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venerdì 8 novembre 2019

Quale futuro per l'Alleanza Atlantica?

Le dichiarazioni del presidente francese sull’Alleanza Atlantica hanno evidenziato un disagio che oltrepassa lo il territorio di Parigi sul comportamento americano, molto variabile, nei confronti delle strategie dell’Alleanza e la loro funzionalità. L’arrivo al potere di Trump ha determinato una nuova visione americana circa l’Europa, intesa come potenza globale non funzionale agli interessi americani. Non è un mistero che il presidente americano abbia praticato una tattica divisiva all’interno degli stati dell’Unione per favorire una frammentazione in modo da avere a che fare con i singoli stati, per ottenere un rapporto di forza più vantaggioso per Washington, rispetto alla forza comune che l’Unione tutta assieme può mettere in campo. L’interesse del presidente USA è principal
mente economico, ma ciò rileva una debolezza di visone sia sul breve che sul lungo periodo, perchè tralascia l’importanza dell’alleato europeo, nel suo insieme, sia come alleato diplomatico, che come alleato militare. Da questo ultimo punto di vista il rapporto è incrinato per l’accusa, non senza ragioni evidenti, dell’appiattimento europeo sull’apporto preponderante fornito dagli americani nel sistema complessivo di difesa atlantica. Le considerazioni USA parlano in maniera evidente di contributi finanziari europei non ritenuti all’altezza da parte degli Stati Uniti, ma se ciò poteva essere giudicato corretto in un quadro di alleanza con finalità coincidenti, la politica di Trump può ora offrire ragionevoli giustificazioni a contribuzioni poco convinte. Il mancato rispetto dell’accordo sul nucleare iraniano, l’appiattimento sull’alleanza con l’Arabia Saudita, paese ritenuto non affidabile per i suoi comportamenti relativi allo Stato islamico, la politica troppo permissiva concessa ad Israele sull’espansione delle colonie nei territori palestinesi, la tolleranza lasciata ai comportamenti turchi, l’abbandono dei combattenti curdi ed i già citati tentativi di dividere l’Unione, hanno reso gli Stati Uniti un partner sempre meno affidabile, che ha reso necessario accelerare la direzione verso l’autonomia militare europea, tra l’altro nuovo argomento di scontro con la Casa Bianca. Considerando tutte queste ragioni le dichiarazioni provenienti dall'Eliseo assumono una valenza differente, perchè inquadrate da fattori negativi concreti che alimentano un senso di disagio difficlmente non condivisibile. L’interrogativo se l’Alleanza Atlantica ha ancora un senso assume un significato concreto, che va oltre la mera provocazione. Anche perchè dal punto di vista normativo ed organizzativo l’Alleanza appare immobile di fronte al caso recente più grave: il comportamento americano nell’abbandonare gli alleati curdi, fondamentali per l’azione contro il califfato, ritenuta di importanza strategica fondamentale per la protezione stessa dell’Europa. Di pari passo la troppa libertà lasciata ai turchi, che hanno più volte ricattato l’Europa, e che si sono dimostrati anch’essi alleati inaffidabili per i rapporti equivoci tenuti con le milizie islamiche sunnite ed con quelle del califfato. C’è anche una questione non secondaria che è rappresentata dalla svolta autoritaria presa da Ankara e che costituisce un elemento ulteriore di dubbio aulla reale convenienza di avere tra i membri dell’Alleanza Atlantica il paese turco. Giustamente il presidente francese si interroga sull’articolo cinque del trattato atlantico, che obbliga i membri dell’alleanza ad intervenire in difesa dell’alleato che subisce un attacco; ma quelli che i turchi considerano attacchi dai curdi possono rientrare nella casistica del trattato? Aldilà di queste considerazioni, ciò appare evidente è che in una alleanza militare delegittimata dal socio di maggioranza, l’Unione Europea non può affrontare le sfide che i nuovi scenari impongono: l’aumento di potere della Cina e le pretese russe di recitare di nuovo un ruolo di grande potenza e lo stesso atteggiamento americano, richiedono un nuovo e diverso grado di autonomia dell’Europa, capace di diventare autosufficiente sul piano della difesa, attraverso una differente impostazione militare e su quello della politica internazionale, con una azione diplomatica più incisiva. Tutte queste considerazioni portano ad interrogarsi in modo legittimo sul destino dell’Alleanza Atlantica e sul suo ruolo di forntte alle nuove sfide, anche se sarà necessario aspettare la direzione da prendere in base alle prossime presidenziali statunitensi: se l’inquilino della Casa Bianca sarà lo stesso, forse, sarà auspicabile uno smarcamento europeo, seppure sempre in un quadro di alleanza con gli Stati Uniti, sebbene interpretato in maniera differente è certamente più autonomo. La sfida, necessaria, sarà raggiungere questa capacità in tempi relativamente brevi.

