos da coroa do vírus na economia chinesa estão refletindo na global e a demanda mundial por Pequim é que a China apóie seu tecido produtivo com medidas específicas. Se essas medidas forem necessárias, uma espécie de moratória, mesmo limitada no tempo, da guerra de deveres para dar lugar à economia global para limitar os danos, também considerando a escassez de produtos da indústria manufatureira chinesa para o exterior; a dependência de diferentes setores industriais, em todas as partes do globo, de produtos chineses, corre o risco de diminuir a quantidade de produto acabado em cada setor industrial, com a conseqüente queda na produção capaz de causar aumento de preços e consequente inflação global . Se isso acontecesse, a reação econômica de Pequim seria uma diminuição no crescimento do país e, conseqüentemente, em todo o mundo, com uma credibilidade comprometida para o aparato produtivo, mas sobretudo político da China.
Коронавирус как социально-экономическая опасность для Китая
Китайская тактика в начале и даже до эпидемии коронного вируса заключалась в том, чтобы отрицать или минимизировать риски заражения, очевидно, из-за ошибки недооценки, также связанной с намерением сохранить свою экономику. Быстрое распространение вируса, даже на глобальном уровне, вынудило Пекин изменить свое отношение, не признав, однако, своих обязанностей, возложенных на периферийные органы власти; что невозможно в стране, где вся информация контролируется и централизуется вплоть до самых высоких иерархий. Думать, что Си Цзиньпин не знал о рисках, является стратегией Пекина, но вряд ли это заслуживает доверия. Пока что политическим лидерам регионов, где зараза начали платить, жертвуют, чтобы защитить центральную власть. Но это провоцирует вопрос об эффективности власти контроля на периферии: это риторический вопрос, о котором центральный аппарат не мог знать, благодаря капиллярному контролю, который распространяется на всю территорию, характерную для каждой авторитарной власти , Сказав это, решение возложить ответственность на периферийных руководителей, хотя и в высокой степени, свидетельствует о необходимости исключить идею о том, что есть обязанности президента Си Цзинпина, из общественного мнения, которое оспаривает молчание властей. Но это только один аспект проблемы: есть часть китайской компании, принадлежащая к производительному исполнительному классу, которая считает меры, предпринятые против вируса, чрезмерными, поскольку они слишком пагубны для экономики страны. Вероятно, что рухнет социальный пакт между верхним средним классом населения и политическим классом, пакт, основанный на распределении богатства в обмен на расстояние от политики. Не то, чтобы власть и положение китайского президента были в опасности, но реальный риск осознания присутствия инакомыслия больше не кажется таким невозможным, как гарантировала ситуация до вирусной короны. Фактор времени для оценки этой ситуации является существенным, учитывая, что, по мнению китайских экспертов, максимальная величина заражения еще не наступила и наступит к концу февраля. Таким образом, Китай по-прежнему будет в чрезвычайной ситуации, по крайней мере, еще два месяца или даже больше. В этот период времени режиму придется справляться с кризисом, имеющим двойное значение: здравоохранение и социальное положение, не пренебрегая экономическим аспектом, и не сможет сделать это при неоднократных наказаниях периферийных чиновников. Но даже с международной точки зрения, китайское изображение выглядит размытым, тревога Всемирной организации здравоохранения провозгласила коронный вирус более опасной угрозой, чем терроризм, из-за более чем тысячи смертей за короткое время и по большей части высокая распространяющая способность вируса. Однако, согласно официальным данным, смертность составит четыре на тысячу человек, что не является несущественным показателем, особенно с учетом того, что это касается стран, которые в основном готовы противостоять этим чрезвычайным ситуациям. Больше всего беспокоит вероятность того, что вирус прибудет в Африку, где системы здравоохранения не так прочны, как системы более развитых стран. Что касается экономики, то теперь можно с уверенностью сказать, что влияние коронной короны на китайскую экономику отражается на глобальной, а мировой спрос на Пекин заключается в том, что Китай поддерживает свою производственную структуру конкретными мерами. Если эти меры необходимы, это своего рода мораторий, даже ограниченный во времени, на войну пошлин, чтобы уступить мировой экономике ограничение убытков, также учитывая приближающуюся нехватку продукции китайской обрабатывающей промышленности. за границу; зависимость различных промышленных секторов в каждой части земного шара от китайских товаров может привести к уменьшению количества готовой продукции в каждом промышленном секторе с последующим падением производства, способным вызвать рост цен и, как следствие, глобальную инфляцию , Если бы это произошло, то негативной экономической реакцией Пекина стало бы снижение темпов роста страны и, следовательно, всего мира, с подорванным доверием к производительному, но прежде всего политическому аппарату Китая.
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