What future for the Atlantic Alliance?

The declarations of the French president on the Atlantic Alliance have highlighted a discomfort that goes beyond the territory of Paris on the American behavior, very variable, towards the strategies of the Alliance and their functionality. The arrival of Trump has brought about a new American vision of Europe, understood as a global power not functional to American interests. It is not a mystery that the American president has practiced a divisive tactic within the states of the Union to favor a fragmentation in order to deal with individual states, to obtain a more advantageous relationship of power for Washington, compared to the common force that the whole Union can put in place. The interest of the US president is principal
economically, but this reveals a weakness of vision both in the short and the long term, because it leaves out the importance of the European ally, as a whole, both as a diplomatic ally and as a military ally. From this last point of view the report is cracked by the accusation, not without obvious reasons, of the European flattening on the preponderant contribution provided by the Americans in the overall Atlantic defense system. The US considerations clearly speak of European financial contributions not considered by the United States, but if this could be judged correct in an alliance framework with coinciding aims, Trump's policy can now offer reasonable justifications for little contributions convinced. Failure to comply with the Iranian nuclear agreement, the flattening of the alliance with Saudi Arabia, a country deemed unreliable due to its behavior regarding the Islamic State, the too permissive policy granted to Israel on the expansion of settlements in the Palestinian territories , the tolerance left to Turkish behavior, the abandonment of Kurdish fighters and the aforementioned attempts to divide the Union, have made the United States an increasingly unreliable partner, which has made it necessary to accelerate the direction towards European military autonomy, among other things, a new topic of confrontation with the White House. Considering all these reasons, the declarations coming from the Elysée assume a different value, because they are framed by concrete negative factors that feed a sense of uneasiness that is difficult to agree with. The question whether the Atlantic Alliance still makes sense takes on a concrete meaning, which goes beyond mere provocation. Also because from the normative and organizational point of view the Alliance appears immobile in the face of the most serious recent case: the American behavior in abandoning the Kurdish allies, fundamental for the action against the caliphate, considered of fundamental strategic importance for the protection itself Europe. Hand in hand the too much freedom left to the Turks, who have repeatedly blackmailed Europe, and who have also proved to be unreliable allies for the equivocal relations held with the Sunni Islamic militias and with those of the caliphate. There is also a non secondary issue which is represented by the authoritarian turn taken by Ankara and which constitutes a further element of doubt on the real advantage of having the Turkish country among the members of the Atlantic Alliance. The French president rightly wonders about article five of the Atlantic treaty, which forces alliance members to intervene in defense of the attack that is being attacked; but can those that the Turks consider attacks by the Kurds be part of the treaty casuistry? Beyond these considerations, this is evident is that in a military alliance delegitimized by the majority shareholder, the European Union cannot face the challenges that the new scenarios impose: the increase of China's power and the Russian claims to recite again a role of great power and the same American attitude, require a new and different degree of autonomy of Europe, capable of becoming self-sufficient in terms of defense, through a different military approach and that of international politics, with a more incisive diplomatic action . All these considerations lead to questioning legitimately about the fate of the Atlantic Alliance and its role as a supplier to the new challenges, even if it will be necessary to wait for the direction to take based on the next US presidential elections: if the tenant of the White House will be the even, perhaps, a European dissociation will be desirable, although always in a framework of alliance with the United States, although interpreted differently it is certainly more autonomous. The challenge, necessary, will be to reach this capacity in a relatively short time.

¿Qué futuro para la Alianza Atlántica?

Las declaraciones del presidente francés sobre la Alianza Atlántica han puesto de manifiesto una incomodidad que va más allá del territorio de París sobre el comportamiento estadounidense, muy variable, hacia las estrategias de la Alianza y su funcionalidad. La llegada de Trump ha traído consigo una nueva visión estadounidense de Europa, entendida como un poder global no funcional para los intereses estadounidenses. No es un misterio que el presidente estadounidense haya practicado una táctica divisiva dentro de los estados de la Unión para favorecer una fragmentación con el fin de tratar con estados individuales, para obtener una relación de poder más ventajosa para Washington, en comparación con el fuerza común que toda la Unión puede implementar. El interés del presidente de los Estados Unidos es principal.
económicamente, pero esto revela una debilidad de visión tanto a corto como a largo plazo, porque deja de lado la importancia del aliado europeo, en su conjunto, tanto como aliado diplomático como aliado militar. Desde este último punto de vista, el informe está descifrado por la acusación, no sin razones obvias, del aplastamiento europeo de la contribución preponderante proporcionada por los estadounidenses en el sistema general de defensa del Atlántico. Las consideraciones de los Estados Unidos hablan claramente de contribuciones financieras europeas no consideradas por los Estados Unidos, pero si esto pudiera juzgarse correcto en un marco de alianza con objetivos coincidentes, la política de Trump ahora puede ofrecer justificaciones razonables para pequeñas contribuciones. convencido. El incumplimiento del acuerdo sobre el problema nuclear iraní, el aplanamiento de la alianza con Arabia Saudita, un país considerado poco confiable por su comportamiento con respecto al Estado Islámico, la política demasiado permisiva otorgada a Israel sobre la expansión de las colonias en los territorios palestinos , la tolerancia que se dejó al comportamiento turco, el abandono de los combatientes kurdos y los intentos antes mencionados de dividir la Unión, han convertido a los Estados Unidos en un socio cada vez menos confiable, lo que ha obligado a acelerar la dirección hacia la autonomía militar europea, entre otras cosas, un nuevo tema de confrontación con la Casa Blanca. Considerando todas estas razones, las declaraciones provenientes del Elíseo asumen un valor diferente, porque están enmarcadas por factores negativos concretos que alimentan una sensación de inquietud con la que es difícil estar de acuerdo. La pregunta de si la Alianza Atlántica todavía tiene sentido adquiere un significado concreto, que va más allá de la mera provocación. También porque desde el punto de vista normativo y organizativo, la Alianza parece inmóvil ante el caso reciente más grave: el comportamiento estadounidense al abandonar a los aliados kurdos, fundamental para la acción contra el califato, considerado de importancia estratégica fundamental para la protección en sí Europa. De la mano, la demasiada libertad dejada a los turcos, que han chantajeado repetidamente a Europa, y que también han demostrado ser aliados poco confiables para las relaciones equívocas mantenidas con las milicias islámicas sunitas y con las del califato. También hay una cuestión no secundaria que está representada por el giro autoritario tomado por Ankara y que constituye un elemento adicional de duda sobre la ventaja real de tener al país turco entre los miembros de la Alianza Atlántica. El presidente francés se pregunta con razón sobre el artículo cinco del tratado atlántico, que obliga a los miembros de la alianza a intervenir en defensa del ataque que está siendo atacado; pero ¿pueden aquellos que los turcos consideran ataques de los kurdos encajar en la casuística del tratado? Más allá de estas consideraciones, esto es evidente es que en una alianza militar deslegitimada por el accionista mayoritario, la Unión Europea no puede enfrentar los desafíos que imponen los nuevos escenarios: el aumento del poder de China y las pretensiones rusas de recitar nuevamente Un papel de gran poder y la misma actitud estadounidense, requieren un nuevo y diferente grado de autonomía de Europa, capaz de ser autosuficiente en términos de defensa, a través de un enfoque militar diferente y el de la política internacional, con una acción diplomática más incisiva . Todas estas consideraciones llevan a cuestionarse legítimamente sobre el destino de la Alianza Atlántica y su papel como proveedor de los nuevos desafíos, incluso si será necesario esperar la dirección que se tomará en base a las próximas elecciones presidenciales de Estados Unidos: si el inquilino de la Casa Blanca será el incluso, quizás, sería deseable una disociación europea, aunque siempre en un marco de alianza con los Estados Unidos, aunque interpretada de manera diferente es ciertamente más autónoma. El desafío, necesario, será alcanzar esta capacidad en un tiempo relativamente corto.

Welche Zukunft für die Atlantische Allianz?

Die Erklärungen des französischen Präsidenten zum Atlantischen Bündnis haben ein Unbehagen deutlich gemacht, das über das Territorium von Paris hinausgeht, was das sehr unterschiedliche Verhalten der USA in Bezug auf die Strategien des Bündnisses und ihre Funktionsweise betrifft. Die Ankunft von Trump hat eine neue amerikanische Vision von Europa hervorgebracht, die als globale Macht verstanden wird, die den amerikanischen Interessen nicht gerecht wird. Es ist kein Rätsel, dass der amerikanische Präsident innerhalb der Staaten der Union eine Spaltungstaktik praktiziert hat, um eine Zersplitterung zu begünstigen, um mit einzelnen Staaten umzugehen und ein günstigeres Machtverhältnis für Washington zu erreichen als die USA gemeinsame Kraft, die die gesamte Union einsetzen kann. Das Interesse des US-Präsidenten ist vorrangig
In wirtschaftlicher Hinsicht zeigt sich jedoch kurz- und langfristig eine Sehschwäche, da die Bedeutung des europäischen Verbündeten insgesamt, sowohl als diplomatischer als auch als militärischer Verbündeter, außer Acht gelassen wird. Unter diesem letzten Gesichtspunkt wird der Bericht durch die Anschuldigung geknackt, nicht ohne offensichtliche Gründe, dass die Europäer den überwiegenden Beitrag der Amerikaner zum gesamten atlantischen Verteidigungssystem abgeflacht haben. Die US-Überlegungen sprechen eindeutig von europäischen Finanzbeiträgen, die von den USA nicht berücksichtigt wurden. Wenn dies jedoch in einem Bündnisrahmen mit übereinstimmenden Zielen als richtig beurteilt werden könnte, kann Trumps Politik jetzt vernünftige Rechtfertigungen für kleine Beiträge liefern überzeugt. Die Nichteinhaltung der Vereinbarung in der iranischen Atomfrage, die Abflachung des Bündnisses mit Saudi-Arabien, einem Land, das für sein Verhalten gegenüber dem islamischen Staat als unzuverlässig angesehen wird, sowie die zu nachgiebige Politik gegenüber Israel hinsichtlich der Ausweitung der Kolonien in den palästinensischen Gebieten Die Toleranz gegenüber dem türkischen Verhalten, die Abkehr von kurdischen Kämpfern und die erwähnten Versuche, die Union zu spalten, haben die Vereinigten Staaten zu einem zunehmend unzuverlässigen Partner gemacht, was es notwendig gemacht hat, die Richtung zur europäischen militärischen Autonomie zu beschleunigen. unter anderem ein neues Thema der Auseinandersetzung mit dem Weißen Haus. In Anbetracht all dieser Gründe haben die Erklärungen aus dem Elysée einen anderen Wert, da sie von konkreten negativen Faktoren umrahmt sind, die ein Gefühl von Unbehagen hervorrufen, mit dem man sich nur schwer einverstanden erklären kann. Die Frage, ob das Atlantische Bündnis noch Sinn macht, hat eine konkrete Bedeutung, die über die bloße Provokation hinausgeht. Auch weil das Bündnis aus normativer und organisatorischer Sicht angesichts des jüngsten schweren Falls unbeweglich erscheint: Das amerikanische Verhalten bei der Aufgabe der kurdischen Verbündeten, das für das Vorgehen gegen das Kalifat von grundlegender strategischer Bedeutung für den Schutz selbst ist Europa. Hand in Hand mit der zu großen Freiheit, die den Türken geblieben ist, die Europa wiederholt erpresst haben und die sich auch als unzuverlässige Verbündete für die zweideutigen Beziehungen zu den sunnitisch-islamischen Milizen und zu denen des Kalifats erwiesen haben. Es gibt auch eine nicht sekundäre Frage, die durch die autoritäre Wende von Ankara repräsentiert wird und ein weiteres Element darstellt, an dem der wahre Vorteil, das türkische Land unter den Mitgliedern der Atlantischen Allianz zu haben, zweifelt. Der französische Präsident wundert sich zu Recht über Artikel 5 des Atlantikvertrags, der die Mitglieder des Bündnisses zwingt, in die Verteidigung des Angriffs einzugreifen. Aber können diejenigen, die die Türken für Angriffe der Kurden halten, Teil der Vertragsverletzung sein? Abgesehen von diesen Überlegungen ist dies offensichtlich, dass die Europäische Union in einem vom Mehrheitsaktionär delegierten Militärbündnis nicht den Herausforderungen gewachsen ist, die die neuen Szenarien mit sich bringen: die Zunahme der Macht Chinas und die russischen Rezitationsansprüche Eine Rolle der Großmacht und die gleiche amerikanische Haltung erfordern ein neues und anderes Maß an Autonomie in Europa, das in der Lage ist, sich durch einen anderen militärischen Ansatz und den der internationalen Politik mit einem prägnanteren diplomatischen Vorgehen selbstständig zu machen . All diese Überlegungen führen dazu, dass das Schicksal des Atlantischen Bündnisses und seine Rolle als Zulieferer für die neuen Herausforderungen in Frage gestellt werden, auch wenn man warten muss, bis die Richtung für die nächsten Präsidentschaftswahlen in den USA feststeht: Wenn der Pächter des Weißen Hauses der Präsident sein wird Vielleicht ist sogar eine europäische Dissoziation wünschenswert, obwohl sie immer im Rahmen eines Bündnisses mit den Vereinigten Staaten stattfindet, obwohl sie anders interpretiert wird, ist sie sicherlich autonomer. Die notwendige Herausforderung wird darin bestehen, diese Kapazität in relativ kurzer Zeit zu erreichen.

Quel avenir pour l'Alliance atlantique?

Les déclarations du président français sur l'Alliance atlantique ont mis en évidence un malaise allant au-delà du territoire parisien sur le comportement américain, très variable, vis-à-vis des stratégies de l'Alliance et de leurs fonctionnalités. L'arrivée de Trump a amené une nouvelle vision américaine de l'Europe, entendue comme une puissance mondiale non fonctionnelle pour les intérêts américains. Ce n’est pas un mystère que le président américain ait pratiqué une tactique de division au sein des États de l’Union afin de favoriser une fragmentation afin de traiter avec des États individuels, afin d’obtenir une relation de pouvoir plus avantageuse pour Washington, par rapport aux États-Unis. force commune que l’ensemble de l’Union peut mettre en place. L'intérêt du président américain est principal
économiquement, mais cela révèle une faiblesse de vision à la fois à court et à long terme, car elle laisse de côté l’importance de l’allié européen dans son ensemble, à la fois en tant qu’allié diplomatique et allié militaire. De ce dernier point de vue, le rapport est faussé par l’accusation, non sans raisons évidentes, de l’aplatissement de l’Europe sur la contribution prépondérante fournie par les Américains dans le système de défense global de l’Atlantique. Les considérations des États-Unis parlent clairement de contributions financières européennes non prises en compte par les États-Unis, mais si cela pouvait être jugé correct dans un cadre d'alliance ayant des objectifs identiques, la politique de Trump peut désormais offrir des justifications raisonnables pour de petites contributions. convaincu. Non-respect de l'accord sur le dossier nucléaire iranien, dissolution de l'alliance avec l'Arabie saoudite, pays jugé peu fiable pour son comportement vis-à-vis de l'État islamique, politique trop permissive accordée à Israël pour l'expansion des colonies dans les territoires palestiniens , la tolérance vis-à-vis du comportement turc, l'abandon des combattants kurdes et les tentatives susmentionnées de diviser l'Union, ont fait des États-Unis un partenaire de moins en moins fiable, ce qui a rendu nécessaire d'accélérer l'orientation vers l'autonomie militaire de l'Europe, entre autres, un nouveau sujet de confrontation avec la Maison Blanche. Compte tenu de toutes ces raisons, les déclarations émanant de l'Elysée revêtent une valeur différente, car elles sont encadrées par des facteurs négatifs concrets qui alimentent un malaise avec lequel il est difficile de s'accorder. La question de savoir si l’Alliance atlantique a toujours un sens prend un sens concret, qui dépasse la simple provocation. Egalement parce que, du point de vue normatif et organisationnel, l’Alliance apparaît immobile face au cas le plus grave récemment: le comportement américain en abandonnant les alliés kurdes, fondamental pour l’action contre le califat, considéré d’une importance stratégique fondamentale pour la protection elle-même. europe. Main dans la main, la trop grande liberté laissée aux Turcs, qui ont maintes fois fait chanter l’Europe et qui se sont également révélés des alliés peu fiables pour les relations équivoques entretenues avec les milices islamiques sunnites et avec celles du califat. Il y a aussi une question non secondaire qui est représentée par le tournant autoritaire pris par Ankara et qui constitue un élément de doute supplémentaire sur le réel avantage de la présence du pays turc parmi les membres de l'Alliance atlantique. Le président français s'interroge à juste titre sur l'article 5 du traité atlantique, qui oblige les membres de l'alliance à intervenir pour défendre l'attaque attaquée; mais ceux que les Turcs considèrent comme des attaques par les Kurdes peuvent-ils faire partie de la casuistique des traités? Au-delà de ces considérations, il est évident que dans une alliance militaire délégitimée par l'actionnaire majoritaire, l'Union européenne ne peut pas faire face aux défis posés par les nouveaux scénarios: l'augmentation du pouvoir de la Chine et les revendications russes de réciter à nouveau un rôle de grande puissance et la même attitude américaine, requièrent un degré d'autonomie nouveau et différent de l'Europe, capable de devenir autosuffisant en matière de défense, grâce à une approche militaire différente et à la politique internationale, avec une action diplomatique plus incisive . Toutes ces considérations amènent à s'interroger légitimement sur le sort de l'Alliance atlantique et son rôle de fournisseur des nouveaux défis, même s'il faudra attendre la direction à prendre basée sur les prochaines élections présidentielles américaines: si le locataire de la Maison Blanche sera le même peut-être une dissociation européenne sera souhaitable, bien que toujours dans un cadre d'alliance avec les États-Unis, bien qu'interprétée différemment, elle est certainement plus autonome. Le défi, nécessaire, consistera à atteindre cette capacité dans un délai relativement court.

Que futuro para a Aliança Atlântica?

As declarações do presidente francês da Aliança Atlântica destacaram um desconforto que vai além do território de Paris ao comportamento americano, muito variável, em relação às estratégias da Aliança e sua funcionalidade. A chegada de Trump trouxe uma nova visão americana da Europa, entendida como uma potência global não funcional para os interesses americanos. Não é um mistério que o presidente americano tenha praticado uma tática de divisão dentro dos estados da União para favorecer uma fragmentação a fim de lidar com estados individuais, para obter uma relação de poder mais vantajosa para Washington, em comparação com o força comum que toda a União pode criar. O interesse do presidente dos EUA é o principal
economicamente, mas isso revela uma fraqueza de visão, tanto a curto quanto a longo prazo, porque deixa de fora a importância do aliado europeu, como um todo, tanto como aliado diplomático quanto militar. Deste último ponto de vista, o relatório é quebrado pela acusação, não sem razões óbvias, de achatamento europeu da contribuição preponderante fornecida pelos americanos no sistema de defesa atlântico em geral. As considerações dos EUA falam claramente de contribuições financeiras europeias não consideradas pelos Estados Unidos, mas se isso puder ser julgado correto em uma estrutura de aliança com objetivos coincidentes, a política de Trump agora pode oferecer justificativas razoáveis ​​para pequenas contribuições convenceu. O não cumprimento do acordo sobre a questão nuclear iraniana, o achatamento da aliança com a Arábia Saudita, um país considerado não confiável por seu comportamento em relação ao Estado Islâmico, a política permissiva demais concedida a Israel sobre a expansão das colônias nos territórios palestinos , a tolerância deixada ao comportamento turco, o abandono dos combatentes curdos e as tentativas acima mencionadas de dividir a União tornaram os Estados Unidos um parceiro cada vez mais não confiável, o que tornou necessário acelerar a direção da autonomia militar europeia, entre outras coisas, um novo tópico de confronto com a Casa Branca. Considerando todas essas razões, as declarações provenientes do Elysée assumem um valor diferente, porque são enquadradas por fatores negativos concretos que alimentam uma sensação de desconforto difícil de concordar. A questão de saber se a Aliança Atlântica ainda faz sentido assume um significado concreto, que vai além da mera provocação. Também porque, do ponto de vista normativo e organizacional, a Aliança parece imóvel diante do caso recente mais sério: o comportamento americano em abandonar os aliados curdos, fundamental para a ação contra o califado, considerado de importância estratégica fundamental para a própria proteção Europa. De mãos dadas, a demasiada liberdade deixada aos turcos, que chantagearam repetidamente a Europa e que também se mostraram aliados não confiáveis ​​das relações ambíguas mantidas com as milícias islâmicas sunitas e com o califado. Há também uma questão não secundária, representada pela reviravolta autoritária de Ancara e que constitui mais um elemento de dúvida sobre a real vantagem de ter o país turco entre os membros da Aliança Atlântica. O presidente francês se pergunta, com razão, sobre o artigo cinco do tratado do Atlântico, que força os membros da aliança a intervir em defesa do ataque que está sendo atacado; mas aqueles que os turcos consideram ataques dos curdos se encaixam na casuística do tratado? Além dessas considerações, é evidente que, em uma aliança militar deslegitimada pelo acionista majoritário, a União Europeia não pode enfrentar os desafios que os novos cenários impõem: o aumento do poder da China e os russos pretendem recitar novamente um papel de grande poder e a mesma atitude americana exigem um novo e diferente grau de autonomia da Europa, capaz de se tornar auto-suficiente em termos de defesa, por meio de uma abordagem militar diferente e da política internacional, com uma ação diplomática mais incisiva . Todas essas considerações levam a questionar legitimamente o destino da Aliança Atlântica e seu papel como fornecedor dos novos desafios, mesmo que seja necessário aguardar a direção a ser tomada com base nas próximas eleições presidenciais dos EUA: se o inquilino da Casa Branca será o talvez até seja desejável uma dissociação européia, embora sempre em uma estrutura de aliança com os Estados Unidos, embora interpretada de maneira diferente seja certamente mais autônoma. O desafio, necessário, será atingir essa capacidade em um tempo relativamente curto.

Какое будущее у Атлантического альянса?

Заявления президента Франции об Атлантическом альянсе высветили дискомфорт, выходящий за пределы территории Парижа, по поводу поведения американцев, весьма изменчивого, по отношению к стратегиям Альянса и их функциональности. Появление Трампа привело к новому американскому видению Европы, понимаемой как глобальная держава, не функционирующая в интересах Америки. Не секрет, что американский президент применял в государствах Союза тактику раскола в пользу фрагментации, чтобы иметь дело с отдельными штатами, чтобы получить более выгодные отношения власти для Вашингтона по сравнению с общая сила, которую может создать весь Союз. Интерес президента США является основным
в экономическом плане, но это показывает слабость видения как в краткосрочной, так и в долгосрочной перспективе, поскольку исключает важность европейского союзника в целом, как дипломатического союзника, так и военного союзника. С этой последней точки зрения отчет подорван обвинениями, не без очевидных причин, в том, что европейцы сглаживают преобладающий вклад американцев в общую систему обороны Атлантики. Соображения США ясно говорят о европейских финансовых взносах, не рассматриваемых Соединенными Штатами, но если это можно было бы считать правильным в рамках альянса с совпадающими целями, политика Трампа теперь может предложить разумные основания для небольших взносов. убедила. Невыполнение соглашения по иранской ядерной проблеме, упадок альянса с Саудовской Аравией, страной, которая считается ненадежной в отношении его поведения в отношении Исламского государства, слишком разрешительная политика, предоставленная Израилю в отношении расширения колоний на палестинских территориях. терпимость, оставленная поведению Турции, отказ от курдских боевиков и вышеупомянутые попытки разделить Союз, сделали Соединенные Штаты все более ненадежным партнером, что заставило ускорить направление к европейской военной автономии, кроме всего прочего, появилась новая тема противостояния с Белым домом. Принимая во внимание все эти причины, заявления, исходящие от Елисейского полуострова, приобретают другую ценность, поскольку они основаны на конкретных негативных факторах, которые вызывают чувство беспокойства, с которым трудно согласиться. Вопрос о том, имеет ли смысл Атлантический альянс, приобретает конкретный смысл, который выходит за рамки простой провокации. Кроме того, потому что с нормативной и организационной точки зрения Североатлантический союз кажется неподвижным перед лицом самого серьезного недавнего случая: поведение Америки при отказе от курдских союзников, фундаментальное для действий против халифата, считается фундаментально стратегическим значением для самой защиты Европа. Вместе с тем слишком большая свобода оставлена ​​туркам, которые неоднократно шантажировали Европу и которые также оказались ненадежными союзниками в неоднозначных отношениях, сложившихся с суннитскими исламскими ополченцами и с халифатом. Существует также не второстепенный вопрос, который представлен авторитарным поворотом Анкары и который представляет собой еще один элемент сомнения в реальном преимуществе наличия турецкой страны среди членов Атлантического альянса. Президент Франции справедливо задается вопросом о пятой статье Атлантического договора, которая вынуждает членов альянса вмешиваться в защиту нападения, которое подвергается нападению; но могут ли те, которые турки считают нападениями курдов, быть частью договора казуистики? Помимо этих соображений, очевидно, что в военном союзе, делегированном мажоритарным акционером, Европейский Союз не может противостоять вызовам, которые ставят новые сценарии: усиление власти Китая и претензии России на повторное чтение роль великой державы и того же американского отношения требуют новой и разной степени автономии Европы, способной стать самодостаточной с точки зрения обороны, благодаря другому военному подходу и подходу международной политики, с более резкими дипломатическими действиями , Все эти соображения приводят к законному расспросу о судьбе Атлантического альянса и его роли в качестве поставщика для новых вызовов, даже если будет необходимо дождаться направления движения на основе следующих президентских выборов в США: станет ли арендатор Белого дома даже, возможно, европейская диссоциация будет желательна, хотя всегда в рамках альянса с Соединенными Штатами, хотя интерпретируется иначе, она, безусловно, более автономна. Необходимая задача будет заключаться в том, чтобы достичь этого потенциала за относительно короткое время.